Archivio per Dicembre 2010

Il nostro programma è la pacificazione nazionale

postato il 11 Dicembre 2010

Il nostro programma è la pacificazione nazionale. Basta con queste risse che vedono tutti contro tutti, siamo in una crisi sociale enorme dove, ad esempio, il 5 per cento della famiglie non riesce a pagare il mutuo,
Chi sta governando ha fallito, si e’ rotta la speranza: fino a ieri i nostri padri speravano che noi stessimo meglio di loro, oggi noi speriamo che i nostri figli riescano a mantenere il livello di vita che abbiamo acquisito noi.
La politica non si può appaltare ai ragionieri, come quando si decide di fare i tagli lineari. La politica deve scegliere dove c’è da investire: scuola, ricerca, università, giovani, famiglia. E scegliere dove c’è datogliere, magari anche tagliando gli enti inutili: cosa che non si riesce a fare perché poi la Lega, una volta arrivata al Governo, si guarda bene dal tagliare una parte di sé.

Pier Ferdinando

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Rifiuto la democrazia bovina, non tutti hanno un prezzo

postato il 11 Dicembre 2010

In principio fu la pecora.  Forse la prima volta che gli animali da allevamento entrarono nel vocabolario della politica italiana fu grazie al missino Teodoro Buontempo che i suoi chiamavano familiarmente “er pecora”. In tempi più recenti si sono fatte strada le capre e i maiali, anzi i porci, grazie a Vittorio Sgarbi e Umberto Bossi, ma nella seconda repubblica a dominare incontrastati sono i bovini.

Da più di vent’anni l’ambito semantico bovino segna la politica italiana: si usano verbi come “mungere” e “foraggiare” e la stessa classe politica si è avviata ad una singolare omologazione con la specie bovina tanto da mutuarne comportamenti come la transumanza. Gli esperti politico-bovini hanno definito transumanza l’abitudine di gruppi di parlamentari  raccolti in gregge-partito che in tempi propizi lasciavano le irte zone dell’opposizione per i pianeggianti pascoli governativi. Come non ricordare le bucoliche transumanze mastelliane? In tempi in cui l’economia trionfa, si è affermato con successo il famigerato mercato delle vacche: prima delle elezioni pastori e allevatori (anche di Montenero di Bisaccia) riempiono le loro stalle di capi pregiatissimi che mandano a pascolare a Montecitorio, e quando i tempi si fanno difficili queste vacche floride diventano oggetto di intensa e provvidenziale compravendita, addirittura alcuni esemplari sono così intelligenti che si offrono da soli al miglior acquirente. Inutile dire che Il Cavaliere in questo campo è davvero esperto, non per niente ad Arcore aveva uno stalliere.

Anche se le battute e le ironie su questa democrazia bovina sono fin troppo facili alla fine resta una certa amarezza davanti a queste giornate convulse dove figure assolutamente mediocri e modeste pretendono, con la compiacenza di tv e giornali, di fare la storia della Repubblica. Ma potevamo aspettarci di meglio da un Parlamento di nominati? Evidentemente no. In questo quadro così desolante spiccano Pierferdinando Casini e i parlamentari dell’Udc. Attenzione non c’è nessuna intenzione di fare una banale peana del leader dell’Udc, ma è un dato di fatto che i presunti “poltronari” dell’Udc, per dirla alla Bossi, siano gli unici che da due legislature se ne stanno tranquillamente all’opposizione di Prodi e Berlusconi senza nessuna intenzione di offrirsi e farsi comprare. Chapeau!

Purtroppo le buone intenzioni di Casini non ci salvano dal generale quadro desolante e così fino al 14 dicembre, e forse fino a quando la politica italiana non cambierà rotta, saremo costretti prima di dormire a continuare a contare le vacche parlamentari al posto delle classiche pecorelle. La democrazia è dunque bovina, ma il popolo è sempre più bue.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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Il pallottoliere non risolve i problemi

postato il 10 Dicembre 2010

Per la 38° volta martedì voteremo la sfiducia

Se qualcuno, sottovalutando la gravità del momento, si illude che il pallottoliere serve a risolvere i problemi, è fuori dalla realtà e vive in un altro pianeta. Noi da settimane sollecitiamo con forza il Presidente del Consiglio a guardare in faccia la realtà. Lui, più che la realtà, mi sembra guardi in faccia il pallottoliere. Ma l’Italia ha bisogno di un governo vero, non di tirare a campare.
I cosiddetti due poli hanno dimostrato di non riuscire a governare il Paese.
In questa legislatura noi abbiamo votato 37 volte la sfiducia a Berlusconi. Martedì la voteremo per la 38° volta.

Pier Ferdinando

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Non tutti siamo in vendita

postato il 10 Dicembre 2010

Credo che in questi momenti stiano avvenendo fatti che umiliano fortemente la politica e le istituzioni. E la responsabilità non e’ solo di chi fa questa campagna acquisti, e’ anche e soprattutto di chi si fa acquistare venendo meno ad un dovere che è quello di crearsi un’opinione e di votare nell’interesse dei cittadini. Quando un politico fa una scelta di convenienza, magari perché c’è una sorta di trattativa parallela, quel politico umilia la gente e l’Italia. Ma nel Palazzo non tutti siamo in vendita.

Pier Ferdinando

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Rassegna stampa, 10 dicembre

postato il 10 Dicembre 2010
Continua il countdown in vista del 14 dicembre: ieri, alla corte di Berlusconi, sono approdati due parlamentari dell’Idv, mentre anche nell’Area di Responsabilità cominciano a emergere i primi confronti interni. Casini, infatti, non ha gradito la trattativa tra Fli e Pdl, definita un “evidente errore”: non per nulla, Fini ha puntato dritto sulla mozione di sfiducia, assicurando la compattezza del gruppo. La decisione dell’Udc sul voto favorevole alla sfiducia è irrevocabile. Interessanti, a questo proposito, i retroscena del Foglio (che ci racconta del grande ascendente esercitato da Pierferdinando Casini sui moderati) e del Fatto (che invece descrive il leader dell’Udc irremovibile davanti alle avances che gli vengono, addirittura da dentro la Chiesa). Perché se è vero, come scrivono sul Manifesto e su L’Unità, che questa è la Democrazia dei Peones e dei compratori, è pur vero che noi non ci presteremo mai a fare le vacche grasse.

Il gelo di Casini: la trattativa è stata un errore (Alberto Gentili, Il Messaggero)

Ma la trattativa continua. Gelo tra l’Udc e i futuristi (Paola Di Caro, Corriere della Sera)

Fli: basta trattative, sì alla sfiducia. Berlusconi: irresponsabili, avrò i voti (Alberto D’Argenio, La Repubblica)

Fini, linea dura tra i malumori (Fabio Martini, La Stampa)

Mani libere per Casini: il «no», poi tutto è possibile (Lina Palmerini, Sole24Ore)

Sorgi – Nei giorni decisivi per la sopravvivenza Berlusconi gioca su più tavoli (Marcello Sorgi, La Stampa)

L’Idv perde due pezzi. E Di Pietro va dai pm (Francesco Grignetti, La Stampa)

I poliziotti protestano davanti alla villa di Arcore: no ai tagli (Sole24ore)

Terzo Polo alla corte di Casini (Linea)

Naufraga la trattiva Pdl-finiani (La Stampa)

Mogli, amici, figli e compagne. Le assunzioni che agitano Roma (Corriere)

L’allarme delle imprese: competività a rischio (Sole24Ore)

Il Vaticano puntella B. Ma Casini resiste a Ruini (Il Fatto Quotidiano)

Il 7- dellla Bce all’Italia (Il Foglio)

“I radicali voterrano la sfiducia” (La Repubblica)

Democrazia dei peones (Il Manifesto)

Casini si è ripreso il centro della pista e fa ballare Fini al suo ritmo (Il Foglio)

A che prezzo (L’Unità)

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C’era una volta il “pacchetto sicurezza”, i sindacati di Polizia in piazza a protestare

postato il 9 Dicembre 2010

Uno dei punti di forza del programma politico di questo Governo è stato il cosiddetto “pacchetto sicurezza”: soffiando sulle paure degli italiani, sulla loro insicurezza, il PDL e la Lega si sono presentati come gli unici in grado di garantire la sicurezza dei cittadini. Anzi, si sono posti come gli unici che avrebbero potenziato le forze di polizia, per tutelare i cittadini onesti.

Ebbene, dopo due anni di governo si può serenamente affermare che non è così: l’unica cosa che ha fatto il governo è stato provare a dare vita alle “ronde di cittadini” che sono state un clamoroso flop.

Oggi tutti i sindacati di Polizia erano in Piazza (Siulp, Siap, Sap, Silp-Cgil, Fns-Cisl e Ugl), il Sindacato Autonomo di Polizia, ha affermato che la sicurezza è “al collasso e gli uffici rischiano di non essere più in grado di garantire il lavoro ordinario”, secondo quanto affermato dal suo segretario, Nicola Tanzi, mentre i sindacati di polizia, corpo forestale, polizia penitenziaria e vigili del fuoco sono scesi in piazza in decine di province italiane per protestare contro il governo. ”Siamo pronti a fare sacrifici, ma non si può mettere un tetto alle indennità operative – prosegue Tanzi – Per questo entro il 12 gennaio dev’essere approvato l’emendamento presentato dalla maggioranza e poi ritirato nell’ambito della conversione in legge del pacchetto sicurezza”. Inoltre, i fondi promessi dal governo provengono dal Fondo Unico di Giustizia, ovvero dalle somme incassate dai sequestri, e non sono assolutamente dei fondi strutturali, quindi l’anno prossimo saremmo punto e a capo.

Oggi si porta a conoscenza di tutti che esiste un problema legato alla sicurezza e alle condizioni di lavoro delle forze dell’ordine, un problema che avevamo già sollevato e denunciato sia quando avevamo condannato l’ipotesi di tagli alla sicurezza e il taglio delle tredicesime dei poliziotti, sia quando avevamo espresso solidarietà a Pignatone che chiedeva più mezzi per la lotta alla ‘ndrangheta, e solo l’altro ieri avevamo chiesto che, qualunque governo ci sia, non si abbandonino le forze di polizia, perchè noi abbiamo bene in mente quali priorità e bisogni ha la gente, e preferiamo i fatti ai proclami.

Speriamo che il Governo prenda atto di questa protesta e decida di ascoltare la voce di chi ogni girono rischia la vita per la sicurezza nostra e delle aziende, per chi tutela noi e la nostra onestà, e sopratutto speriamo che il PDL e la Lega non decidano di tradire l’enessima promessa elettorale.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Caterina Catanese

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Caro Babbo Natale, spiegagli che internet non è la televisione

postato il 8 Dicembre 2010

Caro Babbo Natale,

Natale si avvicina, e come ogni anno ti scrivo per farti avere la lista delle cose che mi piacerebbe poter trovare sotto l’Albero. Avrei tante cose da chiederti, ma mi sa che in questo periodo di crisi così profonda (a proposito, risolta la vertenza sindacale con gli elfi?) dovrò limitare le mie richieste. Avevo già abbozzato qualcosina, ma purtroppo ho dovuto stracciare tutto, perché – temo – ci sono cose più importanti di quelle che avevo pensato. E sai perché? Perché il mio pomeriggio è stato guastato dalla consapevolezza che vivo in un’Italia per certi versi ancora così medioevale e retrograda da sembrare fissata ancora negli eterni e gloriosi anni 60. Non voglio tediarti con le mie lamentale, ma vista la tua millenaria saggezza, sono sicuro che saprai darmi una mano. Ti espongo, per rapidi punti, i fatti (qualora lì da te le notizie non siano già arrivate): è da un’Estate che si combatte, con tanta pazienza e decisione, per la difesa di alcuni elementari diritti liberali e per la modernizzazione di questo Paese. Da parte mia, con molta ma molta umiltà, ho cercato di offrire un piccolo contributo alla causa, che reputo nobile e alta, collezionando – di rimando – cocenti delusioni o profonde disillusioni. Ti faccio un esempio: qualche settimana fa ho esultato (povero illuso) sentendo che il Governo si era finalmente deciso, dopo mesi di tentennamenti inutili, ad abolire l’odioso e superato Decreto Pisanu, uno di quelle perle legislative tutte italiane che ha avuto il grande pregio di impedire alla nostra nazione di mettersi al pari con quelle sorelle. Grazie a questo decreto, in Italia abbiamo detto addio molto tempo fa al Wi-Fi libero e probabilmente non daremo mai il buongiorno al Wi-Max. Ma tant’è. L’annuncio del ministro Maroni (stop al Decreto Pisanu) mi aveva restituito una flebile speranza: forse, finalmente, si poteva mettere la parola fine a un tale abominio. E invece, come volevasi dimostrare, dopo più di un mese stiamo ancora aspettando questa paventata abrogazione che si è persa nei meandri del parlamentarismo e nella ben più importante (sic!) questione di (s)fiducia al Governo. Avevano voglia i sostenitori della libertà di Internet a sgolarsi: in Italia, in troppi si preoccupano ancora di mettere il giogo allo sviluppo di Internet, altroché. E nonostante gli annunci del Ministro Maroni, siamo ancora punto e accapo.

Al peggio non c’è mai fine, mi ripete sempre mia madre, caro Babbo Natale: avrai sentito sicuramente della vicenda di Julian Assange, il fondatore di Wikileaks. La situazione, secondo me, è assai paradossale: allora, c’è un uomo che un bel giorno entra in possesso di documenti riservatissimi che gli vengono passati da qualche gola profonda dell’amministrazione Usa; quest’uomo che – casualmente, sempre casualmente – ha un’agenzia che da sempre si occupa di liberalizzare i Segreti di Stato (diffondendoli via Internet) decide di fare quello che ha sempre fatto: pubblicarli. I Grandi della diplomazia mondiale si risentono, giudicando inaccettabile e addirittura pericoloso per gli equilibri del Pianeta il fatto che i molti conoscano ciò che i pochi pensano e decidono. Sarò un irresponsabile, ma io non ci vedo nulla di male (ma poi i fascicoli riservati sul tuo conto li hanno più pubblicati?): purtroppo il mio Governo (sì, sempre lui) non la pensa come me (non è un caso e me ne vanto) e per bocca del Ministro degli Esteri ha espresso una ferma condanna (e fin qui, ci poteva anche stare), arrivando però a definire questo Assange un “criminale”. E non contento di ciò, oggi era così soddisfatto dell’arresto del pericoloso bandito, da arrivare a dire che “per fortuna l’accerchiamento internazionale ha avuto successo”. Ma che bello, ti rendi conto?! Chi se ne frega di Bin Laden (ma tu che lo sai, esiste veramente? O è solo una bufala?), così vecchio e superato, ormai? I suoi messaggi di morte a milioni di cittadini fanno solo un baffo alle pericolosissime video-chat di Assange.

Al peggio non c’è mai fine: e infatti l’assoluta incomprensione e incompetenza del nostro Ministro sono solo funzionali a completare il grazioso quadretto di utilizzo di Internet da parte di vaste fasce di questo Centrodestra tutto italiano: altro che medioevale, qui siamo tornati ai temi del Soviet (ah, amata retorica del grande partito liberale di massa). Non ci credi, Babbo? Qualche tempo fa passavo dalle parti del sito internet del deputato Pdl Antonio Palmieri, responsabile internet e nuove tecnologie di questo partito. Un bel sito, non c’è che dire. Sai che mi sono detto? Quasi quasi glieli scrivo pure i miei complimenti. Vado quindi per commentare e che mi trovo davanti: Per fare in modo che la conversazione sia utile e proficua, tutti i commenti saranno letti ma saranno pubblicati quelli che porteranno un contributo effettivo al tema proposto dal post. Oddio, ma stiamo scherzando? La netiquette dei blog insegna che tutti i commenti, anche quelli più duri e meno graditi, vengano pubblicati, purché non siano gratuitamente volgari. In questo blog, la concezione è ribaltata: da una parte si assicura la lettura di tutti i commenti, ma dall’altra si mette in chiaro che il blogger si arrogherà il diritto di scegliere ciò che è buono e ciò che è sbagliato, ad esclusivo diritto delle sue convinzioni. Ognuno sia padrone nelle sue cose, va bene: ma a tutto c’è un limite. Chissà se a casa sua funziona pure così: tutti invitati, tutti ascoltati, ma possono parlare solo gli interpellati dal padrone di casa. Bene, molto bene.

Al peggio non c’è mai fine: mai parole furono più profetiche. E infatti, mio caro Babbo Natale, abbiamo la chicca della giornata. Qui in Italia esistono dei cosiddetti Promotori della Libertà (bel nome, eh?) che hanno il compito di difendere la grande rivoluzione liberale portata avanti da Berlusconi in 16 anni di politica (beati loro che riescono a vederla!). Ebbene, sappi che grazie a un amico ho avuto modo di leggere una lettera che la Presidente di questi Promotori, il ministro Michela Brambilla, ha inviato ai suoi soldati . Dopo tante formalità, il ministro annuncia che il Premier ha intenzione di diffondere un messaggio audio in occasione di una manifestazione di sostengo e chiede quindi “di tener conto della necessità di dotare le strutture di un impianto audio, proporzionato all’iniziativa, che possa efficacemente diffondere il messaggio del nostro Presidente Berlusconi”. Stop. Internet – nella sua visione – è solo un supporto efficace per veicolare un messaggio in modo esclusivamente verticale e acritico. Ora, dimmi tu se questi hanno capito cosa vuol dire usare correttamente la Rete. Negazione del confronto orizzontale, i metodi della tv portati su Internet, obbligo di diffondere pedissequamente il messaggio del leader, affinché “la sua voce e le sue argomentazioni possano arrivare direttamente alla gente”. Senza inutili intermediari o ancora più inutili dialoganti.

Caro Babbo Natale, ti avrò annoiato fin troppo, scusami. Purtroppo le cose da dire sarebbero ancora tante ma io non ti ho ancora chiesto cos’è che voglio per Natale. Per me non chiedo nulla: chiedo solo che la notte del cenone, gli esponenti del governo ricevano un manuale semplice semplice che gli spieghi che Internet non è male e che non è nemmeno la Televisione. Internet è libertà, è partecipazione, è il nostro patrimonio più prezioso. Ma se proprio riterrai questo impossibile, allora portami via con te: lavorerò come elfo o come folletto, mi va bene tutto. Accetto anche la paga minima salariale. Lo prometto.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

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Rassegna stampa, 8 dicembre

postato il 8 Dicembre 2010
Il borsino parlamentare fa su e giù e le quotazioni di Piazza Montecitorio sono sempre più pazze: ieri – fino almeno alla serata – a tenere banco sono state le posizioni dell’Area di Responsabilità, rinvigorito dall’annunciata candidatura di Gabriele Albertini a Sindaco di Milano. Ma, come ci raccontano i giornali di oggi, in realtà il tutto ha i contorni di un giallo, ed ecco allora i berluscones che giurano di avere dalla propria un deputato Idv pronto a votare sì al Governo, attirandosi le furie e gli strali di Di Pietro (per capire cosa stia succedendo, leggete l’intervista al Riformista di Enrico Musso). Nel frattempo, Fini – intervenendo a Ballarò – ha assicurato che la sfiducia ci sarà e con essa anche un deciso cambio di pagina, mentre è bagarre anche nel PD, dopo il ricevimento ad Arcore del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che su La Stampa attacca i compagni: “io parlo con Silvio, voi volete allearvi con Fini”. Sempre ieri, poi, al teatro La Scala di Milano, il grande Maestro Daniel Barenboim ha riportato l’attenzione sui tagli ai finanziamenti alla cultura portati avanti dal Governo, leggendo l’art. 9 della Costituzione (non perdetevi il commento di Natalia Aspesi su La Repubblica) e scatenando le ire del Centrodestra (leggete la cronaca da ItaliaOggi). Infine, da non perdere due interessanti editoriali (“Il potere digitale” di Rodotà e “Il Barrito leghista” di Stella sul Corriere) e l’intervista de La Repubblica al Presidente Ciampi, che oggi compie 90 anni.

Renzi al Pd: io parlo con Silvio, voi volete allearvi con Fini… (La Stampa)

“Prendo meno dell’autista di Calearo. Il prezziario? C’è domanda e offerta” (Il Riformista)

L’impegno degli europarlamentari italiani. “Pronti a portare il caso nell’aula di Strasburgo” (Avvenire)

Il Sant’Ambrogio di Albertini (Il Manifesto)

Il Potere digitale (La Repubblica)

Il Maestro e la Costituzione (La Repubblica)

Il barrito leghista di Matteo Salvini (Corriere)

Il 5 per mille punta sull’ultimo treno del milleproroghe (Sole24Ore)

I 90 anni di Ciampi: “La politica ha perso il senso delle istituzioni” (La Repubblica)

“Ho deciso”. Giallo su Albertini candidato (Corriere)

Governo in bilico sulla Scala (ItaliaOggi)

Fini: voltare pagina, la sfiducia ci sarà (Corriere)

Corsa all’ultimo voto. Un caso le fughe dall’Idv (Corriere)

Al Pil servono grandi aziende (Sole24Ore)

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L’Italia non ha bisogno di un governo che tiri a campare

postato il 7 Dicembre 2010

Non è il 14 dicembre il d-day della politica italiana ma il 16, quando si riuniranno i ministri dell’Ecofin. Sarà quella la prova del nove per l’Italia, perché chi parteciperà dovrà dire come stanno le cose e cosa si intende fare.
In qualunque modo andrà, anche se Berlusconi dovesse avere una fiducia di 2 o 3 voti, è chiaro che non potrà andare avanti.
Se battibecchiamo su un voto in più o in meno le distanze tra politica e cittadini aumentano. L’Italia non potrà essere governata da un governo che tiri a campare. Credo che difficilmente Berlusconi dimostra consapevolezza del fatto che il Paese ha bisogno di un altro governo, ma forse dovrebbe fare un po’ di autocritica.
E’ stato in politica per 14 anni in tanti ruoli e non mi sembra un reato che chi è all’opposizione, o chi è stato espulso dal presidente del Consiglio, chieda di cambiare: hanno cambiato la Thatcher e Blair, che erano campioni del mondo in confronto a Berlusconi.

Pier Ferdinando

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