Archivio per Luglio 2011

I fondi sequestrati alla mafia vadano allo sviluppo territoriale

postato il 10 Luglio 2011

Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa nella sua ultima intervista, rilasciata nell’agosto 1982 a Giorgio Bocca per la Repubblica, sottolineava che “la mafia non è soltanto una questione criminale fine a se stessa, ma anche economica e sociale”, così dicendo pose le premesse di una lotta alla mafia che colpisse anche gli interessi economici e le ricchezze accumulate con i traffici illegali. Da allora tanto si è fatto e grazie ad una legislazione ad hoc e al lavoro congiunto della magistratura e delle forze dell’ordine si è potuto colpire ripetutamente gli interessi economici mafiosi e, soprattutto, è iniziata una preziosa opera di confisca e reimpiego di beni e di denaro sottratti alla criminalità. Le somme di denaro e dei proventi derivanti dai beni confiscati attualmente affluiscono al Fondo Unico Giustizia, che va distinto dal Fondo Unico di Amministrazione, ed è disciplinato dall’art.61, commi 23 e 24, del D.L. 25.6.2008 n. 112 (convertito in legge, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, L. 6 agosto 2008 n. 133) e dall’art. 2 del D.L. 16 settembre 2008 n. 143 (convertito don modificazioni, dalla legge 13 novembre 2008, n. 181). Nel Fondo Unico Giustizia arrivano le somme sequestrate nell’ambito di procedimenti penali o per l’applicazione di misure di prevenzione (ordinarie o antimafia) o di irrogazione di sanzioni amministrative ed i proventi derivanti dai beni confiscati nell’ambito di procedimenti penali, amministrativi o per l’applicazione di misure di prevenzione.

L’art. 2 del D.L. 16 settembre 2008 n. 143, convertito in legge con modifiche il 5.11.2008, ha ampliato il contenuto del Fondo in quanto ha stabilito che in esso confluiscono anche:

  • le somme di denaro ovvero i proventi relativi a titoli al portatore, a quelli emessi o garantiti dallo Stato anche se non al portatore, ai valori di bollo, ai crediti pecuniari, ai conti correnti, ai conti di deposito titoli, ai libretti di deposito e ad ogni altra attività finanziaria a contenuto monetario o patrimoniale oggetto di provvedimento di sequestro nell’ambito dei procedimenti penali o per l’applicazione di misure di prevenzione o di irrogazione di sanzioni amministrative;
  • le somme di denaro ovvero i proventi depositati presso Poste Italiane S.p.A., banche e altri operatori finanziari, in relazione a procedimenti civili di cognizione, esecutivi o speciali, non riscossi o non reclamati dagli aventi diritto entro cinque anni dalla data in cui il procedimento si è estinto o è stato comunque definito o è divenuta definitiva l’ordinanza di assegnazione, di distribuzione o di approvazione del progetto di distribuzione ovvero, in caso di opposizione, dal passaggio in giudicato della sentenza che definisce la controversia.

La gestione del Fondo Unico Giustizia è affidata ad Equitalia Giustizia S.p.A.ed ha la finalità di finanziare: a) il Ministero dell’Interno per le attività di tutela della sicurezza pubblica e del soccorso pubblico; b) il Ministero della Giustizia per il funzionamento ed il potenziamento degli uffici giudiziari e degli altri servizi istituzionali; c) il bilancio dello Stato. In particolare il testo emendato dell’art.2 del DL143/08 specifica che le risorse del Fondo unico Giustizia, anche frutto di utili della loro gestione finanziaria, vanno destinate in misura non inferiore ad un terzo al Ministero dell’Interno ed in misura non inferiore ad un terzo al Ministero della Giustizia. Le quote di assegnazione saranno indicate ogni anno con DPCM, di concerto con i Ministri dell’interno e della Giustizia. E’ facile comprendere l’entità delle somme che confluiscono nel Fondo Unico Giustizia, basti pensare che, su oltre 600.000 libretti di risparmio postali aperti per ragioni di giustizia, sono attualmente depositati presso le Poste SPA più di un miliardo e seicentomila euro. Il fatto che queste risorse vengano reimpiegate nel comparto giustizia, e dunque servano in parte a rendere sempre più efficace la lotta contro la criminalità organizzata, è sicuramente una cosa lodevole, ma considerata l’entità delle somme sequestrate e dei proventi derivati dai beni confiscati sarebbe auspicabile che queste venissero impiegate anche per sostenere lo sviluppo economico delle comunità locali e dei territori danneggiati dalle mafie. I loschi affari della criminalità organizzata, oltre che a finanziare attività illecite di ogni tipo, danneggiano seriamente le economie locali che bloccate dal cancro mafioso non crescono con evidenti nefaste conseguenze per il territorio e i cittadini.

Da una terra come la Sicilia, che quotidianamente conta i danni economici provocati dalla Mafia, arriva una proposta in questo senso di cui si fatta promotrice l’onorevole Giulia Adamocapogruppo dell’Udc all’Assemblea regionale siciliana, che ha presentato uno schema di progetto di legge da proporre al Parlamento della Repubblica concernente la destinazione delle somme e dei proventi affluiti nel Fondo Unico Giustizia. Il disegno di legge voto nn. 508-527, approvato dal Parlamento siciliano il 14 aprile 2010, prevede che nel rispetto dei principi del federalismo fiscale il denaro e i proventi dei beni confiscati, affluiti nel Fondo unico giustizia, siano destinati allo sviluppo economico delle comunità locali e dei territori danneggiati dalla criminalità organizzata, con una specifica attenzione per il miglioramento delle infrastrutture, per il sostegno alle forze dell’ordine e per tutti gli altri interventi previsti dalla normativa regionale per il contrasto alla criminalità organizzata (Legge regionale n.15 del 20/11/2008). Qualcuno, specie dalle parti della sede leghista  di via Bellerio, potrebbe storcere il naso davanti alla proposta dell’onorevole Adamo, pensando all’ennesima occasione di spreco alla siciliana,  eppure il progetto di legge della deputata centrista ha dei contorni ben precisi che non solo mettono in pratica, in maniera corretta, i principi del federalismo fiscale ma stabiliscono un prezioso criterio di giustizia per cui le terre penalizzate e depredate dal fenomeno mafioso sono risarcite con infrastrutture, investimenti, caserme e scuole. Non si tratta dunque di togliere fondi al ministero della giustizia o a quello dell’interno, ma la destinazione di queste risorse alle comunità locali afflitte dal fenomeno mafioso risponde ad una logica di lotta alla criminalità che non è fatta esclusivamente dell’azione della magistratura e delle forze dell’ordine ma anche dall’azione di promozione sociale ed economica nella convinzione che la lotta alle mafie si fa anche con una economia libera, con infrastrutture decenti, con case, scuole ed ospedali.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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Rassegna stampa, 10 luglio 2011

postato il 10 Luglio 2011
Incontro-sorpresa, ieri, tra i leader Pd e Udc, Bersani e Casini: l’Italia, spiegano all’unisono, è “sotto attacco” e servono risposte serie, compreso il rigore dei conti. Per questo si dicono disposti ad aprire al governo, cercando sia le possibili convergenze con il governo, che presentando un proprio pacchetto di proposte, a partire da liberalizzazioni e crescita. Convinti, come ripetuto con forza da Casini, che in un momento come questo, chi non è pronto a combattere la speculazione internazionale contro l’Italia, diserta da un impegno comune fa solo e semplicemente una scelta antinazionale. E noi non saremo mai tra questi. Sul Sole 24 Ore trovate un interessantissimo prospetto generale delle mosse da fare, mentre sul Messaggero trovate la posizione del Ministro Tremonti, che giura: la manovra è “in mani salde”. Nel frattempo, continuano i problemi per la tenuta della maggioranza: se da una parte – dopo un lunghissimo tira e molla – Urso, Ronchi e Scalia hanno annunciato il loro addio finale a Fli per riavvicinarsi al Pdl (“è una non notizia”, glissa il vicepresidente dei finiani, Bocchino), dall’altra si registra l’aumentare dei problemi giudiziari: in cima ai pensieri del Premier, infatti, c’è l’intenzione di varare un nuovo “Lodo Mondadori”, l’ennesima, intollerabile, legge ad personam – o ad aziendam, se preferite. È il paradosso di questa maggioranza: aumenta i propri numeri in Parlamento e crolla irrimediabilmente nel Paese. Come finirà? Bruno Tabacci, su Repubblica, azzarda una previsione: come è vero che Berlusconi è entrato in politica per salvare le proprie aziende, così ne dovrà uscire per salvarle. Chi vivrà, vedrà.

Bersani e Casini, il patto di Bologna: “Siamo sotto attacco, ora riforme vere” (Goffredo De Marchis, La Repubblica)

Bersani e Casini aprono: sostegno al rigore dei conti (Stefania Tamburello, Corriere della Sera)

Piano anti-speculatori. II caso-Italia all’Ecofìn: Europa pronta alla difesa. Authority e pm in allerta dopo gli attacchi a banche e BoT- più vigilanza e nuove misure (Dino Pesole, Sole24Ore)

Tremonti: manovra in mani salde. Appello di Casini e Bersani (Alberto Gentili, Il Messaggero)

Il Tesoro tesse la tela per l’agenda bipartisan (Mario Sensini, Corriere della Sera)

Pensieri bizzarri di un moderato (Giampaolo Pansa, Libero)

Il segnale al mercato: un argine bipartisan (Massimo Mucchetti, Corriere della Sera)

Pdl in cerca d’autore. Davanti ad Alfano l’ostacolo primarie (Giuliano Capecelatro, Il Riformista)

Fli: Ronchi, Urso e Scalia lasciano Fini (Alberto D’Argenio, La Repubblica)

Bocchino: “Cercavano solo poltrone, ma quella nave ora affonda” (La Repubblica)

I giudici: “Berlusconi corresponsabile della corruzione” (Paolo Colonnello, La Stampa)

La via d’uscita del premier una nuova leggina per bloccare il pagamento (Liana Milella, La Repubblica)

La grande tentazione del Pdl. Una salva-Fininvest al volo (Francesco Grignetti, La Stampa)

Attenta Italia, credibilità a rischio (Emmott Bill, La Stampa)

Tabacci: “Entrò in politica per difendere le sue aziende, dovrà uscirne per salvarle” (La Stampa)

Quel duro giudizio sul Cavaliere (Luigi Ferrarella, Corriere)

“La Gogna” mediatica di Tortorella: “In sette storie racconto l’Italia che condanna prima di giudicare” (Valter delle Donne, Secolo d’Italia)

Abolire le province (Giuliano Pisapia, QN)

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Risposta a Marco: Napoli straordinaria, ai napoletani dico non arrendetevi

postato il 9 Luglio 2011

Chi vi offende è ignorante o in malafede.

Napoli può e deve farcela. E’ una città straordinaria, un’antica capitale violentata da decenni di pessima politica e da torbidi interessi economici.
La questione rifiuti è solo una parte – la più evidente – di una città sulla quale si specula senza ritegno. Ma ai tanti amici napoletani scoraggiati e senza punti di riferimento dico: non smettete di sperare, di lottare, di credere che un cambiamento è possibile. Chi vi offende lo fa per ignoranza, malafede o -peggio – per sterile propaganda politica. Napoli ha bellezza, storia, arte.
I napoletani hanno forza morale, coraggio, genialità. Non bisogna arrendersi. Noi siamo al vostro fianco.

Pier Ferdinando

Messaggio pubblicato da Marco nella pagina facebook di Casini:

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Rassegna stampa, 9 luglio ’11

postato il 9 Luglio 2011
Due interviste importanti, rispettivamente al Presidente Casini e al segretario Udc Cesa, aprono la nostra rassegna stampa: intervistato da Libero, il nostro leader torna sull’apertura fatta da Alfano nei confronti del nostro partito (“lo fa perché sa che con noi si vince”) e sull’abolizione delle province (da fare subito, a partire dalla Sicilia – integrate, infatti, con l’intervista sempre su Libero a Raffaele Lombardo); Cesa, invece, lo trovate sul Messaggero: anche lui torna sulle parole di Alfano, ma le declina sotto un’altra prospettiva: noi godiamo di ottima salute, la maggioranza no; ecco perché, se Alfano vuole davvero aprire all’Udc, è bene che prima pensi a far diventare il Pdl un partito veramente “moderato”. A destra, nel frattempo, scoppia la “guerra del delfino”: Alberto d’Argenio, su Repubblica, ci propone un retroscena sui mugugni dei vari colonnelli berlusconiani; sul Corriere, a firma di Roberto Zuccolini, trovate infatti un’intervista al ministro Altero Matteoli, che stoppa ogni ipotesi di primarie, così come immaginate dal segretario del Pdl, Alfano; l’Unità, infine, con un articolo di Ninni Andriolo, tira le somme e “giura” che la successione al Cav. non è più scontata. È una crisi di regime, sostiene Macaluso dalle colonne del Riformista, e Sergio Soave, sul Foglio, si prodiga a suggerire “due o tre mosse” a Silvio Berlusconi per evitargli la stessa fine di Zapatero in Spagna. Crisi – per usare le parole di La Spina su La Stampa, di “dissoluzione senza soluzione” – che oggi si aggrava per due nuove vicende (giudiziarie): la Corte di Appello di Milano ha infatti reso esecutiva la condanna sul Lodo Mondadori (la Fininvest dovrà sborsare 560 milioni di euro), mentre il gip della procura di Palermo chiede di procedere (per associazione mafiosa) contro il ministro Saverio Romano.

Casini: “Alfano con l’Udc vince. Le Province? Tagliamole” (Barbara Romano, Libero)

Cesa: “L’appello del neosegretario all’Udc? Prima diventino un partito moderato” (Nino Bertoloni Meli, Il Messaggero)

A destra parte la guerra al delfino: “Il Premier ha scontentato tutti” (Alberto D’Argenio, La Repubblica)

Matteoli: “Il candidato lo sceglie il partito” (Roberto Zuccolini, Corriere della Sera)

Il Pdl in mille pezzi. E la successione al Cav non è più scontata (Ninni Andriolo, L’Unità)

Due o tre cose da ricordare al Cav. per evitare gli stessi errori di Zapatero (Sergio Soave, Il Foglio)

Sì, è una crisi di regime (Emanuele Macaluso, Il Riformista)

Restiamo uniti contro il Porcellum (Walter Veltroni, La Repubblica)

Lodo Mondadori, Fininvest condannata dovrà pagare 560 milioni alla Cir (Emilio Randacio, Repubblica.it)

“Mafia, processate il ministro Romano” (Riccardo Arena, La Stampa)

Lombardo non aspetta: “In Sicilia le chiudo subito” (Andrea Scaglia, Libero)

Il fuoco amico che brucia l’Italia (Massimo Giannini, La Repubblica)

Dissoluzione senza soluzione (Luigi La Spina, La Stampa)

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Casini: «Alfano con l’Udc vince. Le Province? Tagliamole»

postato il 9 Luglio 2011

Noi abbiamo tantissime chance di vittoria perche riteniamo che in Italia ci sia bisogno di un esecutivo di larga coalizione

L’intervista a Pier Ferdinando Casini pubblicata su ‘Libero’ di Barbara Romano

Al Cavaliere in disarmo Pier Ferdinando Casini non crede neanche un po’. Ma se fosse davvero Angelino Alfano il nuovo leader del Pdl, il capo dell’Udc non esclude di riapparentarsi col centrodestra. Aspetta sia il neosegretario azzurro che il leader del Pd, (…)

(…) Pier Luigi Bersani, alla prova dei fatti. In attesa che quadro politico si chiarisca, aderisce alla sottoscrizione di Libero per l’abolizione delle Province. «E il nostro chiodo fisso dall’inizio della legislatura», tiene a sottolineare, «ma il federalismo adesso ci fornisce l’occasione per ripartire tra Comuni e Regioni le competenze delle Province. La battaglia che noi vogliamo fare, però, non si limita a questo».

Cos’altro vuole abolire?
«I piccoli Comuni. Ce ne sono tanti in Italia con poche centinaia di abitanti, addirittura due a Sondrio inferiori ai cinquanta. Se vogliamo salvare logo municipale teniamolo, ma sopprimiamo questi micro Comuni che rappresentano uno spreco allucinante».

A parole non esiste battaglia più bipartisan. Ma allora come mai le Province sono ancora lì?
«Perché la Lega ne ha fatto un cavallo di battaglia. Avendo conquistato l’egemonia delle Province, soprattutto al Nord, non ha nessun interesse a intraprendere un cammino di riforma. E il Pdl ha ceduto su questo». [Continua a leggere]

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Rassegna stampa, 8 luglio ’11

postato il 8 Luglio 2011
Casini, su Avvenire, ritorna sul dibattito di questi giorni intorno ai referendum e alla possibile riforma del sistema elettorale: per il leader Udc, non si può pensare di strumentalizzare la società civile e i partiti dovrebbero, piuttosto, pensare a cambiare la legge direttamente in Parlamento, facendo proposte serie e realizzabili (integrate la lettura con il Riformista, che analizza le divisioni interne al Pd, e l’Unità, che oggi intervista Stefano Passigli). Ma il pezzo grosso delle varie rassegne stampa di oggi – compresa la nostra – è l’intervista che Silvio Berlusconi ha rilasciato ieri a Claudio Tito, su Repubblica: il Cav. a tutto tondo, promette di non ricandidarsi nel 2013 (lasciando il posto ad Alfano), annuncia che non correrà per il Quirinale (il candidato ideale è Letta, dice) e va dritto a fondo contro Tremonti (che, secondo lui, non sa fare gioco di squadra e non sa nemmeno creare consenso); Claudio Cerasa, sul Foglio, analizza i temi e i contenuti dell’intervista, dicendosi soddisfatto sull’annuncio del ritiro di B. (beato lui che ci crede), sulla volontà di costruire il PPE europeo (staremo a vedere), ma chiede a gran voce un terzo, fondamentale, punto: la necessità di indire primarie per scegliere il candidato premier nel 2013 (interessante, non c’è che dire). Contro Giulio Tremonti, che nel frattempo crolla nella bufera di un nuovo scandalo “casa” (leggete Guerzoni sul Corriere e Ruotolo su La Stampa), si scaglia oggi anche il direttore del Giornale, Vittorio Feltri, che si chiede – retoricamente: con chi sta Giulio? Risposta, ovvia e condivisa, “con le sue idee di socialista”: “Giulio non farà mai la rivoluzione liberale perché non ci crede, non gliene frega niente. Gli preme la pa­ce sociale, l’accordo con i sindacati; insomma, ha una visione socialista, non liberale”. Qualcosa di grosso si sta muovendo.

Casini: riforma elettorale? Si fa in aula (Giovanni Grasso, Avvenire)

E il Cavaliere annuncia il ritiro: “Nel 2013 lascio, tocca ad Alfano” (Claudio Tito, La Repubblica)

Quell’unica parola che manca nell’intervista di Berlusconi (Claudio Cerasa, Il Foglio)

Buttiglione (Udc) ad Affaritaliani.it: “Casini premier di un governissimo” (Daniele Riosa, Affaritaliani)

Nomine e incarichi. Così Milanese vendeva le poltrone (Guido Ruotolo, La Stampa)

“Solo ospite in quell’alloggio. Ma lo lascio subito” (Monica Guerzoni, Corriere)

Rotondi: “I professori litigano sempre come comari” (Stefano Caselli, Il Fatto Quotidiano)

Giulio con chi sta? (Vittorio Feltri, Il Giornale)

Nel segno dell’Unità (Claudio Sardo, Unità)

Angelino è Gorby, Pompidou o Sisto V? (Fabrizio Salina, Il Mondo)

Salvate almeno la forma (Pierluigi Battista, Corriere)

Pd e legge elettorale. La sfida di Bersani (Alessandro D’Amico, Il Riformista)

Passigli: “Le nostre firme stimolo alle Camere” (Unità)

Incontri e seminari, il mondo cattolico si organizza (Roberto Zuccolini, Corriere della Sera)

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La chiesa ambrosiana e il vento dell’accoglienza: un saluto al card. Dionigi Tettamanzi

postato il 8 Luglio 2011

Ricordo la prima volta che l’ho visto- un pomeriggio autunnale di novembre- tutti i giovani ambrosiani e i ragazzi del movimento ministranti della diocesi più grande del mondo (1108 parrocchie e un numero di fedeli superiore ai 5 milioni di persone) erano là. Qualche mese prima avevamo salutato sventolando palme d’olivo a San Siro il card. Carlo Maria Martini che annunziava il suo ritiro in Terra Santa, a riprendere gli studi biblici e gli stessi passi compiuti dal Messia nel Getsemani. Il k-way stava a malapena nel mio zainetto di ragazzo di quinta elementare, inutile in quella giornata solare, la ola che dovevamo realizzare per festeggiarlo ci era riuscita malissimo e dall’alto delle gradinate dell’arena civica -pezzo di storia del rugby milanese degli Amatori- cercavo di scorgere la figura che a momenti doveva fare il suo ingresso. Ricordo un omino non particolarmente alto di statura ma dalla voce calda e tranquillizzante, come quella di un agnello che lasciava subito in mente un segno di serenità.
Era appena entrato Dionigi Tettamanzi, l’arcivescovo della diocesi più grande del mondo.
Se dovessi scegliere un gesto per rappresentare questi nove anni non avrei dubbi: la vendita benefica all’asta della sua collezione privata di presepi per sostenere di tasca propria il Fondo Famiglia Lavoro-fondo istituito per intuizione dello stesso cardinale, o meglio come afferma lo stesso, per un’intuizione dall’alto con lui tramite -un fondo per creare iniziative di sensibilizzazione e solidarietà ed aiutare i lavoratori colpiti dalla crisi e i padri di famiglia rimasti senza lavoro. “Con l’avvicinarsi del Natale – ha spiegato il cardinale presentando l’iniziativa – ho sentito il bisogno di rinnovare l’intuizione che avevo avuto nel 2008. Un’intuizione che veniva dall’alto. Un tratto di strada l’abbiamo fatto, ma gli effetti della crisi sono ancora sotto gli occhi di tutti, e quindi vorrei rilanciare il Fondo con lo spirito e la freschezza con cui ha mosso i primi passi. E come allora mi sono chiesto: io cosa posso fare, io, proprio io?”. In questo modo I volontari della Caritas e delle Acli, che gestiscono  il progetto, hanno potuto aiutare 4.667 famiglie, con assegni da 800 a 4mila euro, a seconda delle necessità.
A mio modo di vedere il card. Tettamanzi ha incentrato la propria opera sul Cristianesimo mostrato da Charles Peguy nel testo “Lui è qui” . L’affermazione strenua del valore del carnale, del temporale e la centralità della categoria di “avvenimento” come chiave di comprensione del fenomeno umano e di un cristianesimo che si rivolge nel profondo ai bisogni, alle debolezze, alla malattie e alle tristezze dell’uomo, lo spirito dell’accoglienza che ha sempre animato la Chiesa di Milano: la tradizione racconta che Sant’Ambrogio, il più grande uomo e vescovo che la chiesa ambrosiana ricordi, non esitò a fondere i calici e i vasi sacri del Duomo e delle chiese della città per pagare il riscatto di alcune popolazioni barbare che varcato il confine dell’Impero Romano avevano devastato Milano e il nord’Italia prendendo in ostaggi donne e bambini. ““Se la Chiesa ha dell’oro non è per custodirlo, ma per donarlo a chi ne ha bisogno… Meglio conservare i calici vivi delle anime che quelli di metallo”.
Ora la Chiesa di Milano, la diocesi più grande del mondo, aspetta il nuovo cardinale Angelo Scola e la vita buona. Come scrive Aldo Cazzullo, una delle prime firme del Corriere della Sera, la sua idea è che il cristianesimo non penalizzi le passioni, i desideri e neppure gli istinti, anzi l’esalta l’umanità e l’attenzione per il vero e per il bello. Facciamoci trascinare da questa atmosfera per praticare la vita buona e cantare tutti insieme “O mia bela madunina”

“Riceviamo e pubblichiamo” di Jakob Panzeri

PER APPROFONDIRE
Il sito della Fondazione Famiglia Lavoro della Diocesi di Milano istituita dal Card. Dionigi Tettamanzi

CONSIGLI DI LETTURA:
-“La vita buona” di Angelo Scola e Aldo Cazzullo. Dialoghi su laicità, scienza e fede, vita e morte alla vigilia del Redentore
-Manuale di Bioetica, Dionigi Tettamanzi

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Due calcoli sui BOT, sugli investimenti e sulle nuove tasse del Governo

postato il 7 Luglio 2011

Abbiamo detto di come il governo, aumentando l’imposta di bollo sui conti titoli, penalizzi i piccoli risparmiatori. Oggi vorrei approfondire l’argomento, perché mi rendo conto che sono stato un po’ frettoloso, macchiandomi quindi di una colpa grave, visto che parliamo del risparmio degli italiani e che l’argomento è alquanto complesso.

Partiamo da alcune informazioni di base: sui dividendi che danno BOT, CCT, BTP e titoli azionari, al momento vi sono 3 tassazioni che colpiscono tutti (cassettisti e investitori), e poi il capital gain che colpisce solo gli investitori (con questa categoria considero i risparmiatori che acquistano e vendono titoli, guadagnando sulla differenza di prezzo). Con queste tasse, chi sono colpiti? I piccoli risparmiatori, non certo i grandi patrimoni. Perché? Perché per un grande patrimonio, pagare 39 euro o 120 euro cambia poco nei rendimenti, ma per chi investe 20.000 euro con un rendimento all’1% (caso dei BOT), significa andare in perdita.

Spieghiamo come. Intanto partiamo dal rendimento lordo e ipotizziamo un BOT che rende circa 1,2% l’anno. Se consideriamo un investimento di 20.000 euro, otteniamo un rendimento lordo di circa 240 euro. Adesso a questi 240 euro, dobbiamo togliere: 30 euro di tenuta titoli (per i titoli azionari è pari a 60 euro), 120 euro (come è nella finanziaria) di bollo annuale e scendiamo da 240 euro a 90 euro.

Abbiamo finito? No, perché in realtà il dividendo non è di 240 euro, ma meno, infatti al dividendo lo stato applica una ritenuta alla fonte (una tassa) pari al 12,5% del dividendo, quindi altri 30 euro da pagare. Quindi alla fine abbiamo: 240 euro di introito a cui dobbiamo togliere il 12,5% (quindi 30 euro circa), 30 euro di tenuta titoli, 120 euro di bollo annuale. Quanto resta? 60 euro.

Vi sembra molto? Direi di no, perché per giunta, dobbiamo fare un’altra specificazione: il dividendo lordo (240 euro) va a finire nel calcolo IRPEF e quindi altre tasse.

E se invece di un Bot, consideriamo un BTP decennale? Il BTP con scadenza a 10 anni, rende circa il 5% lordo che su 20.000 euro investiti garantisce un rendimento pari a circa 1000 euro.

Sembra molto? Intanto consideriamo che questi soldi restano “bloccati” per circa 10 anni (a meno di volerli vendere e perdere 1-2% del capitale investito), e ogni anni si percepiscono questi 1000 euro lordi. Ma quanto resta di netto? Riprendiamo i calcoli precedenti e abbiamo 1000 euro lordi a cui sottrarre 125 euro (il 12,55 di ritenuta), 30 euro di tenuta titoli e 120 euro di bollo annuale, e resta un totale di 725 euro, a cui togliere le ulteriori tassazioni dell’IRPEF.

Stesso andamento se consideriamo i titoli azionari (che rendono qualcosina in più, ma hanno maggiori tasse, ad esempio le spese di tenuta titoli raddoppiano e passano a 60 euro). Da questi calcoli diventa evidente che chi subisce il depauperamento maggiore è il piccolo risparmiatore, e andando nello specifico, chi possiamo considerare come piccolo risparmiatore? Se consideriamo gli importi calcolati, ci rendiamo conto che i 20.000 euro investiti sono appannaggio o di un pensionato o di un giovane lavoratore (che in media percepisce poco meno di 1000 euro al mese e non ha molte possibilità di mettere da parte grandi risparmi, visto lo stipendio e il costo della vita). Quindi ad essere penalizzati maggiormente sono le due categorie più “deboli” in Italia: i pensionati e i giovani lavoratori.

E cosa succede se aumentiamo il capital gain? Nel 2009 lo Stato italiano dal capital gain ha preso circa 300 milioni, quindi anche raddoppiandolo e considerando il 2009 lo Stato prenderebbe solo altri 300 milioni aggiuntivi. Ma anche qui, al di là delle ideologie, andiamo a colpire solo i piccoli risparmiatori. Infatti la tassazione del capital gain interessa solo le persone fisiche non imprenditori o, se imprenditori, limitatamente ai beni non appartenenti all’impresa.

Sono esclusi i soggetti che conseguono tali redditi nell’ambito di un’attività commerciale, in quanto per questi ultimi i proventi conseguiti sono attratti per presunzione assoluta nella disciplina del reddito d’impresa, ove non soggetti a ritenuta d’imposta o ad imposta sostitutiva (art. 45 TU). Banche, assicurazioni e investitori professionali (fondi speculativi e fondi di investimento) subiscono la tassazione del regime dichiarativo e quindi sui guadagni derivanti da investimenti di borsa pagano le tasse “aziendali” (Irap e simili) con tassazione al tra il 40 e il 50% degli utili. Da ciò si deduce che, se per una questione ideologica vogliamo aumentare la tassazione del capital gain dal 12,5%, si può fare, ma si sappia che si vanno a colpire i piccoli risparmiatori senza che lo Stato possa incamerare cifre tali da avviare un robusto risanamento dei suoi conti.

Da quanto sopra, non ho voluto considerare le conseguenze per la già debole “industria finanziaria” italiana.

A questo punto, possiamo solo concludere in un modo: se il governo vuole aumentare la tassazione dell’imposta di bollo e portarla a 120 euro, può farlo, ma, se volesse fare una cosa giusta, dovrebbe coinvolgere i grandi patrimoni o quanto meno quelli abbienti, partendo da una cifra di almeno 200.000 euro investiti, proprio per non penalizzare gli italiani non abbienti o addirittura poveri.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

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Lega indegna, usa le missioni per regolamento conti nella maggioranza

postato il 7 Luglio 2011


Quello che sta facendo la Lega e’ irresponsabile: utilizza le missioni internazionali per un regolamento di conti nella maggioranza. Si tratta di speculazioni indegne. Noi, come sempre, saremo responsabili e non faranno mancare il sostegno ai nostri militari impegnati all’estero.

Pier Ferdinando

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Sui referendum elettorali i partiti facciano un passo indietro

postato il 7 Luglio 2011

Non strumentalizzare un’ iniziativa della società civile

I partiti facciano un passo indietro rispetto ai referendum elettorali e pensino semmai a cambiare la legge elettorale in Parlamento. L’Udc da’ piena disponibilità. Noi siamo per il sistema proporzionale alla tedesca.
In questo momento noi non vogliamo strumentalizzare un’iniziativa della societa’ civile e che e’ giusto rimanga tale.
Piuttosto ribadiamo la nostra disponibilita’ a riprendere il filo in Parlamento di una riforma che consenta agli italiani di scegliersi i propri rappresentanti politici.

Pier Ferdinando

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