Archivio per Dicembre 2010

Populismo è alimentare le paure degli italiani

postato il 6 Dicembre 2010

Non si strumentalizzi il tema dell’immigrazione per vantaggio politico
 
Il razzismo, la xenofobia sono sentimenti che ci sono sempre stati, ma in passato la classe politica ha cercato di governare questi fenomeni, parlando di accoglienza e anche di convenienza. Ma oggi questi temi li si strumentalizza per trarne qualche assurdo vantaggio politico. E’ solo populismo che si alimenta delle paure degli italiani e che rischia di creare una miscela esplosiva.
Noi, invece, abbiamo bisogno di essere quello che siamo: un Paese civile, che pratica l’accoglienza e che deve fare i conti con le sue contraddizioni a cominciare dal fatto che l’Italia è ormai un Paese a bassa natalità  e che non riesce a difendere il livello di vita che ha costruito negli ultimi decenni.
Io sono convinto che il multiculturalismo abbia fallito: noi siamo in grado di accogliere gli altri se siamo consapevoli delle differenze. Non dobbiamo smarrire il senso delle nostre tradizioni perché un conto è comportarsi come una società multirazziale e un conto è pensare che la nostra sia una società multiculturale.

Pier Ferdinando

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L’eutanasia e la profonda dignità di ogni vita

postato il 5 Dicembre 2010

Eutanasia, uno dei temi etici più complicati del nostro tempo. Scelte che ognuno si augura di non dover mai fare nella propria vita e di chi gli sta attorno. Eppure il problema non scappa, non si può semplicemente chiudere gli occhi e non pensare, diventare insensibili di fronte a coloro che pensano a questa come alla giusta, “dolce” morte. Eutanasia, infatti, significa letteralmente “dolce morte”. Ad essa si appellano persone che decidono di non voler più vivere incapaci di compiere gesti normali, di parlare e comunicare liberamente, di mangiare con l’aiuto della proprie mani, di lavarsi da sole, di alzarsi dal letto, di fare attività fisica, di giocare con i propri figli, di dare un bacio alla persona amata. Ad essa si appellano anche famigliari disperati di persone in coma, in stato vegetativo, paralizzate, colpite da malattie degenerative.

La risposta a queste persone può essere il sì all’eutanasia? Il sì alla libertà di decidere della propria vita o di quella di un fratello, una sorella, un figlio, un padre?

Spesso si preferisce parlare di testamento biologico come mezzo per prevenire il dovere di fare in futuro certe scelte. In realtà, si pensa poco al fatto che il problema viene semplicemente spostato: chi può dire con certezza che tipo di persona sarà nell’eventualità in cui si trovasse intubato, costretto a dipendere dalle macchine per vivere? Chi può dire che la visione del mondo, della sua vita non sarà mutata? Dire ora, a priori, che in futuro non si vuole vivere in determinate condizioni è pericoloso. Piuttosto, bisogna tenere sempre presente che giudicare qualsiasi cosa senza provare in prima persona porta quasi sempre a degli errori. Quante persone, ad esempio, pensano ad una malattia come a qualcosa di terribile a cui psicologicamente non si riuscirà a sopravvivere? Quante persone colpite da un tumore, da una paralisi, da una malattia degenerativa, invece, cambiano completamente prospettive, modi di pensare, convinzioni tanto da riscoprire il valore vero della vita ed attaccarsi ad essa in un modo più forte, puro, senza lasciarsi condizionare da ciò che stanno affrontando e da quella bolla di sentimenti che le avvolge fatta di sconforto, dispiacere e paura delle persone che le circondano?

La vera domanda che ci si deve porre, però, è: perché un uomo, una donna, un giovane arrivano al punto di chiedere di morire? Perché una mamma, un papà, un marito, una fidanzata arrivano a chiedere di far morire la persona tanto amata? Le risposte possibili possono essere ricondotte ad una sola: una vita così non è degna di essere vissuta, vivere così non è vivere. Posto che la persona non soffra molto fisicamente (per questo si deve puntare senza esitazione sulle cure palliative), la vera sofferenza è quella psicologica.

Siamo cresciuti con la convinzione che vivere significa nascere sani, crescere, imparare, studiare, trovarsi un lavoro, sposarsi, fare una famiglia e, una volta trasmessi ai figli i mezzi con i quali sopravvivere in questo mondo, godersi finalmente la pensione e i nipotini. Vite diverse da queste ci appaiono anomale, inconcepibili: ci chiediamo quale sia il senso della vita di un disabile, di una persona down, di un bambino autistico, di un malato con poche prospettive di vita, o semplicemente di una persona che fa scelte di vita che deviano da quelle “normali”, come ad esempio decidere di non sposarsi e dedicare il tempo ad aiutare gli altri, decidere di non avere figli, decidere di vivere la vita viaggiando. Ma ci chiediamo mai se siano le nostre convinzioni ad essere sbagliate? Siamo noi in grado di decidere quale sia una vita degna di essere vissuta?

Barry Neil Kaufman, padre che è riuscito a guarire suo figlio dall’autismo grazie a nuovi atteggiamenti mentali e convinzioni e grazie a tutto l’amore che egli provava e prova per il suo bambino, scrive: “Le nostre convinzioni non solo determinano la nostra visione del mondo e il nostro atteggiamento, ma plasmano anche il modo in cui giudichiamo noi stessi, gli altri e gli eventi della nostra vita. Gran parte di noi ha imparato ad accettare una visione dell’esistenza che ci inibisce e ci crea una sensazione di disagio; ma possiamo ancora disimparare, fare una nuova scelta e intraprendere una nuova vita”. Nessuno sa dire quale sia il senso profondo di ogni nostra vita. Ma questo non ci blocca, non ci frena, non ci fa dire di non voler più vivere. Al contrario, siamo sempre alla ricerca di qualcosa di profondo, di risposte ai nostri perché; impieghiamo molto del nostro tempo nel cercare di trovare un senso a quello che ci succede o nel  tentare di trovare un filo logico che colleghi tutti gli eventi della nostra vita, in modo da farci capire chi siamo e rendeci sereni. Chi dice che la vita di persone diverse dal normale, speciali nel loro essere, abbia un valore diverso? Solo perché non possono fare della loro vita quello che noi tutti vogliamo per la nostra, non vuol dire che nel mondo non ci sia posto per loro, che la loro vita non abbia un preciso e determinato scopo.

Luigi Pirandello dice, attraverso il dialogo di un suo personaggio in “Il fu Mattia Pascal”: “Lei vorrebbe provare con questo che, fiaccandosi il corpo, si infievolisce anche l’anima, per dimostrar così che l’estinzione dell’uno importi l’estinzione dell’altra? Ma immagini un pianoforte e un sonatore: a un certo punto, sonando, il pianoforte si scorda; un tasto non batte più; due, tre corde si spezzano; ebbene, sfido! Con uno strumento così ridotto, il sonatore, per forza, pur essendo bravissimo, dovrà sonar male. E se poi il pianoforte tace, non esiste più il sonatore?”

Ogni vita è degna di essere vissuta. Non sta a noi decidere se vivere o morire. Il nostro (difficile) compito è quello di creare o trovare la risposta al perché della nostra esistenza. Allora, la morte sarà “dolce” perché naturale e fisiologica, non perchè soluzione al dolore della nostra anima.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Chiara Cudini

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Il Pdl indichi un nome per il governo d’armistizio, sennò lo farebbe il Colle

postato il 5 Dicembre 2010

A noi vanno bene Letta, Tremonti e Alfano

L’intervista su ‘Repubblica’ a Pier Ferdinando Casini di Claudio Tito

“Nessuno pensa ad un ribaltone”, ma il Pdl dovrebbe abbandonare le “parole desolanti” di Verdini e “responsabilmente” incominciare seriamente a pensare a un altro nome per Palazzo Chigi. Pier Ferdinando Casini non ha dubbi: andare al voto sarebbe “pazzia”, Berlusconi si dimetta prima del 14 per agevolare un percorso che anche in Europa ci chiedono.

Il Cavaliere, però, non ci pensa proprio a dimettersi.
“E’ comprensibile. Ma per fare cosa? Il problema è la crisi economica terribile e l’incapacità di affrontarla. Il governo non riesce a trovare la quadra nemmeno al suo interno”.

Farsi da parte con quale obiettivo?
“Deve capire che è un momento drammatico. Gli studenti che protestano, ad esempio, non possono essere liquidati con un “andate a studiare, asini”. La Ue, poi, probabilmente ci imporrà una manovra aggiuntiva. Vogliamo affrontare di petto il macigno del debito pubblico? Non parlo di una Finanziaria, ma del fatto che stiamo vivendo al di sopra delle nostre possibilità. La risposta può essere il voto anticipato? A Bruxelles ci prendono per matti”. [Continua a leggere]

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L’intervista di Maria Latella

postato il 5 Dicembre 2010

Ospite dello spazio domenicale di SkyTG24

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Ospite di ‘Otto e mezzo’

postato il 4 Dicembre 2010

Alla trasmissione de La7 condotta da Lilli Gruber. In studio Antonio Polito.

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09 dicembre, Roma

postato il 4 Dicembre 2010

Ore 9.00 – Rai Radio1

E’ ospite di Radio Anch’io

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07 dicembre, Roma

postato il 4 Dicembre 2010

Ore 23.00 – Canale 5

E’ ospite di Matrix

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Se Berlusconi vuole dare un contributo si dimetta

postato il 3 Dicembre 2010


Di solito la politica degli insulti è una politica molto debole. Berlusconi è inutile che se la prenda con gli altri: non è colpa nostra se ha dilapidato in due anni la più grande maggioranza che gli italiani hanno dato a un uomo politico e non è colpa nostra se non ha fatto una sola riforma.
Ora vuole dare un contributo? Si dimetta? Vuole il voto? Lo accettiamo con serenità. Noi non abbiamo problemi, è un problema suo.

Pier Ferdinando

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