Archivio per Gennaio 2011

L’intervista ad ‘Annozero’

postato il 14 Gennaio 2011


Se Berlusconi pensa di affidare il destino del suo governo alla contabilità parlamentare è un problema suo.  Io, alla famosa cena a casa di Vespa,  lo invitai ad aprire una fase di responsabilità nazionale: non ha voluto seguire questo percorso e ognuno risponde delle sue scelte.
Se il Pd rinunciasse all’alleanza con Vendola e Di Pietro? Aprirebbe una fase politica seria, di riflessione, perché vorrebbe dire che la sinistra italiana ha scelto definitivamente un riformismo reale, ma le contraddizioni tra Fassino e Vendola su Mirafiori ci sono a prescindere da me.
Sulla Fiat Berlusconi sbaglia quando dice ‘se vincessero i no, Marchionne farebbe bene ad andarsene dall’Italia’, ma il rischio c’è. Io, al referendum, avrei votato sì dopo di che non possiamo certo correre il rischio che in mancanza della politica decida Marchionne.

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Rassegna stampa, 14 gennaio ’11

postato il 14 Gennaio 2011
Ieri è finalmente arrivata la sentenza tanto attesa della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo “a metà” (sembra un paradosso, ma è così) il Legittimo Impedimento, lo scudo che avrebbe dovuto risolvere parecchi problemi al Presidente del Consiglio. Peccato? Per fortuna? A voi l’ardua scelta: noi, da parte nostra, possiamo solo ricordare al Premier che se fosse stato un po’ più umile e ci avesse ascoltato, magari avrebbe avuto più fortuna (come ricordano Casini e il Vice-presidente del CSM Vietti). Cosa succede ora nel mondo della Politica è poco chiaro: Stefano Folli sul Sole pone l’accento sul quadro ormai logoro della legislatura; Massimo Franco esplora le varie opportunità sul Corriere; Massimo Ajello assicura che la sentenza è un colpo all’appeal del Centrodestra e rilancia il Polo della Nazione. Ma il vero dato della situazione è che la crisi è parallela per entrambi gli schieramenti (leggete Sorgi su La Stampa): se il Pdl soffre (complice la giunta Alemanno-bis), il Pd non solo arriva alla conta e al rischio scissione (buona notizia, secondo il Riformista), ma è costretto a rimpiangere Veltroni, l’unica vera anima democratica (trovate tutto sul Foglio). Infine, da non perdere l’inchiesta de L’Espresso sull’avanzata leghista nei luoghi del potere, il commento di Buttiglione sul cammino del Nuovo Polo e l’agenda delle liberalizzazioni necessarie.

Berlusconi: vado avanti, il bicchiere è mezzo pieno (Ugo Magri, La Stampa)

Ma Casini lo bacchetta: «Se mi avesse ascoltato…» (Andrea Cangini, QN)

«Se Silvio ci avesse dato ascolto…» (Giovanni Grasso, Avvenire)

Vietti: saggezza nella scelta. Salvo l’impianto della legge (Corriere della Sera)

Il punto di Folli – Una sentenza da rispettare in un quadro generale che si logora (Stefano Folli, Sole24Ore)

Franco – Che succede ora (Franco Massimo, Corriere della Sera)

Conta nel Pd, Bersani vince. Ma il partito è spaccato (Roberto Zuccolini, Corriere della Sera)

Il Pd si divide, buona notizia (Tommaso Labate, Il Riformista)

Sorgi – Centrosinistra e centrodestra. Due crisi in fotocopia (Marcello Sorgi, La Stampa)

Roma, rimpasto senza «big». Alemanno chiama due tecnici (Ernesto Menicucci, Corriere della Sera)

Il dossier. Così la Cina si compra il mondo dalla Volvo ai bond portoghesi (Giampaolo Visetti, La Repubblica)

Un referendum sulle liberalizzazioni (Sole24Ore)

Lo Stato siamo noi (L’Espresso)

L’Italia insegue sulla fibra ottica (Sole24Ore)

Il Pd, cioè Veltroni (Il Foglio)

Il nuovo cammino dell’area moderata (Liberal)

Come cambia la politica dopo il verdetto (Il Messaggero)

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Legittimo impedimento? Con emendamenti UDC sarebbe stato approvato

postato il 13 Gennaio 2011

La Corte è intervenuta su forzature

Se gli emendamenti dell’Udc, anche quelli soppressivi al testo sul legittimo impedimento, non fossero stati bocciati, la legge sarebbe stata approvata.
Certo, le decisioni della Corte vanno rispettate.  Ma ricordo che la maggioranza e il governo, bocciando i nostri emendamenti su punti specifici, hanno costretto la Corte Costituzionale ad intervenire per eliminare le evidenti forzature del testo.
Quando si esagera queste sono le conseguenze prevedibili. Mi auguro sia una lezione per tutti per il futuro.

Pier Ferdinando

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Per Marchionne? Per la Fiom? Per cosa si vota a Mirafiori

postato il 13 Gennaio 2011

Non ci si può esimere dall’esprimere una riflessione sul referendum di Mirafiori, un referendum che assume importanza non solo per la situazione contingente dei rapporti tra la Fiat e i lavoratori, ma in quanto spartiacque, un punto di volta, su cui si potrà innestare ogni futura discussione sul lavoro e sulle aziende.

Sgombro subito ogni equivoco: parlare di sviluppo e di investimenti in Italia è arduo, non solo perchè si va a trattare una materia per sua natura molto ampia e complessa (i rapporti industria-lavoratori vanno ad iscriversi all’interno del ben più ampio discorso sulla politica economica e sulle scelte che questa comporta), ma perchè l’Italia ha sempre pagato il dazio di non avere una vera politica in campo economico.

Il referendum di Mirafiori è importante perchè impone una seria riflessione: è indubbio che non si possono contestare e ledere i diritti dei lavoratori, e giustamente i sindacati devono tutelare ciò, ma non si può neanche permettere che la difesa di certi diritti, trasformi questi ultimi in privilegi e impunità. Si deve impostare il discorso, oggi, sulla produttività, perchè solo con la produttività si possono attirare investimenti in Italia: ormai le competenze tecniche non sono più un patrimonio esclusivo dell’occidente, il mondo è sempre più globale e con una competizione sempre più feroce.

E’ vero che gli stipendi in Germania sono più alti, ma è anche vero che la produttività dell’operaio tedesco è ben più alta di quella dell’operaio italiano. Rompere il vecchio sistema della contrattazione nazionale per dare spazio a quella aziendale direttamente con i lavoratori è il modo per avvicinare i lavoratori alle imprese, per instaurare un proficuo dialogo.

In Italia per troppo tempo si è evitato di affrontare il tema della produttività, mentre i nostri concorrenti lavorano con tassi di produttività molto superiori e con costi molto inferiori. Le stesse competenze, come ho avuto modo di dire, se prima erano specifiche di poche nazioni, ora sono facilmente replicabili ovunque, e il rischio concreto è che gli investimenti di Fiat, e questi posti di lavoro, vengano spostati all’estero, come stanno facendo molte altre aziende straniere ed italiane, piccole e grandi.

Vorrei che l’Italia per una volta si mettesse in discussione.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

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Rassegna stampa, 13 gennaio ’11

postato il 13 Gennaio 2011
Il Polo della Nazione marcia compatto e sempre più forte: tra Fini e Casini la sintonia “è massima” e se la situazione della legislatura dovesse precipitare, siamo pronti ad affrontare le urne insieme. Con un programma riformatore e un grande obiettivo: aggregare i moderati attorno a valori oggi negletti: merito, legalità, responsabilità e nazione. Imperdibile, per capire il perché della serietà del nostro progetto, è l’editoriale di Aldo Cazzullo per il Sette (supplemento del Corriere della Sera), che spiega – con grande bravura e acume – le prospettive per il nuovo Polo: se ci configureremo solo come un un cartello elettorale, non andremo certo da nessuna parte. Per questo dobbiamo aprirci alla “società, agli studenti e ai loro professori, agli imprenditori, ai cattolici”; parlare alla Nazione tutt’intera. E dobbiamo, soprattutto, essere pronti a dare risposte concrete a domande cocenti: a cominciare proprio dalla Fiat e dal rapporto tra imprenditoria e lavoro (senza facili populismi o demagogie). Solo se sapremo essere veramente innovativi, saremo in grado di vincere la nostra grande scommessa con il futuro. Pronti?

Asse Fli-Udc sul patto d’emergenza. Casini: insieme anche alle urne (Carmelo Lopapa, La Repubblica)

Il gelo di Fini: mai parlato di coalizione alla tedesca. Casini apprezza. E il terzo polo serra i ranghi (Claudia Terracina, Il Messaggero)

Il nuovo Polo è una cosa seria (Aldo Cazzullo, Sette del Corriere)

Libertà religiosa, passa mozione bipartisan (Gianni Santamaria, Avvenire)

Alemanno e il rimpasto che non c’è: i «no» di Monorchio e Luigi Abete (Ernesto Menicucci, Corriere della Sera)

Berlusconi: «La Fiat? Se vincerà il no, giusto lasciare l’Italia» (Corriere della Sera)

«La linea non cambia». Oggi la Direzione, il leader sfida la minoranza (Fabrizio Nicotra, Il Messaggero)

A Bologna nel Pd torna l’incubo Guazzaloca (Fabio Martini, La Stampa)

«Scudo», nucleare, acqua. Ammessi quattro referendum (Dino Martirano, Corriere della Sera)

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Berlusconi vuole autosufficienza? E’ un suo problema

postato il 12 Gennaio 2011

Noi abbiamo detto che siamo disposti a votare i provvedimenti del governo se li riteniamo positivi per il Paese, altrimenti non li voteremo. Ma se Berlusconi crede di poter risolvere i problemi dell’Italia con due deputati in più è un suo problema. Gli faccio i miei auguri.

Pier Ferdinando

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Non litigo con Bersani, capisco i problemi del Pd

postato il 12 Gennaio 2011

Con Bersani non voglio litigare. Capisco che i problemi del Pd non sono rappresentati dall’Udc, quanto dalla coesistenza tra chi ritiene che Marchionne sia un delinquente e chi voterà sì al referendum Fiat a Mirafiori.
Nel Pd c’è un problema esclusivamente politico e lo dico con il massimo rispetto per Bersani, D’Alema e Veltroni che hanno scommesso in prima persone per una sinistra riformista.

Pier Ferdinando

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L’intervista di Fini è impeccabile

postato il 12 Gennaio 2011

Quella di Fini è una intervista impeccabile.

Pier Ferdinando

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Non dimentichiamo i cristiani copti

postato il 12 Gennaio 2011

A meno di due settimane dal sanguinoso attacco contro la chiesa copta di Nagaa Hamadi le cronache tornano a raccontarci di attacchi contro i cristiani d’Egitto e di un incomprensibile irrigidimento delle autorità egiziane rispetto all’appello del Pontefice per la tutela delle minoranze cristiane in Medio Oriente.

Queste tristi circostanze permettono di riportare all’attenzione di un occidente secolarizzato e troppo distratto la situazione della minoranza cristiana in Egitto, vittima di una discriminazione che, nei secoli, si è inasprita o affievolita a seconda delle convenienze politiche dei governanti islamici. Attualmente i cristiani copti (la parola Copto significa “Egiziano” e deriva dal greco “Aigyptos” che a sua volta deriva dall’egiziano antico “Ha-Ka-Path” ossia la casa dello spirito di Ptah) rappresentano il 15% della popolazione egiziana e sono al 95% ortodossi mentre il resto si ripartisce tra le altre confessioni cristiane. Questa consistente e antica minoranza ad oggi non ha praticamente accesso ai vertici dello stato egiziano, da quando nel 1980 la legge islamica è divenuta “fonte principale del diritto”, così la carica presidenziale può essere ricoperta solo da un musulmano mentre se l’accesso alla carica di Premier e di governatore di una regione è formalmente garantito di fatto è molto difficile che ciò accada.

A ciò si aggiunga il fatto che non ci sono cristiani tra i rettori delle università, i responsabili dei sindacati, i vertici delle forze armate, i giudici di alto grado e in generale in tutti i centri di potere. Se la partecipazione alla vita politica e sociale del paese è quasi proibita, anche la quotidianità della comunità è sottoposta a difficoltà che non possiamo immaginare. Ad esempio costruire una chiesa è difficilissimo, ci sono tanti di quei vincoli (non può sorgere vicino a una moschea, su un terreno agricolo, vicino a monumenti…) che diventa quasi impossibile edificarne una, e non si può nemmeno pensare di celebrare il culto nelle proprie case perché si corre il rischio di una irruzione della polizia che arresterebbe i presenti con l’accusa di “riunione religiosa illegale”. Le poche chiese che resistono sono anche costrette a subire, oltre ai terribili attentati, costanti azioni di danneggiamento e saccheggio da parte di individui che godono di una scandalosa complicità della magistratura e della polizia. Inutile dire che ottenere le autorizzazioni per ristrutturare una chiesa è quasi impensabile. Se è difficile edificare una chiesa è quasi impossibile per un musulmano convertirsi al cristianesimo senza rischiare la vita, mentre non si possono calcolare le facilitazioni e i privilegi per quei cristiani che si convertono all’Islam. Anche nelle famiglie, particolarmente quelle miste, ci sono problemi e discriminazioni per i cristiani persino per i bambini che a scuola sono costretti a confrontarsi con una didattica filo-islamica che subdolamente li porta ad una “naturale” conversione.

Ricordare la situazione dei cristiani copti in Egitto e sollecitare il governo italiano e le istituzioni europee ed internazionali ad intervenire sul governo egiziano non è solo un atto doveroso ma è una prova minima di coraggio e solidarietà delle nostre società che amano definirsi libere e democratiche verso coloro che ogni domenica danno prova di fede e di coraggio andando a messa e rischiando di non tornare a casa.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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