Archivio per Luglio 2011

Rassegna stampa, 7 luglio ’11

postato il 7 Luglio 2011
Pierferdinando Casini, su Liberal, lancia una proposta “alternativa” dell’Udc sulla gestione dei titolo di stato: se proprio bisogna introdurre una tassa sui depositi, lo si faccia almeno in misura proporzionale (se no facciamo veramente una patrimoniale sui più poveri); noi non siamo il “Partito del No”, ma voi al Governo dimostrateci di essere responsabili, rinunciando alla fiducia: lo chiede anche Beppe Pisanu, intervistato da Cazzullo sul Corriere. Spazio poi al voto sulla storia di Alfonso Papa, che dovrebbe arrivare giorno 15: l’Udc (con il Terzo Polo) ribadisce il suo sì alla richiesta d’arresto, perché come spiega Casini – ripreso dall’Unità – non c’è nessuna “sentenza politica”, nessun “fumus persecutionis”. Da leggere, poi: l’editoriale di Massimo Giannini su Repubblica, che critica duramente la figuraccia del Pd sull’abolizione delle provincie (integrate con Menichini su Europa); l’analisi di Corrado Stajano, sul Corriere, sulla nostra società che è cambiata e che è stanca di Berlusconi; due interessantissimi articoli (Tortorella su Panorama, Naso su FareItalia) sulla vicenda DSK e sull’eterna contrapposizione (in salsa italiana) tra giustizialismo imperante e garantismo dimenticato (o trasformato, aggiungiamo noi, in giustificazionismo impenitente).

Una proposta alternativa sui titoli di Stato (ma rinunciate alla fiducia) (Pierferdinando Casini, Liberal)

Pisanu: il premier e Bossi “chiamino” l’opposizione (Aldo Cazzullo, Corriere)

Casini: nessuna sentenza politica (L’Unità)

Udc per l’arresto e Lega incerta, “sentenza” il 15 luglio (Anna Maria Greco, Il Giornale)

Biotestamento, primi 2 sì. Scontro sull’idratazione (Alessandra Arachi, Corriere della Sera)

La sinistra senza coraggio (Massimo Giannini, La Repubblica)

Referendum, meglio via entrambi (Stefano Menichini, Europa)

I 17 anni che non cambiarono Berlusconi mentre nasceva una nuova società (Corrado Stajano, Corriere)

E il sottosegretario rimane allibito (Francesco Verderami, Corriere)

Non confondete Lobby e P4 (Michele Ainis, Sette del Corriere)

Ma che insegniamo ai ragazzi? (Rosaria Elefante, Avvenire)

Il caso Strauss-Kahn si sta risolvendo (in nulla) dopo meno di due mesi. Perché da noi il garantismo è una chimera? (Maurizio Tortorella, Panorama)

Strauss-Kahn presto scagionato? I giustizialisti faranno finta di nulla (Domenico Naso, FareItaliaMag)

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Una proposta alternativa sui titoli di Stato (ma rinunciate alla fiducia)

postato il 7 Luglio 2011

Sui titoli di Stato serve dimostrare responsabilità: non siamo il Partito del No

L’intervento di Pier Ferdinando Casini pubblicato su ‘Liberal’

La tassa sui depositi sui titoli è una vera e propria imposta patrimoniale regressiva che colpisce e penalizza in particolare i piccoli risparmiatori. Noi non siamo il partito del No, ci rendiamo conto della situazione economica e facciamo dunque una proposta alternativa: se proprio bisogna introdurla, lo si faccia in misura proporzionale al valore dei titoli del portafoglio escludendo dal calcolo i Bot e i Cct e introducendo una soglia di esenzione per i piccoli risparmiatori. Siamo anche preoccupati per quei due milioni di risparmiatori italiani che hanno investito piccoli importi in azioni delle grandi aziende pubbliche iniziando da Eni ed Enel e che al momento della vendita realizzeranno la perdita.
Non è comunque con queste azioni che si rilancia lo sviluppo e temiamo che non si tengano neanche i conti in ordine, infatti la previsione di incasso di otto miliardi da questa imposta, ci sembra molto sovrastimata in quanto è evidente che a questo punto i risparmiatori cercheranno strumenti di investimento alternativi. Speriamo che in Parlamento sulla manovra finanziaria possa davvero realizzarsi quel confronto aperto e positivo auspicato anche ieri dal Presidente della Repubblica, è necessario introdurre elementi di crescita e sviluppo e non si può farlo se non raggiungendo elementi di forte condivisione fra le forze politiche. Questa è una manovra che incide pesantemente sui destini del paese e sarebbe poco responsabile blindarla a colpi di fiducia.

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Abolizione delle province, rabbia e delusione in rete

postato il 6 Luglio 2011

C’è chi ha provato ad ironizzare alla maniera del Bersani di Crozza con un divertentissimo “ragazzi, ma siam pazzi, siam mica qui ad abolire le province”, ma in rete il sentimento prevalente riguardo alla mancata abolizione delle province è la rabbia, in particolare verso il Partito Democratico che in aula si è clamorosamente astenuto. E’ soprattutto la base del Pd a farsi sentire sul web. Su Twitter c’è chi va giù duro sulla dirigenza del Pd: “soliti idioti”“politicanti in standby”“quaquaraquà”, qualcun altro si rivolge direttamente a Rosy Bindi chiedendole di non indignarsi solo per Berlusconi ma anche per come votano in Parlamento. Poi ci sono i delusi come la giornalista Ilaria D’Amico che parla esplicitamente di “brutta figura”, o un giovane di Lodi che rivolge un lapidario invito a Bersani: “volete cambiare l’Italia? Guardate Twitter, quello che la gente pensa sulle province. E che cavolo, ascoltateci una buona volta!”.

Su Facebook l’aria che si respira non è differente e mentre sorgono pagine e gruppi che chiedono l’abolizione delle province, le pagine ufficiali del Pd, di Pierluigi Bersani, di Rosy Bindi e di altri dirigenti democratici, sono prese d’assalto da militanti inferociti che chiedono conto del comportamento dei propri dei parlamentari. Interpreti del malessere dell’elettorato democratico sono  i blogger più vicini al centrosinistra. Metilparaben di Alessandro Capriccioli liquida il comportamento in aula del Pd con un secco “è semplicemente penoso”, Alessandro Gilioli dal suo “Piovono rane” rievoca per Pdl e Pd il celeberrimo “hanno le facce come il…” del giornale satirico “Cuore”, mentre Pippo Civati ammette la figuraccia e pone qualche dubbio sulla capacità del Pd di essere realmente una forza di cambiamento e di governo. I delusi dal Pd hanno però anche parole di elogio per chi si è battutto con coerenza, tanto che un medico su twitter lancia una proposta: “tutti a votare Pier Ferdinando al prossimo giro?”.

Adriano Frinchi

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Berlusconi ha messo le mani nelle tasche degli italiani

postato il 6 Luglio 2011

Probabilmente non c’era altro da fare, ma nessuno venga a dirci che il governo non mette le mani in tasca agli italiani. Lo ha fatto, eccome. E purtroppo lo ha fatto colpendo i soliti noti, cioè quel ceto medio che sta scivolando nell’area della povertà. Avremmo preferito che fosse colpita la speculazione sulle rendite finanziarie e sui grandi patrimoni perché è giusto che nei momenti di crisi chi più possiede più debba dare.

Pier Ferdinando

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Uno sguardo ad una finanziaria miope e penalizzante

postato il 6 Luglio 2011

Berlusconi afferma che con questa finanziaria il Governo non mette le mani nelle tasche degli italiani e ha ragione: perché il governo dovrebbe sporcarsi le mani a “scippare” gli italiani se può comodamente incaricare altri? Il trucco è semplice: si dichiara che lo Stato chiede di meno o non chiede affatto, ma poi prende i soldi o effettua tagli, in modo che siano altri soggetti a prelevare dagli italiani. Il risultato? Che Berlusconi potrà dire che se le tasse aumentano o i soldi degli italaini diminuiscono, non è colpa sua.

Caro Presidente, forse non lo sa, ma l’Italia non è abitata da fessi o “boccaloni”, ma da gente che è capacissima di ragionare. A tal proposito diamo uno sguardo a questa “bella” finanziaria munendoci di una calcolatrice (anche quella del cellulare va bene, o anche carta e penna). Iniziamo da un piccolo provvedimento “sganciato” dalla finanziaria: la settimana scorsa hanno aumentato le accise sulla benzina di complessivi 6 centesimi al netto di iva. Quindi, in auto, si spendono 6 centesimi (più iva) per ogni litro di benzina. Quanto incassa in più lo Stato? Nel 2010 sono stati venduti circa 30 miliardi di litri di benzina; se moltiplichiamo questo quantitativo di benzina per i famosi 6 centesimi (più iva) otteniamo circa 2 miliardi di euro in più l’anno. Quindi con questo provvedimento otteniamo tre risultati: lo Stato aumenta i suoi incassi per il 2011 di circa 1 miliardo di euro, e dal 2012 di ben due miliardi di euro; otteniamo che aumenta l’inflazione diretta e indiretta (il costo della benzina è conteggiato nei panieri istat per l’inflazione e incide sui costi finali dei trasporti di merci) che è vista come il fumo negli occhi dalle autorità europee; e terzo risultato, il cittadino spende di più. Certo, formalmente il di più, noi lo paghiamo alla pompa di benzina, ma questi soldi in più vanno tutti allo Stato; quindi chi è il responsabile dell’aumento? Ovviamente il Governo che aumenta le accise.

E cosa dire della tassazione, anzi della patrimoniale, che lo Stato impone sui risparmi? Tra il 2011 e il 2014, l’aumento dell’imposta di bollo sui conti titoli porterà alle casse dello Stato, circa 8 miliardi di euro aggiuntivi, che saranno pagati dai cittadini. Questo lo dice lo stesso Governo, come si desume dalla bozza della relazione tecnica alla manovra da 47 miliardi, ancora sotto esame del Quirinale che dice testualmente: “L’incremento dell’imposta di bollo a 120 euro per gli anni 2011 e 2012 e a 150 euro per i depositi sotto i 50.000 euro (380 euro per i depositi con valore superiore a 50.000 euro) a decorrere dall’anno 2013, determina un incremento di gettito su base annua di circa 892 milioni di euro annui per i primi due anni e di circa 2.400 milioni di euro per gli anni a partire dal 2013”.

Se adesso facciamo due conti e ipotizziamo un pensionato che ha 25.000 euro investiti, supponiamo in un BTP, abbiamo che a fine anno con un tasso di interesse del 3% ottiene 750 euro lordi (da inserire nell’IRPEF), e pagherà 120 euro di bollo, con il risultato di un guadagno di circa 630 euro lordi. Se consideriamo imposte varie, il “guadagno” decresce ulteriormente. E non è che le cose cambino molto se consideriamo un investimento in azioni o in fondi di investimento. Nel tempo, la nuova imposta di bollo dovrebbe produrre 721 milioni nel 2011, 1,3157 miliardi nel 2012, 3,5813 miliardi nel 2013 e 2,4 miliardi a partire dal 2014.

Altro punto critico è l’aumento dell’IRAP per banche e assicurazioni che rischiano di rivalersi poi sui clienti: l’aumento dell’Irap dal 3,9% al 5,9% per le compagnie assicurative “va oltre la logica della partecipazione e dei sacrifici comuni” afferma Fabio Cerchiai, presidente dell’Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici), all’assemblea annuale dell’associazione, il quale spera nel corso della valutazione della manovra, questo provvedimento venga rivisto, in quanto “fuorviante e incoerente con il rilancio”.

E le stesse cose sono affermate anche dal presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, che addirittura ha usato il termine “punto di non ritorno” per quanto riguarda l’imposizione fiscale, soprattutto se si considera che le banche e le assicurazioni italiane hanno ampiamente superato gli stress test degli enti governativi, ma il provvedimento dello Stato rischia di mettere sotto pressione la tenuta dei conti degli istituti italiani.

E a tal proposito, nel corso dell’assemblea nazionale dell’ANIA è emerso che è davvero interesse generale promuovere il risparmio di lungo termine, in qualunque forma esso sia investito, purtroppo tutto ciò non è stato minimamente previsto dal governo: la manovra si è dimostrata poco lungimirante perché preleva solamente e fa poco per lo sviluppo.

Mi si consenta un’ultima notazione: in questi giorni si parla di una “norma salva Fininvest”, almeno secondo l’opposizione. Mentre per il governo si tratta di una norma che tutela tutte le aziende italiane. In sostanza, vi è un procedimenti giudiziaro tra Finivest e la CIR di De Benedetti, durante il quale Finivest è stata condannata a pagare circa 700 milioni di euro. Ovviamente Fininvest ha subito presentato ricorso, ma l’attuale normativa stabilisce che «il ricorso per Cassazione non sospende l’esecutività della sentenza» di secondo grado, lasciando tuttavia al giudice la facoltà di disporre «che l’esecuzione sia sospesa o che sia presentata congrua cauzione». Con la modifica viene meno il potere discrezionale del giudice per le condanne superiori a 20 milioni di euro, imponendogli di disporre la sospensione dell’esecuzione della sentenza d’appello se la parte ricorrente «presta idonea cauzione».

Per l’opposizione è una norma che salva l’azienda del Premier, mentre per il governo è una norma che tutela tutte le aziende. Ebbene, la mia osservazione è questa: se davvero questa norma non è stata studiata per favorire Fininvest, allora il Premier o chi per ora dirige l’azienda, faccia la scelta coraggiosa di non avvalersi di tale norma. Questa scelta meriterebbe il plauso di ognuno e fugherebbe tutti i sospetti.

Ma il Premier, avrà un simile coraggio?

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

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Pier Ferdinando Casini al convegno: “Violenza/Animali – Abusi/Umani”

postato il 6 Luglio 2011

Chi non ama gli animali non ama gli uomini. Combattiamo insieme le violenze e gli abusi contro i nostri animali. La crudeltà nei loro confronti è crudeltà nei confronti degli uomini.

Pier Ferdinando

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Emergenza lavoro, il Cardinale Angelo Bagnasco in Basilicata. Benvenuto!

postato il 6 Luglio 2011

«Il problema dell’occupazione non è calato, ma, semmai, accresciuto. E i timori non sono ingiustificati». Queste parole di S. E. il Cardinal Angelo Bagnasco, nella giornata in cui il  presidente della Cei sarà in visita a Melfi per l’inaugurazione del Museo Diocesano, si mostrano di straordinaria (e drammatica) attualità se rapportate alla situazione occupazionale lucana, alla luce anche di una nuova e accresciuta questione meridionale che vede in noi giovani le prime vittime.

E infatti insindacabile il dato dell’aumento della disoccupazione giovanile nella nostra Regione e di conseguenza dei giovani che né hanno un lavoro né svolgono un’attività di studio o formazione, i cosiddetti NEET ( Not in Education, Employment or Training).

La generosa disponibilità che oggi ci viene dalla presenza in Basilicata di S.E. il Cardinal Bagnasco ci deve portare ad avviare un confronto sui temi di più stretta attualità, partendo dalla passione e dal quotidiano impegno professionale e le personali capacità – prima di tutti quella di leggere in filigrana il presente che oggi caratterizzano i giovani, in particolar modo i giovani dell’UdC.

È giunto il tempo del riscatto sociale, economico e politico di un Sud troppe volte pensato da altri o lasciato al corso degli eventi, tornato ad essere nuovamente terra di emigrazione. È il testimoniare una propria dimensione di impegno che non ha pretese di autosufficienza, ma ri-cerca l’altro, l’insieme. È un avanzare proposte, creare relazioni, fare squadra per capire il presente e preparare il futuro di una Basilicata, che pur negli evidenti progressi di questi anni, sconta ancora secolari ritardi e incertezze; senza però aver tradito quella ricchezza di capitale sociale, di cui parlava Putnam.

In questa prospettiva di ripartenza, la presenza di S. E. il card. Bagnasco assume, dunque, un valore simbolico ben preciso: la conferma della particolare attenzione della comunità ecclesiale nazionale nei confronti del Mezzogiorno, ripresa in quello straordinario documento che è: “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno.”

Qualsiasi progetto di riscatto della Basilicata, rispetto al dato Paese, non potrà non fare appello al ruolo e al contributo della Chiesa, così come a quel “laboratorio civile” rappresentato dall’associazionismo lucano. In questo senso, da giovane impegnato in politica, sono grato alla Cei ed ai vescovi lucani per i costanti moniti sull’imprescindibilità dell’impegno educativo per qualsivoglia traiettoria di condivisione e di costruzione di un’agenda di speranza per il futuro. Da parte dei Giovani UdC, la ricerca di una visione unitaria dei problemi, delle priorità, delle direzioni di marcia e dei tempi costituisce, già da tempo, il contenuto del dovere, come movimento giovanile politico, di ascolto e risposta alle preoccupazioni e speranze dei nostri coetanei lucani.  Per vincere la percezione di solitudine di chi sperimenta un’esperienza di impegno politico, occorrono una preparazione e un’azione adeguate, se non si vuole poi che la chiamata a «una nuova generazione di cattolici» impegnati nella sfera pubblica non rimanga, alla fine, un grido nel deserto.

Nel giorno in cui si ricorda la figura di Santa Maria T. Goretti, voglio esprimere il mio desiderio e quello dei giovani dell’UdC di non sprecare la stagione della gioventù, vivendola – come ci ha insegnato il Beato Karol Wojtyla – come un tempo di preparazione ai grandi orizzonti per i quali giocare la vita e al servizio dei quali accorgersi che essa è degna d’essere vissuta.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Francesco Coviello, Ufficio Politico Nazionale Giovani UDC

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Rassegna stampa, 6 luglio 2011

postato il 6 Luglio 2011
Quello che è successo ieri alla Camera, è stato davvero surreale: l’Italia dei Valori, con una proposta di legge presentata dal capogruppo Donadi, ha proposto l’abolizione delle provincie, unanimemente riconosciute come enti “inutili” e “costosi”. A favore di questo passo si erano pronunciati tutti i partiti presenti in Parlamento durante la campagna elettorale: l’Udc aveva avviato una raccolta di firme per un ddl popolare; il Pdl lo aveva nel programma elettorale, così come Lega, Pd e Idv. Il gioco sembrava fatto: senonché, al momento del voto, a favore dell’abolizione si sono schierati solo il Terzo Polo (con il voto compatto di Udc, Api, Fli e Mpa) e l’Italia dei Valori; contro hanno votato Pdl e Lega (chissà perché) e – a sorpresa – il Pd ha scleto l’astensione. Trovate tutto sui giornali di oggi: dalle penose difese di Pdl e Pd, allo sdegno di Casini e Di Pietro (che chissà come, si chiede Cerasa sul Foglio, si sono trovati d’accordo). Altro punto centrale della nostra rassegna di oggi è la cosiddetta norma “Salva Fininvest”, ritirata ieri dal Premier, dopo che aveva sollevato un polverone immenso: da non perdere sono gli editoriali di oggi di Foglio e Giornale, che si barcamenano in una improbabile difesa “liberale” di una norma assurda. E sapete perché assurda? Ce lo spiega Buttiglione su Liberal: perché un Premier che si serve del potere pubblico non può restare al proprio posto. Ah, sempre a proposito di Cav e cose assurde: il “Responsabile” (coff, coff, colpo di tosse) per antonomasia, Domenico Scilipoti, ha dato alle stampe la sua autobiografia, proprio con la prefazione di Silvio Berlusconi: il Giornale ne anticipa oggi alcuni stralci. Da morire (dal piangere o dal ridere, decidetelo voi).

Un parlamento molto provinciale (Franco Adriano, ItaliaOggi)

Gentili – Hanno salvato di nuovo le Province (Alberto Gentili, Il Messaggero)

Province, salta il taglio. L’opposizione si spacca (Alessandro Fulloni, Corriere della Sera)

Le province resistono. La Camera boccia l’Idv (Francesca Schianchi, La Stampa)

Il Pd si astiene e le province restano. Bersani contro i referendari, Bindi no (Mario Lavia, Europa)

Province, niente tagli. Complice il Pd (Il Giornale)

Oddio, sta succedendo: Casini che loda Di Pietro! (Claudio Cersa, Il Foglio)

Il Terzo Polo prepara la convention del 22 (Secolo d’Italia)

Salva-Fininvest, premier in retromarcia (Francesco Grignetti, La Stampa)

Manovra e caso Mondadori. Via la norma anti-risarcimento (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)

I “paletti” del Quirinale: «Servono altri chiarimenti» (Marcella Ciarnelli, L’Unità)

Sberla in contanti (Eduardo Di Blasi, Il Fatto Quotidiano)

Il Cav evita polemiche col Quirinale e rinuncia alla sua giusta norma (Il Foglio)

Fuga di massa: Berlusconi (purtroppo) ritira la legge (Alessandro Sallusti, Il Giornale)

Un balletto indecente tra arroganza e stupidità (Rocco Buttiglione, Liberal)

Lite nel Pd sui referendum elettorali, Bersani boccia l’iniziativa di Veltroni (La Repubblica)

Alfano al Pdl: garantisti su Papa (Donatella Stasio, Sole24Ore)

La libertà della rete e la tutela dei diritti (Beppe Severgnini, Corriere della Sera)

Rai, la Lei blocca la nomina: no a Nardello capo del personale faceva parte della Struttura Delta (Aldo Fontanarosa, La Repubblica)

Il Cav e il libro di Scilipoti, elogio al “coraggio del peòn” (Silvio Berlusconi, Il Giornale)

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“Aboliremo le province”, la promessa elettorale di Silvio Berlusconi (e del PD)

postato il 5 Luglio 2011

Repetita iuvant dicevano gli antichi, ma ripetere alcune cose potrebbe non giovare, anzi addirittura potrebbe fare arrossire. E’ il caso dell’abolizione delle province: durante la campagna elettorale del 2008 Silvio Berlusconi e la sua coalizione hanno promesso agli italiani di abolire le province per recuperare ben dieci milioni di euro, oggi gli stessi che nel 2008 erano i paladini di questo provvedimento si sono invece premurati di respingere alla Camera la proposta di legge per sopprimerle. A dire il vero anche il PD, allora guidato da Veltroni, si sbracciava per l’abolizione delle province; promesse anche in questo caso non mantenute, così il PD ha infatti votato con PDL e Lega, salvando il Governo. “Repetita iuvant” dicevamo, ecco un florilegio di dichiarazioni rilasciate alle agenzie di stampa da far arrossire qualunque pinocchio della politica.

PDL: BERLUSCONI,COLLABOREREMO CON PD PER ABOLIZIONE PROVINCE

(ANSA) - ROMA, 4 MAR - Visto che l'abolizione delle province
e' anche nel programma del Pd ''su questo potremmo collaborare,
allo scopo di abolire le principali province dove esistono aree
metropolitane''. Lo ha detto Silvio Berlusconi, leader del Pdl,
ospite di 'SkyTg24 Pomeriggio'.
(ANSA).

GMB
04-MAR-08 13:41 NNNN

Apc-*ELEZIONI/ BERLUSCONI: LE PROVINCE VANNO ELIMINATE TUTTE
Sono inutili è solo un costo per i cittadini

Roma, 5 mar. (Apcom) - Silvio Berlusconi ribadisce oil suo
progetto di abolizione delle Province, un'abolizione che, a suo
giudizio, deve riguardare tutti questi Enti locali, non solo
quelli delle città metropolitane. Intervistato durante la
trasmissione 'Porta a porta', l'ex premier ha infatti
sottolineato: "Dobbiamo eliminare le Province. Sono tutte inutili
e soltanto fonte di costo per i cittadini".

Bac/Ang/Dav

052025 mar 08

ENTI LOCALI:BERLUSCONI,ELIMINARE PROVINCE,RISPARMIAMO 10 MLN

(ANSA) - TAORMINA (MESSINA), 29 MAR - L'eventuale futuro del
governo di centrodestra ha in programma anche ''l'eliminazione
delle Province dagli enti locali''. Lo ha detto il candidato
premier del Pdl Silvio Berlusconi intervenendo al Forum di
Confagricoltura a Taormina.
''Quando furono realizzate le Regioni - ha aggiunto - tutti
davano per imminente l'abolizione delle Province, poi localismi
ed egoismi hanno prevalso. L'abolizione delle Province - ha
spiegato Berlusconi - senza licenziare alcun dipendente pubblico
porterebbe da solo un risparmio di 10 milioni di euro
l'anno''.(ANSA).

TR-FPI/IMP
29-MAR-08 13:23 NNNN

PDL: BERLUSCONI A CENA ANTONIOZZI, ABOLIREMO LE PROVINCE =
(AGI) - Roma, 3 apr. - "Oggi ho fatto la piu' grande maratona
della tv. Ho parlato per 9 ore e 20 minuti". Silvio Berlusconi
si presenta alla cena offerta dal candidato del Pdl alla
provincia di Roma Alfredo Antoniozzi e la prima cosa che spiega
alla platea e' che vuole abolire le province. "Dall'abolizione
delle province avremo 12 miliardi di euro di risparmio" dice
l'ex premier spiegando di aver fatto una prima stima in
proposito. Il candidato premier del Pdl tuttavia osserva che
"non e' giusto gettare la colpa addosso sempre alla casta dei
politici. Lo sapete - aggiunge parlando in una sala di un
albergo romano - io non ho simpatia per la casta. Anzi, mi
sento di rappresentare l'antipolitica, sono un imprenditore
prestato alla causa". Berlusconi nel suo intervento ha ribadito
la teoria del 'voto utile': "Se non abbiamo una vasta
maggioranza non riusciremo a cambiare un paese che e' in
declino. Bisogna anche ragionare - ha osservato - che
l'economia americana subira' un arresto. Le famiglie americane
hanno speso di piu' di quanto guadagnavano. Per questo motivo
noi dobbiamo far fronte ad una situazione difficile e dobbiamo
ottenere il piu' ampio consenso possibile". (AGI)
Gil/Cam
032317 APR 08

NNNN

BERLUSCONI:INUTILE METTERE MANI ITALIA SENZA AMPIA MAGGIORANZA =
(AGI) - Roma, 3 apr. - "E' inutile mettere le mani sull'Italia
se non avremo un'ampia maggioranza". E' quanto afferma Silvio
Berlusconi in un'intervento alla cena offerta dal candidato del
Pdl alla provincia di Roma, Alfredo Antoniozzi. "L'ex premier
spiega di non voler fare "lotte pazzesche" per cambiare
l'Italia, per questo chiede un ampio consenso. Berlusconi
inoltre chiarisce che le riforme sul dimezzamento dei
parlamentari e sull'abolizione delle province saranno fatte
dopo la legislatura che avra' inizio a seguito del voto del 13
aprile. (AGI)
Gil
040036 APR 08

NNNN

ELEZIONI: BERLUSCONI, ABOLIZIONE PROVINCE NEL PROGRAMMA E VA FATTA =

Roma, 10 apr. (Adnkronos) - "L'abolizione delle province e' nel
nostro programma. Le province non possono essere lasciate in piedi,
solo per l'abolizione delle province, pur assorbendo tutto il
personale si risparmiano 10-13 mld all'anno". Lo ha sottolineato
Silvio Berlusconi, durante la registrazione della puntata di 'Porta a
Porta' che andra' in onda questa sera, ribattendo a chi ricordava la
contrarieta' della Lega all'abolizione di questi enti locali.

(Sam/Pe/Adnkronos)
10-APR-08 17:18

NNNN

 

FEDERALISMO: BERLUSCONI, ABOLIZIONE PROVINCE E' UN PROBLEMA APERTO =

(ASCA) - Roma, 15 set - ''L'abolizione delle Province e' un
problema aperto, anche se non ne abbiamo ancora parlato in
Consiglio dei ministri''. Lo ha detto il presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi durante la registrazione di
'Porta a porta.
''Questo problema - ha aggiunto il premier - non e' ne' di
destra ne' di sinistra e quindi sarebbe auspicabile,
nell'affrontarlo, la concordia tra tutte le forze
politiche''.
lpe/mcc
152010 SET 08
NNNN

PROVINCE:BERLUSCONI, VORREI ABOLIZIONE MA LEGA NO D'ACCORDO

(ANSA) - BRUXELLES, 11 DIC - ''C'e' un solo punto nel
programma elettorale in cui ho difficolta' serie con gli alleati
ed e' quello dell'abolizione delle Province: siamo ancora
convinti che sarebbe utile per risparmiare ma la Lega ha una
posizione molto ferma''. Lo ha sottolineato il premier Silvio
Berlusconi conversando con i cronisti oggi a Bruxelles.
D'altra parte, ha spiegato il presidente del Consiglio, ''io
non ho il 51% e devo accettare cio' che i miei alleati ritengono
di non poter sottoscrivere''. (ANSA).

KWF/CIP
11-DIC-08 16:38 NNNN

Apc-*Riforme/ La Russa: Abolire le province tra cinque anni
La Lega non chiuda le porte a questo programma

Milano, 13 dic. (Apcom) - Il ministro della Difesa, Ignazio La
Russa e coordinatore nazionale di An, propone di abolire tutte le
delle Province tra cinque anni. Nel pieno del dibattito
sull'abolizione degli enti provinciali, il ministro La Russa dà
la sua ricetta, alla vigilia dell'appuntamento elettorale del
2009: "Le Province non possono essere abolite adesso che si sta
per andare a votare - ha detto a margine di un incontro presso il
gazebo del Pdl in San Babila - ritengo che fra cinque anni
debbano essere abolite tutte le Province e che subito dopo il
voto venga fatta una legge che preveda il passaggio delle deleghe
provinciali al termine del prossimo mandato a Comuni, Regioni o
aree metropolitane".

Il ministro ha voluto richiamare anche l'attenzione della Lega
sul tema delle Province: "Ci dobbiamo dotare di un programma per
l'abolizione e invito la Lega a non chiudere a questo programma.
Penso che tutte le Province vadano abolite e non alcune sì e
alcune no: questa è un'ipotesi che tutto il Pdl deve scartare".

Quanto invece ai candidati del Pdl per le provinciali milanesi
per le quali da tempo circolano molti nomi ma ancora il partito
non si è pronunciato ufficialmente, La Russa ha ribadito: "Sia
con Albertini che con la Moratti i candidati sono stati scelti
poco prima della scadenza elettorale. Penati, visto che è così
indietro, fa bene a correre". Domani, infatti, il Partito
democratico, alla presenza del segretario nazionale Walter
Veltroni, lancia le proprie candidature per le provinciali 2009.

Mlo/Ral

131711 dic 08

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Abolizione province, Lega aveva assunto impegno in campagna elettorale

postato il 5 Luglio 2011

L’impegno all’abolizione delle Province la Lega e il Pdl lo avevano assunto nella campagna elettorale del 2008. Lascio agli atti i testi delle notizie Ansa che lo contengono.

Pier Ferdinando

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