19 luglio, Roma
postato il 19 Luglio 2011Ore 14.30 – Sala Zuccari, Palazzo Giustiniani
Interviene a Roma alla presentazione del libro “Portarti il mondo fra le braccia. Vita di Chiara Lubich”
Interviene a Roma alla presentazione del libro “Portarti il mondo fra le braccia. Vita di Chiara Lubich”
Il momento è grave, serve un armistizio tra i partiti e un governo politico ma con tecnki di prestigio, pronto a scelte impopolari
L’intervista a Pier Ferdinando Casini pubblicata su ‘Il Gazzettino’ di Giorgio Gasco
Pier Ferdinando Casini, c’è chi vorrebbe un governo tecnico. Ma il Pdl, con Maurizio Sacconi, ribatte che sarebbe come commissariare l’Italia. E poi sarebbe un esecutivo debole.
«Sono d’accordo» risponde il leader dell’Udc.
Allora meglio un governo di responsabilità nazionale?
«Devono esserci governi politici, non tecnici. È la politica che deve capire che bisogna passare ad una fase nuova; ad un armistizio tra le parti; con una serenità di rapporti tra i partiti; con un impegno comune perché l’Italia ha bisogno di scelte impopolari. Il governo tecnico non è una soluzione…» [Continua a leggere]
Ero per terra. Il braccio graffiato in più parti. Solo dopo qualche giorno fui costretto ad una ingessatura: la caduta dal motorino aveva causato la frattura dell’omero. Erano da poco passate le cinque di quel 19 luglio del 1992. Sistemai zoppicando il “Ciao” nel garage. A Milazzo quel pomeriggio faceva caldo. Mi trovavo lì per una vacanza con i miei genitori. La sigla “edizione straordinaria” del Tg2 interruppe di colpo la discussione sulla mia rovinosa caduta. “Attentato”. Un nuovo attentato. A poche settimane da quello che aveva causato la morte di Giovanni Falcone. Sui volti dei miei genitori e dei mie zii l’assoluto silenzio ed una profonda tristezza. Silenzio e tristezza riempirono anche l’aria della cucina dove ci trovavamo seduti a discutere, fino a qualche minuto prima, del mio incidente. In me un sentimento misto di paura e dolore. A Milazzo, quel pomeriggio, dopo quella notizia, non sentì più il caldo sulla mia pelle. Un brivido lungo la schiena, lento. E un fitto dolore al braccio.
Necessario un armistizio tra le parti in campo
Non esiste l’ipotesi di un governo tecnico. I governi devono essere sempre politici e noi chiediamo un governo politico di responsabilità nazionale. La politica deve capire che bisogna passare ad una fase nuova, un armistizio tra le parti: una serenità nei rapporti tra i partiti, un impegno comune perché l’Italia ha bisogno di scelte impopolari.
E’ da tempo che, inascoltato, dico che il Paese non può andare avanti tra i litigi permanenti, tra la paura delle prossime elezioni e della perdita di voti nelle prossime elezioni. E’ necessario che non ci poniamo il problema di chi perde e di chi guadagna voti, ma facciamo le scelte che sono necessarie all’Italia per superare la crisi.
E il governo tecnico non e’ una soluzione, rischia di essere un problema.
Pier Ferdinando
Casini: “L’Italia rischia. Non è il momento di governi di parte” (Susanna Turco, L’Unità)
Papa: con il voto segreto il Pdl spera nei garantisti (Dino Maritano, Corriere)
Il dilemma del Pdl: meglio staccare la spina? (Lina Palmerini, Sole24Ore)
E Bossi ci ripensa: “La Lega voterà sì per l’arresto di Papa” (Francesco Cramer, Il Giornale)
Le versioni di Umberto (La Stampa)
Un partito di Tremonti. Il ministro, no, una cosa (Corriere)
Tagli (mancati) alla politica. Corsa per rimediare (Alessandro Trocino, Corriere)
La Casta paghi. Qualche idea… (Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, Corriere)
Il vendicatore conquista il popolo del web (Corriere)
Da destra a sinistra le idee anti sprechi (Monica Guerzoni, Corriere)
Lo strano caso del precario della casta (Arianna Ciccone, Valigia Blu)
Tre cose sui «segreti della Casta di Montecitorio» (Fabio Chiusi, Il Nichilista)
Non inventate un falso Montanelli (Vittorio Feltri, Il Giornale)
Il meraviglioso mondo di Giulio tra cartoni, iceberg e latinorum (Fabrizio de Feo, Il Giornale)
E adesso alzi la mano chi ha voluto Romano ministro (Giovanni Bianconi, Corriere)
Berlusconi deve dimettersi. Ma non servono soluzioni tecniche. Tocca alla politica fare un passo avanti
L’intervista a Pier Ferdinando Casini pubblicata su L’Unità di Susanna Turco
Un governo di responsabilità, guidato dalla politica e non dai tecnici, che guardi alle riforme strutturali necessarie al Paese andando oltre gli interessi di parte. All’indomani di quella che definisce «una bella pagina per l’opposizione», ma solo all’inizio di un dialogo con il Pd sui cui esiti «solo il tempo darà una risposta», Pier Ferdinando Casini, leader Udc, fa un appello per costruire «una nuova fase» che vada «davvero oltre il berlusconismo» senza cadere nell’antipolitica. Superando «quella ricerca di un uomo forte» che a suo dire attraversa alcune frange della sinistra. E senza timori di affermare un bipolarismo diverso, non incompatibile col proporzionale.
All’indomani dell’approvazione della manovra, sono arrivate critiche all’opposizione che ha consentito il sì in tempi record. Rimpianti?
«Sono argomentazioni primitive, che confondono il senso di responsabilità con la corresponsabilità. La manovra, purtroppo, colpisce i soliti noti, vale a dire il ceto medio, e trasferisce i tanti costi del nostro debito pubblico alle famiglie. E senza dare segnali forti, come sarebbe stato il contributo di solidarietà per i redditi più alti».
Come tagliare i costi della politica, magari?
«Certo. Quei tagli, che avevamo chiesto, sono stati alla fine del tutto omessi. Però dobbiamo stare attenti a non sconfinare nella demagogia. Va bene allineare gli stipendi dei parlamentari alla media Ue; ma rifiuto l’idea che, oltre il trenta per cento già tagliato, si possa ridurre ancora il finanziamento ai partiti senza parametrare anche questo dato al livello europeo». [Continua a leggere]
Tira aria da 1992: l’Italia vuol fare la pelle alla Casta (Antonio Socci, Libero)
Caro Bossi, morto un Papa morirebbe anche la Lega (Giuliano Ferrara, Il Giornale)
Il Senatur equilibrista tra il Berlusconi e Pontida (Francesco Cramer, Il Giornale)
Il governo balla. A Ferragosto si saprà se dura (Giampaolo Pansa, Libero)
Il Carroccio e quel no ad esecutivi tecnici (Marco Cremonesi, Corriere)
E in Parlamento gli orfani del cappio rialzano la testa (Mattia Feltri, La Stampa)
Sale il Pd, frena il Pdl. Indeciso uno su due (Renato Mannheimer, Corriere)
Quei due personaggi senza più autore (Eugenio Scalfari, Repubblica)
Possibilità sprecata dall’avidità (Massimo Bordin, Il Riformista)
L’Armageddon è già tra noi (Federico Rampini, La Repubblica)
La democrazia diretta confiscata cavalcando i nostri malumori (Michele Ainis, Corriere)
Interesse generale, una virtù perduta (Ernesto Galli delle Loggia, Corriere)
Fini sfida la Casta: tagliamoci i privilegi (Paola Zanca, Il Fatto Quotidiano)
Come spiegare Montanelli ai ragazzi (Beppe Severgnini, Corriere)
Chi propose Romano ministro? (Emanuele Macaluso, Il Riformista)
L’Udc al 7%. Terzo Polo decisivo alle prossime elezioni
Sta diffondendosi, ancora una volta, l’ipotesi di nuove consultazioni politiche da tenersi in autunno o, al massimo, nella prossima primavera, fortemente sollecitate in queste ore dall’opposizione, anche in conseguenza del comportamento tenuto in occasione dell’approvazione della manovra economica. Quali potrebbero essere i risultati di queste eventuali elezioni anticipate? Nessuno può saperlo in questo momento. Ma l’elemento maggiormente caratterizzante il quadro odierno è la forte crescita di consensi per il centrosinistra, dovuta anche alla spinta degli esiti delle ultime amministrative e dei referendum. Il Pd è oggi stimato oltre il 28% (ma, secondo altri istituti di ricerca, ad esempio Ipsos e Demos, si trova quasi al 30%), e supera così il dato ottenuto alle ultime europee (26%), pur restando lontano da quello delle politiche (33%).
All’inizio dell’anno in corso, il partito di Bersani superava di poco il 24%. Un avanzamento notevole, di circa 4 punti, in un solo semestre. Il trend di crescita riguarda anche alcune altre forze del centrosinistra, specie quelle che potremmo forse definire le più «radicali» nell’atteggiamento antiberlusconiano. Ad esempio, l’Idv di Di Pietro supera il 6% (ma, sempre secondo Demos, sfiora l’8%) e ü Movimento 5 Stelle di Grillo si attesta sul 2,5%.
Sel di Vendola conferma il suo rilievo nel panorama politico, mantenendosi sopra il 7% (sopra l’8% secondo Ipsos e Digis), rimasto stabile negli ultimi mesi: un valore doppio rispetto a quanto ottenuto nelle ultime europee. A fronte di questo andamento, si registra un significativo decremento del Pdl. Che è oggi attestato al 27% (altri istituti variano dal 2fi,4 al 29%), quando a gennaio superava il 30%. L’altro partito di maggioranza, la Lega, pare invece essere rimasto quasi indenne da questo trend di decrescita (anche per essersi spesso dissociato da Berlusconi m molte scelte e prese di posizione) e rimane attorno al 10%, pur con un lieve calo rispetto a gennaio. Tra i partiti di centro, l’Udc appare stabile attorno al 7%, mentre Futuro e Libertà conferma le difficoltà nel decollare e si attesta oggi al di sotto del 4% (o meno secondo diversi altri istituti di ricerca). Sulla base di questo quadro, sembrerebbe dunque (ed è oggi ragionevole prevedere) che il centrosinistra possa vincere le prossime elezioni, almeno per ciò che riguarda la Camera dei Deputati Anche se saranno certo significative le scelte che decideranno di fare le tre forze di centro (Udc, Fli, Api). Se infatti esse finissero col non correre da sole (al contrario di quanto hanno sin qui dichiarato) e si alleassero, in tutto o in parte, ad una delle coalizioni maggiori, costituirebbero inevitabilmente l’elemento determinante nell’assegnare il premio di maggioranza, sempre che si voti con l’attuale sistema elettorale. Ma, soprattutto, stira dei partiti nel corso della campagna elettorale. Sono infatti tantissimi — e in forte crescita, specialmente nell’elettorato del centrodestra — gli intervistati che rispondono di essere oggi indecisi su cosa votare: nelle ultime rilevazioni essi costituiscono quasi la metà della popolazione. Non a caso, le più recenti chiamate alle urne hanno dimostrato come siano tanti (e, soprattutto, in incremento) i cittadini che decidono all’ultimo momento, sulla base delle proposte delle varie forze politiche (e/o della immagine dei leader) nelle settimane immediatamente antecedenti al voto. Ancor più delle volte precedenti, si può affermare che questi elementi giocheranno un ruolo decisivo nel determinare i risultati.
(L’analisi di Renato Mannheimer pubblicata su ‘Il Corriere della Sera’)
Fiducia alla Camera in tempi record. La manovra è legge (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)
Bersani e Casini, tregua finita «Adesso via questo governo» (Nino Bertoloni Meli, Il Messaggero)
Una nuova Tangentopoli spaventa il premier (Francesco Bei, La Repubblica)
Sartori – Citrullaggini elettorali (Giovanni Sartori, Corriere della Sera)
L’ISTAT allarma l’Italia: nel 2010 risulta povera o quasi povera circa una famiglia su cinque. Nel 2010 l’incidenza di povertà assoluta e relativa ha toccato quote altissime. Il fenomeno, come purtroppo prevedibile, è particolarmente evidente nel Mezzogiorno, dove é povera quasi la metà (il 47,3%) delle famiglie con tre o più figli minori e, tra le regioni più povere d’Italia, la Basilicata si aggiudica questo triste primato: è la regione dove la povertà relativa ha l’incidenza maggiore (28,3 %), seguita da Sicilia (27 %) e Calabria (26 %) .
A quanto pare, in Basilicata non va proprio tutto così bene come sembra. I problemi sono molti e hanno radici ben profonde: sappiamo quanti giovani abbandonano la Basilicata (in gran parte laureati) e sappiamo per quale motivo: la mancanza di lavoro.
Eppure, la nostra Terra non è certamente povera di risorse, anzi! Abbiamo risorse energetiche (il petrolio), ambientali (l’acqua) e culturali (Melfi, Venosa, Matera..). Terra ricca, patria di gente una volta fiera e combattiva, costretta ora a vivere dell’elemosina dei petrolieri che abusano delle nostre ricchezze e dei politici che, abbindolando la popolazione lucana, hanno costruito un impero di clientelismo di estensione incalcolabile.
Siamo schiavi di un sistema che abbiamo creato noi stessi, noi che abbiamo riposto la nostra fiducia in persone incapaci, inadeguate e immeritevoli di ricoprire cariche importanti. La mala-politica ha distrutto tutto, anche la nostra voglia di ribellarci. Siamo abituati a tutto e, ormai, ogni bruttura sembra scivolarci addosso, senza provocare reazione.
Siamo poveri, nelle tasche e nello spirito. Ci hanno tolto le forze e i mezzi per rialzarci, hanno fatto scappare i ragazzi: figli, fratelli, sorelle, cugini. Sono andati via, hanno offerto la loro intelligenza a chi ha saputo sfruttare le doti dei giovani per il bene collettivo.
Io, però, spero ancora. Spero che un giorno, i lucani possano svegliarsi da questo torpore.
Purtroppo non c’è più molto tempo per tergiversare: ognuno deve metterci la propria faccia, il proprio impegno: ragazzi, anziani, padri, madri. Tutti. Soltanto se non permetteremo di toglierci anche questo briciolo di speranza che ci è rimasto, qualcosa forse potrà cambiare.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Marta Romano