Archivio per Luglio 2010

Non sono maniaco delle larghe intese, ma il Paese affonda

postato il 19 Luglio 2010

Il trasformismo non serve, anche Bossi è davanti a un bivio

“Non cerco nessuno. Sono stato eletto come membro dell’opposizione e sto cercando di lavorare per il mio Paese, dai banchi dell’opposizione. Credo che il trasformismo in Italia non serva”. Pier Ferdinando Casini, intervistato dal Tg3, ribadisce che “Berlusconi e Casini potrebbero ritrovarsi in un governo di larga coalizione se i partiti si rendessero conto che stiamo veramente affondando il Paese”. [Continua a leggere]

1 Commento

19 luglio, Roma

postato il 19 Luglio 2010

Ore 20.30 – La7

E’ ospite di ‘in Onda’

Commenti disabilitati su 19 luglio, Roma

Per ricordare Borsellino impegnarsi contro la criminalità

postato il 19 Luglio 2010


In Italia c’è una grande questione morale che è esplosa. L’unico modo serio per ricordare Borsellino non è strumentalizzare la lotta anti mafia gli uni contro gli altri, ma impegnarsi assieme per fare barriera contro la criminalità.

Commenti disabilitati su Per ricordare Borsellino impegnarsi contro la criminalità

Ricordando Borsellino a 18 anni dalla strage di via D’Amelio

postato il 19 Luglio 2010

La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale, che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”. Le parole di Paolo Borsellino, a 18 anni dalla strage di via D’Amelio in cui furono uccisi il giudice e cinque agenti della sua scorta, suonano tristemente attuali.
Il compromesso morale, l’indifferenza, la complicità. Non sono forse questi, da mesi, i temi attorno ai quali si arroventa il dibattito politico? La corruzione che rischia di inficiare l’autorevolezza delle istituzioni, l’indifferenza che porta a pensare alla “mafia” come a un problema lontano da noi o, peggio, come a un problema del sud Italia (basta citare recenti episodi di cronaca per capire che non è così). La complicità di politici disposti a scendere a patti con mafie vecchie e nuove. [Continua a leggere]

2 Commenti

L’Europa non può dire no a larghe intese. Giulio punta a blindare se stesso

postato il 19 Luglio 2010

Pubblichiamo da ‘Repubblica’ di Giovanna Casadio

«Tradito da Tremonti? Non è che io l’abbia mai indicato come capo di un governo di larghe intese…». Pier Ferdinando Casini ha il copyright della proposta di alleanza ampia alla guida di un’Italia in emergenza e “sgovernata” di fatto. Quanto gli brucia il “no” senza appello del ministro dell’Economia che ha “blindato” Berlusconi? «Non è Berlusconi che blinda ma se stesso, lo capirebbe anche un bambino».

Per il leader Udc le larghe intese restano la sola strada. «Un governo di responsabilità nazionale è l’unica soluzione — rilancia — alla quale si arriverà purtroppo tardi e male. È una necessità per il paese mica una mia mania. Se no non si va da nessuna parte. Il paese è in difficoltà gravi. La vicenda dell’Abruzzo post-terremoto, il problema dei rifiuti che rispunta, la questione morale che riesplode – e saranno pure mele marce, però ci vorrebbe senso di responsabilità -; il Cipe che non ha neppure avviato le procedure delle delibere di un anno fa per le grandi infrastrutture. C’è una paralisi generale. Il governo arranca, forse ha i giorni contati e l’opposizione deve scendere dal piedistallo per misurarsi con la complessità dei problemi italiani, non fare come a Pomigliano dove il Pd ha balbettato incapace di scegliere tra Bonanni e Epifani». [Continua a leggere]

5 Commenti

La scuola vista da una “maturata”

postato il 18 Luglio 2010

di Chiara Cudini

Ebbene, è “ormai” passata più di una settimana dalla conclusione del mio percorso scolastico. Posso iniziare a vedere con lucidità e senza rancori (qualche nervoso per un determinato professore, per un voto ecc. penso lo si ricordi comunque per lungo tempo) la scuola, la sua organizzazione e la preparazione che essa offre.

Innanzitutto, mi sono diplomata in un liceo scientifico con risultati soddisfacenti, per sottolineare il fatto che alcune critiche che solleverò non sono dettate dall’insoddisfazione personale, anche perché non mi limiterò ad analizzare solo il mio percorso ma anche di miei conoscenti, di quello che so riguardo ad altre scuole, ad alcuni casi di professori, perciò la mia è una visione generale.

Guardandomi indietro, non posso che sentirmi un po’ preoccupata. Mi spiego. Non posso dire di essere contenta riguardo a quello che la scuola offre oggi (ripeto, non necessariamente a livello personale), per due motivi in particolare: l’impreparazione di alcuni insegnanti, non a livello di conoscenze (questo è un altro punto) ma soprattutto a livello pedagogico, in quanto trovo abbiano alcune difficoltà a trasmettere il loro sapere;  le difficoltà crescenti delle scuole per la mancanza di fondi.

Ammetto che fare l’insegnante dev’essere difficile quasi quanto fare il genitore, se pensiamo al ruolo di educatore che dovrebbe avere, e per questo motivo penso che per fare un mestiere del genere si debba possedere una certa passione, una certa dose di pazienza e una preparazione su come affrontare i bambini, gli adolescenti, i “nascenti” adulti. Ho notato, invece, che fare questo mestiere è diventato oggi un ripiego per chi, laureato, non trova lavoro. E non ho nulla da rimproverare a queste persone, se non trovano lavoro un motivo c’è, ma pretenderei comunque da loro un impegno adeguato, che permettesse agli studenti di apprendere ciò che loro sanno, senza imporre loro la loro frustrazione, la loro ideologia. Quest’ultima, in particolare, mi preoccupa. Infatti, esistono ancora casi un cui lo studente, che la pensa diversamente dal professore, deve pagarne le conseguenze e subire una sua valutazione ingiustamente negativa (si sa, gli insegnanti hanno il coltello dalla parte del manico). E non lo trovo affatto giusto per un semplice motivo: la scuola, appunto, ha un ruolo educativo, per il fatto che lo studente, studiando il passato, le ideologie di grandi pensatori, le proposte per il progresso futuro, deve, negli anni in cui inizia a pensare con la sua testa, essere in grado di formare un SUO pensiero, un SUO credo, una SUA ideologia. Se essa si rivelerà sbagliata nel tempo non è un problema, ogni convinzione può cambiare nel corso degli anni. Ma cosa succede se lo studente, evidentemente più maturo, ha già una propria personalità e ideologia? Che non segue semplicemente la massa o non è influenzato da chi lo circonda? Ad alcuni insegnanti non sta bene, perché la pensano diversamente, perché sentono una competizione, perché preferisono avere a che fare con una moltitudine uguale, piatta, più facilmente gestibile, piuttosto che con persone, individui diversi che si stanno formando e che rappresentano il loro futuro.

Inoltre, se alcuni professori si trovano a fare questo mestiere non per passione ma per necessità, lo studente sente un certo rifiuto per questa materia. Si sa, se una cosa non la si fa con passione, si rischia di farla male. Il loro compito dovrebbe essere, invece, quello di coinvolgere direttamente gli studenti, trasmettere l’interesse, puntare sulla curiosità, e, soprattutto, farli entrare nell’ottica dell’epoca, nella testa di quel filosofo piuttosto che di quello scrittore, farli riflettere e pensare.

Ho esposto le critiche agli insegnanti, ma bisogna ovviamente tenere in considerazione la buona fetta di responsabilità degli studenti, i loro atteggiamenti, il loro comportamento, la loro crescente svogliatezza e il loro disimpegno, sarà che ormai gli stimoli sono pochi?

Un altro problema è, appunto, la mancanza di fondi. In tempo di crisi, si sa, bisogna fare delle rinunce, dei tagli ecc., ma non trovo che tagliare sull’istruzione sia di giovamento, proprio perché in futuro, sarà determinante la preparazione e la formazione di quelli che adesso sono “solo” giovani studenti. Insomma, si sta parlando di tagli sul progresso della nazione. A questo proposito mi ha colpito la decisione, in Germania, di fornire uno stipendio mensile di 300 euro agli studenti più meritevoli, sulla base dei voti e non del reddito dei genitori, andando a colpire l’8% della popolazione universitaria per una spesa di 300 milioni di euro all’anno. Infatti, Angelo Bolaffi (direttore dell’Istituto italiano di cultura a Berlino) dichiara che “il ministero dell’Istruzione è l’unico a non aver subito tagli, anzi ad aver beneficiato di aumenti […] tutta l’azione del governo si basa sul presupposto che scuola e ricerca non si toccano, sono settori strategici per chiunque voglia competere nella globalità”. Mi pare un discorso sensato, se si pensa che in Italia c’è la più bassa percentuale di borse di studio (0,12% del Pil contro lo 0,25% della media Ocse) e che quando da noi si assegnano 100.000 borse, in Francia se ne garantiscono 400.000 (dati forniti da Claudio Gentili ne Il corriere della sera). La decisione tedesca ha ovviamente suscitato un dibattito su cosa, fra egualitarismo e meritocrazia, debba prevalere. Ad esempio Roger Abravanel (autore di “Meritocrazia”) appoggia la ministra dell’Istruzione tedesca Annette Schavan, sostenendo che “al centro dell’interesse non c’è più un gruppo sociale (chi ha un basso reddito) ma il singolo individuo col suo valore, sganciato dal proprio contesto economico di origine”, mentre si oppone ad esempio Giovanni Floris (autore di “Mal di merito”) che pensa che “l’aiuto ai meno ricchi serve per sfondare le troppe porte chiuse”.

Al di là del dibattito, fa riflettere come in altri Paesi si punti (con vari mezzi) sull’Istruzione. Quando da noi, si fa sempre più fatica a trovare i fondi per i corsi di recupero, per attivare altre attività o semplicemente per il materiale necessario in una scuola. Queste difficoltà vengono espresse bene da una lettera aperta al ministro Gelmini da parte del dirigente scolastico Antonio Panazzione del liceo scientifico statale di Roma, che solleva il problema di un possibile 6 politico a tutti o di una bocciatura di massa, data l’impossibilità di attivare corsi integrativi. Ed è una difficoltà che riscontra la maggior parte della scuole italiane.

Insomma, non chiedo di avere come insegante un John Keating, protagonista de “L’attimo fuggente” interpretato da Robin Williams, sarebbe pretendere troppo, ma richiederei l’attenzione sull’importanza di avere un insegante valido e umano, soprattutto, con il quale si possa avere un rapporto di stima e rispetto (chi non ha nel cuore un insegante speciale che ricorderà con piacere tutta la vita?). E chiedo attenzione sul delicato problema che il mondo dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sta affrontando, quello della mancanza di soldi, per giungere alla consapevolezza che il progresso e il risollevamento di una nazione parte prorio da qui.

1 Commento

Manovra: la Fiducia è segno di debolezza

postato il 17 Luglio 2010

Consiglio Nazionale (31 marzo 2010)Cercheremo di migliorare la Manovra anche se è già blindata, visto che il governo porrà la Fiducia. Ma vorrei dire al ministro Tremonti che tutte questi voti di fiducia sono un segno di debolezza e non di forza. Non riuscendo a tenere i propri parlamentari, ci si appella alla disciplina di partito. E questo la dice lunga sullo stato in cui versa questa maggioranza.

Pier Ferdinando

4 Commenti

Inchiesta Eolico: bisognerebbe stare attenti a chi si frequenta

postato il 17 Luglio 2010

Verso il Partito della Nazione
I giudici devono fare il loro lavoro e saranno loro a spiegarci se la P3 è una cosa seria o una buffonata. L’unica cosa che posso dire è che quando si è ai vertici dello Stato o di un partito bisognerebbe stare attenti a chi si frequenta. Insomma, io ci penserei bene prima di andare a cena con Carboni…

Pier Ferdinando

2 Commenti

I furbetti del latte

postato il 17 Luglio 2010

di Giuseppe Portonera

Una signora (su un sito dal nome che è tutto un programma: “Il Padano”, sottotitolo esplicativo: “Una terra, un popolo, il suo quotidiano”) si chiede perché l’On Casini e l’Udc stiano conducendo una battaglia così aperta contro il condono per le quote latte in eccedenza e perché “Casini, che non rinnega il suo passato democristiano, non fa il bel gesto di pagare di tasca sua le assurde e democristiane multe che ridurrebbero sul lastrico le famiglie dei nostri allevatori?”. Sembra una richiesta accorata, da non sottovalutare. Peccato sia soltanto falsa e faziosa. Perché intanto le famiglie che rischierebbero di essere ridotte sul lastrico sarebbero una irrisoria parte degli attuali 40 mila allevatori: solo quelle, cioè, dei furbetti, di coloro che si sono rifiutati di mettersi in regola con le direttive europee e hanno optato per la resistenza ad oltranza, non tirando mai fuori un centesimo. Ed ora, come se niente fosse, saranno proprio loro a beneficiare addirittura di una sospensione del pagamento delle multe, perché gli amici leghisti (sì, proprio quelli di Roma Ladrona), hanno ben pensato di salvare i (loro) furbetti della mangiatoia, quel 10 per cento di allevatori del Nord che si è fatto beffe dei colleghi onesti. Quindi, signora, perché pensare a Casini? C’è già Bossi, per questo.

3 Commenti


Twitter


Connect

Facebook Fans

Hai già cliccato su “Mi piace”?

Instagram