Archivio per Ottobre 2010

Giustizia, meglio parlare di separazione delle funzioni

postato il 16 Ottobre 2010

Questa grande riforma della giustizia a mio avviso sarà la montagna che partorisce un topolino.
Non siamo contrari a discutere della separazione delle carriere ma meglio sarebbe parlare di separazione delle funzioni. Sul tema dell’obbligatorietà dell’azione penale e dell’autonomia del pubblico ministero credo ci debba essere una posizione netta e chiara. Forme ritorsive verso i magistrati non sono accettabili. Due Csm, inoltre, sarebbero un grandissimo errore. Uno di questi diventerebbe un organo ancora più autoreferenziale di quanto a volte rimproveriamo all’attuale Csm. Due caste separate finirebbero per far ottenere un risultato diametralmente opposto a quello che Berlusconi si propone.

Pier Ferdinando

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Con i ragazzi di Rosarno, contro la ‘ndrangheta

postato il 15 Ottobre 2010

A Reggio Calabria l’incontro con il Procuratore Giuseppe Pignatone: questa terra non può essere lasciata sola

Non è una questione vostra, è una questione ed è un morbo che attanaglia l’Italia perché la testa della ‘ndrangheta è qui ma compra al Nord aziende, fabbriche, immobili, negozi. Dobbiamo ribellarci assieme, il Mezzogiorno non può essere lasciato al suo destino.
È necessario tagliare, ma non sul futuro dei nostri figli, sulla scuola e sulle forze dell’ordine.

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Desiderio di genitorialità e adozione: dalla parte del figlio (sempre)

postato il 15 Ottobre 2010

"Somewhere over the rainbow" di Irene-C-Le nostre società occidentali, sempre più individualiste, sembrano manifestare crescenti forme di egoismo nell’espressione di quella che, ad ampio raggio, può essere definita genitorialità.

Per una volta vorrei provare ad osservare, dal punto di vista del bambino-figlio, alcune di queste espressioni.

Dalla parte del bambino, laddove sempre più donne sembrano realizzarsi forzando la mano alla sapienza della natura per riuscire ad avere figli senza la noia-necessità di avere un uomo a fianco. O provare la gioia di diventare neo-mamme in età da nonna, diminuendo così il diritto del figlio a crescere nel migliore dei contesti familiari possibili, almeno secondo le condizioni di partenza.

Dalla parte del figlio, in una società super consumista che rischia di non tollerare più famiglie o madri che, per problemi economici e socio-culturali, fanno fatica a tirare su un figlio. E’ il caso di Trento, che ha fatto molto discutere qualche settimana fa, e che ci deve ricordare che uno stato di povertà e indigenza non può mai essere un motivo per togliere la potestà genitoriale ad una mamma o ad una coppia; la società, attraverso i servizi sociali, dovrà semmai essere di supporto e di sostegno, per contribuire allo sviluppo sereno dei figli, senza mai fare prevalere logiche contro il loro mantenimento nel nucleo familiare di origine.

Dalla parte del figlio, in una società evoluta dove i tanti progressi della scienza conducono le coppie, con crescenti problemi di fertilità, ad andare incontro alle umane richieste di genitorialità attraverso la fecondazione assistita; con alcune di queste che ricorrono a centri esteri, per aggirare le “severe” norme italiane in materia, frutto della famosa Legge 40, fortemente criticata e contrastata. E’ però doveroso ricordare che questa ha il merito di tutelare tutti i soggetti coinvolti, con un occhio di riguardo al figlio: non consentendo la fecondazione eterologa gli dà infatti la certezza della paternità, così come positivamente limita il possibile “mercato”delle nascite.

Dalla parte del figlio, di fronte ai continui diritti rivendicati da single e coppie dello stesso sesso, che vorrebbero vedere riconosciuto il loro naturale desiderio di genitorialità, attraverso l’adozione; per dare a coloro che hanno ricevuto un primo rifiuto, una famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, per assicurargli il contesto più stabile e adatto alla loro educazione e crescita.

A maggior ragione perché, complice la difficoltà ad avere figli naturali, come abbiamo ricordato poco sopra, sempre più coppie (eterosessuali) danno la disponibilità all’adozione, nazionale e/o internazionale, intraprendendo percorsi lunghi e non facili.

Percorso di cui è giusto, sempre dal punto di vista del bambino, sottolineare anche le cose positive del nostro sistema: ad esempio, per quanto riguarda l’adozione internazionale, intrapresa dalla maggioranza delle coppie visto il numero limitato di minori italiani in stato di adottabilità, l’Italia mette in atto un controllo abbastanza rigoroso sull’operato delle associazioni accreditate per dare concretamente compimento all’adozione nei vari paesi d’origine del bambino, a costo di produrre tempi più lunghi e fare adottare bambini un po’ più grandi. Questo avviene per verificare che i bambini dati in adozione si trovino veramente in uno stato di abbandono e siano gli ultimi degli ultimi, cercando di evitare ogni possibile dubbio di mercato di bambini. Questo purtroppo non è sempre avvenuto nel passato, e non pare avvenire in altri paesi: negli Stati Uniti si “scelgono” i bambini tramite l’utilizzo di Internet e anche in paesi europei a noi vicini non ci sono gli stessi controlli. Magari non abbiamo il peso internazionale di altri paesi più importanti, e in qualche caso incide negativamente sul cammino che le coppie italiane si trovano ad affrontare, ma riconosciamo i meriti ad un approccio italiano all’adozione che è sicuramente motivo di orgoglio, perché proiettato con lo sguardo sul bene del minore.

C’è sicuramente molto da fare per migliorare il percorso che le coppie affrontano: questo potrebbe, pur nella doverosa rigorosità, essere accorciato un po’ nella sua fase iniziale per non scoraggiare troppo coloro che vi si avvicinano. Le coppie dovrebbero essere sostenute anche dal punto di vista economico, specialmente per gli elevati costi necessari ad intraprendere l’adozione internazionale, che potrebbero essere abbattuti attraverso le relative detrazioni fiscali.

Esiste poi la necessità di non lasciare sole le coppie nella lunga fase dell’attesa per l’arrivo del nuovo figlio, ma ancora di più dopo l’avvenuto inserimento, ad oggi un po’ deficitario; attraverso un lavoro in sinergia, amministrazioni locali, servizi sociali e associazioni di volontariato potrebbero attivare gruppi di lavoro, condivisione e supporto per non fare sentire mai sole queste famiglie nei loro momenti “naturali” di difficoltà.

Ci sono poi tanti minori italiani che vivono negli istituti/case famiglia in attesa di essere dichiarati in stato di adottabilità e molti altri che non lo saranno mai, perché ci sono dei legami che persistono con la famiglia naturale. A questi bambini sarebbe comunque fondamentale, rispetto ad un istituto, assicurare il legame e l’affetto di un nucleo familiare che si renda disponibile, attraverso l’affido, ad affiancare (spesso sostituire) la famiglia naturale nella loro crescita. Spesso questi minori non sono piccoli di età e sicuramente è una scelta così grande che non può essere chiesta ad ogni coppia; questa però si troverebbe a vivere una forma ancora più alta e gratuita di genitorialità, dove la centralità della relazione riesce a supplire in qualche modo al legame di sangue o di legge. E dal punto di vista del bambino, vivere in una famiglia che lo accoglie, anche se soltanto per un limitato periodo della vita, può essere migliore che crescere in un istituto-casa famiglia.

Trovare soluzioni a questo come a molte altre difficoltà che i minori incontrano dovrebbe essere la priorità in una società evoluta, che invece sembra concentrata a rincorrere le continue e crescenti richieste di diritti (senza più doveri) da parte degli adulti.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Carlo Lazzeroni

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18 ottobre, Mantova

postato il 15 Ottobre 2010

Ore 18.00 – Sala del Parco del Mincio – Piazza Porta Giulia (Cittadella)

Incontro con iscritti e simpatizzanti

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18 ottobre, Bologna

postato il 15 Ottobre 2010

Ore 15.30 –  Hotel Royal Carlton ( via Montebello, 8 )

Conferenza stampa

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‘Ndrangheta: partiti e cittadini si sveglino!

postato il 15 Ottobre 2010

I cittadini, anche quelli del Nord, si devono svegliare, perché il cervello criminale di tante penetrazioni proprio al Nord è in Calabria.
Bisogna condurre una battaglia per la quale i magistrati hanno il nostro pieno sostegno.
Quando ho incontrato il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, gli ho espresso la solidarietà del mio partito a tutti i livelli perché anche i partiti politici si devono porre seriamente questa questione e, in certi casi, prendersi la responsabilità di tagliare: non possiamo abituarci a convivere con la criminalità.
Questo non è accettabile.

Pier Ferdinando

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I tagli lineari non risolvono nulla

postato il 15 Ottobre 2010

I tagli lineari non sono mai la soluzione di niente.
Uno Stato che abdica a tagli ragionevoli non fa la cosa giusta. Bisogna tagliare gli sprechi nella pubblica amministrazione e investire sull’educazione dei nostri figli:  chi non riesce a fare questa distinzione e va avanti con i tagli lineari perde l’occasione per riformare lo Stato e ricreare le basi di una solidarietà vera e generazionale per il futuro del Paese.

Pier Ferdinando

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No a contrapposizioni Camera-Senato sulla legge elettorale

postato il 15 Ottobre 2010

Bisogna riformare la legge elettorale  e questo lo sanno tutti, ma evitiamo la contrapposizione tra Camera e Senato. Il fatto che il Senato abbia voluto a tutti i costi prendersi la paternità dell’iniziativa vuol dire che a Palazzo Madama pensano di farcela.
Bravi. Beati loro. Ma andiamo avanti perché la legge va cambiata.

Pier Ferdinando

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La vendita di Tirrenia: Signori, lo spezzatino è servito

postato il 15 Ottobre 2010

Fiumicino - 41 46',23 N 12 13',11 E di Frengo2.0Avevamo già parlato della vendita della Tirrenia e dei suoi conti disastrati, e in seguito allo stop alla vendita, avevamo ipotizzato un possibile spezzatino per separare la parte buona da quella in perdita (come con Alitalia).

Ebbene, pare che le nostre previsioni si siano avverate.

Intanto registriamo che il limite originario posto dalla UE, della vendita da concludere entro il 30 settembre, è stato ovviamente sforato solo grazie ad un permesso speciale accordato dalla UE medesima, la quale, però, non sarà paziente molto a lungo.

E cosa fa il governo nel frattempo?

Intanto ha dichiarato lo stato di insolvenza per la Siremar, la società che si occupa dei collegamenti tra la Sicilia e le isole minori ovvero le rotte meno appetibili, iniziando a realizzare proprio quello spezzatino che i sindacati e i lavoratori.

Quasi in contemporanea (in data 15 settembre), hanno rifatto un nuovo bando di vendita, ma per la sola Tirrenia, mentre per la Siremar si provvederà in seguito (senza specificare, però, come e quando si prenderanno le decisioni che coinvolgono varie diecine di lavoratori); ma la cosa importante è che questo bando valeva dal 15 settembre al 29 settembre (ricordiamo che l’UE aveva posto, originariamente, come data limite per chiudere la pratica il 30 settembre, data rivista purchè poi la procedura fosse accelerata).

Tutta la procedura è stata data in mano all’advisor, la banca d’affari Rotschild, e fin qui non ci sarebbe nulla di male, se non che ad oggi, 14 ottobre, non si è più saputo nulla su questa vendita: non si sa se vi sono state società interessate all’acquisto (la precedente procedura aveva vista solo una società interessata), non si sanno gli eventuali importi e soprattutto non si sa nulla sugli eventuali piani di sviluppo per i lavoratori, se ci saranno licenziamenti, riduzioni di stipendio o un rilancio della compagnia magari investendo sui lavoratori oltre che sulle navi (ricordiamo che la Tirrenia ha parcheggiato in vari porti 6 navi, per il valore di circa 300 milioni di euro, che per problemi di progettazione e costruzione, non possono essere messe in mare).

Nel frattempo Giancarlo D’Andrea, l’amministratore nominato dal Presidente del Consiglio, l’on.le Berlusconi, a parte generiche rassicurazioni sul mantenimento dei collegamenti non ha più dato notizie.

La situazione appare, quindi, fumosa, soprattutto se consideriamo che la vendita della Tirrenia, vede escluse, come detto, le rotte meno profittevoli, e questo fa pensare che l’interesse del governo non sia primariamente quello della gestione più accorta del problema, ma solo quello di scaricare sulla Regione Sicilia, le tratte in perdita, per avvantaggiare i privati che volessero prendere la Tirrenia.

Eppure il business del mare sarebbe estremamente profittevole come dimostra il dinamismo di Grandi Navi Veloci che proprio ieri è stata acquistata per il 50% dall’armatore sorrentino Gianluigi Aponte già presente nel cabotaggio con SNAV, che confluirà nel nuovo gruppo. Il valore di questa acquisizione è di 130 milioni di euro e vedrà la nascita di un gruppo in cui le punte di diamante saranno la Grandi Navi Veloci e la MSC Crociere, raggruppate sotto il cappello della Marinvest.

E questa operazione potrebbe preludere ad altre operazioni con la Tirrenia, infatti cito testualmente: “con Marinvest entra in Gnv un partner molto importante, che ci dà solidità e che ci permette di creare un’entità più grande dotata di liquidità”, spiega l’amministratore delegato di Gnv Roberto Martinoli, che apre la porta all’operazione Tirrenia: “Di sicuro se dovessimo fare un’offerta lo faremo con il nuovo assetto”.

Alla luce di quanto sopra, si vede che il settore marittimo è un settore promettente, e Tirrenia a certe condizioni potrebbe diventare profittevole. Il punto è: queste condizioni a spese di chi verranno poste? Si spera non del contribuente italiano.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Gaspare Compagno

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