Archivio per Marzo 2011

Il rialzo del petrolio può essere una spinta per l’auto elettrica?

postato il 15 Marzo 2011

Una riflessione tra promesse e realtà.

Con il recente rialzo del prezzo del petrolio e della benzina, il consumatore e le aziende si pongono il problema di come potere risparmiare. La prima soluzione, se si parla di carburanti per autotrazione, sarebbe la ricerca di fonti alternative: ma quali? Il gpl e il metano subiscono anche loro le pressioni del prezzo dei combustibili fossili; restano le fonti alternative quali l’etanolo che però hanno delle rese inferiori alla benzina, inoltre, al momento attuale, la loro produzione non è sufficiente a coprire il panorama mondiale.

Molti ambientalisti, a questo punto, punterebbero sulle auto elettriche. Ma è una opzione praticabile?
I costruttori automobilistici sollevano false speranze sul prossimo futuro dell’auto ecologica e ne approfittano per continuare a vendere vetture di grandi dimensioni e con forti consumi, almeno questo è quanto afferma uno studio dell’Università di Oxford guidato dal dott. Inderwildi.

Eppure alcuni costruttori di auto si erano impegnati a vendere più auto a idrogeno ed elettriche a partire dal 2015, ma si tratta di poche centinaia di vetture e non è una “promessa degna di fede” secondo il dott. Inderwildi.

Infatti vi sono problemi tecnici ed economici.

Per le auto a idrogeno, il problema è da un lato l’idrogeno necessario, perchè è vero che l’idrogeno è l’elemento più comune nell’universo e sul pianeta, ma si tratta di una forma non utilizzabile (gassosa), quindi è necessario prima di tutto ridurlo in forma liquida, procedimento non facile e costoso. Inoltre vi è il problema dell’alto costo del platino necessario per i catalizzatori delle macchine ad idrogeno, infatti servono almeno 50 grammi di platino per ogni catalizzatore, con quello che comporta come costi (circa 2500 sterline, secondo lo studio), considerando fin d’ora che il prezzo è destinato a salire con la crescita della produzione di auto a celle di combustibile. Secondo lo studio poi le celle a combustibile sono soggette a corrosione e hanno una vita molto più breve dei motori convenzionali.

Gli autori sottolineano che i risparmi energetici dipendono anche dalla fonte dell’elettricità o dell’idrogeno utilizzati per alimentare il motore. E al momento la maggior parte è ottenuta bruciando fonti fossili.

Lo studio rileva che il metodo più efficace di ridurre le emissioni complessive dal trasporto su quattro ruote sarebbe «una drastica riduzione sia delle dimensioni sia del peso delle auto a benzina e diesel» e sollecita il governo britannico a imporre tasse più alte sui guidatori di auto di grossa cilindrata, inefficienti, e di reinvestire il gettito per migliorare i trasporti pubblici e incentivare gli spostamenti a piedi e in bicicletta. Gli autori accusano i costruttori di esagerare le potenzialità dell’auto a idrogeno o elettriche nel prossimo decennio e di farlo solo a scopo pubblicitario e per continuare a vendere le attuali auto di grossa cilindrata, mentre per vedere una certa diffusione di veicoli elettrici e ad idrogeno occorrerà aspettare il 2050.
Per quanto riguarda le auto elettriche, secondo la ricerca, il problema è di natura fisica ed è legato alla vita limitata delle batterie e i problemi fisici legati all’accumulo, da parte delle batterie, dell’energia. Un esempio? La migliore batteria a ioni di litio per autotrazione in 25 kg di peso immagazzina l’energia di soli 25 cc di benzina. In pratica con ben 250 kg si ottiene un’autonomia non competitiva con i motori a combustione interna.
E l’auto elettrica impone anche una attenta riflessione industriale che deve essere iniziata ora a livello anche politico, per evitare di arrivare senza soluzioni quando il problema si presenterà: mi riferisco al problema legato all’occupazione. In ballo ci saranno milioni di posti di lavoro che non potranno essere riconvertiti in toto, perchè le auto elettriche non hanno bisogno di cambi e non necessitano neppure di filtri dell’acqua o dell’aria, marmitte, radiatori e pompe. Sono più hi-tech, più semplici: con meno pezzi e meno attori nella filiera.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

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Rassegna stampa, 15 marzo 2011

postato il 15 Marzo 2011
Ieri, a In Mezz’ora, la trasmissione dell’Annunziata, il ministro Alfano ha aperto ad un patto con le opposizioni, dicendosi disponibile a ritirare il ddl sul processo breve; eppure, apprendiamo dai giornali, non tutto il Pdl la pensa come lui e precisa che per le “modifiche c’è tempo”. Anche perché, ad oggi, nella compagine di governo ci sono problemi più urgenti, come il caso Scajola, che agita i sonni del Premier e dei Responsabili, che vedono, ogni giorno di più, sfumare le loro poltrone (a proposito, il PiD ha perso il proprio Presidente, Calogero Mannino, che ha cambiato idea e, raccontano i quotidiani, si è allontanato da Silvio). Leggete poi gli aggiornamenti dal fronte del Nuovo Polo; il nuovo caso Brigandì; gli editoriali di Manifesto e Libero sull’Unità d’Italia.

Processo breve, Pdl cauto: c’è tempo per le modifiche (Dino Martirano, Corriere della Sera)

Processo breve, il Pdl non frena (Il Messaggero)

Caso Scajola, rimpasto indigesto al Pdl (Francesco Cramer, Il Giornale)

Al partito non c’è posto. Scajola ha un futuro da Politiche comunitarie (Alessandro De Angelis, Il Riformista)

Beni culturali, terremoto al vertice (Francesca Schianchi, La Stampa)

“Via Brigandì dal Csm. Era nel consiglio di una società leghista” (La Stampa)

Pdl come il Pd, a Napoli si consuma l’esplosione della politica (Salvatore Merlo, Il Foglio)

Via Brigandì dal Csm. Era nel consiglio di una società leghista (La Stampa)

Terzo Polo. Musy: “Noi siamo la proposta della competenza e della responsabilità” (Il Giornale)

Terzo Polo per Pasquino arrivano i big (Gerardo Ausiello, Il Mattino)

Non esistono scorciatoie tricolori (Il Manifesto)

Da siciliano dico: festaggiamo (Antonio Martino, Libero)

Il Pid incassa un ministero ma perde Mannino (MF)

Ferrara a “Qui Radio Londra”: ma il debutto è sul nucleare (Goffredo De Marchis, La Repubblica)

Aldrovandi si adegua e sterza a sinistra con lui Pombeni, Consorte e Bonaga (Eleonora Capelli, La Repubblica Bologna)

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Intervistato a “Porta a Porta” sul nucleare

postato il 15 Marzo 2011

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Energia nucleare: il Paese che non sa scegliere

postato il 14 Marzo 2011

In Italia non esiste un dibattito sull’energia nucleare, esiste semmai una guerra, quella sì nucleare, tra i fautori delle centrali nucleari e i partigiani dell’energia pulita. I due fronti invece di confrontarsi e di lavorare per una soluzione cercano di prevalere l’uno sull’altro attraverso le armi non convenzionali dell’emozione: incidenti alle centrali nucleari, crisi petrolifere e così via. Il terremoto che ha colpito e danneggiato la centrale nucleare giapponese di Fukushima e la conseguente “paura nucleare” hanno ringalluzzito gli antinuclearisti di casa nostra che hanno buon gioco a rinvigorire la loro campagna contro il nucleare italiano.

Accade così che tutti gli sforzi di informazione e i contributi al dibattito  del Forum nucleare Italiano, autorevolmente presieduto da Umberto Veronesi, vengano azzerati da una ondata emotiva che ci riporta al clima del referendum sul nucleare del 1987 quando gli italiani, impauriti dall’incidente alla centrale sovietica di Chernobyl, si dichiararono contrari alla realizzazioni di centrali nucleari. La tragedia di Chernobyl ci fece chiudere la porta al nucleare, ma non ci aprì le porte dell’alternativa energetica e così oggi ci ritroviamo una Paese inquinato e inquinante, dipendente dal petrolio e dal gas altrui, e con tante centrali nucleari al confine dalle quali riceviamo, a caro prezzo, energia per andare avanti. Tuttavia chi si oppone al nucleare, e non utilizza espedienti propagandistici per far leva sull’opinione pubblica, ha delle obiezioni concrete e avanza dei dubbi ai quali bisogna necessariamente rispondere se si vuole davvero imboccare la strada dell’energia atomica.

Sullo sfondo c’è una necessaria scelta da fare: l’Italia si deve dotare di un piano energetico nazionale che ci dica come mandare avanti in futuro il nostro Paese. E’ una scelta da fare, qualunque essa sia, da condividere tutti e da perseguire fino in fondo perché non c’è più tempo da perdere. E’ ammirevole in questo senso la solidità della società giapponese che in queste drammatiche ore non ha mai messo in dubbio la sua scelta nucleare, nonostante il popolo giapponese abbia sperimentato sulla propria pelle la devastazione delle esplosioni atomiche e le tragiche conseguenze della pioggia radioattiva. Purtroppo l’infinito dibattito italiano fa presagire ancora una “non scelta”, una ulteriore perdita di tempo  che comporta un ritardo e un danno colossale per il nostro Paese. Per costruire una, e dico una, centrale nucleare ci vogliono dieci anni, un tempo lungo si dirà, che fa pensare, ma che è pur sempre più breve dei nostri tempi di scelta. Elezioni permettendo.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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Fermare Gheddafi senza temporeggiamenti

postato il 14 Marzo 2011

Se non ora, quando?

La comunità internazionale, a partire dalla Ue, stanno dando una straordinaria dimostrazione di impotenza di fronte alla situazione drammatica del popolo libico.
Giungono di ora in ora tragiche testimonianze dei massacri in corso, mentre nei palazzi dell’Onu si discute e si temporeggia. Addirittura la Lega Araba ha chiesto la ‘no fly zone’, mentre l’Occidente indugia nel realizzare l’unica azione di deterrenza efficace e utile.
Chiediamo di fermare i massacri e il dittatore Gheddafi, che già tanti sodali di ieri si sono affrettati a scaricare.
Se non ora, quando?

Pier Ferdinando

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15 marzo, Roma

postato il 14 Marzo 2011

Ore  17.00 – Camera dei Deputati, Palazzo Marini (Sala delle Colonne, Via Poli 19)

Partecipa a Roma alla presentazione del volume: “Chiesa e democrazia – la lezione di Pietro Scoppola” di Agostino Giovagnoli

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Rassegna stampa, 13 marzo ’11

postato il 13 Marzo 2011
Casini, intervistato da La Stampa, rilancia la necessità del dialogo e invita Bersani ad abbandonare la posizione del no a priori, per “giocare la partita”. Sulla stessa linea, da registrare anche l’appello di Marco Boato e di Stefano Cappellini, entrambi sul Riformista, per non lasciare il “garantismo” a “mani pelose” e cercare di riformare la giustizia al meglio possibile. Michele Vietti, vice presidente del Csm, a La Repubblica, spiega che la riforma, se davvero vuole essere epocale, deve essere condivisa, anche perché – continua Vietti – se dobbiamo giocare a “guardie e ladri”, ovvio che si sta dalla parte delle prime. A Sacrofano, poi, si è conclusa la manifestazione organizzata da Rocco Buttiglione su mondo cattolico e Udc, con l’intervento di Casini che ha auspicato il rilancio dei cattolici nella vita pubblica, la vera sfida di questo tempo, “oltre la diaspora”, seguendo magari, come suggerisce Messina sul Corriere, la lezione di Donat Cattin. Da leggere poi: il commento di Dario Di Vico alle parole del governatore Draghi su ‘Ndrangheta e Nord; l’analisi di Alberto Burgio sul “virus mutante della Lega”; l’Amaca di Michele Serra su P4, P5, P6 e quel segno di rassegnazione e disillusione che ci ha colpiti tutti.

Casini: “Bersani lasci l’Aventino e giochi la partita” (Carlo Bertini, La Stampa)

Non lasciamo il garantismo in mani pelose (Marco Boato, Il Riformista)

Un Boato in mezzo allo tsunami (Francesco Damato, Il Tempo)

Perché no? La riscossa dei garantisti (Stefano Cappellini, Il Riformista)

L’appello di Vietti sulla riforma: “Cambia tutto, deve essere condivisa” (Liana Milella, La Repubblica)

“Oltre la diaspora”: sfida per i cattolici (Angelo Picariello, Avvenire)

Scajola dal premier, tre ore per una tregua (Corriere)

Rifondare la politica col dialogo. Quella lezione di Donat Cattin (Dino Messina, Corriere)

Per Costituzione e scuola 100 cortei (Giorgio Poglietti, Sole24Ore)

L’Amaca (Michele Serra, La Repubblica)

L’allarme ‘Ndrangheta di Draghi che il Nord non deve ignorare (Dario Di Vico, Corriere)

L’affondo di Berlusconi: “Dittatura dei giudici” (Dino Martirano, Corriere)

Carabinieri, politici, lobby. Caccia ai segreti della P4 (Niccolò Zancan, La Stampa)

Attenti al virus mutante della Lega (Alberto Burgio, Il Manifesto)

Aldovrandi: “Mai alleato di Merola, vado al ballottaggio o torno a casa” (Silvia Bignami, La Repubblica Bologna)

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“Bersani lasci l’Aventino e giochi la partita”

postato il 13 Marzo 2011

«Sulla giustizia il premier ha l’onere della prova. Allearci col Pd? Il no è programmatico»

Pubblichiamo l’intervista de ‘la Stampa’ a Pier Ferdinando Casini di Carlo Bertini

Capisco che Bersani sospetti che quella di Berlusconi sia tutta una finta, ma sulla giustizia lo invito a lasciare l’Aventino agli sfascisti di professione, per trattare a viso aperto, come è compito di una vera sinistra riformista». Proprio mentre da piazza del Popolo Nichi Vendola sostiene che la prima riforma da fare «è liberarci di Berlusconi», Pierferdinando Casini sfida invece il leader Pd «a giocare insieme questa partita della verità e a riprendere la sfida della Bicamerale per lasciare al Cavaliere l’onere della prova che fa sul serio».

Certo con il no al dialogo e il ricorso alla piazza si allarga il solco tra Pd e Nuovo Polo. Lo farete mai un vero accordo elettorale?
«Come tutti i leader politici, Bersani è sensibile alle esigenze della propaganda e con la reiterazione della Santa Alleanza spera di prendere più voti nell’elettorato moderato. Ma noi sappiamo bene che un Terzo polo che nascesse con un’alleanza col Pd finirebbe per essere immediatamente subalterno. E nella migliore delle ipotesi subiremmo la sorte che toccò alla Margherita negli anni passati». [Continua a leggere]

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Provo profonda ammirazione per il popolo giapponese

postato il 12 Marzo 2011

Provo un sentimento di profonda ammirazione per il popolo giapponese.
Sta rispondendo al terremoto e allo tsunami con una serenità, una determinazione e una fermezza che gli fa onore.

Pier Ferdinando

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