Archivio per Gennaio 2011

Abbi coscienza di Te: Auguri Italia, 150!

postato il 9 Gennaio 2011

Tra le colline moreniche del Lago d’Iseo e i vigneti spumantini della Franciacorta sorge una villa nobiliare secentesca aperta al pubblico. E’ Palazzo Torri che animato dalla mecenate Paolina divenne un vero e proprio centro culturale e politico con feste, incontri, conferenze e dibattiti che hanno definito le linee guide dell’Italia postunitaria. Lo visitai in un pomeriggio d’estate, uno di quelli in cui fa piacere trascorrere la giornata in compagnia della Cultura e di una bella ragazza sottobraccio. Passeggiando sull’erba del giardino pensavo ai piedi che precedentemente l’avevano calcata: il poeta Giosuè Carducci, autore delle odi risorgimentali “Piemonte” e “Alle fonti del Clitunno”, lo scrittore Antonio Fogazzaro, che cercava di conciliare quel piccolo mondo antico di cui era stato testimone con il nuovo mondo venutosi a creare nel 1861, uomini di chiesa come monsignor Geremia Bonomelli voce del cattolicesimo bresciano e futuro cardinale di Cremona, uomini politici come il guardasigilli Zanardelli autore del codice civile promulgato nel 1890 che avrebbe abolito la pena di morte sul territorio italiano. Uomini e donne che avevano calcato i nostri stessi passi e abitato nei nostri paesi, uomini e donne che avevano fatto l’Italia, ognuno con il proprio contributo nel Risorgimento.

Risorgimento, che parolone… già dal nome suona molto enfatico e passionale, il sorgere di qualcosa che prima era stato spento, respinto, avversato, definito una “mera espressione geografica”, soffocato dal Congresso di Vienna e che ora trovava espressione come un sole pronto a rinascere e a inondare di luce. Enfatico e passionale, troppo. Forse è stato proprio questo il male della storia risorgimentale: essere trattata nella storiografia ufficiale con toni monumentali quasi mitologici e automaticamente inautentici. Una storiografia che parla di un Garibaldi eroe senza macchia partito alla testa di mille baldanzosi giovani pronti a morire o a fare l’Italia ma dimentica e silenti su episodi riprovevoli e ingiustificati come il massacro di Bronte o di Partinico. Una visione della storia che forse non ci ha dato la maturità necessaria per camminare insieme in questi 150 anni e che ha creato risentimento e revanscismo da ambo le parti. E’ facile da un lato proclamare che senza il Meridione saremmo la realtà economica più avanzata d’Europa e lamentarsi di essersi caricati sulle spalle una realtà arretrata e bloccata nel latifondo e nel brigantaggio. E facile dall’altra parta parlare di una Napoli lussureggiante capitale d’Europa e di un regno borbonico svenduto ai rozzi montanari sabaudi. Due atteggiamenti equivalenti e facili ma sbagliati.

Dal 7 febbraio a Reggio Emilia che nella battaglia di Montechiarugolo contro Napoleone diede i natali al vessillo tricolore simbolo dell’allora repubblica cispadana e che ancora oggi ci contraddistingue, sono partiti i festeggiamenti per ricordare il nostro anniversario, auguri Italia, 150 anni insieme!

Che dire se non augurare all’Italia di trovare la maturità storica di guardarsi alle spalle con spirito attento e critico, di riconoscere la forza morale dei propri padri ma anche i loro errori, tanti auguri all’Italia che con la riforma federalista ha la grande opportunità, da non sprecare e senza cadere in facili stereotipi e revanscismi, di istituzionalizzare il principio di Sussidiarietà, di valorizzare le entità locali, le amministrazioni regionali, i sistemi virtuosi nella sanità e nella scuola portati avanti da determinate regioni. La Germania ha una storia e una cronologia molto simile alla nostra: solo 10 anni dopo, nel 1871, fu unificata da Bismarck e dall’aristocrazia terriera degli junker e di nuovo divisa all’alba della guerra fredda, ha saputo con maturità crescere e unificarsi come Stato e come nazione divenendo una grande repubblica federale centro geografico, economico, politico, culturale d’Europa. “Deutschland uber alles”!

E noi abbiamo la maturità e il coraggio di dire “L’Italia prima di tutto” o siamo davvero come voleva Metternich una mera espressione geografica?

Viva L’Italia, tanti auguri a tutti gli italiani.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Jakob Panzeri

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Il quoziente familiare sul modello Parma e Roma

postato il 8 Gennaio 2011

Fare pagare meno tasse a chi ha più figli, in modo da allegerire la pressione fiscale per le famiglie numerose che maggiormente soffrono questo periodo di crisi è uno dei capisaldi, da sempre, dell’UDC.

A tal proposito, l’on.le Galletti è stato molto chiaro e in una sua recente intervista a Il Sole 24 ore, ha dichiarato che l’UDC potrebbe venire incontro al governo (senza entrare però nel governo, questo sia ben chiaro) se quest’ultimo inserisse il quoziente familiare nell’ambito dei provvedimenti del federalismo fiscale, andando a replicare i provvedimenti già presi a Roma e a Parma.

Ma come opera il quoziente familiare? Intanto chiariamo un concetto, esistono due modi di intendere il quoziente familiare. In maniera più estesa riguarda la creazione di un coefficiente che permette, alle famiglie con anziani a carico o molti figli, di avere uno “sconto” sia nei servizi comunali (ad esempio gli asili nido), ma anche nell’IRPEF.

Il quoziente familiare messo in atto in alcune realtà municipali, invece, riguarda solo i servizi comunali, come è stato fatto, appunto a Parma e a Roma: le famiglie numerose accedono ai servizi del Comune, usufruendo di uno sconto.

Nell’ambito del federalismo fiscale, e considerando la situazione delle Finanze pubbliche, al momento si può portare avanti solo la versione “municipale” del quoziente familiare, e qui si apre il confronto con la Lega.

Quest’ultima, mettendo in moto un gioco di specchi, afferma che nel Decreto sul federalismo, già è presente il quoziente familiare, ma questo “giochino” è facilmente smascherabile: in realtà il quoziente familiare non c’è. Infatti, se andiamo a leggere il testo del Disegno di Legge, osserviamo che, quello a cui si riferisce l’on.le Calderoli è un riferimento generale alla famiglia contenuto nel Disegno di Legge dell’IMU (la Imposta Municipale Unica che verrà introdotta dal governo Berlusconi), ma quello che bisogna stabilire ora non è un riferimento generale, ma i criteri concreti con cui dare attuazione al quoziente familiare.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Caterina Catanese

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Rassegna stampa, 8 gennaio ’11

postato il 8 Gennaio 2011

Il Terzo Polo marcia compatto dopo l’appello di Bersani, infatti, come ci spiega il Messaggero, dalle parti dei centristi c’è molta cautela. Come puntualizzano il Riformista e il Corriere, la scelta di preoccuparsi dei nodi “interni” ed “esterni”: al via il coordinamento parlamentare per dire no allo shopping di Berlusconi (Italia Oggi) e discussioni a tutto campo sulla sfiducia a Bondi e sul federalismo fiscale. Il Foglio, poi, svela nel dettaglio alcune mosse dell’Udc, prima di tutte quella sulla famiglia: non solo quoziente, ma un grande piano complessivo (il tutto mentre, scrive Libero, si sprecano le aperture dei berluscones). Nel frattempo si accende la polemica tra Lega e Napolitano, dopo il saggio appello del Presidente (a proposito, leggete il bel commento di Ainis sul Sole); interessante è notare la posizione di Berlusconi, che non è intenzionato a lasciarsi trascinare in un botta e risposta con il Colle, il Premier ha già le sue preoccupazioni: gli “amici dittatori” (leggete dalla Repubblica), la riscossa di Fini (dalla Stampa) e il rebus Tremonti (dal Secolo).

150 candeline per ricordare a tutti che siamo Stato noi (Sole24Ore)

Terremoto tremonti nel Pdl. E il Cav pensa allo shopping (Secolo d’Italia)

Berlusconi isola l’amico Umbero, Ora evitiamo ogni frizione con il Colle (La Repubblica)

Patto repubblicano di Bersani, il terzo polo apre ma resta prudente (Il Messaggero)

Dal Terzo Polo no all’Alleanza. Ora il rischio è il liberi tutti (Il Riformista)

Fini, un tour per tornare in sella (La Stampa)

Dalla sfiducia a Bondi al federalismo fiscale, i nodi del Terzo Polo (Corriere)

Più che il quoziente, la famiglia (Il Foglio)

Non voterò come il partito sul biotestamento (Corriere)

Stop alla pesca nell’Udc, Con Casini si deve trattare (Libero)

Formigoni apre all’Udc, siamo pronti a trattare (QN)

Terzopolisti uniti, così Silvio non fa paura (ItaliaOggi)

L’amico dittatore (La Repubblica)

Il Pdl è la speranza di chi votava a sinistra (Libero)

Riforma, lo scoglio sono le tasse comunali (La Stampa)

Abi, mutui italiani fra i più economici (Sole24Ore)

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Rassegna stampa, 6 gennaio ’11

postato il 6 Gennaio 2011
Nella nostra rassegna di oggi, è imperdibile l’analisi che Il Foglio fa dei progetti centristi: in modo rapido ed efficace, è spiegato perché l’Udc (che, dopo molti travagli interni, rappresenta ormai quei moderati stanchi di Berlusconi) ha due vie davanti per superare l’impasse del bipolarismo/berlusconismo: una legislatura costituente (dopo il voto con il Terzo Polo) o una resa dal Premier. Che, intanto, torna a sparare a zero contro i “comunisti” – stavolta in cachemire – ed è sempre più preoccupato per le sorti della maggioranza: Cicchitto invita a mettersi “alla frusta”, ma La Repubblica ci spiega che la compravendita di deputati non sta dando i frutti sperati. Molto preoccupato appare anche Bossi, che, come sottolinea Sorgi su La Stampa, teme un “federalismo imperfetto” e pertanto si dice pronto ad aprire anche a Casini e a Bersani. Continuano poi le frizioni tra il Ministro Alfano e l’Anm (leggete l’intervista della Bongiorno che auspica un “cambio di passo”) e tra Fiat e Fiom: il 13 e il 14 gennaio si vota per il referendum tra i lavoratori (chi vincerà, secondo voi?)

Perché Casini delude il suocero e gli amici pur di non cedere al Cav (Il Foglio)

Berlusconi contro i comunisti «in cachemire»: «Non sono cambiati, vogliono farmi fuori» (Marco Galluzzo, Corriere della Sera)

Bossi: federalismo per gennaio. Aperti a chi ci sta: anche Bersani e Casini (Gianni Santamaria, Avvenire)

Alfano: risolto il blocco informatico. I giudici di pace scioperano (Alessandro Trocino, Corriere della Sera)

Rissa sulla compravendita tra boatos e bugie (Alberto D’Argenio, La Repubblica)

Cicchitto: «Giusto metterci alla frusta, troveremo i numeri» (Lorenzo Fuccaro, Corriere della Sera)

Il federalismo imperfetto che spaventa i leghisti (Marcello Sorgi, La Stampa)

D’Esposito – Quanti rumori attorno a Giulio (Fabrizio D’Esposito, Il Riformista)

Bongiorno: “Giustizia maltrattata, troppe leggi ad personam. Ora il ministro cambi passo” (Milella Liana, La Repubblica)

Referendum Fiat, si vota il 13 e il 14. I sindacati: vinceremo con il 70-80% (Polato, Corriere della Sera)

“Al Tg1 rubrica sui giornalisti faziosi”. È bufera sulla proposta di Minzolini (Leandro Palestini, La Repubblica)

Apple e Google rivali all’edicola digitale (Luca Dello Iacovo, Sole24Ore)

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Rassegna stampa, 5 gennaio 11

postato il 5 Gennaio 2011
L’Udc, per bocca di Gianluca Galletti, si dice pronta ad un confronto costruttivo sul tema spinoso del Federalismo fiscale: se la maggioranza è pronta ad aprire su quoziente familiare e cedolare secca sugli affitti e se il Senatùr (che intanto ostenta grande sicurezza) segue la lezione di Sturzo (leggete Volontè su Liberal), allora il federalismo si può fare (Libero da una lettura diversa, ma ugualmente interessante: l’apertura centrista ai leghisti ha lo scopo di evitare elezioni anticipate, dannose per il sistema Paese). Nel frattempo, i deputati Carra, Lusetti, Tassone e Bianchi smentiscono ogni apertura alla maggioranza, ribadendo la propria posizione d’opposizione e assicurando assoluta fedeltà all’Udc; non c’è niente per nessuno: gli avvoltoi e gli sciacalli sono pregati di passare oltre, grazie. Perché anche il Premier, sempre più commissariato da Tremonti, ha i suoi problemi e chiede (come uno scolaretto timoroso della maestra) più soldi per fisco e sviluppo, mentre cresce il sospetto della congiura – articoli di La Mattina su La Stampa e Conti su Il Messaggero – e, sempre per assenza di fondi,  l’Anm denuncia una possibile chiusura dei tribunali. Il tutto mentre l’inflazione arriva alle stelle: più che raddoppiata nel 2010. Infine, leggete il bel dossier di Claudio Cerasa sul Foglio (chi ha tradito il Pd, la base o il gruppo dirigente?); la corsa alle “edicole virtuali” (De Biase sul Sole); l’analisi del Manifesto su un “nuovo centro”, fatto di cattolici, astensionisti e ceti popolari, che il Pd non riesce a vedere (e noi, invece?).

Udc: “Pronti a dire sì al federalismo” (La Repubblica)

L’Udc apre al federalismo per disarmare il Carroccio (Libero)

Se il Senatùr segue Sturzo, il federalismo si può fare (Liberal)

Carra e i tre centristi corteggiati: “Non passiamo con la maggioranza” (La Repubblica)

Bossi: ha i numeri, è lui la garanzia (Corriere)

Urne-lotteria anche per il Pdl (Sole24Ore)

Stop informatica, l’allarme dell’Anm: “I tribunali sono a rischio chiusura” (La Repubblica)

Pdl di lotta, dopo il ko di governo (Secolo d’Italia)

Inflazione raddoppiata nel 2010 (La Repubblica)

Il sospetto della congiura (La Stampa)

Il “nuovo centro” che il Pd non vede (Il Manifesto)

Il premier vuole soldi per fisco e sviluppo, ma resta alta la tensione sulle risorse (Il Messaggero)

Fli, cresce la fronda dei moderati: il governo non perda il nostro appoggio (Corriere)

Con l’iPad corsa alle edicole virtuali (Sole24Ore)

Chi ha tradito il Pd? (Il Foglio)

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Un’agenda digitale tricolore per connetterci al mondo

postato il 4 Gennaio 2011

Addio al 2010. Si è chiuso alle nostre spalle un anno appassionante e intenso, pieno di lotte e polemiche, in ogni campo, specialmente in quello della Libertà d’informazione, di stampa e di diffusione di Internet e della Rete. Proprio su questo blog, in tanti ci siamo spesi con diversi articoli sui vari temi: esprimendo tutta la nostra riprovazione nei confronti del DDL Intercettazioni, unendoci alla protesta degli utenti contro l’Ammazzablog, perorando la causa di liberalizzazione del Wi-Fi (con conseguente abolizione del medievale Decreto Pisanu).

Abbiamo criticato con forza la posizione ondivaga e confusa del Governo, che molto spesso ha dato l’impressione di non sapere nemmeno di cosa si stesse parlando; allo stesso modo, ora, accogliamo con favore l’abrogazione, dopo tante peripezie, dell’art.7 (o meglio dei commi 4 e 5) del decreto Pisanu. Finalmente, dall’1 gennaio gli esercizi pubblici (bar, ristoranti, alberghi ecc.) possono offrire connettività wi-fi (e via cavo) senza quelle complicate e assurde procedure burocratiche per loro e per gli utenti (come ad esempio l’archiviazione della fotocopia del documento di identità di chiunque acceda): rimane solo l’obbligo di richiedere la licenza al Questore per quegli esercizi pubblici che forniscono connettività internet come attività principale (gli internet point).

Questo vuol dire che anche la nostra Italia da oggi è un po’ più moderna, o meno arcaica, più in linea con gli altri Paesi evoluti del mondo.

Ma da qui a deporre le “armi” che abbiamo imbracciato in difesa della libertà, di strada ce n’è ancora tanta, forse troppa. Per questo ci auguriamo che questo 2011 possa aprirsi all’insegna di un’agenda digitale, di una serie di punti tesi ad ammodernare il rapporto che gli Italiani hanno con la Rete. In un post di qualche tempo fa, scrivevo che Internet – e quindi il libero accesso al suo utilizzo – rappresentano non solo una delle più alte espressioni della nostra libertà, ma soprattutto una nuova frontiera per lo sviluppo dell’economia e della società. Dare ai cittadini la possibilità di consultarlo in ogni momento e con ogni comodità, significa garantire un’apertura al mondo più moderna e tecnologicamente avanzata. Prendiamo il caso delle scuole: un istituto scolastico dotato di connessione Wi-Fi è considerato all’avanguardia, quasi offrisse un servizio fuori dal comune. E invece no. Perché ogni scuola, di qualsiasi ordine e grado, dovrebbe essere dotata di questo tipo di connessione. In fondo, quale mezzo migliore esiste per evitare che Internet diventi una perdita di tempo se non quello di insegnare, sin da piccoli, a integrarlo – in modo sapiente e costruttivo – nella propria vita? Dai libri alle ricerche, dallo svago allo studio.

Juan Carlos De Martin, su La Stampa, ha fatto il punto della situazione, analizzando nel dettaglio il grande ostacolo al libero sviluppo di Internet nella nostra nazione: un divario che è infrastrutturale, economico e culturale. Infrastrutturale, perché chi vorrebbe accedere a Internet non può per l’assenza della banda larga. Economico, perché quasi il 20% delle famiglie che non ha accesso a Internet trova troppo costoso il computer o l’accesso a Internet, o entrambe le cose. Culturale, perché il 23% di chi non accede a Internet la considera inutile e non interessante, mentre il 41% vorrebbe accedere, ma non ritiene di averne le capacità. Sono dati preoccupanti, perché ci mostrano un’Italia per certi versi assai arretrata e in fondo alle classifiche europee (davanti solo a Cipro, Grecia e Portogallo).

È necessario e indispensabile quindi agire con rapidità e decisione. Serve, per il 2011, un’agenda digitale che includa: grandi piani di investimenti con deduzioni fiscali per chi vorrebbe accedere alla rete ma non può permetterselo e contributi sostanziosi per le infrastrutture e la banda larga; programmi formativi e culturali per quanti si sentono intimoriti o non all’altezza dell’approccio alla Rete; un ampio e completo utilizzo delle immense possibilità offerte da Internet, con aggiornamento della normativa riguardante la proprietà intellettuale, informatizzazione delle pratiche amministrative e burocratiche e l’eliminazione dell’obbligo di registrazione per le testate online.

È con questi auguri che diamo il benvenuto al 2011, affinché sia un anno tecnologicamente più avanzato. Per quanto ci riguarda, il 2010 ci ha lasciato una consapevolezza che non dimenticheremo mai: il fatto che la Rete sia diventata il veicolo d’eccellenza per la parte migliore di quest’Italia, per quei cittadini che hanno ancora la forza e il coraggio di indignarsi e che, a forza di protestare, riescono ancora a ottenere qualcosa, a impedire che la nostra società diventi sempre peggio. È giunta l’ora di risalire la china.

Giuseppe Portonera

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Giovani, formazione e lavoro: ciò che non dovrebbe accadere (ed invece accade) in Lombardia

postato il 3 Gennaio 2011

Nella grande “trottola” del mondo della formazione, fatta di slogan evanescenti, santuari della precarietà, attese infinite ai call center, propongo il caso della mia amica “Francesca” che ho intervistato nel corso del mio lavoro presso la CISL. Sarò prolisso ma ci tenevo a non tralasciare nulla, di modo che potrete scoprire una selva di regole poco chiare, fondi inesistenti, ascoltare il calvario di una ex interinale poco più che ventenne e trarre spunti di vita reale, non poi cosi distanti dal recente messaggio di auguri del Presidente Napolitano.

 

Per combattere la crisi la Regione Lombardia ha approntato nel 2009 una misura finanziaria a favore del reinserimento lavorativo dei lavoratori disoccupati, stanziando un fondo che viene erogato per decreto “almeno” una volta all’anno: il “Sistema Doti”.

Sul sito della Regione si legge:

Contattando un centro accreditato da Regione Lombardia per i servizi al lavoro si trova un aiuto concreto per scegliere il percorso più adeguato alle proprie esigenze”.

Chi sono questi centri accreditati? Gli “Enti di formazione accreditati dalla Regione” , sono agenzie private e Centri per l’impiego pubblici che aderiscono al programma di riqualificazione organizzando corsi di formazione e “servizi al lavoro” per le categorie di disoccupati e inoccupati in possesso dei requisiti previsti dal bando.

Christian: Ma quanto è efficace questa misura?

Francesca: In possesso dei requisiti, ad aprile mi sono recata presso un Ente accreditato di Monza in cui l’operatrice, dopo avermi registrata, mi ha consigliato di registrarmi anche presso un Ente di Milano, in quanto i fondi si esauriscono molto rapidamente (in circa una settimana l’intero stanziamento erogato per tutto il territorio della Regione) e “prima vanno su Milano, mentre alle altre province arrivano le briciole”). Previsione sullo “sblocco” delle prossime doti:  “da metà a fine maggio”.

Nella stessa settimana ho preso quindi un appuntamento con un Ente di Milano che offriva un corso di formazione nell’area di mio interesse: operatore di asilo nido. L’operatore mi ha detto che nella settimana successiva sarei stata contattata da una collega che mi avrebbe fissato un appuntamento per la presentazione dei documenti necessari e l’invio telematico della Domanda di dote.

Al venerdì successivo ancora nessuno mi aveva contattata, e alla mia richiesta di informazioni lo stesso operatore mi ha ribadito di attendere la chiamata della collega. Nelle 2 settimane seguenti di attesa ho ottenuto sempre la medesima risposta. La tanto sospirata chiamata è arrivata circa 15 giorni più tardi e solo per aggiungere una beffa al disservizio: lo scopo era solo quello di stabilire in quale delle loro sedi avrei tenuto il colloquio! Mi hanno assicurato che quando pronti, mi avrebbero chiamata per concordare l’appuntamento.

Per fortuna il colloquio mi è stato dato “solo” una settimana più tardi. Credevo a quel punto di avere finito il mio calvario e speravo di raggiungere in breve un concreto risultato, e invece… Il colloquio atteso per circa un mese (ormai era giugno), è durato cinque minuti esatti.

La prima cosa che mi è stata precisata è: “Non siamo un’agenzia interinale, quindi non mettiamo in comunicazione domanda e offerta, ma eroghiamo servizi al lavoro quali consulenze, aiuto nella compilazione del cv, possibilità di mandare fax e fare telefonate dall’ufficio anziché a spese proprie”. (Tutto ciò mi sarà poi smentito nei fatti…)

La ragazza mi ha poi spiegato l’iter: le doti attese per maggio non erano state erogate e quindi si pensava già a settembre. Dopo l’eventuale  ottenimento della dote avrebbero aperto le iscrizioni ai corsi e al raggiungimento del minimo numero di iscritti avrebbero dato il via alle lezioni.

Relativamente al corso, mi ha consigliato di scegliere un corso di costo non superiore ai 1.500 euro perché su 3.000 euro di dote il costo dei servizi al lavoro da loro erogati era di 1.470 euro (in altri termini, la metà dei fondi destinati al lavoratore in realtà foraggiavano l’ente).

Mi promette poi che mi avrebbe richiamato per compilare la domanda di dote, documenti alla mano.  Delusissima e anche notevolmente irritata per avere sprecato un mese di tempo per niente, e senza la minima intenzione di dare ulteriormente retta alla stessa agenzia, decido di rivolgermi ad altri. Mi trovo quindi un altro corso, e mi rivolgo quindi per l’ennesima volta ad un nuovo ente, il terzo.

Christian: Una ricerca da fare da soli?

Francesca: Sul corso “destinato agli interinali” ho chiesto maggiori info, infatti sul sito della Regione non veniva fatta alcuna distinzione, né tantomeno esisteva un elenco con filtri.

Mi è stato risposto, con un tono grottescamente serio, che il “consiglio” che mi poteva dare era di selezionare tutti i corsi di mio interesse ed iniziare a chiamare uno per uno i vari enti. (e qui mi ricollego ai famosi servizi:”fare le telefonate dal nostro ufficio anziché a spese proprie”: un corno!).

Dopo avergli risposto che fino a quella soluzione ci arrivavo già benissimo da sola, la mia successiva domanda è stata: se loro per ipotesi il giorno seguente avessero ricevuto domanda per lo stesso corso da parte di un numero sufficiente di ex–interinali avrebbero fatto partire il corso? Risposta: SÌ.

La mia ultima osservazione è stata che come lo facevano loro, anche dagli altri enti sarebbe stata la stessa cosa.

Quello che ho ottenuto è stato un ultimatum, ossia che loro avrebbero tenuto in stand by la mia domanda per darmi la possibilità di trovare un nuovo ente, in caso contrario avrei potuto mantenerla da loro con l’unica speranza di poter fare il corso se si fossero iscritti altri ex interinali. Ultimatum ridicolmente stretto, infatti mi chiedeva di dargli la risposta il giorno dopo.

Il mio problema adesso era che entro il giorno dopo non avrei di sicuro avuto la risposta, perché mi dovevo cercare il corso, e l’indomani sarei partita per una settimana in Africa, non avrei certo fatto telefonate intercontinentali, specialmente avendo già saggiato la competenza degli interlocutori.

Adotto quindi l’unico sistema che mi consentiva di contattare a tappeto: le email. Dei vari enti contattati uno solo mi risponde positivamente, ossia che aveva corsi in partenza a cui potevano partecipare anche gli ex-interinali.  Tornata a casa, quindi, li contatto telefonicamente e spiego loro la mia situazione. A sentire che avevo in mano il foglio con il PIP, la ragazza si allarma e mi dice che se ho un foglio in mano significa che la domanda è stata inoltrata e che quindi non mi posso più iscrivere da loro.

Ormai decisamente irritata, ed a luglio, ho iniziato una serie di telefonate tra l’uno e l’altro ente (in quanto alle mie mail non ricevevo altra risposta se non la conferma di lettura), esattamente come il gioco dello “scemo in mezzo”.  Alla fine ho deciso di mettere un termine a questo rimbalzo di responsabilità dando credito all’ipotesi che meglio si adattava con la mia necessità. Prendo quindi per attendibile la campana dell’ente n. 3 – ossia domanda non inoltrata – e mi faccio dare un appuntamento definitivo dall’ente n. 4.

La signorina mi convoca per la settimana seguente, ripeto tutto l’iter che ormai conoscevo a memoria e finalmente vedo il momento cruciale dell’invio telematico della domanda.  Mi aspettavo che in quell’istante apparisse anche la Madonna, o perlomeno qualche Arcangelo, ma siccome tale miracolo non è successo evidentemente avrei dovuto intuire che non ero ancora alla fine del tunnel.

Mentre compila la pratica, l’operatrice mi rassicura dicendo che, anche se le richieste per il corso di mio interesse non raggiungevano ancora la soglia minima di certo sarebbero stati in grado di raccogliere il numero minimo di allievi per fare partire il corso a settembre, in quanto le doti per gli interinali erano aperte da novembre e “chissà per quanto tempo ancora andranno avanti”.

Mi comunica che ho diritto anche ad un’indennità di circa 600 euro, come calcolato dal terminale, poi improvvisamente ha un’espressione corrucciata. Dapprima mi chiede di aspettare un momento e chiede la consulenza di una collega per svelarmi quindi il motivo di tanta perplessità: il terminale ha comunicato che le doti sono esaurite!!!!!!!

La perplessità sta nel fatto che il calcolo dell’indennità viene fatto necessariamente dopo l’assegnazione della dote, stornando i costi del corso e dei servizi al lavoro.

Parte la telefonata alla Regione, con la solita attesa allietata dalla musica, e l’operatrice all’altro capo del cavo risponde che anche il giorno prima era capitata lo stesso problema ad un’altra persona e che poi era stato risolto. Avrebbero loro (Regione) informato l’ente circa la risoluzione.

L’operatrice quindi mi comunica che avrei dovuto tornare un altro giorno per la firma di un documento definitivo di cui tutt’ora ignoro la natura, e che mi avrebbe tempestivamente contattato non appena avesse avuto notizie dalla regione.

Mentre mi dirigo alla stazione sotto il solleone del luglio milanese mi suona il cellulare: è la stessa ragazza che mi comunica: “Le doti sono terminate questa mattina. Mi dispiace molto.”

Bisogna attendere il nuovo bando che dovrà uscire con le nuove doti, forse a settembre, e che fino a quel momento nessuno saprà nulla. Aggiunge anche che tutte le iscrizioni fatte presso tutti i vari enti non hanno alcun valore perché la mia domanda alla fine non è stata accolta e quindi è come se io non fossi mai passata né da loro né dagli altri.

RISULTATO:

Il sito della Regione sostiene che il sistema doti serve per favorire il reinserimento lavorativo dei disoccupati e inoccupati tramite la riqualificazione delle loro competenze.

Io ho iniziato ad iscrivermi presso gli enti accreditati ad aprile, ho trovato un’incompetenza totale che mi ha rimbalzato fino alla metà di luglio, quindi per tre mesi durante i quali non ho ricevuto il minimo servizio al lavoro, inteso perlomeno come le informazioni corrette e necessarie. Ho speso soldi miei in telefonate, biglietti del treno e del metrò. Solo per recarmi da ogni ente che ho visitato ho speso per ciascuno 8.20 euro in trasporti. Ho perso quattro pomeriggi presso le loro sedi, più un numero che non so quantificare a cercare informazioni e corsi sul sito della Regione.

A metà luglio mi vengono a dire che le doti sono terminate nella mattinata, quasi un rimprovero per essermi mossa tardi. Chi controlla l’operato di questi enti, visto che non ho un mezzo per dare un feedback negativo sull’attenzione che mi è stata rivolta? Probabilmente questi enti avranno un form di feedback sul corso erogato, ma sui loro servizi? O più specificamente si considerano solo i servizi che loro erogano a partire dal momento in cui il disoccupato ottiene la dote, alias loro vengono pagati?

Posto che nella dote non ci spero più, voglio deliziarvi con l’ultima perla: Per la cronaca, a me il corso serve per davvero e sebbene ne abbia cercato uno a pagamento di tasca mia i costi sono troppo elevati per le mie tasche (ma suppongo non solo per le mie, in pratica 120 ore mi costerebbero come un anno e mezzo di università pubblica). Visto che ormai l’unica cosa è aspettare il bando nuovo di settembre, in cui POTREBBE DARSI che venga abolita l’assurda discriminazione degli ex-interinali, ho contattato un quinto ente, tanto ormai avendo già perso tutto non ho più niente da perdere.

E qui la chicca: anziché essere loro a darmi info sui corsi, i bandi, le doti etc., ho dovuto dargliele io e… spiegargli pure cosa è un lavoratore interinale.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Christian Condemi

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Rassegna stampa, 3 gennaio ’11

postato il 3 Gennaio 2011
Caso Khodorkovskij: i giornali di oggi riprendono la lettera-appello che Casini ha scritto a Silvio Berlusconi, a seguito della condanna dell’ex magnate russo del petrolio: è necessario, spiega il leader dell’Udc, “attivare ogni canale diplomatico possibile al fine di garantire il rispetto dei diritti umani e del diritto alla difesa dei cittadini russi”. Mentre si aspetta la risposta del Premier, i quotidiani ci offrono dei gustosi e interessanti retroscena sulla salute (?) del Centrodestra, a partire dal Messaggero che ci racconta (dopo alcune anticipazioni de La Stampa di qualche giorno fa) “l’ennesima svolta” di Berlusconi: il Pdl non funziona più? Rottamiamolo, arrivano i “Popolari” (sigh, povero Sturzo!): addio ai vecchi gruppi dirigenti, alle vecchi idee, alla rivoluzione liberale; fate largo ai giovani e al fascino (doppio sigh!). Tutto questo in risposta anche alle tensioni con Bossi (che, senza federalismo, vuole le elezioni anticipate: ma in realtà vuole il Governo, spiega Buttiglione) e il ministro dell’economia Tremonti (leggete le spiegazioni che forniscono Porro e Signore su Il Giornale). Il problema è – come peraltro, da parte nostra, abbiamo sempre sottolineato – che, se Sparta piange, Atene non ride: i guai del PD continuano e oggi, su Corriere e Repubblica, Sartori e Diamanti analizzano lo strano rapporto Democratici-Primarie: il Pd può farne a meno? O senza di loro non il partito stesso non può esistere? Da leggere e condividere, infine, l’appello che fa, sulle colonne di Repubblica, Alberto Torreggiani a seguito del no di Lula all’estradizione di Cesare Battisti: scendere in piazza tutti insieme, manifestare unitariamente, è una battaglia dell’Italia. Tutta intera.

Khodorkovskij, Casini incalza il premier (Corriere)

Casini a Berlusconi: “Il governo si impegni per Khodorkovsky” (Il Messaggero)

Berlusconi-Putin, il pressing di Casini (La Repubblica)

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Commenti disabilitati su Rassegna stampa, 3 gennaio ’11

Berlusconi si attivi su caso Khodorkovsky

postato il 2 Gennaio 2011

Lettera-appello inviata al Presidente del Consiglio a seguito della condanna dell’ex magnate russo del petrolio: ‘attivare ogni canale diplomatico possibile al fine di garantire il rispetto dei diritti umani e del diritto alla difesa dei cittadini russi’.

‘Come Lei sa, il 23 settembre 2009 la Camera ha discusso ed approvato una mozione di cui sono primo firmatario, nella quale si impegna il governo ad attivare ogni canale diplomatico possibile al fine di garantire il rispetto dei diritti umani e del diritto alla difesa di Mikhail Khodorkovsky, di Platon Lebedev e, in generale, dei cittadini russi.
La mozione ha ottenuto, fatto piuttosto insolito in questa legislatura, un voto favorevole molto ampio da destra a sinistra, con la sola astensione della Lega. Successivamente all’approvazione della mozione ho sollecitato più volte il governo da lei presieduto a darne concreta attuazione, anche attraverso lettere pubbliche. Più volte le ho chiesto di farsi carico, nelle sue visite ufficiali e nei suoi viaggi a Mosca, di rappresentare l’istanza contenuta nella mozione approvata dal Parlamento e dare quindi concreta attuazione all’impegno assunto dal governo.
Il processo a Mikhail Khodorkovsky e Platon Lebedev si è concluso qualche giorno fa con la condanna al carcere fino al 2017. Il caso Khodorkovsky le è ampiamente noto. Si tratta dell’ex magnate della compagnia petrolifera Yukos, e del suo socio Platon Lebedev, in carcere dal 2003, dopo essere stati arrestati con le accuse di truffa ed evasione fiscale e successivamente condannati ad otto anni di detenzione in Siberia. [Continua a leggere]

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