Archivio per Luglio 2010

Canone Rai nella bolletta elettrica. Una soluzione per la lotta all’evasione?

postato il 13 Luglio 2010

Il canone Rai legato alla bolletta elettrica per recuperare l’evasione. Una proposta per la verità non nuova: nel 2006 era stato Petroni ad avanzarla. Da tempo ne parla il capogruppo dell’Udc in commissione di Vigilanza Rai, Roberto Rao, primo firmatario di una proposta di legge in merito.
Oggi l’idea del canone legato alle bollette torna in auge: agganciare la tassa sulla tv pubblica alle utenze elettriche sarebbe per Romani un buon metodo di lotta all’evasione, che secondo stime a lui note ammonta a 685 milioni.
La Rai non dovrebbe quindi pretendere che chiunque abbia una residenza anagrafica sia automaticamente possessore di un apparecchio tv, ma che questo possesso sia legato all’esistenza di un contratto per la luce. L’onere della prova diventerebbe a carico degli utenti, presumendo automaticamente il possesso della tivù in presenza di un contratto per la fornitura dell’energia elettrica. A meno che l’intestatario non dichiari di non esserne in possesso. [Continua a leggere]

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Mai fatto ribaltoni, non entriamo nella maggioranza

postato il 13 Luglio 2010


Governo di larghe intese per fare le riforme

“L’Udc non entrerà in questa maggioranza, sarebbe offensivo moralmente e ridicolo sotto il profilo della convenienza”. Ospite in studio del Tg de La7 Pier Ferdinando Casini spiega che l’entrare “in una maggioranza che sta dimostrando di avere cento voci, nessuna bussola di orientamento” non suscita alcuna tentazione da parte dell’Udc. “Non ci interessa – ribadisce- qualche posto a tavola. L’Udc e’ l’unico partito italiano che non ha mai fatto ribaltoni, Bossi li ha fatti e ha mandato a casa Berlusconi. Io non li ho mai fatti e non intendo cominciare oggi”. [Continua a leggere]

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15 luglio, Milano

postato il 13 Luglio 2010

Ore 17.30 – Sala Auditorium -l Consiglio Regionale della Lombardia  (via F. Filzi, 29 )

Conferenza stampa a Milano “Dall’Unione di Centro al partito nuovo in Lombardia”

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14 luglio, Roma

postato il 13 Luglio 2010

Ore 10.00 – Auditorium Conciliazione (Via della Conciliazione 4 )

Partecipa a Roma all’assemblea annuale di Confcooperative

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Progetto Citylife: vedrà mai la luce?

postato il 13 Luglio 2010

di Gaspare Compagno

Con le ultime vicende legate all’Expo 2015 che hanno evidenziato i problemi che sta incontrando, ci si chiede se anche l’altro grande progetto milanese, il Progetto Citylife, vedrà mai la luce.

Ma cosa è esattamente questo Progetto Citylife?

Sostanzialmente si tratta di un progetto di riqualificazione di parte del quartiere storico della Fiera di Milano, ed è nato nel settembre 2005, quando l’Amministrazione Comunale di Milano ha adottato il Piano Integrato di Intervento che, oltre all’area di trasformazione di circa 255.000 mq, prevede la risistemazione di aree comunali esterne al perimetro del polo fieristico urbano, tra cui piazza Giulio Cesare e gli spazi circostanti il Vigorelli, per una superficie complessiva di circa 366.000 mq, per intenderci una estensione tripla rispetto a Potsdamer Platz a Berlino e di poco superiore a quella di Canary Wharf a Londra.

Stando al progetto originario sono previsti parchi, un grande centro culturale per bambini (Palazzo delle Scintille), un nuovo Museo e la ristrutturazione e trasformazione, a cura dell’Amministrazione Comunale, dello storico velodromo Vigorelli, ma quel che caratterizza maggirmente il progetto è l’edificazione di tre grattacieli firmati dagli architetti Hadid, Libeskind e Isozaki.
In seguito all’aggiudicazione della gara per un controvalore di 523 milioni di euro, è stata costituita la società CityLife, partecipata da Generali Properties, Gruppo Allianz, ed Immobiliare Milano Assicurazioni (Gruppo Fondiaria-SAI) sotto la presidenza del prof. Maurizio Dallocchio.

Il progetto sembrerebbe quindi non avere impedimenti, eppure i problemi non mancano, tanto che c’è chi mormora che si potrebbe avere una clamorosa riduzione di tutto il progetto.

Che tipo di problemi? Il primo riguarda la prenotazione e la vendita degli spazi che si verranno a creare: al momento la vendita dei futuri uffici è talmente bassa (a causa della crisi economica è la motivazione ufficiale), che la società ha chiesto al Comune il permesso di cambio di uso per i grattacieli. Uno dei tre grattacieli, la contestatissima torre «gobba» di 35 piani e 170 metri d’altezza progettata da Daniel Libeskind, potrebbe essere destinato esclusivamente ad appartamenti e hotel. La decisione è subordinata anche alle decisioni di Palazzo Marino, che esaminerà nei prossimi giorni la richiesta di cambio di destinazione d’uso avanzata dalla società. Inizialmente si pensava di destinare un 55% della metratura complessiva di CityLife al residenziale e un 45% circa a uffici e terziario; ora, in seguito alla crisi, la proporzione è cambiata e si è su un 70% per gli appartamenti e un 30% circa per uffici e attività commerciali.

Un altro problema è il finanziamento dell’operazione che, a causa della crisi internazionale, ha avuto alcuni problemi che pare siano stati risolti con gli accordi con le banche per il finanziamento dell’opera (per un totale di 1,4 miliardi di euro, mostrando quindi che il valore si è quasi triplicato dalla gara iniziale) e che ha visto nell’accordo la partecipazione di: EuroHypo come banca agente, e Banca IMI, Banca Popolare di Milano, Crèdit Agricole, Mediobanca e Unicredit (casualmente banche fortemente coinvolte negli affari di Generali e Ligresti) come erogatrici del finanziamento. Contemporaneamente hanno dato anche una risistemata all’azionariato: esce Toti (20% circa) e la sua quota verrà acquisita per due terzi da Generali e per un terzo da Allianz, mentre la Fonsai di Ligresti, pur garantendo pro quota il piano di finanziamento e l’ equity necessario, resterà ferma al 27% e avrà un’ opzione per vendere a Generali entro settembre 2011, assicurandosi quindi una via di uscita qualora il progetto riuscisse a mantenere le sue prospettive di guadagno.

Un terzo problema è rappresentato invece dai cittadini milanesi, che in sempre maggior numero (circa due cittadini su tre), protestano contro il Progetto Citylife e contro il Piano di Governo del Territorio (PGT) del comune di Milano che prevede un drastico aumento dei grattacieli e delle costruzioni edili, ed una riduzione dei parchi milanesi. Problema questo molto sentito, se la società Citylife ha deciso di rivedere il disegno originale del Palazzo delle Scintille per una nuova versione più rispettosa della costruzione originaria, mentre la società aspetta il risultato dei sondaggi presso i Milanesi, per capire se l’architettura dei tre grattacieli sia gradita o meno. In questo momento parrebbe di no, se finora sono stati venduti solo 80 appartamenti su 1100-1200 appartamenti in totale.

Dai numeri, pare di capire, che fosche nubi si addensano sull’intero progetto, che rischia di essere il secondo flop dopo la pessima gestione, evidenziata finora, del progetto EXPO 2015.

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Un governo di larghe intese

postato il 12 Luglio 2010

Nessun veto su Berlusconi presidente

Pubblichiamo dal Corriere della Sera l’intervista a Pier  Ferdinando Casini
di Roberto Zuccolini

Un «governo di responsabilità nazionale». Secondo Pier Ferdinando Casini è l’unico modo per uscire dalla «crisi politica in atto»: un esecutivo aperto a tutti, che sarà guidato da chi sceglierà il Capo dello Stato, ma per il quale «non è possibile avanzare veti» su Silvio Berlusconi, perché «ha vinto lui le elezioni».
È l’appello che lancia il leader dell’Udc dopo le polemiche a non finire seguite alla cena da Vespa, alla quale ha partecipato assieme al Cavaliere. A tavola Casini era seduto tra Gianni Letta e il cardinal Bertone: «Si è trattato di una gradevolissima serata, con simpatici commensali e una padrona di casa deliziosa». L’invito gli è arrivato una ventina di giorni prima, giustificato dal cinquantesimo di attività giornalistica del conduttore di Porta a Porta e lui è andato da solo mentre quasi tutti gli altri ospiti erano accompagnati dalle rispettive consorti. Per il resto «ottime pietanze», clima disteso, Berlusconi che parlava, «come sempre del più e del meno». E il segretario Vaticano «messo ingiustamente in mezzo: di politica italiana non ha detto niente, ha parlato dei rapporti con la Chiesa Russa e dei progressi diplomatici con il Vietnam». [Continua a leggere]

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It’s a Kind of Magic (Italy)

postato il 12 Luglio 2010

di Germano Milite

E’ diventato fin da subito un vero e proprio tormentone lo spot per la promozione del turismo in Italia al quale ha prestato suadente voce il Presidente del Consiglio. Sul web, poco dopo l’uscita del breve video promozionale, sono fioccate numerose rivisitazioni parodistiche all’interno delle quali, invece di monumenti e splendidi paesaggi naturali,  ad affiancare la voce del Premier c’erano le foto delle stragi di mafia, della spazzatura per le vie di Napoli e Palermo, delle case diroccate dai terremoti e di condannati come Marcello dell’Utri.

La campagna “Magic Italy”, dunque, è stata ridicolizzata e sbeffeggiata fin dai suoi primi vagiti. Ma perchè? Sul serio agli italiani piace così tanto essere collegati in via esclusiva a mafia, “monnezza”, corruzione e cialtroneria spocchiosa? Noi abitanti del cosiddetto “Bel Paese” siamo sul serio così desiderosi di presentare al mondo il nostro marciume? Ancora una volta, infatti, è esplosa la battaglia dialettica tra chi nello stivale vuol vedere solo mare, cielo e sole e chi, invece, tacciato di sentimento anti-italiano, intende presentare della propria nazione esclusivamente ciò che di vergognoso insanguina e sporca coste e paesaggi altrimenti bellissimi. Probabilmente, anzi sicuramente, lo spot non avrebbe generato tutto questo clamore “anti-patriottico” se, l’egocentrismo e la megalomania di Silvio Berlusconi, non avessero preso il sopravvento ancora una volta; procurando comprensibile sdegno in chi detesta il Cavaliere e vede come poco credibile ed intollerabile la sviolinata un po’ paracula della voce arcoriana.

Sarebbe infatti bastato far leggere il testo a qualsiasi altro doppiatore “anonimo” o comunque non collocabile politicamente, per non fare detonare in maniera così potente quella lotta autodistruttiva tra ottimisti in malafede e disfattisti per partito preso (in tutti i sensi). Perchè il consulente d’immagine di Silvio non gli ricorda quanto è importante sapersi far desiderare? Evidando di comparire a mo di prezzemolo in ogni spazio televisivo e mediatico disponibile? Da un effetto propaganda voluto, infatti, si rischia così di passare ad un autolesionistico  e non calcolato effetto assuefazione. Datemi Berlusconi per un paio di mesi e tento di farvelo risultare simpatico; magari facendolo sparire per un po’ da tutte le tv italiane e facendolo riapparire, tavestito da Freddy Mercury, nella trasmissione di Barbara D’Urso con una nuova canzone promozionale:”It’s a Kind of Magic (Italy)”.

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Quello che serve è una svolta politica vera

postato il 11 Luglio 2010

Mi dicono che Tremonti e Bossi in queste ore stiano un po’ agitandosi, ma li voglio rassicurare, stiano tranquilli e sereni perché non serve aggiungere un posto a tavola in cose vecchie che hanno dimostrato di non funzionare.
Serve una svolta politica vera in questo Paese e solo a questo noi siamo interessati.

Pier Ferdinando

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Giorno della memoria delle vittime del massacro di Srebrenica

postato il 11 Luglio 2010

di Jakob Panzeri

Srebenica, 11 luglio 1995: le truppe del generale Ratko Mladic massacrarono 8.372 musulmani bosniaci in una zona allora sotto la protezione dell’Onu, dopo aver messo in fuga i caschi blu olandesi.

Gli animi erano esacerbati sin dagli anni ’80: con la morte di Josif Brozs, Tito, il generale di ferro che aveva guidato la Jugoslavia con un duro centralismo e comunismo, i nazionalismi delle etnie che non erano mai stati unificati, amalgamati, conciliati ma componevano il grande patchwork della regione balcanica erano esplosi.

Mentre Slovenia e Croazia ottenevano l’indipendenza, prendevano corpo da un lato la leadership della Lega dei comunisti serbi affidata al reazionario Milosevic, dall’altro il pacifico movimento di liberazione e indipendenza kosovara guidato dal premier Rugova, pur osteggiato internamente dall’UKR, organizzazione paramilitare al limite del terrorismo favorevole a una lotta di liberazione armata. Nel 1991, il rifiuto della compagine serba del trattato di Rambouillet  che garantiva una risoluzione pacifica con la concessione di maggior autonomia alla provincia di Kosovo indussero l’Alleanza Atlantica a dichiarare guerra alla Serbia.

Nel 1995 una delle pagine più tristi della storia europea nel secondo dopoguerra: le armate di Mladic dopo 4 giorni di offensiva contro le truppe bosniache di Oric, espugnarono Srebenica. Gli uomini, dai 14 ai 65 anni furono separati dalle donne, dai bambini e dagli anziani, apparentemente per procedere allo sfollamento; secondo le istituzioni ufficiali i morti furono oltre 8372, mentre non si hanno ancora stime precise del numero di dispersi. Fino ad oggi 6414 salme riesumate dalle fosse comuni sono state identificate mediante oggetti personali rinvenuti oppure in base al loro Dna che è stato confrontato con quello dei consanguinei superstiti.

A distanza di anni dal genocidio, il Kosovo ha ottenuto la sua indipendenza e la Serbia ha iniziato un graduale cammino di giustizia e di modernizzazione, superato anche il dramma dell’assassinio nel 2002 del presidente Djindjic ha ufficialmente richiesto di entrare nell’Unione Europea. Ma la questione è lungi dall’essere chiusa:  i caschi blu dell’Onu ancora operano nell’area balcanica per il mantenimento dell’ordine e la ricostruzione non solo materiale ma anche morale del dramma balcano.

Ad Aprile, dopo 15 anni dal massacro, è stata scoperta quella che si pensa essere l’ultima fosse comune. Quest’oggi a Srebrenica, nella prima “Giornata della Memoria”, istituita dal Parlamento Europeo (che si è scusato per il ritardo), si terrà un funerale collettivo a seguito del quale verrà data singola sepoltura alle ultime salme scoperte nelle fosse comuni.

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