Archivio per Dicembre 2011

18 dicembre, Roma

postato il 15 Dicembre 2011

Dalle ore 10.00 alle ore 13.00 – Auditorium Palazzo dei Congressi (Via della Pittura)

Manifestazione “Il Terzo Polo per salvare l’Italia” con gli interventi di Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini e Francesco Rutelli

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Rassegna stampa, 15 dicembre ’11

postato il 15 Dicembre 2011
Continua il serrato confronto parlamentare intorno alla manovra del Governo Monti. Ieri seduta fiume alla Camera fino alle 4.30 del mattino: Mario Sensini, sul Corriere, ci fa un resoconto dettagliato dei contenuti del testo, al netto delle ultime modifiche. Il nostro Galletti, intervistato su Avvenire, si dice soddisfatto da queste correzioni, ma chiede più coraggio su liberalizzazioni, privatizzazioni e apertura ai privati nel mercato pubblico: del resto, come spiega Folli sul Sole, bisogna dare tempo a Monti e al suo Governo di lavorare, perché l’alternativa è il caos più assoluto.

Dalle pensioni ai bolli, le ultime modifiche. Tagli ai parlamentari (Mario Sensini, Corriere della Sera)

Indennità, viaggi e collaboratori, pronta la scure per deputati e senatori (Carmelo Lopapa, La Repubblica)

Galletti (Udc): famiglia ok, ora aprire i mercati (Avvenire)

«Che regressione», lo stupore del Colle (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)

Franco – La deriva dei lumbard rende più difficile il ritorno con il Pdl (Massimo Franco, Corriere della Sera)

L’Antitrust sanziona Auditel: “Ha favorito Rai e Mediaset” (Aldo Fontanarosa, La Repubblica)

Folli – Diamogli tempo il rischio è il caos (Stefano Folli, Sole24Ore)

La manovra di Natale – Gli esperti rispondono – Pensioni, più facile il cumulo (Sole24Ore)

Caro prof. Monti, una proposta sui taxi (Christian Rocca, camillo.it)

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Stop all’aggio di Equitalia: finalmente un risparmio per i cittadini

postato il 15 Dicembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

In questi mesi di Equitalia è stato detto e scritto molto, e tutti erano concordi che bisognava intervenire, quanto meno per mitigare certe azioni di Equitalia (cui l’ente non poteva sottrarsi, ricordiamolo, in quanto “obbligato” per legge).
Oggi possiamo dire che oggi finalmente abbiamo delle notizie positive per i cittadini, infatti Equitalia non farà più pagare un aggio del 9% ai contribuenti a cui devono riscuotere i tributi; sarà invece lo Stato a stabilire l’entità dei costi di riscossione a carico dei debitori, che dovranno comunque essere inferiori a quelli attuali. E’ quanto prevede uno degli emendamenti alla manovra dei relatori, Maurizio Leo e Pier Paolo Baretta, approvate ieri sera dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera.
Ma cosa significa questo emendamento? Con la finanziaria 2009, Tremonti stabilì che l’attività degli agenti della riscossione fosse remunerata con un aggio (ovvero una integrazione del tributo iscritto a ruolo) pari al 9% delle somme iscritte a ruolo riscosse e dei relativi interessi di mora, una somma a carico del debitore. Dopo numerosi ricorsi alle varie commissioni Tributarie, la manovra recepisce le richieste di riforma delle modalità di pagamento dell’attività di riscossione di Equitalia. Il testo afferma che ”gli agenti della riscossione hanno diritto al rimborso dei costi fissi risultanti dal bilancio certificato da determinare annualmente, in misura percentuale delle somme iscritte a ruolo riscosse e dei relativi interessi di mora”.
Tali costi saranno determinati da un decreto del Ministero del Tesoro che terrà conto ”dei carichi annui affidati, dell’andamento delle riscossioni coattive e del processo di ottimizzazione, efficientamento e riduzione dei costi del gruppo Equitalia Spa”.
In pratica si ribadisce che gli agenti della riscossione hanno diritto al rimborso dei costi fissi in proporzione, ma la novità è che il decreto del ministero che dovrà stabilire i rimborsi a Equitalia, dovrà in ogni caso prevedere oneri sensibilmente minori rispetto a quelli odierni.
In pratica non si pagherà più il 9% ma una cifra inferiore, stabilita dal ministero; a questo risparmio se ne può aggiungere uno ulteriore: se il contribuente paga entro 60 giorni dalla notifica della cartella, il cittadino pagherà solo il 51%, mentre la restante parte è a carico dell’ente.

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Nella manovra il primo segnale concreto alle famiglie

postato il 14 Dicembre 2011


Noi crediamo che il principio che il Governo Monti ha stabilito di una tassazione differenziata secondo componenti del nucleo familiare sia finalmente, dopo anni di attesa,  il primo segnale concreto che arriva alle famiglie italiane.

Pier Ferdinando

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16 dicembre, Lamezia Terme

postato il 14 Dicembre 2011

Ore 17.30 – c/o Teatro Grandinetti

Partecipa ad un incontro pubblico

 

 

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Chi nasce in Italia sia italiano

postato il 14 Dicembre 2011

Alla strage dei senegalesi a Firenze un Paese civile risponde con i fatti e non con le parole. Lo sostenevo da Presidente della Camera sei anni fa e non ho cambiato idea: è ora che i bambini nati sul territorio nazionale vengano considerati a tutti gli effetti cittadini italiani (dallo “ius sanguinis” allo “ius soli”).

Pier Ferdinando

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Un governo che parla il linguaggio della verità

postato il 14 Dicembre 2011

Mario Monti presentando la manovra in commissione ha detto qualcosa di assolutamente banale e scontato ma di tremendamente vero: il governo dei professori deve parlare il linguaggio della verità. E’ un’affermazione quella di Monti che implica necessariamente, in una sorta di sillogismo implacabile, il fatto che i governi precedenti e  in generale la politica tutta non sono stati sinceri, non hanno detto la verità. E qual era la verità da dire a questo Paese? Era la verità dura ma necessaria delle riforme, dei provvedimenti urgenti più volte rinviati, era la verità di un sistema bipolare “ad alta concentrazione di conflitto”, o “muscolare” come lo definì a suo tempo Casini, incapace di governare l’Italia. Oggi, e fa una certa impressione dirlo, abbiamo un governo che parla il linguaggio della verità che dice a chiare lettere che è finita la ricreazione, che non è più tempo di prendere in giro se stessi e il Paese. Il governo dei tecnici non è una sospensione della politica, ma è un rimedio all’incapacità del sistema politico messo sotto accusa da quel “perché non le avete fatte voi queste cose?” di Mario Monti; può anche diventare, se le forze politiche continuano in questo slancio coraggioso, l’occasione per il rilancio della politica, una politica in cui, secondo l’auspicio di Monti, “gli eletti sappiano guardare abbastanza lontano per fare le cose che servono al futuro del Paese”. Questa rifondazione della politica può cominciare da subito: approfittando della “pax montiana” è possibile, se non doveroso, discutere della riforma della legge elettorale, che non è altro che un modo per ricostruire il rapporto perduto tra cittadini e politica, dove quest’ultima, come ha sottolineato Monti, è fatta da eletti e non da nominati.

Adriano Frinchi

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Liberalizzazioni cercansi. Urgentemente.

postato il 13 Dicembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

L’Italia è un Paese di Caste e di Castine, in cui poteri pubblici e interessi privati sono sempre andati a braccetto e in cui le rendite di posizione sono sempre state considerate alla stregua di beni primari. L’Italia è un Paese che vanta una classe politica strapagata, ma largamente insufficiente ad espletare i suoi compiti, e gran parte del resto della popolazione che si impegna caparbiamente – almeno, chi ha l’opportunità di farlo – nella difesa ad oltranza del proprio orticello e che è pronta a riciclare gli slogan contro i privilegi della “Casta dei politici che ruba”, ma che si indigna stizzita quando qualcuno prova a mettere naso negli affari che li riguardano. Con tutti i macroscopici privilegi che hanno i pezzi grossi in Italia, dicono, proprio quelli dei tassisti o dei farmacisti, dei notai o degli avvocati dovete venire a discutere? Uh, figurarsi. Guai a chi, impavido o piuttosto ingenuo, proverà ad modificare questa incresciosa situazione, tirando fuori dal cassetto le celebri (o si dice “fantomatiche”?) liberalizzazioni. Si vedrà costretto a soccombere di fronte alla ferma e ferrea opposizione delle corporazioni dei mestieri, di quelle categorie di settore che anziché essere, come nel resto d’Europa, libere associazioni di lavoratori, sono piuttosto l’ultimo regalo lasciatoci in eredità dell’economia fascista: “tutela di tutti gli interessi che armonizzano con quelli della produzione e della nazione”. Simona Bonfante, quest’estate, lo aveva spiegato molto chiaramente: “nel nostro defascistizzato paese dove non si può – per carità – manco evocarlo il Duce, si può, invece, ed anzi è titolo di merito, mantenerne in vita le infrastrutture liberticide e gridare allo scandalo quando solo se ne ipotizza la chiusura, ovvero l’apertura alla plurale, libera concorrenza dei meriti professionali”. Queste infrastrutture liberticide hanno i nomi più disparati e vanno dai vari ordini professionali alle altrettanto varie confederazioni del lavoro, tutti con caratteri comuni: difesa più intransigente della loro struttura chiusa e conservatrice e avversione più decisa a ogni provvedimento che provi a rendere finalmente libero il mercato in cui operano (per l’appunto, le liberalizzazioni).

Personalmente sono sempre stato un fan della concorrenza e perciò ho sempre visto di cattivo occhio ogni ostacolo al libero mercato: per questo quando il Premier Mario Monti ha licenziato la manovra economica, che pure è pesante e rischia di essere perfino recessiva, ho gioito alla vista delle liberalizzazioni inserite nel testo. Che forse non avrebbero avuto immediati effetti sulla crescita e sulla competitività, ma che comunque avrebbe imposto alle imprese italiane produttive, commerciali e di servizi di adeguare la loro offerta e di migliorare la loro competitività (a vantaggio loro, dei loro dipendenti e di noi consumatori). Nel decreto c’erano nuove tasse, ok, ma c’era anche il via a un cammino improntato a politiche pro-crescita. E invece la portata innovativa della manovra del governo si è schiantata contro l’orgoglio corporativo di questa parte del popolo italiano, che ha reagito con vigore alle prime due, importanti liberalizzazioni: la libera vendita dei farmaci di fascia C nei supermercati e l’apertura alla concorrenza per le licenze dei taxi (notare, poi, come in Parlamento, l’opposizione a questi due provvedimenti sia andata di pari passo a quella sui tagli ai costi della politica). Le corporazioni hanno potuto più dei sindacati, in fondo: la minaccia di chiudere e sabotare tutto ha potuto più di uno sciopero congiunto di CGIL, CSIL e UIL.

Tutto questo è inaccettabile. Qui lo si è sempre sostenuto: il compito del Governo Monti non è solo quello di traghettare l’Italia in mezzo a un mare in tempesta; c’è bisogno di riforme strutturali e profonde, che non investano solo le pensioni o il mercato del lavoro, ma che contemplino, per l’appunto, le liberalizzazioni e le privatizzazioni. Perché se non si riusciranno a piegare davvero le assurde pretese di queste corporazioni, il duro sacrificio economico chiesto agli Italiani sarà davvero iniquo e impossibile da digerire. Per questo, Presidente Monti, qui bisogna dire no a questo ricatto e aprire la porte al futuro (al libero mercato, cioè). Proprio come Lei ci ha giustamente spiegato tempo addietro.

 

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Chiediamo la libertà per il Tibet

postato il 13 Dicembre 2011

Dialogare con la Cina ma i nostri valori sono indisponibili

Non c’e’ pace senza libertà e in Tibet non c’e’ libertà. Si tratta di accettare diverse opzioni culturali, religiose, etniche che possono convivere in un grande Paese. Noi dobbiamo dialogare con le autorità cinesi perché la Cina è un grande Paese, ma i nostri valori sono indisponibili: nel dialogo non ci può essere cedimento alle ragioni altrui, ci deve essere anche la rivendicazione di diritti che vanno rispettati, primo fra tutti la difesa dei diritti umani.

Pier Ferdinando

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