Archivio per Luglio 2010

Rimpasto di governo? Non sono interessato

postato il 10 Luglio 2010

Gli atti di trasformismo non sono serviti in passato e non servono oggi

Il problema del rimpasto di Governo non mi riguarda, non è una cosa a cui io possa essere direttamente o indirettamente interessato. E’ una competenza del Presidente del Consiglio e una questione che riguarda la maggioranza, non chi come me sta all’opposizione.
Gli atti di trasformismo in Italia non sono serviti in passato, non serviranno in futuro e non servono oggi. Sono degradanti per chi li fa e per chi apparentemente ne è beneficiario. Qui non servono atti di trasformismo di qualcuno che saltabecca da una parte all’altra, serve una fase politica nuova. Se io fossi il Presidente del Consiglio rivolgerei un appello alla parte piú responsabile dell’opposizione, non solo l’Udc ma anche il Pd, per chiedere di concorrere assieme ad uno sforzo di solidarietà nazionale.

Pier Ferdinando

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Quote latte, no ai ricatti della Lega

postato il 10 Luglio 2010

In queste ore sta avvenendo una cosa molto grave sulle quote latte nonostante l’impegno del ministro Galan, che ha chiesto di rispettare la legge e dare un segnale ai cittadini onesti abolendo l’emendamento che consente ai cosiddetti splafonatori di essere ancora una volta sanati.
Chiediamo al governo di dare un segnale ai cittadini onesti: sulle quote latte nuove truffe non sono accettabili, bisogna che chi deve pagare le multe le paghi, perché non si puo’ chiedere una manovra di sacrifici così come ci chiede l’Europa e poi consentire che i sacrifici li facciano solo i cittadini onesti.
E’ una grande questione morale. Chiediamo al governo di ripristinare la legalita’, di appoggiare la linea del governo espressa da Galan e non certo quella ancora una volta di sottostare ai ricatti della Lega.

Pier Ferdinando

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Non c’è spazio per escamotage o trasformismi, serve fase politica nuova

postato il 10 Luglio 2010

La maggioranza la smetta con la sindrome di autosufficienza e le opposizioni con l’infantilismo protestatario

L’Italia ha bisogno di una fase politica nuova per affrontare la crisi che sul piano mondiale ed europeo insidia le nostre tradizionali certezze. Non c’è spazio né servono nuovi escamotage o operazioni trasformistiche: serve l’assunzione di una responsabilità collettiva che si lasci alle spalle le macerie di un bipolarismo muscolare che sono sotto gli occhi di tutti. Potremmo dire che lo avevamo detto prima e meglio di altri; ma che senso avrebbe? [Continua a leggere]

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Ddl intercettazioni: il pensiero di un giovane blogger

postato il 9 Luglio 2010

di Daniele Urciuolo

Oggi, venerdì 9 luglio 2010 è una giornata storica. Per lo sciopero dei mezzi di trasporto pubblico? E che sarà mai? Vorrà dire che andrò alla posta e al supermercato a piedi o, come faceva mio nonno, con la bicicletta. Tanto fa caldo, siamo entrati a pieno regine nella stagione estiva e non dovrebbe piovere. Ma no, oggi c’è un altro sciopero, non so se più importante, ma certamente rilevante: quello dell’informazione. Uno sciopero in cui i giornali non sono stati stampati, i telegiornali non sono andati in onda, o al massimo sono andati in onda ma senza servizi, e i giornali on-line non sono stati aggiornati. Ed è proprio on-line il luogo dove ha inizio la vera battaglia virtuale. Finalmente i blogger come me, anche se non giornalisti, possono diventare protagonisti. Una categoria lavorativa non riconosciuta e non ancora annoverata tra quelle professionali, senza alcuna disciplina, che attraverso un canale di comunicazione non convenzionale, alternativo, fatto di blog, web tv, social network come Facebook e Twitter, si confronta a viso aperto con le Istituzioni del nostro Bel Paese. E senza gridare, senza scendere in piazza a manifestare con bandiere e striscioni, bensì col silenzio intendiamo esprimere il nostro dissenso per un disegno di legge che limita la libertà di informazione. Con le manette alle mani, non saremo in grado, per 24 ore, di digitare sulle tastiere QWERTY dei nostri personal computer nessuna parola, nessun pensiero compiuto, né di caricare immagini o video. Questo è l’unico post anti-post di questa giornata sul mio blog, che è necessario per spiegare agli amici, agli utenti del web, ai naviganti dell’internet-spazio, che il ddl del Governo che vieta la pubblicazione di atti giudiziari e intercettazioni, anche se per qualcuno è considerato “sacrosanto” perché protegge la privacy, non apporta nessuna tutela sul diritto altrettanto sacrosanto dei cittadini a conoscere le cose, e limita l’attività di diffusione delle notizie di giornali, radio, televisioni e blog.

Dal comunicato FNSI (Federazione nazionale della stampa italiana) si legge: “Una giornata di silenzio per protestare contro il disegno di legge Alfano che limita pesantemente la libertà di stampa e prevede pesanti sanzioni contro editori e giornalisti che danno conto di fatti di cronaca giudiziaria ed indagini investigative”.

Dal sito del Corriere.it si legge: “Una giornata di silenzio che in realtà serve a parlare. Una giornata senza radio, televisioni, giornali e siti Internet per far sì che siano i cittadini a rivendicare il proprio diritto a essere informati. Perché la protesta indetta dalla Federazione nazionale della stampa non è la difesa corporativa dei giornalisti, ma il grido di allarme di chi si preoccupa per gli effetti che avrà la nuova legge sulle intercettazioni: limiti forti alla possibilità di diffondere notizie; di fare informazione”.

E ancora: “Si parla di intercettazioni, ma quello che riguarda le conversazioni telefoniche e ambientali è soltanto uno dei tanti divieti di pubblicazione. Nessun colloquio registrato potrà mai più essere reso noto fino alla celebrazione del processo, così come gli atti di indagine anche non più segreti, perché ormai conosciuti dalle parti. «Bisogna salvaguardare la privacy dei cittadini», ripetono i sostenitori della legge. Principio sacrosanto, è vero, ma che va salvaguardato senza intaccare il diritto-dovere dell’informazione. La scelta di imporre ai giornalisti di poter soltanto riassumere le carte processuali in realtà aumenta il pericolo che il contenuto di ogni documento possa essere riportato in termini lacunosi o strumentali. E priva persino gli indagati o gli arrestati della possibilità di utilizzare, per far valere le proprie ragioni, quanto affermato dal giudice o dalla pubblica accusa. Almeno fino al dibattimento. In quella sede la privacy evidentemente non si deve più tutelare, visto che anche le intercettazioni potranno comunque diventare pubbliche”.

Il timore è quello di perdere la libertà di raccontare l’attualità politica, economica e sociale dell’Italia, il rischio è quello di non trovare più articoli, inchieste, commenti, critiche, pareri su determinati argomenti, e si finirà a parlare solo di cani abbandonati, torte di mele e calcio-mercato, dimenticandosi dei veri problemi. Sotto l’ombrellone, mentre alla Camera e al Senato passeranno provvedimenti legislativi, gli italiani dovranno trovarsi un altro svago alternativo alla lettura del giornale, come ad esempio una bella partita a burraco o a bocce.

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Sciopero dei giornalisti, se il silenzio vale più di cento parole

postato il 9 Luglio 2010

di Giuseppe Portonera

Confesso che oggi mi sarebbe piaciuto vedere la protesta dei giornalisti con ben altre modalità. Avrei preferito assistere a una giornata di super informazione, con edizioni straordinarie e vere e proprie valanghe di notizie, visto che sono sempre stato convinto che la migliore risposta a chi ti vuole zittire sia urlare più forte. Perché scioperare quando in Italia c’è il rischio bavaglio, è una scelta sicuramente strana. Perché scioperare contro un presidente del Consiglio (di questo si tratta) che a sua volta aveva chiesto ai lettori di non comprare i giornali, è una scelta sicuramente strana. A prima vista potrebbe apparire un controsenso. Ma tutto questo è necessario. Oggi più che mai. Me ne sono accorto quando stamattina sono passato dal mio edicolante di fiducia: c’erano soltanto i giornali di centro-destra (con l’unica eccezione del Riformista di Polito). C’erano, insomma, un’unica voce, un unico modo di pensare, un’unica visione del mondo. Non che io la condanni a priori, per carità. Solo che, come si dice, il mondo è bello perché vario: e a me dover leggere solo una versione dei fatti, non mi piace proprio. Avete avuto modo di leggere altri miei post su questo argomento, dal senso di vuoto di qualche settimana fa, al vergogno Ammazza Blog, passando per l’alienazione di orwelliana memoria. In questi lunghi e difficili giorni, ho tentato, insomma, di seguire passo passo l’evolversi di questa incresciosa situazione, sperando ogni giorno in un ripensamento e in sussulto di dignità da parte della maggioranza di governo. E invece niente, il 29 luglio si avvicina e pare che si vada verso una scontata approvazione. O forse no, chissà. Magari le timide aperture governative qualcosa significano, ma ciò che però mi preoccupa maggiormente è che la gente comune, il popolo, non comprenda il vero significato di questo sciopero e, presa da problemi e preoccupazioni personali, finisca per ridurre una giornata per la difesa della libertà, a una mera presa di posizione dei giornalisti. Perché non è assolutamente così. Lo sciopero di oggi non è quello di una sola corporazione, lo sciopero di oggi appartiene a tutti coloro che hanno sete e fame di verità. Appartiene a tutti coloro che sono convinti che, come diceva Piero Calamandrei, se non esiste la libertà, come potrà mai esistere la legalità? Ecco perché questo DDL è incompatibile con uno stato liberale come il nostro. Se dovesse essere approvato, ognuno di noi sarebbe meno sicuro, perché meno informato. Sarà pure difficile da credere, ma è così. Perché se è vero che qui si parla principalmente di intercettazioni, è pure vero che quello riguarda le conversazioni telefoniche e ambientali è soltanto uno dei tanti divieti imposto dalla legge bavaglio: nessun colloquio registrato potrà mai più essere reso noto fino alla celebrazione del processo, così come gli atti di indagine anche non più segreti. Con buona pace del diritto di ciascun cittadino ad informarsi liberamente e del dovere di ogni buon giornalista ad informare correttamente. Anche perché la scelta di imporre ai giornalisti di poter soltanto riassumere le carte processuali, potrebbe aumentare il pericolo che il contenuto di ogni documento possa essere riportato in termini lacunosi o strumentali.

Restare in silenzio, in questo Paese, è quindi rimasto l’unico modo per far rumore. E per difendere una libertà che è di tutti, che dir se ne voglia.

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9 luglio, Perugia

postato il 9 Luglio 2010

Ore 17,00 – Centro congressi (via Ruggero D’Andreotto 19)

Congresso nazionale Partito Socialista

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Manovra, la fiducia è un atto di debolezza

postato il 8 Luglio 2010


Abbiamo offerto disponibilità al Governo, non si lamentino se dovranno affrontare da soli passaggi difficili
L’apposizione della fiducia è un atto di debolezza da parte del Governo che, dopo tanta confusione fatta nella sua maggioranza, non è riuscito a stabilire una linea chiara che dia prospettiva al Paese.
Noi abbiamo offerto disponibilità, abbiamo detto al Governo: c’è la volontà di concorrere insieme alla soluzione della crisi del Paese. Ci è stato risposto con questo ennesimo atto di autosufficienza.
Non si lamentino poi se si troveranno soli ad affrontare passaggi difficili.

Pier Ferdinando

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Cedolare secca sugli affitti per sostenere le famiglie

postato il 8 Luglio 2010

di Gaspare Compagno

Tra i vari emendamenti presentati dall’UDC a questa finanziaria, trovo molto interessante quello dedicato agli affitti che prevede una imposta secca del 20% sui canoni d’affitto.
Tale emendamento va a riguardare una voce molto importante per le famiglie, senza favorire le speculazioni: vengono infatti esclusi i grossi patrimoni immobiliari, le società immobiliari e di costruzioni, favorendo invece le famiglie e i soggetti più deboli. Ovviamente questa norma dovrebbe essere valida per tutti gli affitti posti in essere dai piccoli proprietari di case e non solo per i canoni concordati, altrimenti sarebbe una operazione solo di facciata.
La volontà dell’UDC è quella di realizzare un intervento molto più ampio e organico applicabile a tutti i piccoli proprietari, perché se così non fosse, i risultati sarebbero molto blandi: non inciderebbe significativamente sulla nostra economia e sul PIL, come provvedimento anticiclico di una qualche rilevanza, non produrrebbe effetto di rilievo a livello di calmieramento degli affitti, non produrrebbe un sostanziale recupero di evasione nel settore delle locazioni, favorirebbe le sacche di privilegio che si annidano in quel comparto.
L’UDC, invece, volendo combattere gli affitti in nero e l’elusione fiscale legata ai contratti registrati regolarmente, ma che prevedono un canone di affitto più basso di quello reale e volendo stimolare l’economia, propone un emendamento applicabile anche ai canoni non agevolati.
Perché viene proposto ciò? Attualmente, se una persona ha una casa di proprietà e la concede in affitto, il canone viene iscritto nell’IRPEF, e spesso questo comporta il passaggio a scaglioni irpef più alti. Da qui discende quindi il comportamento illegale di cui sopra, e una spinta al rialzo degli affitti, che ormai incidono eccessivamente sul reddito familiare.
La soluzione quale sarebbe? Se fossimo in un paese con una capacità di spesa elevata, potremmo chiedere e pianificare degli interventi di edilizia pubblica, magari ristrutturando gli immobili di proprietà dello Stato e non utilizzati, per poi concederli a canone bloccato alle famiglie bisognose.
Siccome, l’Italia, anche per colpa di manovre economiche votate solo a tagliare le spese e non alla crescita, non può finanziare simili programmi, ecco che l’UDC propone di togliere dall’IRPEF il canone di affitto, e sostituirlo con una cedolare secca del 20%, si verrebbe così incontro alle esigenze dei piccoli proprietari (stiamo parlando di famiglie che magari hanno una seconda casa e l’affittano per avere una piccola entrata extra), sia da parte degli affittuari.
Spieghiamo più approfonditamente il meccanismo: la norma dovrebbe prevedere che il pagamento del corrispettivo derivante dal contratto di locazione o dal contratto di affitto, stipulati tra soggetti privati, sia eseguito per tramite di un Istituto di credito o di Poste Italiane spa che effettuano, sull’ ammontare complessivo del corrispettivo incassato, una ritenuta a titolo di imposta, pari ad una certa percentuale dello stesso.
Grande potrebbe rivelarsi la portata anticiclica della norma: perché anzitutto l’ intermediazione del soggetto sostituto d’ imposta comporterebbe l’ emersione del sommerso. Inoltre, l’ aliquota bassa e la tassazione separata del reddito immobiliare promuoverebbero il rilancio della locazione e degli investimenti nel settore. Va aggiunto che il sistema della ritenuta a titolo di imposta avrebbe come conseguenza una razionalizzazione ed un notevole risparmio per l’ erario in termini di gestione degli uffici, perché si stima che potrebbero eliminarsi centinaia di migliaia di denunce dei redditi. Sul piano sociale, poi, al superamento del regime del cumulo con i redditi da lavoro conseguirebbe una maggiore equità del sistema.
Il tema degli affitti è così rilevante? Sembra secondario rispetto ad altri problemi come il lavoro, ma non è così: la spesa per gli affitti è una voce importante per le famiglie, infatti all’abitazione viene ormai destinato oltre un terzo della spesa totale (il 33,5% del 2009 contro il 32,1% del 2008); vive in affitto il 17,1 per cento delle famiglie mentre il 15,9% paga un mutuo e spende in media 530 euro al mese. Diretta conseguenza di un mancato piano casa efficiente da parte del governo.
Con la cedolare secca, le famiglie avrebbero un notevole risparmio: un proprietario di una casa data in affitto, potrebbe risparmiare da 750 euro a 2000 euro di tasse, mentre il governo compenserebbe il mancato introito con l’emersione degli affitti in nero.

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No a sanatoria quote latte, quei soldi vadano alle famiglie de L’Aquila

postato il 7 Luglio 2010

I terremotati debbono avere un segnale di onestà e di rispetto delle leggi da parte dello Stato.

“Chiediamo che i truffatori, coloro che non hanno rispettato le regole e le leggi dello Stato, che non hanno pagato per le quote latte oggi non vengano ulteriormente sanati: quei soldi devono andare a copertura delle famiglie terremotate. I familiari dei terremotati de L’Aquila, i terremotati che sono qui nella Capitale in queste ore debbono avere un segnale di onestà e di rispetto delle leggi da parte dello Stato. No al salva-truffatori per le quote latte e sì alla solidarietà verso L’Aquila”.

Pier Ferdinando

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