Archivio per Gennaio 2011

Da Berlusconi una dichiarazione di guerra

postato il 19 Gennaio 2011

Stiamo diventando la repubblica dei videomessaggi

Forse Berlusconi non si rende conto che chi vince le elezioni non è il padrone del Paese. Nessun leader democratico può minacciare punizioni ai magistrati: ci si può indignare, si può polemizzare, ma soprattutto bisogna difendersi nelle sedi appropriate.
Da Berlusconi è venuta una dichiarazione di guerra di cui il Paese non ha alcun bisogno.
Vorremmo che lo Stato di diritto non fosse calpestato con questo meccanismo di videomessaggi ogni due giorni: stiamo diventando la repubblica dei videomessaggi.

Pier Ferdinando

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Premier vada dai giudici, discredito internazionale è sotto gli occhi di tutti

postato il 19 Gennaio 2011

Credo che in questo momento il Paese sia in grandissima difficoltà, c’è un discredito internazionale che è sotto gli occhi di tutti. Il modo migliore, più decoroso e più dignitoso, che ha il Capo del Governo è di rispondere ai giudici. Se queste imputazioni sono finte si deve scoprire che sono finte. Ma, se le cose stanno diversamente, è chiaro che la cosa che deve fare glielo suggerisce il buon senso, non è che glielo dobbiamo dire noi.

Pier Ferdinando

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Preti, esempio di alto valore dell’ etica pubblica

postato il 19 Gennaio 2011

L’intervento di Pier Ferdinando Casini alla presentazione dei volumi dei discorsi parlamentari di Luigi Preti nel secondo anniversario della sua scomparsa

Rivolgo il mio saluto al Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini.

Saluto con lui, il professore Maurizio Degli Innocenti, Presidente della Fondazione di Studi storici “Filippo Turati”, il professore Carlo Ghisalberti, il professor Angelo Sabatini, Presidente della Fondazione “Giacomo Matteotti”, le altre autorità presenti e tutti gli intervenuti.

Un saluto particolare desidero rivolgere ai familiari di Luigi Preti oggi qui presenti.

Con la pubblicazione dei discorsi parlamentari di Preti, la Camera dei deputati rende onore ad una figura di rilievo della nostra storia recente, che molto ha contribuito alla rinascita ed al consolidamento dell’Italia repubblicana. [Continua a leggere]

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La storia infinita della cedolare secca

postato il 19 Gennaio 2011

La vicenda della introduzione della cedolare secca in Italia è esemplificativa di come si possano complicare inutilmente anche le cose più semplici.

L’Udc aveva proposto una cedolare secca al 20% come primo strumento per iniziare a sostenere le famiglie, infatti una cedolare a questi livelli avrebbe rappresentato un risparmio di circa un miliardo di euro per le famiglie; il governo aveva ipotizzato una cedolare secca al 25% che sarebbe stato un salasso per i piccoli redditi e non avrebbe aiutato per nulla le famiglie.

Oggi il Governo per agevolare il cammino del federalismo fiscale cerca di sostenere che i decreti attuattivi già contengono il sostegno alle famiglie e, nonostante l’on.le Galletti sostenga che ciò corrisponda al falso, il ministro Calderoli pensa di fare fessi tutti sdoppiando e complicando inutilmente la cedolare secca, con il risultato, invece, di aiutare solo i redditi alti.

Infatti, il nuovo impianto del Governo prevede due cedolari secche: una al 20% per i canoni concordati, e una al 23% per i canoni liberi. Se consideriamo questa ipotesi, allora osserviamo che solo solo i proprietari di immobili con un IRPEF sopra i 28.000 euro godranno di significativi risparmi fiscali, mentre sotto tale soglia i benefici economici si ridurranno e addirittura per le classi di reddito sotto i 15.000 euro l’applicazione della ”cedolare secca” comporterà un aumento di imposta, oscillante tra i 65 e gli 87 euro.

Per mascherare ciò il governo ha, come dicevamo, complicato le cose, infatti le due cedolari funzioneranno così: aliquota al 23% per i contratti a canone libero e aliquota al 20% per i canoni concordati con le associazioni sindacali di categoria; la differenza tra le due aliquote (23% la prima, 20% la seconda) dovrebbe servire a dare una detrazione del 3% per le famiglie degli inquilini con figli a carico.

Sembrerebbe quindi una cosa buona, ma nella realtà vi è un peggioramento, infatti secondo Bertolussi, segretario della CGIA di Mestre, aumentare del 3% l’aliquota a carico dei locatari per devolverla agli inquilini con una detrazione Irpef di pari importo, rischia di essere un’operazione inutile, perchè c’e’ il pericolo che questa novità non riservi agli inquilini nessun vantaggio economico ed è molto probabile che i proprietari recuperino questa maggiorazione di aliquota attraverso l’aumento del canone di affitto.

Proprio per questo motivo, quindi, sarebbe meglio ritornare al vecchio impianto suggerito dall’UDC, ovvero una cedolare del 20% che escluda i grossi patrimoni immobiliari, le società immobiliari e di costruzioni, favorendo invece le famiglie e i soggetti più deboli.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Caterina Catanese

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19 gennaio, Roma

postato il 19 Gennaio 2011

Ore 15.30 –  Camera dei deputati – Sala del Mappamondo

Partecipa alla presentazione dei Discorsi parlamentari  di Luigi Preti

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Rassegna stampa, 19 gennaio 2011

postato il 19 Gennaio 2011
Il richiamo del Presidente della Repubblica è chiaro e inequivocabile: il Paese è “turbato”. La chiarezza è “dovuta”, aggiunge l’Avvenire. La vicenda del Rubygate ci consegna l’immagine non solo di un Premier alla conclusione di una parabola politica, ormai fuori di sé e incapace di riprendere in mano le redini della situazione (o peggio ancora, in balia di sedicenti “responsabili”), ma anche di un’Italia che – tutto d’un tratto – si scopre debole e vulnerabile, ostaggio delle serate ad Arcore. E, come sottolinea Davide Rondoni in un bel editoriale proprio sull’Avvenire, desiderosa di tornare a sognare un futuro migliore per sé e per i propri “figli”. Per questo, caro Presidente Berlusconi, un suo passo indietro è necessario e doveroso. Perché non si può più pensare di andare avanti così. Perché qui è in gioco la Ragion di Stato stessa. Sia, come consiglia Buttiglione, il Pdl a uscire per primo dall’impasse istituzionale (leggete Folli sul Sole), proponendo il nome di un nuovo Premier, e su quello si cerchino larghe convergenze. Anche se, come spiega Franco sul Corriere, ormai l’unica via d’uscita sembrano le elezioni. Per chiudere, definitivamente, questa brutta pagina di storia politica.

Il Quirinale: il Paese è turbato. E chiede al premier un segnale (Marzio Breda, Corriere della Sera)

Napolitano: fare subito chiarezza (Grasso Giovanni, Avvenire)

Casini e Pd: passo indietro doveroso. Ma Berlusconi conta sui «responsabili» (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)

“Se lascio mi massacrano. E Tremonti è già pronto” (Amedeo La Mattina, La Stampa)

«Il voto in aula sull’autorizzazione come un Craxi-day» (Alberto Gentili, Il Messaggero)

Buttiglione: «Basta, il Pdl indichi un nuovo premier» (Avvenire)

Rondoni – Desiderare l’Italia (Davide Rondoni, Avvenire)

Cazzullo – Dai balletti al talent show. L’Italia dei format tv nelle notti di Arcore (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera)

Il punto di Folli – C è malessere istituzionale ma non si vede lo sbocco politico (Stefano Folli, Sole24Ore)

Franco – Il Cavaliere in affanno. E ora sono i centristi a pensare alle elezioni (Massimo Franco, Corriere della Sera)

Murdoch con Fini e Casini, il terzo polo cerca sponde tra frequenze ed elezioni (Paolo Festuccia, La Stampa)

La strada stretta della Lega. Tra crisi del Cav. e federalismo da ottenere, ecco i responsabili padani (Cristina Giudici, Il Foglio)

Il Ruby-gate guasta il clima bipartisan (Alessandro Montanari, La Padania)

Cedolare secca sugli affitti al 23%. Bossi: senza federalismo si vota (Roberto Bagnoli, Corriere della Sera)

Obama: Ecco come intendo rendere più competitivà l’economia Usa. Rispettando le regole (MF)

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Se fossi Berlusconi penserei a fare un passo indietro

postato il 18 Gennaio 2011

Basta minimizzare e attaccare la magistratura

A questo punto della vicenda non si può più andare avanti e far finta di non vedere, serve un’assunzione di responsabilità: non serve minimizzare e neanche prendersela con la magistratura per le modalità delle indagini perché siamo alla sostanza e non più alla forma.
Io, se fossi il Presidente del Consiglio, valuterei con serenità l’ipotesi di fare un passo indietro per far sì che la politica torni ad occuparsi dei problemi degli italiani e delle riforme di cui il Paese ha bisogno.

Pier Ferdinando

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Cerchiamo di essere degni di questi ragazzi

postato il 18 Gennaio 2011

L’Italia, a prezzo dei sacrifici dei suoi militari, si fa onore nel mondo e lotta contro il terrorismo per assolvere gli impegni internazionali. Questi ragazzi si sacrificano e sono persone straordinarie. Cerchiamo di essere degni del loro sacrificio e di assumere tutti quei comportamenti decorosi e conseguenti che servono ad essere alla loro altezza.

Pier Ferdinando

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Mirafiori e la mancanza di progettualità della politica

postato il 18 Gennaio 2011

Fiumi di parole e d’inchiostro si sono spesi, giustamente, per la vicenda di Mirafiori tra chi sosteneva le ragioni della Fiom e chi celebrava l’astro Marchionne e il suo “metodo”. Eppure in questo turbine di parole e di pensieri è mancata quasi completamente la voce rassicurante della politica che invece ha preferito mantenere un basso profilo, rimanendo alla finestra forse temendo di essere stritolata tra i meccanismi della catena di montaggio. Ma il silenzio assordante della politica, a parte qualche timida dichiarazione o apparizione a Mirafiori, è un indice assolutamente negativo.

Ha argomentato acutamente questa latitanza della politica Enrico Cisnetto, che qualche giorno fa sul Il Foglio non ha solamente rilevato questa assenza della classe politica ma anche la mancanza di un piano di politica industriale e dunque di un più generale “piano Paese”. A tal proposito Cisnetto ha sfatato la comune equazione tra il cosiddetto “metodo Marchionne” e il modello di sviluppo tedesco che è ascrivibile unicamente ad una politica responsabile e coraggiosa che pur di salvare l’economia e lo sviluppo tedesco non ha avuto paura di scelte impopolari (che a Gerhard Schröder sono costati la poltrona di Cancelliere) e di mettere da parte interessi di bottega per lavorare unita (la Grande Coalizione tra Spd e Cdu) alla ripresa. Ad oggi la Germania di Angela Merkel, continua Cisnetto, ha messo le premesse, una volta passata la recessione, per diventare la prima economia europea. Mentre in Germania i cancellieri che si sono avvicendati e la politica tutta hanno lavorato alacremente per garantire un futuro a tutti i tedeschi, nella nostra Italia la classe politica non è solo afona rispetto a temi di capitale importanza, ma resta incomprensibilmente impantanata nei problemi politici e giudiziari del Presidente del Consiglio.

La politica in Italia non deve solamente tornare a parlare, ma deve soprattutto rimboccarsi le maniche cominciando, sempre che non sia troppo tardi, a delineare un vero e proprio “piano Paese” dove si ragioni e si guardi al futuro magari cominciando a liberalizzare il sistema dei servizi e a rafforzare l’infrastrutture materiali e immateriali (trasporti, logistica, centrali nucleari e banda larga in primis). E considerato che tutte queste cose costano, la politica, uscita finalmente dall’apofatismo, dovrebbe mettere mano seriamente alle riforme  e – pensioni, sanità, decentramento, intervento una tantum sul debito pubblico – che ci possono creare quei margini di spesa che oggi non abbiamo.

Il ritorno della politica, della progettualità della politica è l’unica risposta che c’è al declino ed è l’unico modo che la classe dirigente di questo Paese ha per tornare ad unire i lavoratori che a Mirafiori si sono divisi.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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