Archivio per Gennaio 2011

Mi preoccupa che non ci sia più indignazione

postato il 22 Gennaio 2011

Quello che mi ha colpito di piu’ nelle intercettazioni del caso Ruby e’ il padre che spinge la ragazza, incoraggiandola a commettere certi atti. E’ il segno di un Paese che ha un abbassamento del tasso etico, che e’ arrivato sotto terra. E noi siamo abituati a convivere con questa situazione, tanto che mi preoccupa che non ci sia piu’ indignazione, perche’ la gente si e’ assuefatta.

Pier Ferdinando

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Rassegna stampa, 22 gennaio 2011

postato il 22 Gennaio 2011
Va sempre peggio. Il Pdl è sordo ad ogni proposta di dialogo e, come puntualizzano i quotidiani di oggi, nemmeno il Federalismo (che pure sembrava occasione di confronto) riesce più a mediare: il Polo della Nazione (sempre più compatto, leggete da ItaliaOggi) chiede infatti una proroga sul provvedimento caro alla Lega e sulla cedolare secca e Bossi (da La Padania) si fa sentire, minacciando il ritorno alle urne. Non accenna a placarsi poi lo scontro sul Rubygate: Buttiglione, su Liberal, scrive che si tratta di uno scandalo che ormai investe tutta la Nazione e la pressione della base cattolica sul Centrodestra è sempre più forte, mentre Sorgi, su La Stampa, ricorda poi che non è mai troppo tardi per chiedere scusa. Il tutto mentre una giovane militante del Pdl Lombardo, Sara Giudice, sta raccogliendo delle firme per far dimettere Nicole Minetti: il Premier vede nubi oscure all’orizzonte.

Casini: passo indietro o alle urne. Dal Pd via alle firme per lo sfratto (Roberta D’Angelo, Avvenire)

Il Terzo Polo avverte: “La proroga non basta” (La Stampa)

E neanche il Fedelissimo riesce più a mediare (Amedeo La Mattina, La Stampa)

Il terzo polo insiste, cedolare secca al 20% (Eugenio Bruno, Sole24ore)

Il Terzo polo, a sorpresa, sta marciando compatto (Cesare Maffi, ItaliaOggi)

C’è solo da lavorare. E tanto (Simone Girardin, La Padania)

Ormai questo scandalo investe tutta la Nazione (Rocco Buttiglione, Liberal)

Vaticano e Cei ingeriscono con qualche incertezza (Il Foglio)

Sardo – La spinta forte della base cattolica (Claudio Sardo, Il Messaggero)

Il Papa: società e istituzioni ritrovino le loro radici morali (Carmelo Lopapa, La Repubblica)

Pdl, lettera aperta ai cattolici: «Attenti al moralismo interessato» (Corriere della Sera)

“Ecco perché voglio rottamare la Minetti” (Fabio Poletti, La Stampa)

Sorgi – Non e’ tardi per dire “mi dispiace” (Marcello Sorgi, La Stampa)

I responsabili fanno il primo passo. E litigano tra loro (Libero)

La giornata nera della Minetti: sfratto dall’Olgettina e firme contro (Elisabetta Soglio, Corriere della Sera)

Si alza e se ne va. Il metodo-Santanchè e l’offensiva del Capo (Iacoboni Jacopo, La Stampa)

Rai, per il caso Ruby scontro su Santoro e sul Tg1 (Alberto Guarnieri, Il Messaggero)

Lacrime e orgoglio per l’alpino Sanna, «soldato amico» (Rinaldo Frignani, Corriere della Sera)

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Il governo è occupato solo a difendere Berlusconi

postato il 22 Gennaio 2011

Il vero scandalo che c’è è che abbiamo un Governo mobilitato a 360 gradi per difendere Berlusconi dai suoi ‘bunga bunga’ mentre il Paese va a rotoli. Gli uomini del Governo e del Pdl sono tutti impegnati nei talk-show per spiegare come erano le serate del bunga bunga e le bugie dei magistrati.
Il Governo non c’è, non si stanno occupando dei problemi del Paese mentre cresce la disoccupazione, i giovani non hanno prospettive, le imprese chiudono. Quando gli italiani capiranno – come credo che stiano capendo- che serve un governo che risolva i problemi del Paese, capiranno il fallimento di questa stagione.

Pier Ferdinando

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«L’Italia non può avere un premier sotto ricatto. Nel Pdl vedo un disagio enorme»

postato il 21 Gennaio 2011

«Lo squallore della vicenda è ormai sotto gli occhi di tutti. II discredito internazionale? Lottiamo per gli ultimi posti…»

L’intervista a Pier Ferdinando Casini pubblicata su ‘Il Piccolo’ di Roberta Giani

Non scaglia la prima pietra: «Sono un cristiano. E, per costume e convinzione, non faccio la morale a nessuno». Non odia Silvio Berlusconi: «Non nutro antipatie o inimicizie. Semmai, in queste ore, provo sentimenti altalenanti». Non condanna nemmeno le truppe del Pdl che, come un sol uomo e una sola donna, difendono l’indifendibile: «Quando si spengono i microfoni, e prevale la dimensione privata, scorgo un disagio enorme». Ma mentre lo «squallore» del bunga bunga di Arcore fa il giro del mondo, Pier Ferdinando Casini dice basta: l’Italia, quella che si sta battendo per conquistare «gli ultimi posti» nell’hit parade del «discredito internazionale», non può permettersi un premier «sotto ricatto». In «fuga dalla realtà». No, mentre la crisi non passa e i problemi aumentano, l’Italia non può più permetterselo: e allora, o il premier fa un passo indietro e designa un successore «magari del Pdl» o le urne sono inevitabili. [Continua a leggere]

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L’assegnazione delle frequenze del digitale terrestre è molto di più di una questione economica

postato il 21 Gennaio 2011

La battaglia per le frequenze del digitale terrestre non è solo una battaglia economica per vendere delle frequenze televisive e fare incassare allo Stato dei soldi (per la precisione si prevede un incasso di circa 2,4 miliardi di euro); è soprattutto una battaglia di diritti e trasparenza, e soprattutto una battaglia per determinare il futuro della televisione italiana che è così importante nelle nostre vite (basti pensare all’intrattenimento, ai modelli culturali, all’informazione che veicola la televisione).

Il ministro Romani ha assicurato che entro breve tempo si concluderà la vendita delle frequenze televisive legate al digitale terrestre, eppure la vicenda si trascina da mesi. Perché?

La gara è stata ripetutamente bloccata, dalle obiezioni sollevate in questi mesi dal ministro Romani sulla partecipazione di Sky all’asta, infatti lo scorso luglio la Commissione Europea aveva autorizzato Sky Italia a partecipare alla gara (beauty contest), ma Romani, allora vice ministro, aveva ipotizzato l’esistenza di una norma italiana che, in presenza di determinate condizioni, vieta il controllo del capitale di un operatore di rete televisiva da parte di un soggetto extra-comunitario. Volendo fare una battuta, potremmo dire che anche alle frequenze televisive serve il permesso di soggiorno, anche se per certi programmi servirebbe “il permesso del buon gusto”; ma torniamo sull’argomento centrale.

Avuto l’OK della Commissione Europea si poteva ipotizzare che la procedura si velocizzasse, invece no, perchè Romani decide di rivolgersi al tribunale amministrativo per un altro parere legale; ma il 20 dicembre la richiesta è rigettata, con la motivazione che il quesito era stato posto male e in maniera troppo generica. A questo punto, forte del parere della UE e senza problemi giuridici in vista, ci si aspetterebe il via libera alla gara, ma il ministro Romani decide di rivolgersi nuovamente al Consiglio di Stato, questa volta facendo bene i compitini e ponendo un quesito ben circostanziato. Secondo Romani, il parere arriverà tra 30 giorni circa, poi si procederà alla gara e per fine Aprile si assegneranno le frequenze.

C’è chi sostiene che tale scrupolo legale da parte del ministro Romani sia da ricercare nel fatto che chi maggiormente si è espresso contro la partecipazione di Sky sia appunto il gruppo televisivo Mediaset controllato dalla Finivest del presidente Berlusconi; a queste ipotesi il ministero risponde che la motivazione è quella di “evitare di esporre la gara ad una serie di ricorsi”.

Al di là di queste considerazioni se si va a considerare i dati Auditel degli ultimi 4 anni, pubblicati da Antonio Genna si osserva come il panorama televisivo stia cambiando, la presenza di Sky è cresciuta e che il digitale terrestre ha spezzettato gli ascolti danneggiando principalmente le “Ammiraglie” di Mediaset e Rai, come si osserva dal semplice sotto:

Ma il punto fondamentale è che se il governo italiano continua con questa “melina” giuridica, rischia una guerra commerciale con gli USA (SKY, che ha già lamentato forti penalizzazioni da parte del governo italiano è americana) e delle multe dalla UE perchè rallentiamo la libera concorrenza, per di più non si capisce perché queste obiezioni non siano sollevate anche in altri campi e altri operatori come Wind.

Su tutta questa vicenda, l’on. Rao, che già in passato era stato testimonial di punta nella battaglia per la liberalizzazione del WI FI ha affermato che frenare un operatore commerciale come Sky significa mettere a rischio investimenti, ma soprattutto, penalizzare i consumatori e che bisogna garantire leale concorrenza nel settore informativo.

Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

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Rassegna stampa, 21 gennaio 2011

postato il 21 Gennaio 2011
Intervistato dal Piccolo, il Presidente Casini fotografa la situazione politica italiana: l’Italia non può permettersi un Premier costantemente sotto ricatto e questo lo hanno capito in molti, anche all’interno del Pdl; la “fuga dalla realtà” del Premier è evidente e a farne le spese siamo tutti: serve un grande gesto di assunzione di responsabilità. Sia Chiesa che Quirinale, infatti, invitano a una maggiore sobrietà, misura e legalità, ma – ci racconta il Corriere – Berlusconi (“censurato”, come scrive il Riformista) è preoccupato solo dal voto, che vede come una minaccia troppo grande. Anche perché va avanti il dialogo tra Polo della Nazione e Lega (leggete Sorgi su La Stampa e Folli sul Sole) e il gruppo dei Responsabili si è rivelato un flop clamoroso: dovevano salvare il Pdl e invece non sono arrivati manco a venti da soli (Mannino del PiD e Gaglione di NoiSud hanno scelto di non aderire).

Casini: «L’Italia non può avere un premier sotto ricatto. Nel Pdl vedo un disagio enorme» (Roberta Giani, Il Piccolo)

Così Berlusconi assediato prova a evitare il voto (Paola Di Caro, Corriere della Sera)

Il Quirinale – Napolitano insiste: serve sobrietà nei comportamenti (Dino Pesolo, Sole24Ore)

Vietti: “Niente processi sommari ai giudici” (Liana Milella, La Repubblica)

Campanini: «Vada in Procura. Così potrà recuperare i voti dei credenti» (Alessandra Arachi, Corriere della Sera)

Interviene la Chiesa: “Occorrono più moralità e legalità” (Giacomo Galeazzi, La Stampa)

Franco – I distinguo vaticani tentano di arginare lo sconcerto cattolico (Massimo Franco, Corriere della Sera)

Sorgi – L’ultima offerta di Casini al senatur (Marcello Sorgi, La Stampa)

Il punto di Folli – Ombre sulla legislatura, elezioni più vicine, Lega decisiva (Stefano Folli, Sole24Ore)

Censurato (Tommaso Labate, Il Riformista)

Le accuse dei pm, l’ira del premier (Ferrarella Luigi, Corriere della Sera)

Imu, Irpef ed esenzioni alla Chiesa. Dieci giorni per trovare l’accordo (Mario Sensini, Corriere della Sera)

Stop al federalismo da terzo polo e Pd (Lina Palmerini, Sole24Ore)

Terzo polo, mozione anti Bondi: «La ritiriamo se fa cinque cose» (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)

“Responsabili” per salvare il Pdl, ma per ora è il Pdl a salvare loro (Francesco Grignetti, La Stampa)

Gianpiero D’Alia (Udc): «Più coraggio sul quoziente» (Eugenio Bruno, Sole24Ore)

Montezemolo: serve una legislatura costituente (Roberto Bagnoli, Corriere della Sera)

Geninazzi – Un segno una speranza (Luigi Geninazzi, Avvenire)

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100% Made in Italy, il fattore umano dell’impresa, il federalismo: la parola a Confartigianato

postato il 21 Gennaio 2011

La redazione del blog pierferdinandocasini.it intervista quest’oggi il Presidente Nazionale del gruppo Alimentari Vari di Confartigianato, dott. Mauro Cornioli che ringraziamo per la disponibilità.

Il suo settore come sta vivendo la crisi internazionale di questi anni?

Nonostante la crisi finanziaria, posso affermare che il settore alimentare si sta comportando molto bene. Consideri inoltre che la piccola impresa si difende meglio perché realizza un prodotto tipico di una determinata zona, che da un lato non è facilmente omologabile o replicabile altrove, e dall’altro si presta bene anche ad essere esportato quando è un prodotto di qualità.

D’altro canto mi sembra che, nello specifico della sua azienda, il settore erboristico ha vissuto con la globalizzazione e l’import-export con i paesi orientali come ad esempio la Cina, e quindi siete “abituati” a confrontarvi con il Mondo.

Indubbiamente si. Basti pensare a Marco Polo e alla “via della seta” con la Cina su cui transitavano anche spezie e piante officinali. Si importavano prodotti 500 anni fa dalla Cina, si importava dalla Cina 100 anni fa, si continua ad importare dalla Cina anche adesso.

Oggi però vi sono stati alcuni cambiamenti: alcuni prodotti che venivano importati dalla Cina, ad esempio, ora sono importati dall’Est Europa, e certe merci importate dall’Est Europa sono di nuovo prodotte in Italia e poi esportate. Ma questo non è l’unico mutamento.

Un cambiamento molto importante, e che premia l’economia italiana, proviene dal rialzo del costo della manodopera cinese a seguito della crescita di questo paese e il risultato è una crescente difficoltà per i cinesi nei settori dove è preponderante appunto il costo della manodopera.

In molti si lamentano della scarsa capacità competitiva dell’Italia, per migliorare questa situazione, lei cosa farebbe?

E’ importante ripristinare la verità rispetto alla confusione che impera attualmente. Per fare un esempio: una etichettatura trasparente sarebbe molto importante. Ci sono le intenzioni, ma poi queste ultime non si traducono in fatti. La legge Reguzzoni – Versace sul Made in Italy che fine ha fatto? E’ una vergogna che la legge, anche se approvata, sia sparita perchè i decreti attuativi non sono stati fatti. Come vede ci sono buoni slanci, ma poi ci si ferma. E questo non è possibile

Lei cosa suggerisce a tal proposito?

Non mettiamo i dazi, ma trovo che sia una vergogna che i paesi del Nord Europa dicano che l’Italia, paese con una grande tradizione manifatturiera ed estremamente competitivo in termini di manualità, di idee e di inventiva, non possa proteggere il Made in Italy. Il consumatore deve essere informato e deve essere certo che contenuto ha quel prodotto, perché, se vuole un prodotto italiano, deve sapere come e dove è stato prodotto, come diceva le legge Reguzzoni – Versace.

Quindi mi sembra di capire che lei sostenga che la legge Reguzzoni – Versace avrebbe permesso di distinguere tra un prodotto etichettato Made In Italy, ma che di italiano ha solo il passaggio finale e che magari è prodotto altrove, ed un prodotto che è fatto interamente in Italia.

La legge Reguzzoni – Versace cosa diceva? Dava forza ad un nuovo marchio che era culturalmente forte e vincente, ovvero il marchio “100% made in Italy”, così il consumatore sapeva che il marchio “Made in Italy” poteva indicare anche un prodotto che in parte era fatto anche in Cina, mentre il marchio “100% Made In Italy” indicava un prodotto fatto interamente in Italia, tutti così sarebbero stati coscienti di quel che compravano. La piccola impresa che produce esclusivamente in Italia, sarebbe stata premiata.

A proposito di grandi imprese: in questi giorni vi è stato il “referendum” di Mirafiori. A mente fredda, lei che impressione ha avuto dell’intera vicenda?

In questo momento il sindacato deve svincolarsi dal difendere chi fa assenze ingiustificate o chi non comprende l’importanza di essere altamente produttivi. Ecco, se il sindacato continua questa difesa, allora sbaglia.

Ma sbaglia anche Marchionne, perchè non si possono buttare via 60 anni di relazioni in 5 minuti. La trattativa doveva essere gestita meglio e la vittoria è stata sofferta. Per altro nessuno ha parlato della cosa più grave che è successa, ovvero che la Fiat è uscita da Confindustria.

Scusi, potrebbe esplicitare meglio questo suo concetto su Confindustria e Fiat?

Io mi chiedo: cosa farà ora Confindustria senza la Fiat? E le altre imprese resteranno in Confindustria o anche loro se ne usciranno? Lo stile Fiat diventerà un modello per tutti ? Anche perchè bisogna vedere cosa decide di fare la Confindustria che è pur sempre uno dei maggiori sindacati datoriali, inteso come sindacato dei datori di lavoro. Bisogna vedere, infatti, se manterrà un concetto etico fondato sulle relazioni sindacali e il confrontro con lo Stato o se deciderà di raggiungere Fiat nelle sue scelte di rottura. Inoltre si apre un altro quesito molto importante: considerando che all’interno di Confindustria vi sono aziende a partecipazione statale (le ferrovie, Finmeccanica, Enel, Eni per citarne alcune), è giusto che lo Stato paghi Confindustria seppur attraverso il constributo associativo? O questo non genera un conflitto di interessi visto che, senza Fiat, cresce il peso dello Stato all’interno di Confindustria che a sua volta dovrebbe confrontarsi con il governo sui temi lavorativi? Ecco, queste sono domande importanti a cui bisognerebe dare risposta, ma che sembrano non trovare posto nel dibattito odierno.

Sostanzialmente lei afferma che vi è il rischio che in Confindustria restino solo le aziende a partecipazione statale o che quanto meno abbiano un peso preponderante; e considerando che queste stesse aziende pagano un grosso contributo associativo a Confindustria, si potrebbe prefigurare una sorta di conflitto di interessi, giusto?

Assolutamente si, anzi vi è anche una concorrenza sleale verso le altre associazioni datoriali, come Confartigianato, CNA, Confcommercio, e così via, che per essere più forti hanno dato vita a Rete Imprese per porsi come quarta gamba del tavolo nelle trattative. Però noi viviamo solo delle quote associative pagate dalle piccole imprese totalmente private, mentre Confindustria, come detto, ha anche questo contributo da parte delle aziende a partecipazione statale.

A proposito di Rete Impresa, Guerrini, il presidente dell’associazione, ha parlato del rischio che il federalismo fiscale porti nuove tasse alla piccola impresa. Lei che ne pensa?

Consideri che la fiscalità generale è rimasta elevata, e in più sono stati aggiunti in questi anni, tutta una serie di balzelli locali anche in ossequio a direttive europee, come quella per i controlli sui prodotti alimentari attuata dalle ASL ad esempio. E qui mi chiedo: il federalismo fiscale non è che porterà nuove tasse a livello comunale, provinciale, regionale? Tenga presente che il piccolo imprenditore non ha usufruito dello scudo fiscale, perchè la grandissima maggioranza delle piccole imprese pagano regolarmente le tasse. Noi vogliamo vedere, ad esempio, come si svilupperò il discorso sugli studi di settore e il redditometro, che può anche essere utile nella lotta all’evasione. In questo momento bisognerebbe tutelare davvero la piccola impresa che fa fatica a chiudere i bilanci, anzi capita che vi è gente che lavora anche in perdita pur di ammortizzare i costi fissi.

Per finire mi piacerebbe un suo giudizio sul ruolo delle banche in Italia. Verso gli istituti di credito vi è un rapporto ambivalente da parte del grande pubblico: da un lato si chiede rigore agli istituti di credito per evitare che possano esservi fallimenti come è accaduto negli USA, dall’altro si chiede maggiore elasticità verso il credito alle famiglie e alle imprese. Lei da imprenditore, sente le banche italiane come amiche o pensa che sono “fredde” verso il sistema produttivo e le sue esigenze?

Questo inseguire il modello americano, non è l’ideale, perchè il modello anglosassone ha prodotto la crisi, di contro il sistema bancario italiano, con le sue particolarità si è difeso meglio: grazie all’aver evitato di concedere credito facile garantendosi sempre della capacità di rimborso, sul credito al consumo, su investimenti rischiosi. Però il sistema bancario italiano ha perso il rapporto che aveva prima con l’imprenditore. Troppa attenzione ai bilanci e poca verso l’imprenditore, verso la famiglia, verso le persone .

Bisogna recuperare la dimensione dei valori, dove è necessario mantenere l’attenzione ai bilanci delle piccole imprese, ma poi la banca deve anche valutare il passato e le prospettive future dell’imprenditore. Un imprenditore che magari non ha il bilancio in attivo, ma che investe nella propria impresa, dove la famiglia intera partecipa all’attività imprenditoriale , è un imprenditore che meriterebbe di essere aiutato. Bisogna recuperare il rapporto umano tra l’imprenditore e la banca.

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22 gennaio, Udine

postato il 20 Gennaio 2011

Ore 10 – Hotel La’ Di Moret (Viale Tricesimo, 276 )

Incontro pubblico

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21 gennaio, Trieste

postato il 20 Gennaio 2011

Ore 17.00 – Hotel Savoia (Riva del Mandracchio,  4)

Incontro pubblico

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Rassegna stampa, 20 gennaio 2011

postato il 20 Gennaio 2011

La situazione politica sul punto di deflagrazione: Berlusconi invoca una punizione per i PM e le opposizioni insorgono. Pier Ferdinando Casini si indigna e accusa: “il video è una dichiarazione di guerra”, le dimissioni del Premier sono ormai inevitabili. La misura è persa (Cazzullo sul Corriere) e questo Paese merita di meglio (meraviglioso Gramellini su La Stampa): non siamo tutti come “loro”, pronti a svendere la nostra dignità (o dei parenti), pur di “sistemarci per la vita”. La Chiesa, dopo gli allarmi dell’Avvenire (a proposito, leggete l’editoriale di D’Angelo di oggi), parla per bocca di Bagnasco: “nella vita di un uomo di fede serve coerenza” (trovate tutto sul Corsera). Ormai è corsa verso il voto, sappiatelo. Anche perché, la pagliacciata dei “responsabili” si è dimostrata per quel che era: il gruppo non è arrivato nemmeno a 20 deputati e ha chiesto in prestito due onorevoli dal Pdl; lo chiamavano calciomercato.

Berlusconi: «Punire quei pm» (Barbara Fiammeri, Sole24Ore)

Casini: “Il video? Una dichiarazione di guerra” (Ugo Magri, La Stampa)

Al livello di guardia (Roberta D’Angelo, Avvenire)

Terzo polo compatto: il premier si dimetta (Andrea Garibaldi, Corriere della Sera)

Il gabinetto di guerra del Cavaliere, gli uomini-comunicazione a Arcore (Francesca Bei, La Repubblica)

E il Colle teme un nuovo conflitto tra istituzioni (Marzio Breda, Corriere della Sera)

Bagnasco esalta la coerenza nella fede. Nuovi attacchi dai media cattolici (Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera)

Cazzullo – La misura perduta (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera)

La buccia del chinotto (Massimo Gramellini, La Stampa)

Franco – Resistenza a oltranza per arginare la corsa verso il voto (Massimo Franco, Corriere della Sera)

Binetti: «Berlusconi svilisce le donne e blocca il paese. Si dimetta» (Il Riformista)

“Svegliati, figlia mia”: il triste esercito degli aspiranti suoceri (Maria Corbi, La Stampa)

Tutte le bugie di Karima e le altre (Piero Colaprico, La Repubblica)

Pressure on Berlusconi heats up after salacious documents leaked (Guy Dinmore, Financial Times)

La Russa chiama Petraeus: «Restiamo in Afghanistan» (Maurizio Caprara, Corriere della Sera)

Casini – La lezione di Preti: ascolatre e riformare (Pier Ferdinando Casini, QN)

Si sfila un deputato. Ma l’ex fli Catone firma e «salva» il nuovo gruppo (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)

Ai Comuni il 2% dell’Irpef. Tassa sul turismo fino a 5 euro (Alessandro Barbera, La Stampa)

Federalismo. L’incognita del sì al decreto: se non passa la Lega vuole le urne (Paolo Bracalini, Il Giornale)

Mucchetti – Nella gara per le frequenze tv chi ha paura di Sky l’«americana» (Massimo Mucchetti, Corriere della Sera)

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