‘Viaggio nel Nord tradito’
postato il 19 Novembre 2011L’intervento all’Assemblea nazionale del Terzo Polo, alla Fiera di Verona
L’intervento all’Assemblea nazionale del Terzo Polo, alla Fiera di Verona
La dichiarazione di voto sulla fiducia al Governo Monti.
Casini guarda al futuro.
Casini: adesso i partiti accettino la sfida di Monti. (Claudio Terracina, il Messaggero)
Casini ottimista sul governo: «Il Cav non staccherà la spina». (Il Tempo)
Casini: io mai più nei pollai televisivi. (Corriere della Sera)
Il rimescolamento del quadro politico.
Bianco: «Gli ex dc sono più vicini». (il Messaggero)
Prove di rimescolamento tra i poli. (Lina Palmerini, il Sole 24 Ore)
Buona la prima. L’esordio di Mario Monti.
Monti: “Ecco i miei pilastri”. (Marco Bresolin, La Stampa)
Il discorso di Mario Monti al Senato. (il Foglio)
Quei reduci in Aula, un secolo dopo. (Gian Antonio Stella, Corriere della Sera)
L’umiltà e la visione. (Francesco Riccardi, Avvenire)
E al grido «poteri forti» trionfa il complottismo. (Pierluigi Battista, Corriere della Sera)
“Riceviamo e pubblichiamo” di Stefano Barbero
È riuscito persino a far scendere una lacrima al duro e ribelle Mario Balotelli. Impresa compiuta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha ricevuto al Quirinale la nazionale di calcio. Una nazionale in cui giocano ormai quattro italiani di seconda generazione, quei figli di immigrati che sono nati in Italia o vi si sono stabiliti da piccolissimi, crescendo insieme a noi, crescendo italiani a tutti gli effetti. Napolitano ha parlato a lungo della causa che da anni alcune associazioni e raggruppamenti di seconde generazioni portano avanti, per spingere l’Italia ad andare incontro a questi giovani che si sentono italiani come noi, ma agli occhi della legge lo sono di serie B. Il presidente ha ancora una volta, pubblicamente, sostenuto questa battaglia, rivolgendosi da uomo di Stato che si rende conto dei bisogni dei suoi cittadini. Davanti aveva il bomber ex-interista di origini ghanesi che oggi gioca in azzurro, assieme ad altri tre oriundi, in un clima di grande vicinanza umana. E aveva davanti anche tanti ragazzi e ragazze figli di immigrati.
In Italia se ne contano decine di migliaia, frequentano le nostre scuole, i nostri luoghi di ritrovo, hanno le nostre abitudini, conducono un’esistenza molto simile alla nostra, eppure devono aspettare i 18 anni per essere cittadini italiani e quindi essere titolari di diritti e doveri.
È una società variegata, multicolore ed eterogenea la nostra, l’integrazione è l’unica strada percorribile. Ma è davvero integrazione senza questo passo fondamentale, nelle relazioni tra persone che vivono sullo stesso territorio? Viviamo fianco a fianco, noi italiani da sempre e loro, italiani che lo sono da un po’ meno, ma pienamente inseriti nell’ambiente dove sono cresciuti. Perché negare a queste persone fino al compimento della maggiore età i diritti legittimi di cui godiamo noi tutti? Il Parlamento non dovrebbe intervenire per porre fine a questa disparità di trattamento che viene riservata loro? Sono nostri concittadini di fatto ma non di diritto, e allora come Napolitano anche noi nel nostro piccolo dobbiamo sposare la causa di questi giovani di seconda generazione: modificare le leggi e favorire la vera integrazione.
Al Parlamento chiediamo di intervenire, non fosse altro per riconoscere la straordinaria risorsa che rappresentano: mantengono giovane la demografia, arricchiscono la nostra società e talvolta diventano anche dei grandi sportivi che compiono grandi imprese. L’Anolf, la rete G2 e altre organizzazioni spingono per un riconoscimento che non è mai avvenuto, ci mettono di fronte storie di giovani che vogliono essere italiani ma non possono perché la legge glielo impedisce. Interpellano la nostra sensibilità di cittadini aperti alle differenze, di persone che superano le frontiere. La politica che guarda al futuro deve sposare questa corale battaglia.
Ricordando le parole di Balotelli: “Sono italiano, mi sento italiano, giocherò sempre con la Nazionale italiana”. E quelle pronunciate dal nostro presidente Napolitano, rivolgendosi ai nuovi cittadini: “Siete parte integrante dell’Italia di oggi e di domani”. Che il nostro futuro sia il loro futuro.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Jakob Panzeri
Apre il parlamento padano. Per festeggiare é ritornata anche l’ospite d’onore della Padania: la nebbia: “Lassa pure ch’el monde l’ disa / ma Milàn l’è un gran Milàn / Porta Cica e la Bovisa / che d’intorni propi san / e la nebbia che bellezza /la va giò per i polmon”. Una delle ultime apparizioni del parlamento ricorreva nell’anno 2007, per festeggiare il 71° compleanno di Belusconi. Silvio fu omaggiato da un grosso masso con inciso il sole delle Alpi e una maglietta calcistica con la scritta Milàn (con l’accento giusto). I giornalisti maliziosi spettegolarono di una foto incorniciata che ritraeva la Brambilla a “Porta a Porta” vittima di una telecamera birichina e di una gonnella troppo corta, ma noi che siamo puri e candidi non indulgiamo in corrispondenze di amorosi sensi. Curiosando tra i deputati del parlamento del Nord si scoprono cose interessanti e denominazioni ispirate in modo variamente creativo a variegate ideologie politiche: il Salvini che non ti aspetti è leader dei comunisti mentre troviamo un Maroni in veste socialdemocratica difensore dei diritti del lavoro. Sopresa: risultò eletto al parlamento padano anche Benedetto della Vedova nel tentativo di convertire i padani al liberismo e all’antiproibiziosmo. Poi il sipario era calato ma ora si è riaperto, proprio in occasione del conferimento dell’incarico di formare un nuovo governo a Monti, l’inflessibile SuperMario che multò Bill Gates. Non mi è piaciuta la scelta dei leghisti. Ho avuto l’impressione che si siano distaccati da un governo che sarà e non può non essere “rigore, lacrime e sangue”, cercando qualche espediente per riaccendere demagogicamente l’orgoglio padano su un territorio che in questo momento si allontana da loro drammaticamente. La Lega si ritroverà all’opposizione con un Di Pietro che dopo aver fondato i ¾ della sua politica sull’antiberlusconismo ora deve cercare di inventarsi qualcos’altro oltre “Che c’azzecca?” . E’ un’opportunità sprecata. Il lombardo vota la Lega perché vede gli imprenditori squali assumere solo clandestini per pagarli quattro soldi, sfruttandoli indecorosamente senza rispettare la loro dignità umana e alimentando il lavoro nero e la disoccupazione, il veneto sente la Lega con il suo linguaggio semplice, legato alla pancia e ai problemi più materiali. Come insegna Spinoza, io non derido e non disprezzo la Lega, cerco di comprenderla. Sono convinto che la Lega capisca in sostanza alcuni problemi del Nord e a modo suo ami il suo popolo e la sua terra. Ma sono anche convinto che sbagli nella forma e che se fosse in grado di liberarsi del folkrole e di alcune venature purtroppo presenti di chiusura e xenofobia, potrebbe un giorno aspirare ad essere un movimento in grado di parlare all’Italia intera . Sogno un giorno in cui Maroni, che stimo ed è stato l’elemento più illuminato di questo governo a parer mio e di Roberto Saviano che lo giudicò uno dei migliori ministri anti mafia di sempre, possa un giorno viaggiare in Meridione e parlare delle bellezze di Napoli e della Sicilia e della necessità di migliorarsi insieme e abbracciarsi in un futuro dal sorriso migliore. Ma così assolutamente no: non crediate, amici leghisti, di salvare l’Italia e con l’Italia il vostro popolo arroccandovi tra gli scranni di un parlamentino con la falsa ambizione di riavvicinare il popolo. Se è così fareste meglio a nascondervi. Siete stati al governo 1284 giorni. Sapete cosa successe nel 1284? Lo so, questo riferimento è un po’ tirato per i capelli, diciamo alla Voyager ma è carino: la battaglia della Meloria e la crisi della repubblica pisana, anni in cui fu protagonista assoluta il conte Ugolino della Gherardesca che sempre più lontano dai suoi cittadini terminò la sua vita negli stenti addentando il cranio e nutrendosi della carne dei propri figli. Cambiate rotta perché non abbiate a fare questo ai vostri figli settentrionali.
La politica stia in campo a sostegno dei tecnici
Basta divisioni, unifichiamo il Paese. Veniamo da 4 anni di insopportabili liti. Pacifichiamo l’Italia e torniamo ad essere un Paese normale, perché a forza di contese permanenti l’Italia stava andando a fondo.
Questo governo non nasce dal ritiro della politica, che invece deve essere in campo e sostenerlo con forza. Ora ci vuole un’assunzione di responsabilità ancora più forte: il nostro compito è di non lasciare questi tecnici da soli.
Pier Ferdinando
Parte il governo Monti. E sembra il governo dei moderati.
Casini: «E’ quello che serve al Paese». (Avvenire)
Giù il sipario sulla politica spettacolo. (Mario Calabresi, La Stampa)
Quei cattolici usciti dal “conclave” di Todi. (Andrea Tornielli, La Stampa)
Severino, l’anfibia moderata Letta-Casini. (Europa)
Stagione di speranza . (Marco Tarquinio, Avvenire)
Al Terzo polo è andata alla grande. (Marco Bertoncini, Italia Oggi)
Una ventina di ribelli rischia di spaccare il Pdl. (Libero)
Casini celebra l’affermazione dei moderati sulla scena politica.
Casini esulta: «È finita la diaspora dei democristiani». (Francesca Angeli, il Giornale)
Casini: oggi si chiude diaspora Dc. (Barbara Fiammeri, il Sole 24 Ore)
Anche Casini racconta la crisi con Twitter.
Di chi sono questi tweet? (Panorama)
Il governo di Mario Monti ha giurato ed è ora nella pienezza delle sue funzioni. Il sentimento diffuso tra le forze politiche, ma anche in tutto il Paese è quello della fiducia, determinato anche dalla squadra che il nuovo Premier ha scelto per affrontare questi tempi difficili. Il governo Monti è composto da diciassette ministri (contro i 23 del governo Berlusconi) di altissimo livello, di cui tre donne che il nuovo Premier ha voluto in tre dicasteri chiave come l’Interno, la Giustizia e il Lavoro. Monti, che conserva per sé l’interim dell’Economia, ha scelto per il ministero dell’Interno Anna Maria Cancellieri; il nuovo ministro della Giustizia sarà Paola Severino, mentre alla Difesa va l’ammiraglio Giampaolo Di Paola. Allo Sviluppo economico, infrastrutture e trasporti Corrado Passera, mentre Corrado Clini si occuperà del dicastero dell’Ambiente. Lavoro e welfare a Elsa Fornero, docente all’Università di Torino, tra le massime esperte italiane ed europee di welfare e previdenza. Alla Sanità Renato Balduzzi. Alla guida della Farnesina l’ambasciatore (fino a oggi a Washington) Giulio Terzi di Sant’Agata. All’Istruzione e università il rettore del Politecnico di Torino e presidente del Cnr Francesco Profumo, mentre ai Beni culturali va il prof. Lorenzo Ornaghi. Ancora, ministro con portafoglio alle Politiche agricole e Forestali Mario Catania. Cinque i ministeri senza portafoglio: Piero Giarda, delega ai Rapporti con il Parlamento; Andrea Riccardi, delega all’Integrazione e alla cooperazione; Enzo Moavaero Milanesi delega agli Affari Europei;Fabrizio Barca, delega alla Coesione territoriale; Piero Gnudi, delega al Turismo e allo Sport.Sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà. E’ una squadra promettente quella del Presidente Monti, che sicuramente metterà a punto un programma di governo che consentirà al nostro Paese di uscire dalle secche della crisi. Ma il nuovo governo ha un compito in più, forse anche più importante, che il nuovo Premier ha sottolineato nella conferenza stampa di presentazione del governo: “Spero che il mio Governo possa dare un contributo al rasserenamento e alla coesione, visto che si sta uscendo da una fase in cui ci sono state difficoltà esasperate tra le forze politiche”. Rasserenare l’Italia è il compito del governo Monti, ma anche l’augurio che di cuore tutti gli italiani fanno al nuovo Premier.
Adriano Frinchi
Ora bisogna lavorare per salvare il Paese. Da domani nulla sarà come prima. Questo è un governo ottimo, l’avremmo votato a scatola chiusa e ora che abbiamo visto i nomi siamo ancora più convinti che è quello che serve al Paese.
Pier Ferdinando
Tim Berners Lee, inventore del Wordl Wide Web, ha festeggiato a Roma insieme a tutto il gotha della rete italiana i vent’anni del web. Il meeting Happy Birthday Web è stata anche l’occasione per discutere su come sarà il mondo di internet di domani e per confrontarsi anche sul rapporto esistente tra il nostro Paese e il Web. Purtroppo in Italia siamo riusciti a rovinare questa splendida ricorrenza. A dispetto di quanto illustrato dallo stesso Berners Lee e da personaggi del calibro di Stefano Rodotà che hanno chiesto all’Italia di fermare lo “spread digitale”, la legge di stabilità, ovvero l’ultimo atto del governo Berlusconi, ha cancellato lo sviluppo della banda larga. Nonostante la prima bozza della legge di Stabilità prevedesse la voce “Progetto strategico per la banda larga e ultralarga”, il digital divide è nuovamente scomparso dall’agenda del Paese. Dopo la delusione dell’ultima manovra economica dove 800 milioni di euro promessi dal Ministro Romani e derivanti dai lauti incassi della vendita delle frequenze sono stati dirottati altrove eccoci nuovamente punto e a capo. L’ultima chance per l’Italia è ora rappresentata dal prossimo governo di Mario Monti a cui i partecipanti all’IGF di Trento hanno indirizzato una lettera per chiedere di portare il nostro Paese ai livelli dei partner europei, come Svezia e Gran Bretagna dove la rete contribuisce al 6% del Prodotto interno lordo. Il compito di Super Mario è senza dubbio difficile, ma a lui e al suo esecutivo toccherà anche l’arduo compito di affrontare una situazione di arretratezza ed inefficienza delle infrastrutture. Chissà che nel nuovo governo di Monti non trovi posto, come per alto avviene in Francia, un viceministro per l’economia digitale.