Archivio per Settembre 2011

Ciao Mino e grazie ancora per la risposta

postato il 5 Settembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

Nel 1993 ero un ragazzino delle scuole medie che invece di pensare al calcio si interessava di politica e si dichiarava democristiano. Con la Dc ero cresciuto: papà era stato  segretario provinciale dei giovani dc, da piccolino mi divertivo alla Festa dell’Amicizia e prima delle elezioni c’era sempre il rito dei candidati a casa. Insomma la Dc era una persona di famiglia, veramente mamma Dc! Eppure capì già allora di vivere l’agonia della Dc, il decomporsi della Balena bianca e del suo potere  e percepivo il clima di fine impero. In quei giorni difficili di Tangentopoli e delle stragi di Mafia non era facile essere democristiani, figurarsi ragazzini democristiani. Ricordo le prese in giro dei compagni di scuola che pur non capendo molto di politica ripetevano parole e gesti dei genitori, e penso anche al naso storto di qualche professore che abbandonata la Dc per la Rete di Leoluca Orlando pensava che per me fosse l’ora di una “rieducazione”. Eppure in quella mestizia riuscì a trovare sicurezza e voglia di continuare grazie all’arrivo al vertice del partito di Piazza del Gesù del bresciano Mino Martinazzoli. Martinazzoli non era molto famoso, qualcuno lo considerava un po’ triste e menagramo, Forattini lo disegnava senza volto e con i soli nei in rilievo. Nonostante questa immagine pubblica piuttosto debole Martinazzoli portò coraggio e speranza in un partito che era impaurito e disorientato. Forse le sue scelte politiche non furono sempre giuste ma a lui si devono uno straordinario sforzo di rinnovamento  e un tentativo coraggioso di ripensare e riproporre la presenza politica dei cattolici. Martinazzoli seppe generare l’entusiasmo dei lontani dai centri di potere democristiano  mettendo fuori gioco i famosi “pacchetti” di tessere con i quali si vincevano i congressi a tavolino, parlando di commissione di inchiesta sulle ricchezze illecite dei politici, cercando di cancellare le code dei questuanti nelle anticamere di Piazza del Gesù, tirando la cinghia licenziano e vendendo le sedi del partito, proponendo addirittura un “codice etico per gli operatori di partito”. In un consiglio nazionale del partito Martinazzoli raccontò di aver visto piangere un suo amico, operaio e democristiano, a causa dei “ladro” gridati dai leghisti al suo indirizzo e di altri dc e da questo episodio trasse uno straordinario programma politico: “noi i democristiani non dobbiamo farli piangere più”. La Dc non si salvò dal crollo della Prima Repubblica eppure grazie a Martinazzoli molti democristiani non piansero più ma ritrovarono la voglia e il coraggio, seppur con modalità diverse, di impegnarsi in politica.

Anche io fui un giovane dc che non pianse più. Una volta dopo l’ennesimo arresto e dopo l’ennesima batosta elettorale scrissi una lettera al segretario della Dc, una sorta di piccolo sfogo e di incoraggiamento per la sua azione. Non mi aspettavo risposta eppure qualche giorno dopo mi giunse una lettera da Roma: era la risposta di Martinazzoli. Il segretario di una malandata Dc rispondeva ad un ragazzino delle scuole medie e lo ringrazia e lo incoraggiava.

La morte di Martinazzoli è una grande perdita per il Paese e per la politica italiana, ma se permettete è anche un dolore e personale:  se n’è andato uno strano pezzo importante della mia giovinezza.

Ciao Mino e grazie ancora per la risposta.

 

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No a un governo tecnico, sì a responsabilità nazionale

postato il 4 Settembre 2011

Non vedo scorciatoie di un governo tecnico che non vedrà mai luce, perché se fosse varato non sarebbe in condizione di prendere le decisioni che servono. C’è bisogno di un armistizio tra le forze politiche e di un governo di responsabilità nazionale fatto di gente autorevole.  Ci sono tantissime personalità che possono dare il loro contributo. C’e’ bisogno che tutti diano una mano e che la politica non sia autoreferenziale.

Pier Ferdinando

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Le misure della manovra sono confuse e pasticciate

postato il 4 Settembre 2011

La manovra è confusa e pasticciata, ed è già stata cambiata diverse volte. Stiamo scherzando con il fuoco, nessuno può assumersi la responsabilità di far naufragare l’Italia. C’e’ bisogno di senso di responsabilità da parte di tutti, anche di chi sta all’opposizione. Voteremo no, ma non c’e’ spazio ne’ per l’ostruzionismo ne’ per il tanto peggio ne’ per il tanto meglio.

Pier Ferdinando

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Rassegna stampa, 3 settembre ’11

postato il 3 Settembre 2011
Anche oggi rassegna stampa “preparatoria” per la nostra festa nazionale a Chianciano Terme, in calendario dal prossimo 8 settembre. Oggi troviamo, a firma di Sonia Oranges sul Riformista, un’ottima intervista a tutto campo al nostro Presidente Casini, che ieri è intervenuto alla Summer School a Priverno, organizzata dall’Udc Lazio (sull’Avvenire ne trovate un dettagliato resoconto):  dentro vi troverete il giudizio liquidatorio sulla manovra in discussione al Senato, un’operazione «senza interventi strutturali e dai saldi incerti», l’analisi dei guai dell’Europa e della scarsa competitività italiana, l’importanza di riformare il sistema pensionistico prima possibile, la bocciatura dell’utilizzo degli eurobond come scorciatoia per proseguire la politica dell’indebitamento e il rilancio dell’urgenza di fare le privatizzazioni, augurandosi però che «per far cassa non si svenda il Paese». Con in più un invito lanciato a tutte le parti in campo: «serve meno leadership e più politica» per fare «un armistizio, uno sforzo di convergenza per affrontare i necessari sacrifici. Solamente dopo potremo tornare alla democrazia dell’alternanza» (interessante, a questo proposito, anche il commento di Soave su ItaliaOggi). Proprio il discorso delle privatizzazioni ritorna spesso nell’agenda degli interventi di oggi, ripreso anche dall’ex premier spagnolo José Maria Aznar, che ospite del Forum di Cernobbio, ha indicato la via per il rilancio della nostra economia: l’Italia, come la Spagna, non potrà far finta, infatti, di non essere tra i Paesi salvati da un intervento dalla BCE e se vuole riprendersi il posto che le spetta negli equilibri della politica internazionale, dovrà dimostrare di avere la testa sulle spalle e di poter quindi supportare la propria crescita economica (a partire proprio dalle privatizzazioni e dalle liberalizzazioni, leggete anche La Malfa e Savona sul Sole); serve, così come auspica D’Onofrio su Liberal, un nuovo “Progetto Italia”, che sappia finalmente ridisegnare il volto del nostro amato Paese. Che, in primis, deve riguadagnare anche la propria credibilità di fronte all’Europa: credibilità smarrita – così come ci spiegano in modo concorde Franco sul Corriere, Bastasin sul Sole, D’Antoni sull’Unità e Bonanni su Repubblica – a causa dell’inconcludenza e dell’insufficienza cronica dell’attuale governo:  la BCE e la Commissione Europea, infatti, sono sempre più scettiche sulle sue reali possibilità di stimolare la crescita, non facendo le riforme strutturali e non riuscendo a trovare i fondi necessari per farlo (ma come si potrà mai arrivare al pareggio di bilancio nel 2013, in questo modo?). E, a ben vedere, se anche Maurizio Belpietro su Libero chiede una nuova manovra, con misure più “coraggiose”, è evidente che qualcosa non va sul serio.

Casini: “Spero che per fare cassa non si svenda il Paese” (Sonia Oranges, Il Riformista)

Casini apre: noi saremo responsabili (La Discussione)

Bersani chiede una svolta. Casini: decreto pasticciato ma saremo responsabili (Ettore Colombo, Il Messaggero)

Aznar: “L’Italia deve decidersi a privatizzare e liberalizzare” (Federico Fubini, Corriere)

La carta del patrimonio pubblico (Giorgio La Malfa e Paolo Savona, Sole24Ore)

Per cancellare i micro-comuni serve un nuovo “progetto Italia” (Francesco D’Onofrio, Liberal)

Opposizione in rivolta sugli insulti all’Italia (La Repubblica)

Credibilità smarrita di fronte all’Europa (Carlo Bastasin, Sole24Ore)

Senza più credibilità (Massimo D’Antoni, l’Unità)

La credibilità perduta (Andrea Bonanni, La Repubblica)

Lo scetticismo europeo figlio delle ambiguità di misure non chiare (Massimo Franco, Corriere)

Cattolici in politica, i giovani veri risorsa (Gianni Santamaria, Avvenire)

Serve un’altra manovra (Maurizio Belpietro, Libero)

Redditi degli elettori sul web, ma l’Onorevole privacy resta (Marco Palombi, Il Fatto)

Privacy, un curioso valzer tutto italiano (Antonio Polito, Corriere)

Lo scontro è politico non giudiziario (Emanuele Macaluso, Il Riformista)

Il lessico del premier da regressione freudiana a grottesco tramonto (Filippo Ceccarelli, La Repubblica)

Il bipolarismo all’italiana è lotta intestina senza fine (Sergio Soave, ItaliaOggi)

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Spero che per fare cassa non si svenda il Paese

postato il 3 Settembre 2011


Pubblichiamo da ‘Il Riformista’ l’intervista al leader Udc Pier Ferdinando Casini

di Sonia Oranges

Pier Ferdinando Casini liquida la manovra in discussione al Senato come un’operazione «Senza interventi strutturali e dai saldi incerti». Parla anche dei guai dell’Europa e della scarsa competitività italiana. Rimarca sulla tradizione dei Comuni nostrani e sull’indifferibilità della revisione del sistema pensionistico, storce il naso all’idea di eurobond come scorciatoia per proseguire la politica dell’indebitamento e sulle privatizzazioni si augura che «per far cassa non si svenda il Paese».
Il presidente dell’Udc Pier Ferdinando Casini parla al presente ma ragiona su un futuro, lontano ma non remoto, che veda protagonista un grande partito dei moderati. E infiamma la platea della Summer school of future organizzata dal suo partito a Priverno, in provincia di Latina. Certo gioca in casa, con giovani e meno giovani che fanno a gara per stringergli la mano e strappargli una foto ricordo, e che indiscutibilmente lo riconoscono come leader. Mentre lui, paradossalmente, riflette su un mondo con meno leadership e più politica, in cui i contorni di destra e sinistra sfumino nel rosso e bianco dello scudocrociato che ancora campeggia sul suo simbolo.

Un mondo senza Berlusconi?
Questa maggioranza ha perso la bussola. Siamo alla fine di un’epoca e di un ciclo politico. Quale futuro ci attende? Anzitutto, diciamo che il berlusconismo senza Berlusconi non può esistere. L’idea che cambiando i nomi si possa salvare un modello politico, è un grave errore. E mi auguro che Alfano e la classe dirigente del Pdl ne siano consapevoli. Bisogna dire addio all’illusione del demiurgo, ai plebisciti e a quel concetto di successo tanto distante dal sistema di valori cattolici.

Già, i cattolici. La Cei non smette di sollecitarne l’impegno in politica.
In politica c’è bisogno di linfa nuova, è una necessità che vale per totti. E il Terzo Polo riuscirà a far bene soltanto se si darà una possibilità in questo senso. Nella seconda Repubblica, abbiamo vissuto la diaspora dei cattolici, che ha azzerato l’unità del passato. Oramai i cattolici militano in totti i partiti rappresentati in parlamento e credo sarebbe difficile riproporre il vecchio modello del partito esclusivo dei cattolici. Questa presenza trasversale è emersa nella discussione di provvedimenti come la fecondazione assistita e il testamento biologico. Mi domando se si può fare di più, se il contributo dei cattolici nella società italiana non pos sa essere maggiore e più influente, presentando un progetto ed una visione per il Paese. Per tolto il Paese.

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Rassegna stampa, 2 settembre ’11

postato il 2 Settembre 2011
Continua la nostra rassegna stampa “preparatoria” all’appuntamento di Chianciano Terme. Ieri Pier Ferdinando Casini è intervenuto alla Festa dell’Api al Labro e ha rilanciato i punti chiave della nostra agenda politica, tornando ad accusare il governo di incapacità nel gestire la crisi: chi dovrebbe guidarci in mezzo al mare in tempesta, continua a scherzare invece con il fuoco, mantenendo un atteggiamento irresponsabile e inconcludente: siamo sull’orlo del baratro e noi faremo tutto quanto in nostro potere per evitare di finirci dentro. In che modo? Continuando a perorare le proposte che costituiscono il nerbo della nostra contromanovra e che continuano a raccogliere consensi, anche nella società civile. Proprio al Labro, ieri, Casini ha infatti duettato con l’ex ad di Unicredit, Alessandro Profumo, al quale il nostro leader ha chiesto di impegnarsi direttamente in politica, mettendo al servizio di tutto il Paese le proprie competenze ed abilità – e non certo come “uomo della Provvidenza”, così come potete desumere dagli articoli del Messaggero, di ItaliaOggi e di Europa (che torna anche sul discorso referendum). Berlusconi, però, non fa che aggravare la sua posizione di giorno in giorno: ieri si è infatti scagliato duramente contro l’opposizione, definita “criminale e anti-italiana” (siamo al delirio, ormai), e su tutti i giornali trovate oggi lo “sfogo” (sigh) che il Premier ha affidato al direttore dell’Avanti, Valter Lavitola, su cui pende ora una richiesta di custodia cautelare (Massimo Giannini e Jacopo Jacoboni ci raccontano la sua storia su Repubblica e La Stampa): l’Italia è un Paese di “merda”. Parole oltraggiose che ci indignano e ci spingono a reiterare la nostra richiesta di un passo indietro: perché, come chiede Massimo Franco dalle colonne del Corriere, c’è un disperato bisogno di “credibilità”, che un governo e un premier in queste condizioni, profondamente “oscene” come le definisce Norma Rangeri sul Manifesto, non possono assicurarci.

Casini: al governo stanno scherzando con il fuoco. Bersani: denunceremo nel Paese la loro confusione (Roberta D’Angelo, Avvenire)

Casini e Bersani all’attacco: “Il Governo non c’è più” (Carlo Fusi, Il Messaggero)

Casini vuole Profumo (ItaliaOggi)

Profumo rivela: mi metto in gioco, la politica mi piace (Paola Pica, Corriere)

Labro non profuma di Mattarellum (Stefano Baldolini, Europa)

Buttiglione: “Silvio, tiranno bonaccione. Ora riorganizziamo i moderati” (Sonia Oragens, Il Riformista)

Berlusconi attacca l’opposizione: “Anti-italiana e criminale” (Mariolina Iossa, Corriere)

Il governo decida, l’antibiotico sta per finire (Angelo De Mattia)

Credibilità cercasi (Massimo Franco, Corriere)

Vietti: “Senza i minitribunali più risorse e funzionalità” (Giovanni Negri, Sole24Ore)

L’osceno contesto (Norma Rangeri, Il Manifesto)

Le attese dei mercati e del Paese (Oscar Giannino, Il Messaggero)

La vita dietro le sbarre degli evasori (Gian Antonio Stella, Corriere)

La finanza ha ora sete di economia reale (Vittorio Carlini, Sole24Ore)

Il pupillo di Craxi vissuto nell’ombra fino al dossier Fini (Jacopo Jacoboni, La Stampa)

Il metodo del Cavaliere (Massimo Giannini, La Repubblica)

L’ego ipertrofico di De Magistris, l’uomo che si crede un plusvalore (Il Foglio)

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Il testo della manovra è pasticciato ma noi siamo responsabili

postato il 2 Settembre 2011

Siamo sull’ orlo del baratro, cerchiamo di non finirci dentro

Noi abbiamo un giudizio pessimo su questa manovra, non la condividiamo, ma abbiamo anche un dovere chiaro e limpido che è quello della responsabilità.
Questo è un momento difficile per il Paese e nessuno può permettersi di ballare quando il Titanic rischia di affondare. Un atteggiamento ostruzionistico ora sarebbe da irresponsabili.
Cercheremo quindi di collaborare per evitare al Paese guai peggiori: siamo nel baratro, sull’orlo, cerchiamo di non finirci dentro. Abbiamo di dovere della serietà anche se questa manovra è un gran pasticcio e temiamo che non ci siano le coperture.

Pier Ferdinando

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Il governo è inesistente, con chi dialoghiamo?

postato il 1 Settembre 2011

Berlusconi è riuscito a fare un’operazione straordinaria: ha messo tutti d’accordo sul fatto che il governo non c’è. Noi siamo disposti a dialogare, ma con chi? Il governo cambia idea mille volte, su cosa dialoghiamo?
In questa situazione drammatica non basta il tatticismo di chi sta all’opposizione: non basta dire no. Tutti devono essere pronti a dialogare con Berlusconi per fargli capire che deve lasciare per il bene del Paese.

Pier Ferdinando

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2 settembre, Priverno

postato il 1 Settembre 2011

Ore 11.00 -Abbazia di Fossanova

Partecipa al convegno ‘Il superamento dell’ideologia della diaspora. Verso un nuovo partito moderato di ispirazione cristiana’ nell’ ambito della “Summer School of future” organizzata dall’ UDC Lazio

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Rassegna stampa, 1 settembre ’11

postato il 1 Settembre 2011
Inizia oggi un settembre che si annuncia di “fuoco”: sul tavolo restano gli irrisolti nodi che abbiamo analizzato insieme nei giorni scorsi, a partire dalla manovra finanziaria, dalla crisi sempre più stringente e dai referendum elettorali che si vagheggiano dall’inizio dell’Estate. Un settembre che ci vedrà protagonisti, come dimostra la carrellata di articoli che vi presentiamo e che in questa settimana ci aiuteranno a prepararci alla nostra tradizionale festa annuale (dal 8 all’11 settembre, a Chianciano): il primo, imperdibile articolo è a firma di Marcello Veneziani, che spiega perché – da un punto di vista non convenzionale e non banale – Pier Ferdinando Casini è l’uomo adatto per la transizione che si aprirà – o dovremmo dire: si dovrebbe aprire? – quando questo Governo prenderà finalmente atto della propria insufficienza cronica. Data che, ahi noi, ci sembra ancora lontana, visto che il Premier Berlusconi continua a ostentare la sua solita sicumera, assicurando che “è tutto sotto controllo” e che la manovra (ma quale delle tante, chiediamo?) ci permetterà di uscire fuori dalla tempesta: permetteteci di dissentire, Mr President. Come del resto nota Carlo Fusi sul Messaggero, la maggioranza è sempre più confusa e preda degli umori del mercato che, però, reagisce nervosamente alle continue prove di insicurezza offerte dal governo: e infatti, spiega Marcello Sorgi su La Stampa, i vari veti incrociati che si lanciano in questi giorni fanno presagire un possibile ritorno alle urne in tempi rapidi. Sempre la solita storia: il Titanic rischia di affondare e l’orchestrina continua a suonare, non curante della tragedia. Luigi La Spina, sempre su La Stampa, critica infatti il “vuoto di potere” incarnato da una maggioranza incapace di assumersi l’onore di misure impopolari e difficili, mentre Il Post pubblica oggi un editoriale durissimo, in cui attacca “il più grosso difetto di questo governo, tra i suoi moltissimi: la mediocrità. Più del disprezzo per le istituzioni, più del disinteresse verso la legalità e l’etica pubblica, più della volgarità e della cialtroneria”. Una condanna senza appello che riprendiamo e rilanciamo, come testimoniato dalle parole di Casini, che accusa “l’esecutivo di essere nel caos più totale” e di “insultare gli Italiani”, pensando di poterli fare fessi. Infine, leggete un piccolo dossier sul referendum elettorale di cui tanto si parla in questi giorni: su l’Unità trovate la nostra posizione; e mentre Arianna Ciccone su Valiga Blu spiega il perché bisogna sostenerlo, Stefano Passigli sul Corriere dubita del suo reale valore, chiedendo di “non tornare al Mattarellum” (e Chiara Geloni, direttore di Youdem, su questo punto ci va giù ancora più pesante).

Ecco perché Casini è l’uomo adatto alla transizione (Marcello Veneziani, Gioia)

Casini in difesa delle coop: “Giusto agevolare chi produce lavoro” (Andrea Zanchi, QN)

Affondo di Casini e Bersani: “Un insulto agli italiani” (Nino Bertoloni Meli, Il Messaggero)

Bersani: “Il governo a casa”. Casini: “Insulto agli italiani” (Alberto Custodero, La Repubblica)

Berlusconi: è tutto sotto controllo (Paola Di Caro, Corriere)

Pd, Udc e Di Pietro all’attacco: esecutivo nel caos, rischi seri (Alessandro Fulloni, Corriere)

Agosto caldo per l’inflazione: +2,8% (Giuliano Balestreri, La Repubblica)

Come stiamo messi (Il Post)

Preoccupante vuoto di potere (Luigi La Spina, La Stampa)

Nel gioco dei veti incrociati si torna a parlare di elezioni anticipate (Marcello Sorgi, La Stampa)

Maggioranza confusa e l’incognita dei mercati (Carlo Fusi, Il Messaggero)

Compagni, rottamate il partito degli affari (Franco Insardà, Liberal)

Referendum, tensione nel Pd. E Casini apre al doppio turno (Felice Diotallevi, l’Unità)

Il vero terrore della Casta? Il referendum No Porcellum (Arianna Ciccone, ValigiaBlu) 

Ora ci dimostrino che non vogliono tornare al vecchio Mattarellum (Stefano Passigli, Corriere)

Rottamare il Mattarellum (Chiara Geloni, LeftWing)

Tribunali: un’occasione unica bipartisan (Donatella Stasio, Sole24Ore)

Se non ora quando? (Emanuele Macaluso, Il Riformista)

Perché è buono e giusto riformare le pensioni di anzianità (Giuliano Cazzola, Il Foglio)

Fioroni: “La Cgil? Lo scontro non è la soluzione” (Sole24Ore)

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