Archivio per Gennaio 2011

18 gennaio, Milano

postato il 18 Gennaio 2011

Ore 17.00 – c/o Sede UDC  (Via Silvio Pellico 1, IV piano)

Incontro con i giornalisti

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Se la maggioranza vuole andare al voto, noi siamo pronti

postato il 17 Gennaio 2011

L’intervista al Tg3

Se la maggioranza vuole confessare il proprio fallimento rispetto ai problemi del Paese e vuole andare a elezioni anticipate noi siamo pronti.  Se invece spera che un partito per evitare le elezioni sia pronto a qualsiasi cosa, noi non rispondiamo a questo indirizzo. Noi non offriamo niente al governo: offriamo un patto agli italiani, ed è una cosa ben diversa. Vogliamo un piano contro la disoccupazione giovanile, che dia detrazioni fiscali a chi assume i giovani, vogliamo la partecipazione dei lavoratori agli utili dell’impresa. Perché non si parla queste cose? Non possiamo continuare ad accettare che l’agenda dei problemi degli italiani venga dopo quella di alcuni.

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«Quel giorno il suo carisma riempì l’Aula di Montecitorio»

postato il 16 Gennaio 2011

Pubblichiamo da ‘Il Messaggero’ l’intervista di Franca Giansoldati a Pier Ferdinando Casini sui retroscena della storica visita del Papa in Parlamento del 14 novembre 2002

Presidente Pier Ferdinando Casini, sarà contento della beatificazione: lei è un devoto di Giovanni Paolo II.
«Sì, lo porto nel cuore. Mi ha segnato»

Lo conosceva bene?
«Come parlamentare ho avuto occasione di incontrarlo varie volte. La prima fu a Bologna durante il Congresso Eucaristico, poi in altre circostanze, a margine di cerimonie ma la vera conoscenza la feci quando Io andai a trovare come Presidente della Camera per invitarlo a Montecitorio. Sapevo che nella legislatura precedente i Presidenti Violante e Mancino gli avevano formulato un analogo invito anche se le elezioni imminenti e la conseguente campagna elettorale costrinsero a congelare la visita. Sicché, d’accordo col Presidente Pera, mi recai in Vaticano conscio della missione non facile. Una visita,del Papa in Parlamento era un atto assai impegnativo e poi le condizioni di salute erano già precarie. Sicché varcai il Portone di Bronzo e restai sbalordito.» [Continua a leggere]

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Giusto Premier dai giudici, non possono esserci ombre

postato il 15 Gennaio 2011

Il Presidente del Consiglio dice una cosa giusta quando afferma che si presenterà dai magistrati. Ombre di questo tipo sul capo del governo non possono esserci.

Pier Ferdinando

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Referendum Fiat, risultato di grande saggezza

postato il 15 Gennaio 2011

Il risultato del referendum di Mirafiori segnala grande saggezza da parte degli operai della Fiat. Ma emerge anche un messaggio rivolto all’azienda e a Marchionne: non tirate troppo la corda, perché stiamo facendo sacrifici pesanti.

Pier Ferdinando

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Tramonti africani e timori italiani

postato il 15 Gennaio 2011

In arabo la parola “Maghreb” significa tramonto e indicava i paesi più occidentali dei domini islamici, oggi questo nome si addice di più alla sorte dei regimi che governano gli stati africani mediterranei. Le cronache di questi giorni ci hanno raccontato il tramonto del presidente tunisino Ben Ali e come ogni tramonto, purtroppo, anche questo si è colorato di rosso, il rosso del sangue di tanti giovani tunisini.

In Italia e in Europa ciò che accade in Tunisia, e che rischia di contagiare l’Algeria e gli altri paesi limitrofi, sembra non destare interesse, forse perchè si è troppo concentrati su un’altra tristemente famosa figlia del Maghreb. Eppure l’Occidente ha delle responsabilità dall’altra parte del Mediterraneo e soprattutto l’Italia ha da imparare qualcosa da quanto sta accadendo in quelle società. L’Occidente è stato a lungo complice del fuggitivo e disprezzato Ben Ali e di tutti gli altri pseudo presidenti nordafricani, un po’ per convenienza (i ricchi affari delle imprese occidentali) e un po’ per quel calcolo politico che preferisce dittatori dal pugno di ferro capaci di sbarrare la strada ai partiti islamici anti-occidentali.

L’ipocrisia occidentale del parlare nei consessi internazionali e davanti ai media di diritti e libertà per poi sottobanco trattare affari con i tiranni locali chiudendo gli occhi su alternanza politica, diritti delle donne e delle minoranze religiose è ben presente nella coscienza del popolo tunisino e in quella degli altri paesi. Questo elemento non è da sottovalutare perché la rivolta tunisina è una moto provocato anche dal risentimento per l’imbroglio e la sopraffazione. In pochi analisti hanno infatti rilevato che una delle gocce  che hanno fatto traboccare il vaso sono le rivelazioni della vituperata Wikileaks che hanno reso pubbliche la corruzione e l’insaziabile fame di potere e denaro della famiglia di  Leila Trabelsi, una parrucchiera che il presidente Ben Ali ha sposato in seconde nozze nel 1992 e che pian piano ha scalato le vette del potere economico e politico. E’ importante sottolineare che la rivolta tunisina è stata una rivolta giovanile ed una rivolta 2.0. Non si è trattato di poveri straccioni che si sono sollevati contro l’oppressore, ma di giovani istruiti che utilizzano con dimestichezza internet e i suoi social network. Quando il 4 gennaio muore il giovane diplomato Mohamed Bouzid, che si era dato fuoco il 17 dicembre perché non aveva altra prospettiva che il suo chiosco di frutta, la notizia della sua morte comincia a circolare rapidamente su Facebook e Twitter ed è l’input per l’inizio della rivolta.

Da quel giorno la rivolta corre in rete che diventa non solo luogo di denuncia ma un vero e proprio strumento di resistenza ai colpi di coda, anche virtuali, del regime agonizzante. I giovani tunisini non sono esecrabili perchè tentano di riprendersi la loro libertà per far sì che il loro futuro non sia un chiosco di frutta o un barcone nelle acque del canale di Sicilia, per mettere fine all’ingiusto e crescente divario tra ricchi e poveri. L’Occidente e l’Italia possono ignorare questa rivolta? Possono rifiutarsi di apprendere qualcosa da quanto successo in Tunisia? Evidentemente no e ciò per due ordini di motivi. Americani ed europei non possono lavarsi le mani della crisi del Maghreb, non solo perché hanno grandi responsabilità (il sostegno alla scalata del potere e al mantenimento di questo da parte dei dittatori) ma perché l’instabilità politica di questi paesi avrà delle intuibili conseguenze politiche, economiche e sociali sull’Europa. Per capirlo è necessario vedere comparire ogni tipo di imbarcazione carica di immigrati sulle nostre coste o aspettare il tracollo di qualche impresa che ha investito da quelle parti? In secondo luogo è necessario imparare qualcosa dalla gioventù tunisina e chiedersi se in paesi come l’Italia si può continuare a imbrogliare, speculare e sopraffare le giovani generazioni. Fino a quando abuseremo della loro pazienza? C’è da augurarsi che in Italia gli stati di Facebook e i messaggi di Twitter continuino a raccontare una tranquilla quotidianità e un futuro migliore.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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Rassegna stampa, 15 gennaio ’11

postato il 15 Gennaio 2011
La rassegna stampa di oggi è un po’ particolare: nella giornata della verità su Mirafiori, del Legittimo Impedimento e dell’annuncio della proclamazione a santo di Papa Giovanni Paolo II, vogliamo farvi vedere come – nonostante tutto questo – il padrone assoluto della scena resti sempre e solo lui, Silvio Berlusconi. In che modo? Ovvio, per i processi che lo coinvolgono: in primis, quello che ruota intorno al Ruby-gate. Si tratta davvero di armi di distrazioni di massa? Si tratta davvero di un modo per sviare l’attenzione dalle cose serie? Non lo sappiamo, è troppo difficile da dire. L’indignazione è grandissima, la sete di verità pure. Ma, come sottolinea Concita De Gregorio su l’Unità (a proposito, è un editoriale da applauso, comunque la si pensi), l’Italia civile langue, soffre sotto il peso delle difficoltà, dell’incomunicabilità, della consapevolezza di essere stati abbandonati al proprio destino, in balia di forze e di interessi che ci superano. Di fronte a questa terribile situazione, a noi (cittadini) di “responsabili” e giochi di potere vari, cosa diavolo potrà mai interessare? Nulla, assolutamente nulla. Aspettiamo, cosa altro volete fare? Ah, dimenticavo: prendiamo esempio dai nostri fratelli tunisini, che ci hanno insegnato come liberarsi di un dittatore con la sola forza della protesta.

Le accuse dei pm, l’ira del premier (Ferrarella Luigi, Corriere della Sera)

La testimone che incastra il premier (Giuseppe D’Avanzo, La Repubblica)

Vietti: “Legittimo impedimento, ora non c’è più spazio per i trucchi” (Giovanni Bianconi, Corriere della Sera)

Asse Casini-Fini: silenzio, evitiamo strappi (Giovanni Grasso, Avvenire)

Il Punto – Premier e procure all’ultimo atto. Fare chiarezza è dovere di tutti (Stefano Folli, Sole24Ore)

Delirio di impotenza (Unità)

Nasce la nuova giunta Alemanno: «E’ la squadra del cambiamento» (Davide Desario, Il Messaggero)

I responsabili ci sono, ma per ora guardano più ai pm che al Cav. (Il Foglio)

Bersani punge gli oppositori: «Una linea alternativa non c’è» (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)

La suora guarita dal Parkinson «Sento Wojtyla al mio fianco» (Daniele Zappalà, Avvenire)

Ben Ali fugge. Il Paese in stato d’emergenza (Antonella Rampino, La Stampa)

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Grande emozione per la beatificazione di Giovanni Paolo II

postato il 14 Gennaio 2011

E’ un momento di grande emozione per tutti coloro che hanno conosciuto ed amato Giovanni Paolo II.
La sua beatificazione era già avvenuta nel cuore e nell’animo di tanti fedeli che hanno, all’indomani della sua scomparsa, ritenuto Papa Wojtila già santo. Non posso non ricordare, in questa circostanza, lo straordinario evento che ho vissuto con i colleghi parlamentari ricevendo il Papa nel Parlamento italiano. Le sensazioni di quella ricorrenza ci accompagneranno sempre.

Pier Ferdinando

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