Archivio per Ottobre 2010

I temporeggiatori: la crisi uccide l’agricoltura e loro aspettano

postato il 14 Ottobre 2010

Aratura del terreno di Vito - BariQualche giorno fa, alla Camera dei Deputati, gli onorevoli Mauro Libè, Teresio Delfino e Gian Luca Galletti, hanno presentato all’aula parlamentare alcuni ordini del giorno, che prendendo atto della grave situazione dell’agricoltura italiana, delle aziende agricole, degli alti costi di produzione e dei bassi prezzi di vendita, che non riescono a ripagare le spese sostenute dagli agricoltori, della crisi del settore bieticolo-saccarifero e della forte incertezza dei mercati mondiali di materie prime. Gli ordini del giorno sono stati approvati, anche con alcuni voti della maggioranza, ed ora impegnano il Governo e il ministro dell’Agricoltura Giancarlo Galan ad attivarsi con tutti mezzi, a livello locale, nazionale e comunitario per reperire risorse da investire in questi settori vitali per molte aree d’Italia. Non basta: bisogna cercare concertazione a livello europeo per ridistribuire la ricchezza prodotta nella filiera agroalimentare in maniera più equa e soprattutto guardando al produttore.

Ha ragione il ministro Giancarlo Galan quando dice che l’ordine del giorno dell’onorevole Libè e colleghi è aria fritta. Infatti la situazione è continuamente peggiorata, in un’univoca discesa dei redditi che ha portato all’azzeramento totale dei profitti, fino al sorgere di gravi situazioni di indebitamento degli agricoltori. Ma al ministro ha risposto la Camera dei Deputati, approvando l’odg presentato dagli onorevoli dell’Udc, con 247 voti a favore. Dopo tanti anni di crisi perenne, dopo tanta rabbia degli agricoltori, dopo tante belle parole spese da destra e sinistra, il Governo del Fare, cosa ha fatto? Rappresentato dal ministro competente, il Governo ha rigettato al mittente l’ormai arcinota “questione agricola”, tacciandola come vecchia.

Ma cosa si può fare per rialzare il settore primario? Le risposte potrebbero essere tante. Le vie per il rilancio organico dell’agricoltura sono infinite e tutte potrebbero portare a dei risultati, ma il Governo quale di queste strade ha preso? Per ora è al bivio, in attesa che qualche azienda chiuda, che qualche altra vada in mano alle banche, che qualche agricoltore venda i terreni e la casa, da dove la sua famiglia vive da più di 3-4 generazioni e vada a fare il disoccupato in “città”. Il Governo attende una possibile ripresa interna dei consumi, una nuova politica economica dall’Unione Europea, un rilancio delle esportazioni, un’annata climatica decente. Forse il Governo attende che il mercato faccia la sua parte e che la regola del più forte prevalga anche in agricoltura: pesce grande mangia pesce piccolo.

Gli onorevoli Libè e Galletti chiedono al Governo di investire risorse e tempo nel settore bieticolo-saccarifero, ormai allo stremo dopo anni di completa distruzione attuata dalla Comunità Europea. Io mi chiedo: perché continuare con lo stato comatoso in cui persistono le aziende agricole del comparto bieticolo-saccarifero? I soldi ci sono solo per rottamare le attrezzature delle aziende del settore e per la riconversione di tutte le strutture industriali e produttive che lavorano le barbabietole. Se si tratta di un settore vitale per l’economia locale e per le migliaia di lavoratori che vi sono impiegati, perché riconvertirlo ad altre produzioni, che poi faranno la stessa fine del settore bieticolo-saccarifero tra qualche anno? Perché un settore di 10 mila aziende agricole, in 11 regioni italiane, con 62 mila ettari che riforniscono 4 stabilimenti industriali produttori di zucchero completamente consumato dal mercato italiano, occupando il 30% del mercato nazionale, deve essere dismesso? Perché questo suicidio? Perché i costi superano i ricavi e allora c’è bisogno di soldi pubblici per reggere a galla la barca: contributi, premi, finanziamenti, ecc.

Possibile che la Grande Europa non riesca a trovare un equilibrio ai settori agroalimentari? Possibile che non riesca a difendere le produzioni locali, le produzioni nazionali, le produzioni autoctone? Possibile che non sappia fare altro che concedere a destra e a manca indicazioni di origine protetta e denominazione di origine controllata e altre sigle varie? E bene si: i tanti governi dell’Europa unita non riescono a governare i mercati internazionali di materie prime. L’unico modo sarebbe reintrodurre dazi doganali degni di tale nome e portare ad un aumento consistente del prezzo dei prodotti di consumo alimentare, spostando i problemi dal produttore al consumatore, senza penalizzare i livelli intermedi. Quale la via da intraprendere? Anche l’Europa aspetta. Attende i mercati, la fine della crisi, la ripresa dell’economia. Ma forse attende ancor più il 2013, anno della scadenza dell’attuale Pac (politica agricola comunitaria), per iniziare a discutere di una nuova Pac più equa, meno spendacciona, più mirata alle vere esigenze del settore, più sana. Insomma tutti attendono.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Antonio Di Matteo

3 Commenti

Riforma dell’Università? A costo zero è irrealizzabile

postato il 14 Ottobre 2010

I tagli lineari stanno uccidendo il futuro dei nostri figli. Fare una riforma a costo zero dell’Università è semplicemente impossibile.
Per cui, il ministro Tremonti e il Presidente del Consiglio si assumano le loro responsabilità: spieghino al Paese che la Gelmini ha scherzato e che questa riforma così, senza soldi, è irrealizzabile.

Pier Ferdinando

1 Commento

Irresponsabile parlare di elezioni, ma legge elettorale va cambiata

postato il 13 Ottobre 2010

L’intervista al Tg3

Bersani si pone il problema di un allargamento della sua alleanza a sinistra, fa bene a farlo ma io gioco un’altra partita: non ci interessa aggiungere un posto al tavolo della sinistra così come abbiamo rifiutato di aggiungere un posto al tavolo di Berlusconi. Questo bipolarismo ha fallito, quando questi signori se ne renderanno conto, e faranno qualche piccola autocritica, potranno incominciare a dialogare con l’Udc.
Rifare la legge elettorale? Qualcuno evoca questa cosa come se fosse un peccato, ma una legge elettorale in cui 5 persone nominano mille parlamentari e in cui questo premio di maggioranza, che doveva stabilizzare, ha finito per fare deflagrare dopo due anni Prodi e dopo due anni e mezzo Berlusconi con 100 parlamentari di maggioranza, che cosa aspettiamo a cambiarla? Prima si cambia e meglio è.

2 Commenti

WiFi libero, il decreto Pisanu va abolito perché inutile e dannoso

postato il 13 Ottobre 2010

wifi di güneş in wonderlandDa cinque anni in Italia c’è una legge che tutti (da Destra a Sinistra) hanno sempre definito sbagliata. Da cinque anni, però, nessuno ha mai presentato una proposta seria per abolirla. Oggi, finalmente, quel santo giorno sembra essere arrivato. Stiamo parlando, ovviamente, del Decreto Pisanu. Dopo l’iniziativa per l’abolizione portata avanti da Lanzillotta, Barbareschi, Rao e Gentiloni. Poco fa alla Camera si è proprio tenuto un question time sull’abrogazione di questo Decreto, illustrato proprio dall’On. Rao e tutto fa pensare che questa volta, gli estremi per avvicinarci un po’ di più all’Europa e a un rapporto sano con la modernità ci siano tutti.

Il Decreto Pisanu è superato per una serie di diversi motivi. Primo, perché fu pensato come argine per il rischio di terrorismo informatico, forma di terrorismo mai avvenuta sul nostro territorio. Secondo, perché l’Italia è un Paese fortemente tecnologizzato, ma con un handicap fortissimo, quello di non avere lo Stato dalla propria parte. Da noi ci sono infatti 4.806 punti di accesso Wi-Fi (in maggioranza privati), mentre in Francia ce ne sono 5 (cinque) volte di più. Prova ne è il fatto che se negli altri Paesi mezzi come I-Pod, I-Pad o Smartphone sono esclusivamente Wi-Fi, da noi sono in maggioranza Edge (dato che non ci sono punti di accesso). Terzo, perché frenare l’espansione del Wi-Fi libero è controproducente per l’economia e la nascita di nuove forme di investimento.

Senza dubbio il grande male del decreto Pisanu è contenuto nel suo primo comma (che impone la richiesta di un’autorizzazione al questore per condividere un po’ di connettività tra gli avventori del proprio esercizio commerciale) e nel quarto (il quale sancisce il famigerato obbligo di identificazione a mezzo carta d’identità nonché di logging della clientela). In parole semplici, il gestore che offre il servizio deve registrare l’utenza che ne usufruisce: se quindi mi connetto ad Internet tramite un punto di accesso Wifi, vengo automaticamente schedato. Un vero e proprio abominio dal punto di vista intellettuale e sociale. Un inutile e dannoso adempimento burocratico dal punto di vista giuridico. Scorrendo le varie statistiche, ci si può bene rendere conto di come l’Italia sia sistematicamente tra gli ultimi Paesi in Europa, a fianco di Romania e Bulgaria, per tutto quanto riguarda Internet e informatica. Ciò che più colpisce è la fotografia sociale che ne risulta: metà dei nostri cittadini non ha mai usato un computer (a fronte di un’altra metà, quella più giovane, che però è più che al passo con i tempi); sono indietro anche le imprese, che investono decisamente meno di quelle tedesche o inglesi in tecnologie dell’informazione (e qui ne paga chiaramente il nostro livello di concorrenza); è complessivamente indietro la pubblica amministrazione, nonostante i periodici annunci di rivoluzioni digitali (vero Ministro Brunetta?). Il tutto, perché, non ci sono leggi che valorizzino e supportino un uso sapiente e costruttivo di Internet nella vita di ciascuno di noi. E qual è, secondo voi, la madre di questa mancanza? Proprio il Decreto Pisanu, che – nel 2005 – rappresentò un tipo di risposta sbagliata (perché generalizzata e superficiale) a un serio problema come quello del terrorismo. Perché non è certo chiudendo le porte ad Internet che si impediscono gli attentati.

Altro punto, molto interessante, che a nostro avviso merita di essere portato all’attenzione di tutti il prima possibile è il fatto che il Governo italiano non abbia ancora liberato le frequenze necessarie per ampliare le reti mobili, cosi che navigare in Internet con le chiavette internet è sempre più difficile. Eppure, come spiega un rapporto realizzato dalla School of Management del Politecnico di Milano, gli italiani che navigano attraverso la rete mobile sono saliti alla fine dell’estate a 12 milioni, il doppio dei sei milioni di inizio 2009. Questo significa che, per gli operatori, vendere l’accesso a Internet attraverso la rete mobile sta diventando un business, stimato a fine 2009 in circa 1,24 miliardi di euro (più 30 per cento rispetto al 2008). Una miniera d’oro, che però non viene adeguatamente sfruttata, per il discorso di cui sopra: a fronte di pochissime frequenze, il traffico sta diventando eccessivo. Il rischio di collasso è dietro la porta. Inoltre è chiaro a tutti che le tariffe italiane sono tra le più salate d’Europa, mentre la velocità effettiva di navigazione è circa un quinto di quella promessa. In Austria e Finlandia bastano 10 euro al mese e si naviga quanto si vuole, ovunque; in Germania e in Spagna bastano 17 euro. Un sogno per gli utenti del nostro Paese.

Ecco perché l’on. Roberto Rao non ha tutti i torti a dichiarare inutile e dannoso il Decreto Pisanu. Perché, finalmente, avremo la possibilità di liberarci di uno di quei fastidiosissimi e retrogradi laccioli burocratici che frenano il lavoro, lo svago e l’impegno di cittadini moderni, attivi e ben informati.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

————–

A seguire la trascrizione stenografica del question time odierno

Interrogazione a risposta immediata sulla liberta della rete wi-fi

Illustrata dall’On Roberto Rao

PRESIDENTE. L’onorevole Rao ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01274 concernente gli intendimenti del Governo in merito alla proroga dell’efficacia dei limiti previsti dall’articolo 7 del decreto-legge n. 144 del 2005 in materia di accesso senza fili alla rete Internet

ROBERTO RAO. Signor Presidente, signor Ministro – come lei ben ricorda – all’indomani degli attentati di Londra e Madrid, sanguinosi, nelle metropolitane, il nostro Paese – come tanti altri – assunse una serie di misure di contrasto al terrorismo, tra cui il cosiddetto decreto Pisanu. Un decreto che ha posto dei limiti severi – parliamo di adempimenti burocratici pesantissimi – per l’accesso alla rete Internet senza fili (la cosiddetta rete wi-fi). Si tratta di una norma che non ha eguali in altri Paesi  occidentali e secondo la quale i gestori dei pubblici servizi per utilizzare questo sistema, ancora oggi, sono obbligati a chiedere una specifica licenza al questore, a identificare con documento coloro che vogliono accedere alla rete, e a conservare i dati cartacei in un apposito archivio.
Gli stessi proponenti hanno ammesso che questa misura si è rivelata poco utile per il contrasto al terrorismo, ma molto gravosa per la diffusione del libero accesso ad Internet, e dunque estremamente dannosa per lo sviluppo del nostro Paese. Concludo, signor Presidente, facendo una richiesta al Ministro: visto che su iniziativa degli onorevoli Lanzillotta e Gentiloni, insieme al collega Barbareschi, abbiamo presentato una proposta di legge per abrogare o per modificare questa norma, vorrei sapere il parere  del Governo su questa questione.


PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.


ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo all’onorevole Rao sulla base degli elementi che sono stati forniti dal Ministero dell’interno. Come lei ha ricordato, l’articolo 7 del decreto-legge n. 144 del 2005 fa parte di un gruppo di disposizioni volte a controllare attività sensibili, in particolare gli Internet point e gli altri esercizi nei quali sono offerti servizi di comunicazione anche telematica, in relazione a possibili minacce terroristiche. Questa  disposizione risponde quindi a esigenze di sicurezza dello Stato. Va evidenziato che l’applicazione della normativa, di straordinaria importanza, ha consentito attività investigative di assoluto rilievo per il contrasto del terrorismo sia nazionale che internazionale, nonché per il contrasto del grave fenomeno della pedopornografia on line. Le richieste di semplificazione e di liberalizzazione poste alla base della sua interrogazione, onorevole Rao, unitamente all’esigenza di non pregiudicare la sicurezza dello Stato (e quindi la sicurezza dei cittadini), le posso assicurare, sono pertanto all’attenta valutazione del Governo e del  Ministero dell’interno.


PRESIDENTE. L’onorevole Rao ha facoltà di replicare.


ROBERTO RAO. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro, e mi dispiace che abbiano scomodato lei, nel senso che la mia richiesta poteva anche essere rivolta al Ministro Romani, o al Ministro Calderoli (che è competente per la semplificazione). Con grande cortesia lei ha interpretato, invece, il pensiero del Ministro dell’interno che chiaramente ha come primo interesse quello della tutela dei nostri cittadini rispetto agli attacchi e in materia di sicurezza anche internazionale, ma è lo stesso pensiero  che abbiamo noi. Ovviamente la sicurezza nazionale viene al primo posto, ma questa norma a nostro giudizio – lei ha citato alcuni fatti, ma la risposta era anche necessariamente sintetica e generica, sui grandi risultati cha ha dato questa norma in termini di contrasto al terrorismo e questa è la prima volta che ne sentiamo parlare, e sarà il caso di approfondire la questione in sede di dibattito parlamentare – senza dubbio complica la vita dei cittadini, quindi ci saremmo aspettati un intervento che  lasciasse presupporre un’iniziativa un po’ più forte per abrogarla. È una questione che non riguarda soltanto la sicurezza dei cittadini. Internet rappresenta per noi l’ultima frontiera della libertà, ma anche un volano determinante per lo sviluppo dell’economia. L’abrogazione o la modifica del decreto Pisanu presenta un interesse trasversale. Lei lo sa, anche nei vertici della Commissione Trasporti abbiamo trovato una grande attenzione. Si possono trovare anche soluzioni intermedie (forse quelle che lei  ha auspicato), ma si deve assolutamente cancellare l’obbligo per i gestori di conservare un archivio cartaceo di chi si connette, altrimenti siamo veramente agli antipodi. Del resto, se un terrorista ha in animo di commettere un attentato non gli sarà certo difficile falsificare un documento in modo da ingannare il gestore di un locale pubblico. Inoltre, corriamo l’ulteriore rischio che questa norma venga ancora una volta prorogata con il mille proroghe che sarà approvato da qui a breve. E così, di anno in anno, di proroga in proroga, il decreto Pisanu potrebbe diventare come le accise sulla benzina introdotte per la guerra d’Abissinia, rinnovate ciclicamente fino ad assumere un’impropria stabilità. In altre parole, si rischia di prorogare una norma sbagliata solo perché non si trova il tempo di occuparsi della questione.

L’Italia ha un quinto dei punti di accesso wi-fi della Francia, è agli ultimi posti in Europa – e che tristezza queste classifiche – a fianco di Romania e Bulgaria. In altri Paesi che si impegnano come noi e forse anche più di noi nella lotta al terrorismo non ci sono regole simili. Per quanto riguarda lo sviluppo di Internet noi saremo in prima linea, anche al fianco di iniziative come quella che abbiamo presentato noi o di analoghe del Governo. Se vogliamo crescere e svilupparci dobbiamo colmare questo  grave ritardo.

1 Commento

Afghanistan, La Russa si assuma responsabilità sulle bombe

postato il 13 Ottobre 2010


Tutti noi siamo stati colpiti molto ieri, durante i funerali di Marco, di Francesco, di Sebastiano, di Gianmarco. E dall’esempio che ci hanno dato i familiari di questi caduti.

Ci inchiniamo a questi familiari perché rappresentano l’Italia migliore, l’Italia che sa reagire alle avversità e che con grandissimo senso di amore verso la Patria subisce un lutto così grande da non poter essere descritto. Vorrei anche fare ricordare a tutti: queste sono famiglie del Mezzogiorno. Se noi prendiamo la tragica statistica di questi caduti, noi vedremo dall’inizio del conflitto in Afghanistan che gran parte di questi caduti sono del Mezzogiorno. E questo è un elemento di meditazione per far capire a tutti quanto debito noi dobbiamo a questa parte di Paese, che troppo spesso subisce i pregiudizi di propagande negative.

Il ministro La Russa ha scelto di non dotare di bombe la flotta aerea dei tornado. Oggi vi è una mutata opinione dei vertici militari e il Ministro è propenso a prenderne atto. Io da persona e come esponente di un partito che ha sempre votato le missioni di pace, la richiamo alla solitudine della responsabilità. Non può scaricare su terzi la decisione, ma qualsiasi sarà, avrà la mia solidarietà. [Continua a leggere]

3 Commenti

15 ottobre, Rosarno

postato il 13 Ottobre 2010

Ore 15.00 –  Liceo scientifico R. Piria di Rosarno

Incontra i giovani calabresi e partecipa al dibattito: “Legalità e sicurezza: le principali infrastrutture per un vero sviluppo del Mezzogiorno”

Commenti disabilitati su 15 ottobre, Rosarno

Scontri Italia-Serbia, solidali con la Polizia italiana

postato il 13 Ottobre 2010

Autorità serbe si assumano proprie responsabilità

Attaccare la Polizia di Stato per i comportamenti avuti ieri per la partita Italia-Serbia è completamente fuori luogo. Cosa avrebbero dovuto fare le forze dell’ordine?
E’ chiaro che il loro comportamento responsabile ha evitato una possibile carneficina.
E’ stata una pagina buia per lo sport, ma le autorità serbe devono assumersi le proprie responsabilità e non possono certo riversarle sulla parte lesa.

Pier Ferdinando

Commenti disabilitati su Scontri Italia-Serbia, solidali con la Polizia italiana

14 ottobre, Reggio Calabria

postato il 13 Ottobre 2010

Ore 16.oo –  Reggio Calabria  (Teatro comunale Francesco Cilea )

Partecipa alla 46ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani sul tema:
“Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del Paese”

Commenti disabilitati su 14 ottobre, Reggio Calabria


Twitter


Connect

Facebook Fans

Hai già cliccato su “Mi piace”?

Instagram