Archivio per Agosto 2011

Il commissariamento dell’ Italia è un dato di fatto

postato il 11 Agosto 2011

Non riguarda solo il governo ma anche le opposizioni

Il commissariamento è un dato di fatto. Dobbiamo avere la maturità di capire che siamo stati commissariati dalla Bce e che non abbiamo armi per opporci. Dobbiamo prendere atto che questo commissariamento c’e’ e che non riguarda solo il governo ma il sistema politico del Paese.

Pier Ferdinando

 

 

 

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Basta chiacchere, servono soluzioni. Il Nocash day?

postato il 11 Agosto 2011

Ieri il Governo ha parlato con le parti sociali, le quali al termine dell’incontro hanno dichiarato che il Governo non ha comunicato nulla enunciando solo generiche prese di posizione. Quasi contemporaneamente vi erano nuovi crolli in tutta Europa e a Milano le banche nel loro complessivo avevano una capitalizzazione di 50 miliardi di euro (di cui 37 erano quelle di Banca Intesa e Unicredit, seguite da Monte Paschi di Siena che vale 5 miliardi). Tutta l’Europa in questi giorni ha avuto cali vistosi, in particolare ieri, complice una voce, subito smentita, di un downgrade (ovvero di un peggioramento del giudizio di affidabilità) per l’economia francese. Tutto ciò è la testimonianza di un forte nervosismo che serpeggia tra gli investitori sia europei che americani, basti pensare che la banca Societè Generale ha perso ieri circa il 20%.

Il problema è principalmente legato alle incertezze dei politici che non hanno il coraggio di prendere decisioni forti, anche impopolari, preoccupati del consenso, delle elezioni, dei sondaggi, eppure dovrebbe essere chiaro a tutti che l’immobilità sta peggiorando la situazione. Personalmente sono convinto che la gente possa accettare sacrifici, ma solo se vi è un obbiettivo chiaro.

Ricordiamo tutti che nel 1992 Amato fece un prelievo forzoso per risollevare la crisi italiana; e quando Prodi fu eletto la prima volta, chiese ed ottenne una tassa una tantum per entrare nella UE. Sono due esempi di come, se si pongono obbiettivi chiari e si parla con sincerità alla gente, si ottiene una risposta positiva dalle persone. E’ inutile fare le battute, o dire che tutto va bene, perché non è così. Continuando a comportarsi in questo modo, il Governo è percepito in maniera negativa, anzi gli Italiani si sentono presi in giro. Non è il momento delle promesse vuote o delle prese di posizione ideologiche. Bisogna invece portare avanti proposte concrete, realistiche e spiegarle alla gente. Dire alla gente cosa si vuole ottenere, perché e come. Solo così la gente sarà disposta a nuovi sacrifici.

Bisogna combattere ferocemente l’evasione fiscale che in un anno è pari a 120 miliardi di euro (e non la si combatte di certo con i condoni e i colpi di spugna); se vi aggiungiamo lavoro nero, economia sommersa, riciclaggio arriviamo alla cifra di 560 miliardi di euro annui. Eppure non si riesce a scalfire questo “monte” di illegalità.

Ma non è l’unico problema, perché vi è anche l’inefficienza della macchina burocratica: prendiamo il caso di Equitalia Giustizia, costola dell’Agenzia delle entrate che dovrebbe gestire il patrimonio di beni confiscati ai malavitosi, multe milionarie ai truffatori, patteggiamenti, automobili sequestrate, beni immobili pignorati. Questi attivi si limitano a finanziare le intercettazioni: circa 268 milioni nel 2009, mentre tra il 2008 e il 2010 sono stati recuperati 4 miliardi di euro. Ebbene questo denaro finisce in depositi postali pressoché infruttiferi invece di essere rimesso in circolo per finanziare la disastrata amministrazione della macchina della Giustizia. Perché non si sbloccano questi 4 miliardi? A causa di cambi di governo, e difficoltà regolamentari, questo “tesoretto” non può essere usato.

Ma non è l’unico caso. Esistono oltre 450 miliardi di imposte accertate negli ultimi dieci anni che sarebbero “solamente” da esigere. Ma la raccolta prosegue con il contagocce: nel 2010 ne hanno recuperati circa 10 miliardi. E gli altri soldi? La lentezza della macchina burocratica, le leggi che cambiano e spesso sono retroattive (si vedano i vari condoni fiscali), le leggi di favore (vi ricordate quando parlammo delle somme perse con il condono fiscale perché le cifre accertate non furono mai richieste dallo Stato in quanto vi era una norma che “favoriva” l’evasore che pagava un anticipo?? Questo blog ne parlò esattamente un anno fa. E intanto questo tesoro di 450 miliardi si eleva al ritmo di circa 120 miliardi di euro annui, ma potrebbero essere molti di più, infatti secondo i dati 2010 del ministero dell’Economia, la metà dei contribuenti dichiara un reddito inferiore ai 15mila euro, due terzi non più di 20mila, l’1% più di 100mila, cioè 77mila persone in tutto. E per le piccole imprese e i professionisti c’è un altro dato: secondo Bankitalia è stato sottratto fra il 2005 e il 2008 il 30% della base imponibile dell’Iva, pari a 30 miliardi l’anno, come dire due punti di Pil ogni 12 mesi.
Il problema, dicono i magistrati, è che si sta andando indietro in tanti settori, dalla lotta all’evasione fino a quella alla criminalità economica vera e propria. Ancora una volta, le farraginosità dell’amministrazione pubblica (alimentate dal sospetto che una vera lotta al malaffare non convenga a tanti) fanno abbondantemente la loro parte. Il governo in carica, con la motivazione dei tagli al bilancio, ha cancellato con un colpo di penna prima la commissione anticontraffazione e poi addirittura l’Alto commissariato anticorruzione come entità indipendente (con 120 persone di staff). Al posto dell’Alto commissariato è stato insediato un miniorganismo con 20 dipendenti fra cui solo 3 magistrati, con la sede in tre stanzette in un sottoscala, alle dipendenze del ministero della Funzione pubblica che però sarebbe uno degli organismi da controllare.

Eppure le soluzioni ci sarebbero, ad esempio la tracciabilità dei flussi di denaro e in questa direzione va il Nocash day inventato dal manager Geronimo Emili, che dice: «Uno sconcertante 52,1% dei cittadini, ad un nostro sondaggio, ha risposto che usa il contante solo per mancanza di abitudine all’uso della moneta elettronica». L’iniziativa ha avuto la sponsorizzazione della MasterCard, ma anche l’appoggio di Abi e Confcommercio. Il vantaggio della moneta elettronica è la assoluta tracciabilità degli scambi di denaro e quindi l’emersione dei pagamenti in nero.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati.

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Parole di Tremonti? Ho capito di più leggendo i giornali

postato il 11 Agosto 2011

Servono risposte immediate

Mi auguro che il ministro Tremonti abbia le idee così chiare che non ci ha detto nulla per non bruciare il decreto perché ho capito più dalla lettura dei giornali che non dalle sue dichiarazioni.
Va bene la diminuzione dei parlamentari ma cominciamo dalle cose che si possono fare.
Cominciamo ad accorpare i comuni più piccoli e ad intervenire sulle province. Facciamo le liberalizzazioni che però non deve voler dire svendere le partecipate, tassiamo le rendite ma con l’esclusione dei Bot e dei Cct. Riformiamo il mercato del lavoro secondo un concetto semplice: più flessibilità in uscita e più garanzie per i giovani precari. E per quanto riguarda la riforma previdenziale dobbiamo agganciare l’età pensionabile alla durata della vita, ma tutte le pensioni devono prevedere un quoziente familiare perché il nucleo famigliare, già bersagliato e vessato, deve essere garantito.

Pier Ferdinando

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Rassegna stampa, 11 agosto 2011

postato il 11 Agosto 2011
Oggi, rassegna stampa snella e lineare per cercare di ragionare insieme sui temi dell’economia e sull’importante incontro congiunto delle Commissioni Finanza e Affari di Camera e Senato che comincerà a breve. Partiamo con qualche articolo di “cronaca”: le sempre maggiori incertezza e confusione che si respirano dalle parti del governo, non fanno che aumentare il distacco dalle opposizioni, con il Pd che chiede “chiarezza” e il Terzo Polo – in testa Casini – che continua a spronare il Premier; come scrive Patta sul Sole, infatti, Udc, Fli e Api si dicono disponibili a collaborare su misure credibili, a patto – però – che si diano risposte serie e che si abbia un progetto di ampio respiro. Anche perché, come spiega Paradisi su Liberal, i mercati non “abboccano” più (ieri Piazza Affari è crollata, chiudendo in rosso al -6,6%, peggior risultato di questo ultimo periodo) e Pigi Battista sul Corriere rilancia: siamo in un vuoto “temporale” di potere e non possiamo permetterci di aspettare le mosse del governo fino al 18 di agosto. Il problema sostanziale, però, è che l’idea di adottare provvedimenti pesanti e impopolari ha spaccato nettamente la maggioranza: da una parte Berlusconi, che non vuole assolutamente cedere e teme un altro crollo di consensi, e dall’altra un fronte stretto intorno a Tremonti, che invece ipotizza anche il lancio di una nuova patrimoniale (a questo fronte va ascritto anche il sindaco di Roma, Alemanno, che intervistato dal Corriere ha detto che “tassare le rendite” non può essere un tabù): come scrive il direttore Menichini su Europa, la verità è che non sanno proprio cosa fare. Mentre Mario Deaglio su La Stampa si dice favorevole a dei sacrifici, in cambio di una rilancio della crescita, il blog Phastidio.net si scaglia duramente contro l’ipotesi “tremontiana” di un vasto prelievo fiscale (leggete la nota di Bertoncini su ItaliaOggi), sostenendo che una mossa del genere ci rispedirà in recessione molto prima di quanto si immagini. Da Repubblica, poi, due interessanti commenti di Massimo Giannini (che critica duramente le insufficienze generali e generalizzate di un governo accortosi improvvisamente di navigare in un mare in tempesta)  e di Franco Cordero (che tira le somme di 8 anni di Governo Berlusconi, impietoso). A questo punto, non ci resta che aspettare.

Il Pd chiede chiarezza, Casini «chiama» il premier (Emilia Patta, Sole24Ore)

Terzo Polo: anche il premier in Aula (Avvenire)

La Germania al bivio: salvare l’Europa o diventare meno solida? (Tonia Mastrobuoni, La Stampa)

La Borsa non aspetta più (Riccardo Paradisi, Liberal)

Alemanno: tassare le rendite smetta di essere un tabù (Ernesto Menicucci, Corriere)

Il nuovo gioco dell’estate italiana (Phastidio.net)

Dalle forbici alla scure (Vittorio Feltri, Il Giornale)

Patrimoniale, il premier non cede. E spunta l’ipotesi Eurotassa (Amedeo La Mattina, La Stampa)

Le parti sociali insoddisfatte: «Dal governo niente risposte» (Melania Di Giacomo, Corriere della Sera)

Veltroni: “Le elezioni anticipate? Un pericolo per il Paese” (Antonella Rampino, La Stampa)

Sì ai sacrifici se aiutano la crescita (Mario Deaglio, La Stampa)

Non possiamo aspettare otto giorni (Pierluigi Battista, Corriere)

La verità è che non sanno che fare (Stefano Menichini, Europa)

Il risveglio sul Titanic (Massimo Giannini, La Repubblica)

Il ministero delle Finanze pensa solo al prelievo (Marco Bertoncini, ItaliaOggi)

Fuori dal Patto la spesa per gli investimenti (Giorgio La Malfa, Sole24Ore)

Cosa resta dopo 8 anni di governo Berlusconi (Franco Cordero, La Repubblica)

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Berlusconi venga domani in commissione

postato il 10 Agosto 2011

La straordinarietà della situazione politica ed economica offre al Parlamento, nella giornata di domani, una occasione importante, non solo per approfondire gli aspetti relativi alle ipotizzate riforme costituzionali, ma anche per verificare la volontà del Governo in ordine all’adozione dei provvedimenti economici richiesti dall’Europa e necessari per il Paese.
In questo contesto il Terzo Polo auspica che, in deroga alla normale prassi, sia lo stesso Presidente del Consiglio, unitamente al ministro dell’Economia, a rendere l’informativa presso le commissioni. Sarebbe un gesto di importante consapevolezza in un momento eccezionale per la vita dell’Italia.

Pier Ferdinando Casini, Francesco Rutelli e Italo Bocchino

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Non è più il tempo del bue muto

postato il 10 Agosto 2011

Le voci su un downgrade della Francia, poi smentite formalmente dal governo francese, hanno  scatenato il panico e una spaventosa ondata ribassista che ha travolto Wall Street e le borse europee. Record negativo per Piazza Affari con gli indici Ftse Mib e Ftse It All Share che cedono rispettivamente il 6,25% e il 5,43 per cento. Un mercoledì terribile dunque che ha spinto il governo francese ad intervenire tempestivamente per smentire le voci incontrollate le voci di un declassamento del debito sovrano del paese, con perdita della tripla A. Non c’è da stupirsi per l’intervento immediato del governo francese: solo una presa di posizione ferma e chiara poteva fermare i rumors e ridare quel minimo di fiducia necessaria per evitare il crollo totale. Continua a stupire invece il silenzio del Premier Berlusconi che dal discorso al Parlamento sulla crisi economica non ha sentito la necessità di rassicurare ulteriormente il Paese e i mercati. Berlusconi è ormai un “bue muto” che non trasmette più l’innata sicurezza di un tempo, anzi il suo silenzio unito ad un generale incupimento, notato anche dai fedelissimi, risulta assolutamente controproducente. Di certo Berlusconi non risolverebbe niente con un sorriso o con una delle sue battute, ma potrebbe invece essere utile quanto suggerito dal Terzo Polo che, in una nota congiunta firmata da Pier Ferdinando Casini, Italo Bocchino e Francesco Rutelli, ha auspicato che in deroga alla normale prassi, sia lo stesso Presidente del Consiglio, unitamente al ministro dell’Economia, a rendere l’informativa presso le commissioni riunite. L’Italia, ed anche i mercati, non hanno bisogno di un bue muto ma sperano ardentemente che anche per Berlusconi si avveri la profezia che Alberto Magno fece su Tommaso d’Aquino (il vero bue muto): “un giorno muggirà così forte che lo sentiranno in tutto il mondo civile”. Al momento ci accontentiamo di molto meno di un muggito, magari di un discorso onesto, franco e soprattutto concreto che infonda fiducia e sicurezza e che detti, finalmente, una rotta.

Riceviamo e pubblichiamo Adriano Frinchi

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Rassegna stampa, 10 agosto 2011

postato il 10 Agosto 2011
Oggi cominciamo la nostra rassegna stampa con un’ottima analisi di Stefano Folli, dal Sole, che riprende una considerazione che noi abbiamo fatto spesso, proprio da questa nostra rubrica: questa crisi cambierà radicalmente la politica del nostro Paese; nuove sfide si sono imposte sul campo e l’intervento della Bce dei giorni scorsi rappresenta il più grande monito che potessimo avere a dover riformare il nostro sistema. Proprio le proposte della Bce – con la loro declinazione più importante, il vincolo di bilancio in Costituzione (leggete Rossi e Brunetta) – sono l’argomento principe della discussione politica: e non a caso, saranno sul tavolo delle Commissioni Affari e Tesoro che domani si riuniranno in seduta congiunta (a questo proposito, Casini, Rutelli e Bocchino hanno invitato il Premier ad essere presente a questo incontro). Nel frattempo, dopo l’ennesimo chiarimento di ieri (siamo all’opposizione e lì rimaniamo), sui giornali trovate le posizioni più moderate e concilianti di La Russa e Quagliarello: il primo arriva a dire che “Pier fa bene a restare dov’è” (ma continua a lanciare messaggi), mentre per il secondo, il tavolo sull’economia – a partire da quella che ormai è stata ribattezzata come “Commissione Casini” – è un’occasione di dialogo tra Pdl e Udc imperdibile. Punto sul quale noi possiamo essere pure d’accordo, ma solo in linea teorica: perché, in linea pratica, sappiamo benissimo che mancano le basi sul quale rifondare un centrodestra che sia finalmente moderno ed europeo e che si spogli dei pesi del berlusconismo e del leghismo (che, a proposito, esce ammaccatissimo in questi giorni). Il Premier ha, poi, sempre più problemi: di fronte alla necessità di far cassa, c’è chi nel Pdl pensa addirittura a proporre una patrimoniale (cosa che ha suscitato le ire di Berlusconi, che piuttosto ha minacciato di dimettersi) e il possibile taglio delle pensioni (leggete l’intervista di Pezzotta al Sole che ben sintetizza la nostra posizione e il commento su MF di Satta). E il Pd? Bersani annuncia la propria assoluta contrarietà alle manovre del governo e Calvo su Europa ce ne spiega il perché (raccontandoci anche di come il Pd “liberal” del 2008 abbia ceduto il passo a un partito “laburista” tout court).

La proposta Casini prende piede (La Discussione)

Il punto di Folli – I giorni cruciali della crisi che può cambiare l’Italia politica (Stefano Folli, Sole24Ore)

Bossi: le pensioni non si toccano. Casini: noi restiamo opposizione (Diodato Perone, Il Messaggero)

Il Pdl va in pressing su Casini. La replica: «Resto all’opposizione» (Susanna Turco, L’Unità)

La Russa: “Pier fa bene a stare dov’è ma il suo futuro è nel centrodestra” (Francesco Bei, La Repubblica)

Quagliarello: “Pdl e Udc sono più vicini. Ora un patto per l’economia” (Barbara Romano, Libero)

Il pareggio di bilancio e l’importanza delle regole (Nicola Rossi, Istituto Bruno Leoni)

Perché il pareggio di bilancio in Costituzione non è un podestà straniero (Renato Brunetta, Il Foglio)

Ticket e welfare, Bersani insorge: “Sconcertante” (Ettore Maria Colombo, Il Riformista)

Sfogo del premier, la patrimoniale: “Con me mai, piuttosto mi dimetto” (Paola Di Caro, Corriere)

Pezzotta: “Età di pensionamento a misura di maternità” (Sole24Ore)

Pensioni: tagliate queste (Maurizio Belpietro, Libero)

Il governo ascolti Bonanni, davvero gli conviene (Antonio Satta, MF)

L’unica soluzione è un governo di emergenza (Alessandro Bianchi, Europa)

L’Italia di oggi e quella di Tangentopoli (Miguel Gotor, La Repubblica)

L’irruzione delle realtà (Barbara Spinelli, La Repubblica)

Il tempo è scaduto, scelte coraggiose (Ferruccio De Bortoli, Corriere)

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Smettetela di litigare

postato il 10 Agosto 2011

C’è un fenomeno che mi preoccupa particolarmente in Italia: l’abitudine. Col passare dei mesi e degli anni, infatti, abbiamo assistito a moltissime brutture nel nostro Paese. Questi episodi, però, hanno fatto sempre meno scalpore, come se il popolo italico si fosse abituato a troppe cose che tempo fa non avrebbe minimamente sopportato.  E ciò accade soprattutto nei riguardi della politica.

Ad oggi è impossibile contare sulle dita gli scandali che hanno colpito questa parte della società che naviga in un mare davvero poco pulito, fatto di appalti illeciti, festini e mazzette. Tuttavia, gli italiani sembrano essercisi abituati, mentre chi proprio non ne può più, piuttosto che utilizzare le proprie energie per impegnarsi concretamente, preferisce trasformare la propria indignazione in un odio fatto di qualunquismo ed egoismo che, quanto è più forte, meno è utile.

D’altro canto, la politica non fa nulla per spegnere questo fuoco d’ira che gli italiani stanno covando e, anzi, lo alimentano a suon di liti, insulti e divisioni. E’ questo il motivo principale per cui l’appello alla coesione nazionale del leader UdC, Pier Ferdinando Casini, ha suscitato tanto scalpore: non è ciò che un italiano si aspetterebbe da un politico, di opposizione per giunta.

E allora ecco lo sciacallaggio mediatico, di chi ha subito accusato Casini di voler aiutare Silvio Berlusconi, di voler entrare nella maggioranza del premier. Ma, come già ampiamente ricordato, l’UdC è all’opposizione e, rispettando il sacrosanto volere degli elettori, vi rimarrà fino alla fine di questo governo.

Questo episodio, però fa riflettere. Fa capire che non esiste più, nelle menti del nostro popolo, l’idea che si possa lavorare assieme, uniti, anche se da distanti banchi del Parlamento. Non c’è più l’idea di solidarietà ed impegno, necessario in questo periodo di grave crisi economica mondiale e così, mentre in Italia si litiga, o si chiedono nuove elezioni, in Europa e nel mondo si prendono le decisioni importanti, col rischio che il nostro Paese rimanga fuori da questo giro che alcuni italiani stessi avevano contribuito a creare. Ma quelli erano altri tempi, altre persone e, soprattutto, altri politici.

Per questo motivo serve coesione nazionale: non possiamo far sì che l’Italia precipiti nel baratro più di quanto non lo sia già. Servono misure concrete, condivise e, se serve, anche impopolari. Serve voltare pagina, cambiare davvero l’Italia, recuperare quell’identità nazionale bistrattata. La nostra identità: quella di persone forti, decise e combattive. Non possiamo aver dimenticato tutto ciò: le seppur grandi delusioni non possono aver spazzato via anni di grande politica e di grandi virtù.

C’è un solo modo per fare questo, però: smettere di litigare, ricordarsi che l’avversario politico non è un nemico, ma una persona con cui confrontarsi e con cui crescere insieme. Bisogna lasciare da parte gli egoismi, l’ambizione e l’odio: ora pensiamo all’Italia e agli italiani.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Marta Romano

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Reagire al lunedì nero

postato il 9 Agosto 2011

Esattamente la settimana scorsa avevamo scritto un articolo intitolato “Lunedi nero in Borsa: proviamo a ragionarci”, in cui esponevamo alcune considerazioni come, per esempio, che probabilmente S&P avrebbe provveduto ad un downgrade degli USA, e si è verificato. Avevamo anche rilevato come l’economia di tutta l’Europa (almeno delle grandi economie europee: Francia, Italia e Germania) stesse rallentando e oggi le borse francesi e tedesche hanno fatto peggio di quella italiana. Cosa si può dire oggi? Sicuramente che lunedì  è stata una giornata molto nervosa: prima si apre con un forte rialzo, poi si va negativi, di nuovo positivi e infine, sul crollo di Wall Street, si crolla definitivamente. C’è chi paventa una nuova crisi come quella del 2008 e chi riparla di nuovo della crisi del 1929. Su quest’ultimo punto vorremmo dire alcune cose: intanto specifichiamo che ogni parallelismo tra la crisi del 2008 o quella attuale e la crisi del 1929 è fuori luogo; con la crisi del 1929 il PIL arrivò a diminuire del 40% e con la disoccupazione che ebbe una impennata mai vista prima e arrivando a punte del 17% negli USA e del 24% in Germania a cui dobbiamo aggiungere alcuni milioni di semioccupati (il part time dell’epoca) . Da quanto detto si desume che siamo ancora lontani dalle vette (o forse sarebbe meglio dire dai baratri) del 1929, e questa è una cosa positiva. Però non dobbiamo sottovalutare la portata della crisi attuale che è una crisi essenzialmente di fiducia. Fiducia verso il futuro, verso le capacità di ripresa economica, verso una ripresa del processo di produzione di ricchezza. E oggi, possiamo dire che questa crisi di fiducia è ormai generalizzata e lo testimoniano le performance dei mercati europei e americani di oggi. Perché affermiamo che è una crisi di fiducia? Perché si è appena conclusa la “stagione” delle trimestrali, e le aziende americane ed europee hanno mostrato in media utili superiori alle attese, quindi non vi è il problema del 2008 quando alcune società molto grosse o chiusero (Lehman Brothers) o rischiarono di chiudere (Fanny Mae, General Motors, Opel ad esempio) o presentavano utili inferiori alle attese (le banche europee). In compenso, rispetto al 2008, le nazioni hanno oggi minori margini di manovra: gli stessi USA devono fronteggiare un debito molto elevato  e cercare di ridurlo, attuando di fatto, una manovra non espansiva per i mercati. A tutto questo si aggiungono i balletti della politica, non solo quella italiana, ma anche quella estera: il piano di salvataggio della Grecia, ha impiegato circa 16 mesi per diventare pienamente operativo a causa dei rallentamenti posti in atto dalla Germania (la Merkel non poteva inimicarsi l’elettorato) e degli stessi politici greci che hanno rimandato le privatizzazioni, salvo attuarle ora quando le società però si sono dimezzate di valore; l’accordo tra repubblicani e democratici negli USA è stato fortemente condizionato dalle scadenze elettorali. Questa è la situazione peggiore per i mercati, in quali soffrono tantissimo le incertezze e i continui rimandi. Quindi la risposta che bisogna dare alla crisi attuale è legata ad una azione chiara, semplice, incisiva e soprattutto rapida. La risposta in primo luogo deve arrivare dal governo che deve uscire dalla litania dei buoni propositi e impegnarsi concretamente per strutturare tutti i provvedimenti che oggi, non domani, devono essere presi. Per fare ciò è necessario l’apporto dell’intera classe politica che in questo momento storico è chiamata non solo a esprimere al meglio le proprie capacità ma anche a mostrare una supplementare dose di responsabilità per il bene del Paese. Politici della maggioranza e dell’opposizione potrebbero utilmente quello che da più parti viene definito lo “stile Casini” e che raccoglie quotidianamente elogi. Il leader dell’Udc ha dimostrato nel momento dell’acuirsi della crisi una straordinaria capacità di mobilitazione che non è consistita solamente nel manifestare in sede parlamentare al governo la disponibilità a mettere da parte le beghe politiche per cooperare sul tema scottante della crisi, ma nel sapere opportunamente indicare strade da percorrere e provvedimenti da prendere. Tra queste proposte ha meritato particolare attenzione la proposta di una commissione o tavolo comune per decidere iniziative utili alla crescita. Lo “stile Casini” è dunque un modo responsabile di fare politica, dove allo scontro fine a se stesso viene privilegiato un confronto che, anche se acceso, produce risultati e che è basato sostanzialmente sulla convinzione che tutti possono avere una buona idea per il salvare il Paese. Concretamente questo nuovo modo di affrontare l’agone politico non si è manifestato solamente nell’ultimo discorso alla Camera in occasione delle comunicazione del governo in merito alla crisi, ma quotidianamente con dichiarazioni e interventi sensati fatti di proposte e indicazioni e soprattutto con una presenza fisica a Roma e in particolare alla prossima riunione congiunta delle commissioni affari costituzionali e tesoro di Camera e Senato. Parole responsabili, proposte concrete e presenza assidua sono ciò che gli italiani, e anche i mercati, si aspettano in questo momento, è auspicabile pertanto che lo “stile Casini” prenda immediatamente piede nel Palazzo.

Riceviamo e pubblichiamo Mario Pezzati e Adriano Frinchi

 

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All’opposizione di Berlusconi, operiamo solo per l’Italia e gli italiani.

postato il 9 Agosto 2011

E’ avvilente che, davanti ad una opposizione che si occupa delle sorti del Paese in un momento drammatico, ci sia chi strumentalizza con le solite logiche del palazzo.

Siamo e rimaniamo all’opposizione di Berlusconi, e continuiamo ad operare solo per l’Italia e gli italiani.
Pier Ferdinando
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