postato il 11 Agosto 2011
Nonostante l’assolata giornata estiva, una fitta coltre di nubi gravava sull’aula parlamentare dove si sono riunite le commissioni congiunte Affari Costituzionali e Bilancio di Camera e senato per ascoltare le comunicazioni del Ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
Dopo aver parlato per tre quarti d’ora, il ministro ha sostanzialmente lasciato dietro di sé solo una fumosa cortina di buone intenzioni e confuse ricette sui modi e sui tempi necessari per tentare di uscire dalle pericolose secche in cui si trova incagliata l’economia del Paese.
La sensazione di una maggioranza di governo in piena confusione è stata poi confermata dagli interventi del segretario politico del PDL Angelino Alfano e dal Capogruppo della Lega Nord alla Camera Marco Reguzzoni; i loro interventi, lungi dal chiarire le intenzioni del Governo, hanno invece confermato le distanze tra diverse correnti anche all’interno della stessa formazione politica.
Ancora una volta, l’unico intervento chiaro e comprensibile è stato quello tenuto da Pier Ferdinando Casini a nome dei gruppi parlamentari dell’Unione di Centro. Nel suo discorso ha dapprima stigmatizzato la tendenza, che continua tuttora, della attuale compagine governativa a voler minimizzare e banalizzare la situazione italiana perché, se è verso che esiste una crisi che coinvolge l’intero continente europeo e molte altre economie mondiali, è anche vero che nascondere le specificità della crisi italiana non aiuta a trovare vie d’uscita percorribili.
Dopo aver ricordato come, di fatto, la BCE abbia “commissariato” la politica italiana con la sua lettera, Casini ha anche avvertito che il commissariamento deve intendersi rivolto all’intero sistema politico italiano, non alla sola maggioranza di governo. In merito alle proposte di riforme istituzionali, il leader dell’Unione di Centro ha bocciato duramente la proposta di modifica dell’art. 41 della Costituzione in materia di libertà economiche definendola puramente demagogica; diversamente ha concordato sulla possibilità di studiare modifiche all’articolo 81 della Carta al fine di introdurvi l’obbligo del pareggio di bilancio, pur con le dovute garanzie.
Passando a temi più rapidamente concretizzabili, Casini ha ricordato come il prolungarsi dell’indecisione sulle misure da prendere rischi di far arrivare il Paese al 2012 con la necessità di nuovi e pesanti tagli lineari che andrebbero ancora una volta a danneggiare le famiglie, le disabilità ed i lavoratori dipendenti più svantaggiati. Per scongiurare questo pericolo, la ricetta dell’Unione di Centro si basa quindi su almeno cinque ingredienti di base: costi della politica, riforma del fisco,liberalizzazioni, riforma delle pensioni e del mercato del lavoro.
Per il capitolo sui costi della politica la proposta verte sull’accorpamento dei piccoli Comuni e l’abolizione delle province con attribuzione delle relative funzioni ai Comuni, anche in forma consorziata; inoltre graduale dismissione delle partecipazioni nelle aziende municipalizzate.
Per quanto riguarda il sistema fiscale, Casini si è detto favorevole alla tassazione delle rendite finanziare, ad eccezione di BOT e CCT, e ad una seria riflessione sull’ICI la cui abolizione ha messo molti Comuni in una situazione di grave dissesto. Disco verde anche ad un contributo di solidarietà da parte dei redditi più alti con strumenti che tengano conto però della composizione famigliare del percettore.
Per dare nuova linfa all’economia del Paese, via libera anche ad un cospicuo pacchetto di liberalizzazioni che riguardino i servizi pubblici locali, le farmacie, le banche nonché le reti energetiche e le professioni. Sul punto il leader dell’Unione di Centro ha ricordato a Tremonti che l’input deve necessariamente partire proprio dal Governo che deve dimostrarsi libero dalle pressioni delle lobby parlamentari.
Sul tema della riforma delle pensioni, via libera all’agganciamento dell’età pensionabile con quello della durata della vita media ma anche in questo caso l’Unione di Centro si dichiara intransigente rispetto all’introduzione di una sorta di quoziente famigliare che consenta di differenziare il trattamento a favore dei nuclei famigliari che più di altri anno sofferto le scelte economiche fatte da questo governo negli ultimi tempi.
Ultimo punto è la riforma del mercato del lavoro, che deve partire da un concetto semplice: più flessibilità in uscita e maggiori garanzie al precariato giovane, con agevolazioni fiscali alle imprese che incentivino la trasformazione dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato perché il tema della precarietà sta diventando una emergenza devastante per i giovani ed il loro futuro.
Vedremo nei prossimi giorni se questi suggerimenti concreti, saggi e socialmente giusti sapranno essere raccolti e valutati da chi ha il compito di governare questo nostro Paese.
Riceviamo e pubblichiamo Roberto Dal Pan