postato il 7 Luglio 2010
La notizia è di quelle che dovrebbero fare riflettere, soprattutto se avviene in un paese che è considerato “ricco e opulento”: le famiglie italiane sono sempre più povere e ora si risparmia sul cibo, stando all’ISTAT.
Se andiamo più in profondità, osserviamo che nel 2009 2009 vi è stata una significativa contrazione dei consumi: la spesa media mensile per famiglia lo scorso anno è stata pari a 2.442 euro, cifra che segna una flessione dell’1,7% rispetto all’anno prima.
Ma in realtà, afferma l’ISTAT, la contrazione dei consumi reali è ben maggiore: la cifra riportata sopra, incorpora anche l’aumento dei prezzi che l’anno scorso è stato pari in media allo 0,8%, quindi la contrazione nella realtà supera abbondantemente il 2%. A questo punto aggiungiamo un altro dato: se consideriamo il valore mediano della spesa mensile (quello al di sotto del quale si colloca circa il 50% delle famiglie italiane), si osserva una diminuzione più marcata, pari al 2,9%, con una spesa che scende a 2.020 euro.
Contemporaneamente, assistiamo anche ad una riduzione del reddito disponibile familiare da parte della maggioranza degli italiani, che dopo le imposte e i contributi, vedono diminuire il loro reddito del 2,7%. Questo dato è molto interessante perché aiuta a spiegare come mai la contrazione della spesa per consumi è stata particolarmente evidente fra le famiglie con livelli di spesa medio-alti, segno che le incertezze e i timori per il futuro economico vanno a colpire tutti i ceti sociali.
Questa contrazione dei consumi, per la prima volta da anni, ha colpito la spesa per l’alimentazione: se consideriamo il 2008 osserviamo che la spesa media per generi alimentari e bevande è scesa del 3%, portandosi a 461 euro al mese (nel 2008 era invece salita fino a 475 euro per effetto dell’aumento dei prezzi degli alimentari). L’Istat spiega, inoltre, che la quota di famiglie che asserisce di aver ridotto quantità e/o qualità dei prodotti alimentari acquistati rispetto all’anno precedente è pari al 35,6%.
Geograficamente osserviamo che la diminuzione maggiore riguarda il Mezzogiorno dove dai 482 euro del 2008 si scende ai 463 del 2009 e la spesa mensile per generi alimentari e bevande rappresenta in media il 18,9% della spesa totale (il 16,4% tra le famiglie del Nord, il 24,4% nel Mezzogiorno). La Lombardia è la regione con la spesa media mensile più elevata (2.918 euro), seguita da Veneto (2.857) ed Emilia Romagna (2.799). Fanalino di coda, ancora una volta, la Sicilia, con una spesa media mensile (1.721) di oltre mille euro inferiore a quella delle regioni con la spesa più elevata.
Le altre voci di spesa risultano abbastanza stabili: diminuisce la spesa per servizi sanitari, tabacchi e comunicazioni, ma risulta in aumento la spesa per combustibili ed energia, probabilmente per via dell’inverno lungo e rigido; cala al 3,6%, la quota della spesa per sanità (in particolare medicinali, dentista e visite mediche). Si spende un po’ meno per fumare (0,8% contro il precedente 0,9%), ma anche per il tempo libero e per la cultura (al 4,2% dal 4,3%).
Come si vede, le famiglie, non potendo tagliare su altre spese, che già negli anni passati erano drasticamente calate, iniziano a tagliare su due voci di spesa fondamentali: l’alimentazione e la salute. Altro dato interessante è la spesa per gli affitti. All’abitazione viene ormai destinato oltre un terzo della spesa totale (il 33,5% del 2009 contro il 32,1% del 2008); vive in affitto il 17,1% delle famiglie mentre il 15,9% paga un mutuo e spende in media 530 euro al mese. Diretta conseguenza di un mancato piano casa efficiente da parte del governo.
Un approfondimento, il calo dei generi alimentari, riguarda, ed è questa la cosa grave, gli alimenti che i dietologi e i nutrizionisti reputano base: il pane ( secondo la Cia, confederazione Italiana Agricoltori, il 50% delle famiglie ha diminuito sensibilmente il consumo di pane), pasta, carne.
Il Codacons definisce grave questo calo dei consumi e vede come unica soluzione non una manovra improntata ai tagli, ma alla crescita. Dello stesso Tenore la Marcegaglia, presidente di Confindustria, che afferma: «La crisi colpisce sempre i più deboli. Ritornare a crescere, ricreare nuova occupazione, evitare che si perdano nuovi posti di lavoro è il tema fondamentale, sul quale imprese e lavoratori sono dalla stessa parte».