Archivio per Settembre 2011

No convinto alla Manovra, ma pregiudiziale Idv è irresponsabile

postato il 13 Settembre 2011

Signor Presidente, il mio gruppo, l’Unione di Centro per il Terzo Polo, voterà convintamente «no» a questa votazione sulla questione pregiudiziale di costituzionalità. Noi condividiamo pienamente il giudizio che ha dato adesso l’onorevole Ventura ma sintetizzando la cosa potremmo dire: «meglio una cattiva manovra che nulla». [Continua a leggere]

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Il telescopio VST tornerà a “riveder le stelle”?

postato il 13 Settembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Jakob Panzeri

A 2.635 m nella cordigliera della Costa nel deserto cileno di Atacama in vetta al Cerro Paranal si trova il telescopio VST (Vls Survet Telescope) . Questo telescopio è considerato il miglior sito astrologico del mondo, indaga specificamente sulla natura dell’antimateria e dà la caccia a eventuali asteroidi minacciosi per la terra. Sapete chi l’ha costruito? L’ingegno italiano. E’ stato realizzato dall’INAF (Istituto Nazionale di AstroFisica) in collaborazione con il Centro di ricerche di Capodimonte, Napoli. L’Italia ha costruito questo prodigio e si è impegnata negli ultimi cinque anni in queste importanti ricerche, ma da quest’autunno non la farà più: mancano infatti 300.000 euro, solo 300.000 euro, necessari alla copertura delle osservazioni. Infinita tristezza.

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L’intervento alla convention di Chianciano

postato il 13 Settembre 2011

L’intervento integrale [Continua a leggere]

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Il Paese è sull’orlo del burrone

postato il 12 Settembre 2011

Sono preoccupato: vedo un Paese che danza pericolosamente sull’orlo del burrone.
Nel contesto di una crisi europea senza dubbio esiste il problema italiano. Non a caso la Spagna, che ha più disoccupati di noi, paradossalmente sta messa meglio. Per questo o le forze responsabili hanno prima a cuore gli interessi dell’Italia, cercano una soluzione insieme e fanno scelte impopolari o l’Italia va a rotoli.

Pier Ferdinando

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Rassegna stampa, 12 settembre ’11

postato il 12 Settembre 2011
Chianciano è finita, e si ritorna alla politica di tutti giorni: dal Messaggero trovate un pezzo di Alberto Gentili sul discorso di Cesa che ieri ha concluso la nostra convention; il nostro segretario è stato chiarissimo: Berlusconi deve dimettersi, perché è la causa principale della disastrosa situazione in cui ci troviamo (l’altra, manco a dirlo, è il bipolarismo selvaggio) e solo quando ci saremo liberati di un tale ingombro, allora riusciremo a risalire la china e a modernizzare questo Paese una volta per tutte. Una presa di posizione convinta e inequivocabile, che ha stupito molti: Cicchitto, per esempio, intervistato da Lorenzo Fuccaro sul Corriere, si dice “allibito” dalle parole di Cesa, che, a suo dire, contraddirebbero quelle di Casini nel discorso di sabato; ci dispiace per il capogruppo Pdl, ma evidentemente non è stato attento: la linea dei due discorsi è perfettamente compatibile, visto che Casini, Cesa e l’Udc in generale considerano ormai controproducente la permanenza del premier al Palazzo Chigi, e non certo per una questione di “antiberlusconismo militante”, come vorrebbe far credere qualcuno, ma perché è ormai sotto gli occhi di tutti che così non si può più andare avanti, che così si va tutti a fondo. E, mentre Alfano continua a ripetere che “o questo governo o elezioni”, sempre più big del Pdl si spostano su posizioni responsabili e vicine a quelle di Pisanu: Alemanno chiede un nuovo candidato nel 2013, la Polverini un’intesa forte con l’Udc, la Meloni giura che le primarie si faranno sempre e comunque, anche con Berlusconi candidato. Il tutto mentre oggi ricomincia per molti studenti la scuola: Giovanni Bachelet, su l’Unità, ragiona del fallimento della riforma Gelmini, mentre Cesare Segre sul Corriere augura un buon inizio d’anno scolastico, con l’invito a scoprire tra i banchi la più grande nostra ricchezza: l’integrazione e le differenze.

Cesa: il Cavaliere aiuti il Pdl facendo un passo indietro (Alberto Gentili, Il Messaggero)

Cicchitto: “Apprezzo i toni di Pier, ma il Cavaliere resta lì” (Lorenzo Fuccaro, Corriere)

Il partito non chiude su Casini. D’Alema: il Pd vince anche senza (Dino Martirano, Corriere)

Fini non si dimette: “Non vogliamo andare al governo” (Andrea Garibaldi, Corriere)

Da Bersani, a Letta e Casini, a messa tanti big della politica (Corriere)

Alfano richiama all’ordine il Pdl: “Basta martellate, fuori chi ha dubbi” (Silvio Buzzanca, La Repubblica)

Milanese appesso ai voti dei leghisti e di Casini (Francesco Grignetti, La Stampa)

Maggioranza appesa al rito padano (Lina Palmerini, Sole24Ore)

Le verità nascoste dello Stato sociale (Maurizio Ferrara, Corriere)

Le nostre metamorfosi (Barbara Spinelli, La Repubblica)

Cari studenti, tra i banchi imparate la ricchezza delle differenze (Cesare Segre, Corriere)

La riforma Gelmini è fallita, ecco da dove ripartire (Giovanni Bachelet, l’Unità)

Il Papa contro il precariato: “Restituire dignità al lavoro” (Alfredo Quarta, QN)

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Rassegna stampa, 11 settembre 2011

postato il 11 Settembre 2011
Oggi conclusione in grande stile della nostra convention annuale a Chianciano. Ieri discorso “conclusivo” di Pier Ferdinando Casini, che si è veramente superato, puntando l’obiettivo contro le gravi e croniche insufficienze della maggioranza e rilanciando l’urgenza di costruire un nuovo governo che faccia le riforme strutturali improrogabili che servono al Paese. Serve un’intesa di fine legislatura, che leghi le forze responsabili e riformiste dentro un comune programma e all’interno di un governo che non sia “tecnico” ma “istituzionale”, come il Ciampi del ’93: il passo indietro del Premier è fondamentale per lanciare una stagione di larghe intese anche con il Pdl, come del resto ha sostenuto ieri anche Pier Luigi Bersani, che concludendo la Festa nazionale del PD a Pesaro, ha aperto a un governo di transizione. E, come ci raccontano Buzzanca su Repubblica e Guerzoni sul Corriere, i supporter di questa soluzione aumentano anche a Destra: oltre a Pisanu, infatti, le aree di Scajola e Formigoni, insieme a quella degli ex An di Alemanno e Meloni, sono dati in pressing su Berlusconi affinché accetti; imperdibile, poi, l’intervista di Flavio Tosi al Corriere che chiede chiaramente al Cav. di dimettersi, perché “questo ciclo è finito”: per il sindaco di Verona la fiducia nel governo è al tracollo, non si può più aspettare il 2013 e il cambio alla guida del Paese potrebbe anche portare nuovi “consensi” alla maggioranza (boh, forse). La verità è che qui non si può più perdere: la strada è impervia, le cose da fare sono tante. Ma, così come ha ribadito Casini ieri e oggi ripete De Bortoli sul Corriere, l’Italia ha tutte le carte in regola per farcela da sé. Ha tutte le carte in regola per ritornare ad essere il grande Paese che è sempre stato. Per riuscirci, però, bisogna cambiare, serve l’alternativa. Alternativa che c’è già.

Casini: un passo indietro da premier e opposizioni (Barbara Fiammeri, Sole24Ore)

Casini: tutti un passo indietro per la pacificazione nazionale (Pier Luigi Fornari, Corriere)

Casini: “Serve un’intesa di fine legislatura” (La Stampa)

Casini: per salvare l’Italia passo indietro da premier e Pd (Alberto Gentili, Il Messaggero)

Casini: “Facciamo tutti un passo indietro” (Lorenzo Fuccaro, Corriere)

Ma Casini offre un patto a Silvio: “Armistizio, poi governo dei migliori” (Annalisa Cuzzocrea, La Repubblica)

L’offerta di Casini: se Silvio lascia larghe intese col Pdl (Brunella Bolloli, Libero)

L’attacco di Bersani: “Via il Premier o ci porterà a fondo” (Andrea Garibaldi, Corriere)

Festa Udc: “Raccogliamo l’invito di Bagnasco” (Avvenire)

E nel Pdl si infrange il tabù del dopo Silvio. “Niente ricandidatura” (Monica Guerzoni, Corriere)

Tosi: “Un ciclo si è chiuso. Basta con il Cavaliere” (Corriere)

Pdl, ecco il documento dei filo-Pisanu: il passo indietro piace ai cattolici (Silvio Buzzanca, La Repubblica)

O la borsa o Lavitola (Micaela Bongi, Il Manifesto)

I big veneti delusi dal Premier: faccia un passo indietro (Giovanni Viafora e Gianni Sciancalepore, Corriere di Verona)

Confindustria: “Da noi nessun voltafaccia” (Paolo Baroni, La Stampa)

Ce la facciamo (anche da soli) (Ferruccio De Bortoli, Corriere)

Altra manovra in vista, ma stavolta siate seri (Maurizio Belpietro, LIbero)

La carica dei costituenti per caso (Michele Ainis, Corriere)

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11 settembre 2001: dieci anni dopo

postato il 11 Settembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Jakob Panzeri

“Ero a casa, la mia casa è nel centro di Manhattan, e alle nove in punto ho avuto la sensazione d’ un pericolo che forse non mi avrebbe toccato ma che certo mi riguardava. La sensazione che si prova alla guerra, anzi in combattimento, quando con ogni poro della tua pelle senti la pallottola o il razzo che arriva, e rizzi gli orecchi e gridi a chi ti sta accanto: «Down! Get down! Giù! Buttati giù». L’ ho respinta. Non ero mica in Vietnam, non ero mica in una delle tante e fottutissime guerre che sin dalla Seconda Guerra Mondiale hanno seviziato la mia vita! Ero a New York, perbacco, in un meraviglioso mattino di settembre, anno 2001. Ma la sensazione ha continuato a possedermi, inspiegabile, e allora ho fatto ciò che al mattino non faccio mai. Ho acceso la Tv. l’ audio non funzionava. Lo schermo, sì. […] E su ogni canale, qui di canali ve ne sono quasi cento, vedevi una torre del World Trade Center che bruciava come un gigantesco fiammifero. Ero un pezzo di ghiaccio. Anche il mio cervello era ghiaccio” (Oriana Fallaci)

L’attacco fu così devastante da non aver precedenti in tempo di pace: ad essere colpita era l’invulnerabilità degli Stati Uniti d’America e con loro di tutto l’Occidente. Chi non aveva trovato subito la morte bruciato vivo nell’impatto dei due aerei, si buttava giù dalle finestre schiantandosi al suolo per evitare una morte atroce tra i tormenti delle fiamme. Immagini raccapriccianti, il riconoscimento delle vittime polverizzate tramite i loro effetti personali, immagini toccanti, il ritrovamento di una croce di legno tra le macerie delle torri, testimonianze di autentici eroi come l’italoamericano Daniel Nigro, il capo dei pompieri chiamati in soccorso.

Quel giorno il mondo conobbe un uomo, Osama Bin Lader, di cui non aveva mai sentito parlare e la sua organizzazione terroristica Al Quaeda, la base. Il movimento era nato negli anni Ottanta per liberare l’Afghanistan dai carri armati e dalle ambizioni dell’Unione Sovietica, giovani studenti di teologia, i mujaddin,costrinsero al ritiro l’Armata Rossa. Al Quaeda a partire da quegli anni ha iniziato una politica di decentramento organizzativo che ha iniziato a diffondere l’islamismo radicale in versione terroristica nel mondo arabo ma senza risultare evidente ai nostri occhi. Gli occhi del mondo occidentale si aprirono in modo drammatico e inaspettato sullo sconosciuto divenuto lo sceicco del terrore. Da quel terribile giorno in un crescente clima di terrore, nel nome della sicurezza e dell’ordine sono stati calpestati i più basilari diritti umani, altri attentati terroristici sono sorti penetrando nel centro dell’Europa, nelle metro di Londra e Madrid, nelle sue città e nei suoi cuori dilaniati.

Proprio quest’anno, il decennale del tragico episodio delle Twin Towers, ha visto la morte di Osama Bin Lader ma soprattutto ha visto migliaia di giovani del Medio Oriente ribellarsi e mettersi in gioco non per il fanatismo e la guerra santa ma per la libertà e la democrazia. E’ questa la vera morte di Osama, la primavera araba e l’inesprimibile sete di libertà del cuore umano che hanno saputo abbattere il fanatismo e il terrorismo e stanno costruendo un nuovo mondo arabo, o forse no, stanno facendo vedere e crescere ciò che i nostri occhi e i nostri cuori avvelenati ci impedivano di scorgere. Non abbandoniamoli, vinceremo insieme.

 

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Cattolici in politica, un impegno oneroso ma doveroso

postato il 11 Settembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Maria Pina Cuccaru

Si parla spesso di impegno dei cattolici in politica, soprattutto dopo l’appello del cardinal Bagnasco, all’impegno dei cattolici in politica, e  al richiamo dell’ex ministro Pisanu,  durante la convention Udc di Chianciano, al codice di Camaldoli auspicando una riunione dei politici cattolici. Se ne parla tanto, quindi. Ma sappiamo anche che da troppi anni la politica è vista dalla gente come qualcosa di sporco, corrotto, che pensa solo ai propri privilegi in barba agli interessi della gente. In questo panorama politico, i cattolici sono impegnati a essere coerenti con se stessi. Il cattolico non deve essere maestro, ma testimone, che vuol dire tradurre il messaggio di Cristo in fatti concreti e in scelte concrete, nella vita pubblica e privata. Essere cattolici non può e non deve essere un’etichetta che si sfoggia per ottenere il voto delle vecchiette che frequentano le sacrestia più della propria casa o dei ragazzi che frequentano gli oratori; essere cattolici è un’impegno difficile, oneroso, che espone al giudizio del prossimo: occorre essere, come ci ricorda San Pietro, “sempre pronti a rendere ragione della speranza che è in noi”; occorre testimoniare con la propria vita e il proprio operato la propria fede, avendo coraggio di scelte impopolari ma coerenti con il Vangelo. Allo stesso tempo occorre non perdere mai di vista la laicità dello Stato, distinguendo bene fra ispirazione ai valori cattolici e integralismo, rispettando la pluralità della popolazione che si va a governare. L’impegno, quindi, è gravoso; essere cattolici è prima di tutto un dovere.

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11 settembre, 10 anni dopo

postato il 11 Settembre 2011
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Cambiare? I giovani ne hanno la forza

postato il 11 Settembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Stefano Barbero

Sta per chiudersi l’edizione 2011 della festa nazionale dell’UDC, un evento che forse definire festa è un po’ riduttivo, così pieno di incontri e dibattiti, di riflessioni e scambi di idee. Ma a pensarci bene perché non dovremmo festeggiare? Il parco Fucoli è stracolmo di gente entusiasta che ha ancora voglia di credere nelle qualità di una buona politica che nonostante i cattivi esempi (purtroppo la maggioranza) riesce ancora a far parlare bene della categoria.

Potrebbero bollarci tutti per ingenui, o illusi, ma la verità è un’altra: non ci stiamo ad arrenderci allo sconforto e non ci stiamo ad accettare in modo rassegnato lo stato delle cose. Abbiamo un desiderio, che è una volontà: essere protagonisti del cambiamento. Siamo animati da una convinzione: la politica siamo noi, la facciamo con la nostra vita  quotidiana, con il nostro interesse.

E se la politica siamo noi, abbiamo tutte le carte in regola per costruire nuovi orizzonti che partano dalla partecipazione, dalle proposte e dalla condivisione. Noi siamo pronti, e lo abbiamo già dimostrato. Quanto ancora i giovani, ma non solo i giovani, dovranno subire le decisioni di una classe politica che non dà le risposte che attendono? E’ tempo di chiudere con i discorsi vuoti, i proclami, gli slogan. Si vuole investire sui giovani, che sono la linfa della politica? Allora il modo di agire, la soluzione, la “formula magica” c’è: i partiti, tutti, investano con convinzione nelle nuove generazioni, valorizzino questo capitale umano preziosissimo, coltivino la sana politica che non ha familiarità con il potere e le poltrone. Solo così si potrà attuare il tanto agognato rinnovamento. Noi crediamo nella reale volontà di Casini di svecchiare, anche e soprattutto nelle idee e nell’approccio alle problematiche, non solo nell’età anagrafica. E poi, chiaramente, il cambiamento non lo può fare solo una parte, c’è bisogno di un’intesa cruciale: di mezzo c’è il futuro, non buttiamo via questa irripetibile occasione.

Che Chianciano 2011 sia ricordata come la festa dei giovani.

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