postato il 24 Febbraio 2010

‘Riceviamo e Pubblichiamo’ di Orazio Puglisi
Stamattina sfogliando le pagine del Corsera, pur tentando accuratamente di evitare quelle sugli ultimi scandali corruzione, non ho potuto far a meno di imbattermi nel pezzo di Aldo Cazzullo: un’intervista al Senatore Pisanu, Presidente della Commissione Antimafia e uomo politico di raro spessore, già a capo della Segreteria di Aldo Moro.
Premetto che nel merito alla questione sullo scandalo della Protezione Civile non sono informato accuratamente, ammesso che in Italia sia possibile esserlo. E non lo sono principalmente perché ho voluto evitare di incorrere in giudizi sommari con grida spagnolesche a fare da sfumatura o in processi mediatici che lasciano il tempo che trovano, o almeno così dovrebbe essere.
E poi perché credo che indignarsi non sia di per sé la soluzione. Ed è per questo che ho apprezzato le parole del Sen. Pisanu, che faceva un discorso di metodo: “Oggi è la coesione sociale, e la stessa Unità Nazionale a essere in discussione” e “Non sarei così preoccupato se fossi sicuro della tenuta della società civile e dello stesso patto costituzionale”.
A essere in discussione non è un fatto isolato o contingente, ma un sistema che affossa il Paese e lo rende impreparato di fronte alle sfide che contano. La riflessione da fare, a mio modo di vedere, riguarda appunto le ragioni di fondo di tutto ciò. E se c’è una cosa che le cronache odierne insegnano è che la principale di queste è che in Italia contano più le relazioni che il merito.
Lo snodo della questione è politico, affidato ad una classe politica che non solo ignora la questione morale, ma perde di vista la bussola della politica come strumento: “In generale, è chiaro che, quando si riduce la nozione stessa di bene comune, decade lo spirito pubblico, si allentano i vincoli della legge e si spiana la strada alla corruzione”.
Tuttavia è da chiedersi con altrettanta forza se il problema non riguardi anche la stessa società civile, paralizzata in logiche nepotiste e ben lieta di esserlo.
Infatti, quando ci si riempie la bocca dicendo che ci vuole una nuova classe politica, non si capisce con cosa o chi si debba sostituire quella attuale dato il disinteresse sostanziale dei giovani per la politica e più in generale il mancato senso civico. Sulla base di tutto questo non ci scandalizziamo se l’Italia è ai primi posti nel mondo per corruzione e agli ultimi per le libertà economiche.
Nessuno ne parla, ma in questo quadro di corruzione e raccomandazione è proprio il principio liberista delle libertà economiche ad essere leso. Diceva Moro: “Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e della libertà si rivelerà effimera, se non nascerà in noi un nuovo senso del dovere”. E se non la smetteremo di pensare che indignarsi sia di per sé la soluzione.