Archivio per Novembre 2011

L’Italia si mobilita per #Genova. Anche grazie a #Twitter

postato il 6 Novembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

Ieri per Genova è stata una giornata terribile. Probabilmente la più difficile e luttuosa degli ultimi tempi: un’intera città è stata piegata da un evento naturale catastrofico e ora le lacrime per la morte di 6 persone si mescolano al fango e all’acqua di ieri. Una tragedia, non isolata purtroppo: le immagini di ieri ricordano, del resto, altre alluvioni, altre morti, altra sofferenza. Giampilieri, Ischia, Roma – solo per ricordare gli avvenimenti temporalmente più vicini. Luoghi diversi, uguale sorte. Perché simili eventi non possono essere considerati alla stregua di dolori “locali”, propri solo di coloro che hanno avuto la sventura di doverli sostenere: appartengono a ciascuno di noi e accumunano tutta la Nazione. Nel raccoglimento intorno alla sofferenza, è vero. Ma anche intorno allo spirito di unità, di fratellanza e alla voglia di reagire. Ieri, mentre il fango sommergeva Genova, il resto del Paese non restava alieno, non aspettava di ricevere solo la cronaca dei fatti: si è mosso, ha fatto tutto quello che ha potuto. Ha, per esempio, utilizzato i social network come grande punto di raccordo e di smistamento delle notizie, la maggior parte di esse direttamente di prima mano, ha rilanciato gli appelli alla cautela e alla prudenza, ha funzionato da grande cassa di risonanza. Gli utenti di Twitter, per esempio, con le varie hashtags – in primis #genova, #alluvione, #allertameteoLG – hanno svolto un ruolo cruciale e hanno dimostrato una maturità nell’utilizzo dello strumento davvero encomiabile: c’era chi retwittava il numero verde per le emergenze e chi chiedeva di aprire il wi-fi di casa, per permettere a chi era in strada di potersi collegare e di avere informazioni. La Rete è diventato il modo più immediato per tutti di offrire il proprio contributo, che seppur minimo, è sicuramente indispensabile.

Ricordo di aver visto, una volta, un documentario sul terremoto che devastò Messina nel 1908: si raccontava di come, appena avuta notizia, l’Italia intera si mosse per offrire il proprio sostegno ai cittadini messinesi e si sosteneva che quella grande tragedia fosse stata il primo banco di prova – perfettamente superato – per la coesione nazionale del neonato popolo italiano (che aveva supergiù, almeno formalmente, poco più di 40 anni). Ieri, mentre twittavo e seguivo gli aggiornamenti live, ripensavo proprio a questo discorso (quando il nostro popolo, sempre formalmente, di anni ne ha appena compiuti 150) e riflettevo su come i newmedia di oggi ci aiutino enormemente nel costruire anche la nostra identità collettiva: non lasciatevi, infatti, intortare da chi pensa che lodare la funzione dei social network nella giornata di ieri sia stupido o banale. Di fronte al dolore, certo, ogni entusiasmo svanisce: ma è pur vero che quello che è successo ieri, vedere tutta quella gente mobilitarsi e agire congiuntamente, mi ha rincuorato. Mi ha dimostrato che sì, siamo ancora una Nazione unita. E allora perché, come giustamente ha sottolineato Roberto Rao ieri, non dobbiamo riconoscere il giusto merito anche ai mezzi che hanno permesso che questo accadesse, in primis a Twitter? Proprio per questo dobbiamo ricordare l’importanza della banda larga e la necessità di un accesso libero e veloce alla Rete: la nostra Politica dovrebbe attivarsi per ridurre il gap italiano in materia. E dovrebbe pure farlo assai rapidamente.

 

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Facciamo un passo indietro, salviamo l’Italia

postato il 6 Novembre 2011

Il Pdl non faccia cadere la disponibilità di Pd e Terzo Polo

Oggi, a quarantotto ore dal voto del rendiconto di bilancio alla Camera, voglio fare professione di ottimismo. Non posso credere che il Pdl sia così miope e autolesionista da non capire che queste disponibilità del Terzo polo e del Pd a un governo di unità nazionale non possono essere fatte cadere. Non posso credere che Berlusconi voglia andare incontro a una rovinosa sconfitta elettorale, essendo additato da tutti come il responsabile di questa situazione, anche ben oltre le sue responsabilità reali.
Non ci sono complotti contro l’Italia, ma non dobbiamo consentire a nessuno di ridere dell’Italia e degli italiani. Io non disprezzo affatto il popolo del Pdl, ma oggi che senso ha agitare le bandiere? Noi tutti dobbiamo fare un passo indietro, e non solo Berlusconi, perché dobbiamo salvare l’Italia.

Pier Ferdinando

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Rassegna stampa, 6 novembre ’11

postato il 6 Novembre 2011

La situazione politica.

Berlusconi ci crede ancora ma nel Pdl cresce la diffidenza . (Marco Galluzzo, Corriere della Sera)

I ribelli Pdl salgono a quota 20 pronto il gruppo alla Camera il governo è senza maggioranza. (Goffredo De Marchis, la Repubblica)

Da Casini attenzione e rispetto: subito un governo credibile. (Ettore Colombo, il Messaggero)

Premier tecnico e urne. Quell’idea di D’Alema per agganciare Casini. (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)

Si sfalda l’armata dedi uomini soli. (Fabio Martini, La Stampa)

Nei frammenti sfuma l’effetto Berlusconi. (Roberto D’Alimonte, il Sole 24 Ore)

 

Se ne va o non se ne va? L’incertezza dei commentatori.

Forse stavolta l’Italia s’è desta. (Eugenio Scalfari, la Repubblica)

“In nome di Dio e dell’Italia, vattene!”. (Financial Times)

Subito al voto, al Cav. conviene. (Giampaolo Pansa, Libero)

La resistenza del Cavaliere. (Giovanni Sartori, Corriere della Sera)

 

Bersani tra Renzi e Casini.

Tocca ai progressisti alzare la bandiera di un’Europa più giusta. (Pier Luigi Bersani, l’Unità)

Contestare Renzi corteggiare Casini. (Federico Geremicca, La Stampa)

Il dissenso e il fanatismo di una fetta di sinistra. (Pierluigi Battista, Corriere della Sera)

 

Economia: idee, idee, idee.

Dodici quesiti al governo che verrà. (Luca Ricolfi, La Stampa)

Il giudizio dei mercati e le colpe del Paese. (Enrico Cisnetto, il Messaggero)

“Viva l’Italia!” primo passo per lo sviluppo. (Alberto Orioli, il Sole 24 Ore)

 

 

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Serve un armistizio per creare un governo credibile

postato il 5 Novembre 2011

Basta con il balletto di responsabilità reciproche che non serve a nulla, e’ tempo di unire i discorsi e di creare un armistizio tra le forze politiche dando vita ad un governo che abbia quella credibilità finanziaria internazionale che ci consenta di avviare il risanamento italiano. Siamo in un momento di assunzione delle proprie responsabilità. Ciascuno deve fare un passo indietro, non solo Berlusconi ma forse anche le opposizioni devono farlo nel nome di un interesse più importante.
E’ inutile litigare affannosamente e aprire dispute accanite sulla contabilità parlamentare per guidare una nave che sta andando dritta dritta sugli scogli ad infrangersi. Questo non serve a nessuno, le persone intelligenti devono fermarsi un attimo prima del burrone.

Pier Ferdinando

 

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Il governo intervenga con risorse a sostegno Liguria

postato il 5 Novembre 2011

Non credo sia il momento del rimpallo delle responsabilità. Penso, invece, sia il momento dell’aiuto di tutta la comunità nazionale a Genova e
alla Liguria. Per questo chiediamo che il governo non solo con il lavoro della protezione civile ma anche con impegni di carattere finanziario concreti possa essere vicino a Genova e alla Liguria. Poi certamente bisognerà verificare perché tutto questo capita.

Pier Ferdinando

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G20, la magra figura del governo.

postato il 5 Novembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Dalla conclusione del G20 possiamo dire che sono state spese molte parole, ma sono state prese ben poche decisioni e l’Italia come nazione ne esce sconfitta, pagando le incertezze di questi mesi e l’incapacità del governo di questi anni.

Possiamo affermare che nessun accordo è stato raggiunto per il potenziamento del Fondo monetario internazionale, e questo era un punto fondamentale per l’Europa che, da un potenziamento del FMI, avrebbe potuto ottenere ulteriori risorse finanziarie, mentre l’Italia dovrà ogni tre mesi superare l’esame del FMI che controllerà l’attuazione del paino di riforme promesso dal Governo.

Durante la conferenza stampa conclusiva del vertice il presidente francese Nicolas Sarkozy ha detto c’è un accordo di massima sul potenziamento del rapporto di collaborazione tra Fmi e Fondo Salva Stati (Efsf), ma rimane poco chiaro come questo potrà avvenire, visto che, secondo la Merkel, quasi nessuno stato vuole aprtecipare al potenziamento di tale fondo. In definitiva i leader mondiali del G20 non hanno sottoscritto nessun accordo e non hanno messo nero su bianco alcun impegno che li vincoli a potenziare l’Fmi per aiutare l’Europa.

L’idea originaria era quella di potenziare il Fondo salva Stati europeo tramite un’emissione di Sdr (sono diritti speciali di prelievo), ovvero uno strumento finanziario creato dal Fondo monetario internazionale per aumentare la liquiditá internazionale e per finanziare lo sviluppo economico mondiale. Berlino si sarebbe opposta a questa soluzione perché considerata una monetizzazione del debito. Difatti l’unico impegno preso dal G20 è di lungo periodo, e prevede di rivedere la composizione del paniere di valute alla base dei Sdr entro il 2015 per dare maggiore peso alle economie emergenti.

In tutto questo, l’Italia, subendo le pressioni esercitate dagli altri leader, e in particolare da Germania, Francia e Stati Uniti, ha acconsentito al monitoraggio del FMI. Anche se il presidente della Commissione Europea, Jose Manuel Barroso ha affermato: “l’Italia ha chiesto di sua iniziativa il monitoraggio del Fondo Monetario Internazionale sull’applicazione dei suoi impegni”, in realtà tale controllo è stato imposto all’Italia dalle altre nazioni.

Anche se il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha cercato di sostenere che l’attività di monitoraggio del Fondo a quella di una società di revisione di conti, rimane il dubbio che da un lato si tratti di una prima intrusione delle Autorità internazionali negli affari del Governo, e dall’altro lato, potrebbe sembrare un modo per forzare la mano al Parlamento italiano per ottenere la fiducia sui provvedimenti da prendere senza pagarne il dazio politico e forzare la mano all’opposizione. Con il controllo del FMI l’Italia non può più perdere tempo nelle riforme, e di fatto se venisse a mancare la maggioranza, a livello internazionale Berlusconi potrebbe affermare che la colpa non è sua.

Il Presidente del Consiglio ha sostanzialmente fatto commissariare l’Italia dal FMI per non dovere chiedere i fondi del FMI del Fondo Salva Stati, e al contempo evitare di finire in minoranza nel Parlamento.
Chiudo queste mie riflessioni con una considerazione sull’infelice uscita di Berlusconi che ha detto come secondo lui “in Italia non si avverta una forte crisi. La vita in Italia è la vita di un Paese benestante. I consumi non sono diminuiti, i ristoranti sono pieni, per gli aerei si riesce a fatica a prenotare un posto”. Aggiungendo: “Noi pensiamo che l’avventarsi sui titoli del debito italiano sia una moda passeggera”. Sono parole che ancora una volta dimostrano quanto Berlusconi sconosca la realtà che lo circonda, vivendo in una sua realtà fittizia. Se gli italiani possono spendere è solo perché non risparmiano più (come testimonia Banca d’Italia) e perché vi è il sostegno dei 50-70enni, verso i figli di 30-45 anni che faticano a trovare un lavoro a causa della abssa crescita dell’Italia.

 

 

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Rassegna stampa, 5 novembre ’11

postato il 5 Novembre 2011

Le strategie della maggioranza e quelle dell’opposizione.

E spunta un «piano B» «Pericoloso votare subito». (Francesco Verderami, Corriere della Sera)

Larghe intese, Pd e Udc insistono Casini: armistizio tra i partiti. (Claudio Terracina, il Messaggero)

Incubo quota 306. Il Pdl perde pezzi e spera in Pannella. (Brunella Bololli, Libero)

Elezioni! Contro i governi inciucìoni s’avanza nel Pd un bel fronte bipolarista. (Il Foglio)

Cose da sapere sul dopo Berlusconi.

Silvio decida: Letta o il voto. (Bruno Vespa, QN)

Il centrosinistra sarà credibile se smetterà di essere conservatore. (Matteo Renzi, Corriere della Sera)

La sindrome da lettera politica (Pierluigi Battista, Corriere della Sera)

Il premier resiste ma si avverte un clima da ultima spiaggia. (Massimo Franco, Corriere della Sera)

Il punto di non ritorno. (Mario Calabresi, La Stampa)

Montezemolo: «Berlusconi finito, reagire tutti uniti» (il Sole 24 Ore)

Dopo il Cav non c’è solo buio. (Emanuele Macaluso, il Riformista)

Da Berlinguer a Casini Perché il 51 per cento in Italia non basta mai. (Michele Prospero, l’Unità)

II partito unico, un modello fallimentare. (La Voce Repubblicana)

Sulla fine di Silvio la firma Scudocrociata

Pomicino arruolatore «Loro offrono posti noi udc la politica».  (Alessandro Trocino, Corriere della Sera)

Pomicino, Scotti, Zecchino dietro la grande foga dal Pdl. (Filippo Ceccarelli, la Repubblica)

Calamità Udc, il partito del premier rischia di dissolverei a vantaggio dei centristi. (Nicola Maranesi, La Discussione)

Lettera del sottosegretario Scotti: Silvio dica si a un nuovo esecutivo. (Roberto Zuccolini, Corriere della Sera)

Cattolici e dintorni.

La linea della Chiesa: ora un passo indietro e spazio a larghe intese. (Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera)

Chiarezza e dialogo per rimetterci sulle gambe . (Savino Pezzotta ed Enzo Carra, Avvenire)

La tragedia di Genova.

L’apocalisse di Genova. (Massimo Calandri, la Repubblica)

Non era imprevedibile. (Massimo Gramellini, la Stampa)

 

 

 

 

 

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La situazione è drammatica, serve uno scatto della politica

postato il 4 Novembre 2011

Chi pensa che ci sia un problema di contabilità parlamentare, non ha presente la gravità della situazione italiana. Serve uno scatto della politica a partire da quanti vogliono bene e hanno sostenuto Berlusconi in questi anni. Mi sembra che la situazione sia drammatica e non è il momento di slogan e polemiche. Ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità, vale per le opposizioni e vale anche per il Pdl.

Pier Ferdinando

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Perché salvare un progetto è vitale

postato il 4 Novembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Mantovani

Questa mattina sono dovuto intervenire nella gestione di un progetto aziendale che incontra molte difficoltà: ho sostituito il project manager, che non riusciva a produrre un piano credibile, con responsabilità e tempi certi. Le difficoltà, che pure sono solo in piccola parte dipendenti dalla nostra azienda, non facevano che aumentare e le carenze del piano davano a tutti un alibi perfetto per non assumersi responsabilità.

Ho chiamato i soci di maggioranza e minoranza, ho raccontato la situazione senza nascondere le difficoltà, abbiamo deciso insieme come sostituire il project manager.

Cose di tutti i giorni nelle aziende, ma quando in difficoltà c’è un Paese grande come l’Italia, le preoccupazioni e le complessità sono di dimensioni ben diverse. Però il parallelo aiuta a comprendere problemi e soluzioni.

Quando Tremonti (il nostro project manager nel difficile mare dell’economia) ha mostrato di essere in difficoltà nel produrre un piano credibile per uscire dalla morsa dell’alto debito e della bassa crescita, Berlusconi (l’Amministratore Delegato, che mi perdonerà l’irriverenza del paragone con lo scrivente) ha deciso in sostanza di prendere il suo posto, senza peraltro rimuoverlo dall’incarico. Ha parlato solo con la Lega ed una parte del PdL (i soci di maggioranza), senza considerare tutti gli altri (l’altra parte del Pdl e la minoranza), senza la necessaria trasparenza verso gli italiani e le autorità europee.

Nemmeno lui riesce a fare un piano credibile, nonostante l’architetto (la BCE) gli abbia inviato un progetto abbastanza dettagliato (che è altra cosa da un piano).

Quindi ora anche lui è parte del problema e non può più trovare la soluzione.

Per me salvare il progetto è vitale. Se sbaglio tutto ciò di buono che ho fatto prima non varrà nulla e il mio futuro in azienda sarà compromesso.

Pensi solo a questa crisi, Presidente, non al prima né al dopo. Chieda a tutti i soci di nominare un nuovo amministratore delegato ed un nuovo project manager, che godano di una fiducia largamente condivisa. Un amministratore delegato al quale possa trasmettere ciò che rimane della sua visione e dei suoi obiettivi, un project manager che sappia fare i piani, non guardi in faccia a nessuno e non perda tempo.

Uscire dall’emergenza è più semplice di quanto non sembri. Poi, tra un anno, un nuovo governo potrà affrontare – da pari a pari con gli altri grandi Paesi europei – i veri problemi che pongono nubi nere sul futuro del nostro continente. Quelli per i quali nessuno ancora riesce ad immaginare le soluzioni.


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Rassegna stampa, 4 novembre ’11

postato il 4 Novembre 2011
Rassegna stampa ricchissima oggi. Sul Corriere trovate un’intervista, centrale, di Pier Ferdinando Casini sui movimenti di questi giorni: ancora una volta, il nostro leader torna a sottolineare la necessità di costituire un governo di larghe intese in Parlamento, perché qui non c’è «un partito del ribaltone, ma una parte sempre più ampia della politica che ha la consapevolezza che sono necessarie ricette impopolari e che questa sfida non può essere affrontata con un governo del 51%. È una questione immensa, che coinvolge anche l’identità e le prospettive del Pdl» che, se vuole sopravvivere, farebbe bene a prendere – una volta per tutte – delle decisioni serie. Certo, è più facile – così come ha fatto il segretario Alfano – prendersela con noi dell’Udc, colpevoli di voler lanciare un’opa sul Pdl: caro segretario, non ti sei accorto che – ammesso che quest’Opa esista – tutti i nostri ragionamenti sul Pdl e sul centrodestra non sono cambiati di una virgola dal 2008 ad oggi? Abbiamo sempre sostenuto che una coalizione come questa, legata esclusivamente alla sopravvivenza del proprio leader, non sarebbe stata in grado di fare strada e i fatti ora ci danno ragione: come giustamente ha ricordato Casini, «non ha senso contendersi la guida di una nave che sta andando a sbattere contro gli scogli. Il primo problema mio, di Alfano, di Bersani, se vogliamo avere prospettive, è salvare l’Italia; ciascuno facendo un passo indietro, se necessario, ma dando una disponibilità a salvare il Paese». Perché – ed è un concetto centrale, da sottoscrivere e rilanciare con forza – in questo momento serve una grande assunzione di responsabilità collettiva, non una ricerca di garanzie di interessi particolari: «ci sono posti per cui non ci si candida; ci si va, se si è chiamati». Ed è quello che i piani alti del Pdl proprio non riescono a capire: ecco perché reagiscono in malo modo alla notizia del passaggio di due loro deputati nelle nostre fila (sono Bonciani e D’Ippolito, trovate le ragioni della loro scelta sul Corriere e sul Messaggero); Massimo Franco, a tal proposito, tenta un’analisi sul Corriere e spiega come l’erosione del Pdl sia ormai un fatto certo e tangibile, ma come l’esito della crisi sia tutt’altro che scontato: martedì prossimo, alla Camera si voterà per l’approvazione del rendiconto generale dello Stato e sono in molti a scommettere che possa essere l’occasione per il “default del governo”. C’è un’altra intervista da abbinare alla lettura di quella a Casini, ed è quella rilasciata da Massimo D’Alema a Carlo Fusi, sul Messaggero: per il Presidente del Copasir, l’unica soluzione per uscire dall’emergenza è proprio il battesimo di un governo tecnico, guidato da una personalità di spicco (il nome, manco a dirlo, è sempre quello di Mario Monti) – se, però, il centrodestra dovesse preferire andare avanti in questo stato, le elezioni a gennaio resterebbero l’unica via d’uscita. Il dopo-Silvio, tanto desiderato e tanto evocato, sembra essere finalmente giunto e noi vi offriamo una serie di commenti per cercare di capire cosa ci aspetta al di là del varco: Antonio Polito, sul Corriere, lo definisce “una terra sconosciuta”, visto che – se è vero che dobbiamo lasciarci alle spalle il “deserto” – è pur vero che almeno per ora stiamo camminando al buio; e mentre Francesco Clementi sul Sole ragiona sulla fattibilità di un governo tecnico, Giuliano Ferrara, sul Foglio, decreta l’insufficienza di Berlusconi nel gestire la Crisi e chiede che si torni al voto, “naturalmente”.

Pier Ferdinando Casini detta la linea

Casini: «Governo di larghe intese, il Pdl dica sì o si dissolverà» (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera)

Il Pdl si sfalda. Le voci del dissenso.

Terremoto nel Pdl, scatta il fuggi fuggi. Berlusconi non ha più la maggioranza (Silvio Buzzanca, la Repubblica)

Bonciani – Ho creduto nel premier, ma il progetto è fallito. Ora grande coalizione (Alessio Bonciani, Corriere della Sera)

D’Ippolito: «Via dopo 17 anni. Sono calabrese e quindi coraggiosa» (Corriere della Sera)

Vizzini: “Non appoggio più Silvio, serve una nuova coalizione” (Emanuele Lauria, la Repubblica)

Franco – L’erosione del Pdl avvicina la crisi. Però l’esito è incerto (Massimo Franco, Corriere della Sera )

Il ruolo cruciale dell’Udc

I centristi-calamita. La regia dello strappo è di Cirino Pomicino (Fabio Martini, La Stampa)

La carta coperta dei centristi e del Pd (Alberto Gentili, il Messaggero)

Evviva, moriremo democristiani (Denise Pardo, L’Espresso)

Deputati migranti in fila verso l’Udc (Ettore Maria Colombo, il Riformista)

E dopo Silvio?

Una terra sconosciuta (Antonio Polito, Corriere della Sera)

Governo tecnico? Serve maggioranza ampia (Francesco Clementi, il Sole 24 Ore)

Le elezioni subito, naturalmente (Giuliano Ferrara, il Foglio)

D’Alema: «Il tempo sta scadendo, subito un governo d’emergenza» (Carlo Fusi, il Messaggero)

Non solo crisi. Idee per la ripresa.

Banche per la cultura e il Paese (Giovanni Bazoli, il Sole 24 Ore)

Manuale anti-panico – Come sconfiggere i fantasmi della crisi (Dino Pesole, il Sole 24 Ore)

Elogio dell’ortodossia monetaria illuminata di Draghi (Francesco Forte, il Foglio)

Davvero il decreto sviluppo rilancia le infrastrutture? (Marco Nicolai, MF)

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