12 dicembre, Roma
postato il 7 Dicembre 2010Ore 11.00 – Cinema Adriano (Piazza Cavour, 22 – quartiere Prati)
Partecipa a una manifestazione pubblica
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E’ innegabile che stiamo assistendo alla fine di una lunga stagione politica segnata dalla figura di Silvio Berlusconi, e ogni tramonto acquista connotazioni particolari a secondo dei comportamenti di chi, nel bene e nel male, si avvia ad uscire di scena. Ci sono tramonti che sono delle onorevoli uscite di scena: uomini e donne che hanno servito il proprio paese che ad un certo punto intuiscono di aver concluso il proprio ciclo, e dopo aver dato il proprio contributo decidono di lasciare ad altri il compito gravoso di reggere le sorti della nazione. Penso in questo caso a politici del calibro di Winston Churchill, Margaret Thatcher o Josè Maria Aznar, ma penso anche a casi particolari come quello del dittatore spagnolo Francisco Franco che, al crepuscolo del franchismo, e della sua vita prese tutte le misure per favorire una transizione il più possibile indolore della Spagna verso un cambio di regime riconsegnando la Spagna alla casa reale spagnola.
Ma ci sono anche stagioni politiche che non vogliono finire, ci sono uomini che non accettando la fine del proprio potere si abbarbicano alla loro poltrona costi quel che costi. Queste situazioni sono sempre drammatiche perché quasi sempre comportano dei fenomeni aberranti della normale dialettica politica e segnano delle profonde e feroci divisioni. I regimi totalitari che hanno funestato l’Europa del ‘900 sono degli esempi drammatici di queste agonie dei potenti, di questi crepuscoli degli dei, basti pensare a Hitler nel suo bunker o alla vicenda di Nicolae Ceausescu in Romania.
Queste dinamiche deleterie sono state innescate proprio dall’atteggiamento di Silvio Berlusconi che rifiutandosi di riconoscere i problemi politici presenti all’interno della compagine governativa e della sua coalizione, e soprattutto rifiutando incredibilmente l’idea di un dissenso politico interno al suo partito, ha preferito al dialogo e alla mediazione uno scontro aperto, un regolamento di conti che ricorda tanto il “muoia Sansone con tutti i filistei”. Così Berlusconi in vista dello scontro finale si è fatto prendere da una specie di “sindrome del bunker”: asserragliato a Palazzo Chigi programma vendette e brandisce l’arma del voto anticipato per spaventare gli assedianti sicuro di un consenso spropositato.
Questa sindrome del bunker di Berlusconi non è alimentata solamente dallo smisurato ego del Cavaliere ma anche dall’azione di pretoriani e fedelissimi che, tolti di mezzo i più saggi consiglieri del Premier, quotidianamente si preoccupano di surriscaldare il clima e di fare del voto di fiducia del 14 dicembre una specie di giorno del giudizio, una epica battaglia tra le forze del bene e del male. In questo contesto vanno inserite le parole di fuoco di Berlusconi e dei suoi fedelissimi, le liste di proscrizione di Libero, gli sproloqui sui traditori e il consueto mercato delle vacche, tutta la letteratura tipica della fine di un regime che è destinata purtroppo a crescere dopo un eventuale voto di sfiducia e in vista di un feroce scontro elettorale.
Le tinte di questo tramonto politico sono già fin troppo fosche ed è naturale chiedersi se è giusto in questo frangente così delicato della politica e dell’economia gettare l’Italia nel caos politico, nella spirale di fango e meschinità che si staglia minacciosa all’orizzonte. Berlusconi è ancora in tempo per uscire dal suo bunker e affrontare con buon senso i nodi politici irrisolti e avviare una stagione nuova, ma se così non sarà dovrà rassegnarsi ad un oscuro epilogo per lui e per il Paese perché dai bunker della storia nessuno, né uomini né nazioni, ne sono usciti indenni.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi
La lotta alla criminalità non deve avere né confini né colori politici. La confisca è un processo che deve andare avanti.
Mi pare che in questo momento di crisi politica e di polemiche violente sia importante individuare un settore nel quale governo e opposizione devono lavorare insieme, è questo lo spirito con cui abbiamo approvato il decreto sicurezza.
Qualsiasi nuovo governo verrà, o questo se resterà, deve avere come obiettivo fondamentale quello di non abbandonare il territorio ma dare risposte efficaci da parte dello Stato.
La confisca dei beni rappresenta un tema fondamentale, perché riciclare i beni sequestrati serve a far capire che la lotta alla mafia non è fatta solo di arresti importantissimi, ma anche di questi beni che vengono rimessi nel mercato del bene.
Pier Ferdinando
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Stop centrista al governo-bis del Cavaliere (Claudio Sardo, Il Messaggero)
Fini: niente ribaltoni. E Casini al premier: “Sei catacombale” (Alberto D’Argenio, La Repubblica)
Bossi studia la sua road map (Marco Alfieri, La Stampa)
«Nessun ribaltone». «Cav. catacombale» (Ettore Colombo, Il Riformista)
“Pubblicità occulta”, nuova bufera sul direttore del Tg1 (Paolo Festuccia, La Stampa)
Tra “vecchi” e “catacombe” la politica ricade sull’anagrafe (La Repubblica)
Spionaggio in Italia per le reti energetiche (La Stampa)
Rai, 2 minuti di follia (Corriere)
Mucchio selvaggio o via di fuga dal berlusconismo? (Il Fatto Quotidiano)
La Legge Ciampi e la svolta italiana sul debito europeo che spiazza i mercati (Corriere)
Da Tettamanzi stop al razzismo (Sole24Ore)
Cresce nel Pdl chi chiede una nuova fase (Sole24Ore)
Appello di Draghi al governo: adesso la priorità è crescere (La Repubblica)
A Bolzano si vive meglio. E non è solo per i soldi (Corriere)
Mentre alcuni politici fanno i salti mortali per districarsi tra affermazioni e promesse non mantenute, altri vanno al sodo e propongono sgrafi fiscali per le famiglie.
Tenendo fede all’impegno del proprio programma pubblicato questa estate, l’UDC ha presentato degli emendamenti che vogliono aumentare gli sgravi fiscali per le famiglie numerose e a basso reddito.
Ovviamente l’obiezione che sorge spontanea riguarda la copertura finanziaria di un simile provvedimento, perchè è noto a tutti che in questo momento lo Stato italiano tende più a tagliare le spese che ad investire sulle famiglie e aiutare i cittadini e secondo alcuni studi, un aumento degli sgravi fiscali costerebbe fino a 3 miliardi di euro.
Proprio per ovviare a tale obiezione, l’UDC ha collegato il maggiore esborso ad un aumento minimo del prelievo fiscale delle aliquote imposte sugli “apparecchi di intrattenimento”, ovvero le slot machines elettroniche e i poker elettronici che si trovano in molti bar, tabacchi e centri per le scommesse elettroniche. Tutte le altre forme di scommessa e di gioco non verranno toccate.
Quindi sostanzialmente come si finanzierà l’emendamento dell’UDC a favore delle famiglie?
L’attuale sistema a scaglioni prevede aliquote di 12,6%, 11,6%, 10,6%, 9% e 8% su quanto giocato; queste aliquote sarebbero incrementate, secondo la proposta dell’Udc, ognuna dello 0,5%.
Quindi le nuove aliquote andrebbero dal 13% al 8,5%.
Ma la cosa più rilevante è che questo aumento di prelievo non si traduce in un aumento di tassa per il cittadino, ma si tratta solamente di ridurre di poco, gli elevatissimi margini di profitto delle società che gestiscono le slot machines: per dare una idea, la sola Atlantis (la società leader in Italia nelle slot machines) nei primi 6 mesi del 2010 ha fatturato più di 15 miliardi di euro e si prevede che chiuderà il 2010 superando i 30 miliardi di euro.
Questi emendamenti, se approvati, saranno la dimsotrazione di come si possa intervenire a favore delle famiglie senza appesantire i conti dello Stato e senza deprimere le attività produttive in Italia.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Caterina Catenese
Troviamo assieme a Berlusconi un giovane e facciamo una bella intesa
Nessun ribaltone politico, noi parliamo di un governo di responsabilità, che è una cosa ben diversa da un ribaltone. E’ l’idea, in un momento di difficoltà per il Paese, di rafforzare le convergenze possibili per governare meglio e con più efficacia in Italia. Oggi abbiamo un governo che, non certamente per causa mia, non ha autosufficienza per riuscire a governare dignitosamente il Paese. Io dico sempre che il problema non è quello che succederà il 14 dicembre, ma il 15 o il 16.
E allora troviamo assieme a Berlusconi un giovane, o lo indichi lui, e diamo finalmente a questo Paese un governo più giovane. Noi non abbiamo bisogno di posti. Se Berlusconi non continua con pervicacia a difendere la necessità sua di rimanere lì, scelga lui, facciamo una bella intesa e un bel governo con giovani, bravi e volenterosi.
Pier Ferdinando
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Manifestazione pubblica