Archivio per Dicembre 2011

Oggi la moneta unica è più forte

postato il 9 Dicembre 2011

Oggi dall’Europa c’è almeno una buona notizia. La moneta unica è più forte perché alcuni Paesi hanno messo in comune una parte della loro sovranità. L’Europa a due velocità non ci piace ma e’ l’unica cosa che per adesso possiamo realisticamente avere.

Pier Ferdinando

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La lunga agonia delle Province

postato il 9 Dicembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Roberto Dal Pan

Da almeno 65 anni, cioè dalle discussioni in seno all’Assemblea Costituente, il destino delle Province è stato più volte messo in discussione ed altrettante volte la sorte è stata benigna, risparmiando generazioni di politici dallo spettro della disoccupazione. Questa articolazione periferica dello Stato, apparsa nella nostra penisola al seguito delle truppe napoleoniche agli inizi del XIX secolo, ha trovato qui un fertile terreno di coltura che ne ha garantito una rigogliosa crescita, facendole passare da quota 59 del 1861 a quota 110 del 2011 con un incremento medio di una neonata Provincia ogni tre anni di storia unitaria.

Come già detto, alla nascita della Repubblica si pose subito il problema della coabitazione tra le Province, retaggio centralista franco-sabaudo, e le nuove (sarebbe meglio dire le rinascenti) Regioni patrocinate da democristiani e repubblicani, forti delle rispettive tradizioni autonomistiche, ma fieramente avversate dai social-comunisti e dai conservatori. Come sappiamo, il compromesso scaturito dai lavori della Costituente rinviò fino agli anni ’70 del secolo scorso la piena attuazione del decentramento regionale ordinario e proprio allora ripresero vigore i tentativi di abolizione delle Province.

Negli ultimi tempi, alle motivazioni più precisamente giuridiche a favore dell’abolizione dell’istituto provinciale si sono aggiunte valutazioni di natura economica, in qualche caso con connotati di pura demagogia e scarsa obiettività. La realtà dei fatti è che, mentre la Regione si va sempre più affermando come pilastro non del mero decentramento amministrativo ma di un vero e proprio autogoverno del territorio, la Provincia si trova spesso a galleggiare nell’indifferenza dei più e sopravvivere all’ombra della prima garantendo buoni posti di ripiego per molti delusi dalle competizioni elettorali.

Nemmeno chi ha costruito le proprie fortune elettorali sparlando a vanvera di federalismo ha però saputo introdurre efficaci forme di innovazione degli strumenti del decentramento amministrativo; anzi con le proprie iniziative legislative ha per primo condannato alla morte per consunzione le amministrazioni provinciali, salvo versare oggi lacrime di coccodrillo.

Ma davvero oggi è possibile fare a meno delle Province? E se sì, a quali condizioni e con quali strumenti?

E’ sempre una buona abitudine cominciare ad analizzare un problema partendo dai dati sicuri a disposizione, uno dei più interessanti è quello relativo alla popolazione residente: la Provincia più popolosa d’Italia è Roma con più di 4 milioni di abitanti seguita da Milano con 3 milioni abbondanti; la meno popolosa è la Provincia dell’Ogliastra con 58.000 abitanti, preceduta dalla Provincia di Isernia con quasi 89.000. L’evidente sproporzione tra questi dati denuncia tutto il peso del problema!

Anche nell’analisi dei dati relativi alla superficie emergono considerazioni interessanti: la Provincia più estesa d’Italia risulta essere Bolzano con quasi 7.400 kmq seguita da Foggia, Cuneo e Torino che si fermano poco sotto i 7.000 kmq; la Provincia più piccola d’Italia è Trieste con i suoi 211 kmq al cospetto dei quali anche i 365 kmq della penultima, cioè Prato, sembrano tanti. Trieste è anche la Provincia che raggruppa il minor numero di Comuni, solo 6, mentre quelli che compongono la Provincia di Torino sono ben 315!

Il fatto che tutte queste amministrazioni provinciali siano rette dal medesimo impianto burocratico è cosa assolutamente incredibile; è ben comprensibile come Trieste e Prato potrebbero essere meglio organizzate sul modello delle città metropolitane mentre per Roma, Milano, Torino e Napoli il governo provinciale si trova ad amministrare più cittadini che un’entità statuale autonoma come la Bosnia, l’Albania o la Moldavia!

L’abolizione “tout court” delle Provincie ordinarie porterebbe ad un risparmio di circa 65 milioni di euro, stando ai più recenti calcoli dell’Università Bocconi, ma l’accento non credo vada posto tanto sull’aspetto economico quanto sulla necessità di una vera riforma federalista che faccia perno sulle Regioni e sui Comuni, enti questi ultimi che a loro volta andrebbero rivisitati nella loro strutturazione. Le politiche di area vasta potrebbero essere quindi affidate ad organi consorziali di secondo livello in cui siano chiamati a partecipare gli stessi amministratori comunali, nell’ambito delle linee di coordinamento regionali, a patto che non si vengano a creare nuovi centri di spesa.

Le uniche zone dove potrebbero essere mantenute strutture sul tipo delle attuali Province, con particolari attribuzioni di autonomia, sarebbero le aree montane delle Regioni più estese, allo scopo di adeguare le forme di governo dei territori di pianura alle realtà, anche molto diverse, delle zone maggiormente svantaggiate rappresentate per l’appunto dalle aree montuose, il tutto nel pieno rispetto dell’art. 44 della Carta Costituzionale.

Vedremo se questa volta il Parlamento avrà l’occasione per porre finalmente in atto una svolta storica nell’organizzazione delle autonomie locali oppure se, ancora una volta, le Province confermeranno la loro caparbia capacità di sopravvivere (politicamente) a tutto ed a tutti.

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09 dicembre, Roma

postato il 9 Dicembre 2011

Ore 17.00 – Nuova Fiera di Roma

Partecipa al 14° Congresso nazionale del Credito Cooperativo

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Casini: “Il premier resterà in politica. Finita l’epoca delle ammucchiate”

postato il 9 Dicembre 2011

L’intervista sul Corriere della Sera a Pier Ferdinando Casini di Paola Di Caro

È da come si atteggeranno i partiti rispetto a questa innovativa, anomala, emergenziale e per certi versi straordinaria esperienza di governo che «si decideranno le prossime alleanze». Perché questo è «lo spartiacque». Qui e ora, da questa strada, passa il cambiamento di un sistema politico che «non sarà più come prima: è finita l’era delle ammucchiate, del mettersi assieme solo per vincere e non per governare». E la politica non deve avere paura: «In questo governo, a partire da Monti, ci sono tante persone brave e preparate che resteranno protagoniste: non dobbiamo temere la concorrenza, o siamo già sconfitti». Lo dice Pier Ferdinando Casini, che il governo tecnico lo ha auspicato, favorito, sostenuto con tutte le sue forze. E che oggi, nonostante la durezza di una manovra che «non ci rende contenti ma ci vede convinti», è sempre più sicuro che la scelta fatta è «quella giusta». Quella che pagherà per chi ha avuto, come Terzo polo, Pdl e Pd, il coraggio di rischiare e non di «cercare delle furbe convenienze».

La manovra è stata varata. Ma la crisi dell’eurozona minaccia di esplodere. Ha qualche dubbio sulla strada che voi leader di partito avete intrapreso?
«Tutt’altro. Proprio perché il momento è drammatico — il rischio di tenuta democratica in Russia, la crisi americana, le decisioni che l’Europa dovrà prendere anche chiedendo agli Stati membri cessioni di un po’ di serenità può arrivarci proprio dall’avere un premier come Monti che partecipa ai momenti decisionali cruciali, perché grazie a questo governo stiamo dimostrando di essere in grado di fare la nostra parte». [Continua a leggere]

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Critiche a Monti, c’è chi può e chi non può.

postato il 9 Dicembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

La delusione e la rabbia di tante persone di fronte alla manovra economica non mi stupiscono. E’ comprensibile che davanti a sacrifici, anche notevoli, la gente sia arrabbiata e che dunque si sfoghi apertamente in famiglia, sul lavoro, nei luoghi di ritrovo e, oggi soprattutto, nella rete. Blog, forum e social network sono un fiorire di sfoghi, invettive ed anche italianissime ironie. Non bisogna allarmarsi per queste cose, sono normali addirittura necessarie, e chi ha buona memoria ricorderà, al netto di internet, parole e sentimenti molti simili ai tempi delle stangate dei governi Amato e Ciampi. So che Mario Monti, come a suo tempo Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi, non se la prenderà per le ironie ed anche per qualche tono un po’ sopra le righe degli italiani. Indulgenza dunque per il popolo, un po’ meno per autorevoli commentatori e politici di ogni colore che in queste ore si stanno esercitando al tiro al bersaglio contro Monti e i suoi provvedimenti. Ho letto di giornalisti improvvisati grandi economisti che hanno stilato liste di cose da fare, o che hanno fatto le pulci alla manovra, ho letto anche articoli di celebri economisti ed esperti, forse un po’ irritati dal fatto di non essere nel governo, che facevano la lezioncina a Mario Monti. E non parliamo dei giornali che facevano titoli degni di uno stato di Facebook. Ora nessuno pretende da questi signori applausi e lodi per il professor Monti, però sarebbe stato gradita una certa indulgenza, senza abdicare al diritto di critica, per chi si è preso enormi responsabilità e sarebbero stati auspicabili un contributo, un suggerimento od una sensibilizzazione del tessuto sociale piuttosto che un banale ed inutile populismo. Ma ciò che è più insopportabile sono le critiche della politica, quella stessa politica che avrebbe dovuto evitare questa situazione, quella politica che avrebbe dovuto fare le riforme quando era tempo. E il riferimento non è alle posizioni di Lega ed Idv che per esistere hanno bisogno di essere contro qualcosa, ma alle posizioni di chi pur avendo avuto nel passato responsabilità di governo ora sgrana il rosario dei “non mi piace” e dei “non è la nostra manovra”.

La manovra, come già detto da alcuni, è una medicina amare e si sa che le medicine amare non piacciono a nessuno, nemmeno a chi, come Monti, le deve somministrare. Ci sarebbero migliaia di miglioramenti da fare, non è la manovra dei sogni indubbiamente, ma è quella necessaria fatta da un governo che non è presieduto dal genio della lampada ma da un onesto e stimato civil servant. Questo non è un invito all’acriticità ma una esortazione a non sparare sul presidente Monti che si sta facendo generosamente carico di una situazione terribile; dalle forze politiche e sociali in questo momento tutti si attendono responsabilità e serietà, ci sarà tempo per tornare ai bizantinismi e ai riti della politica. Ora è necessario adeguarsi alla sobrietà, al rigore e alla velocità di Mario Monti; lo si faccia per l’Italia o se non se ne è più capaci almeno lo si faccia per cortesia verso una persona che si è fatta carico di immense responsabilità non sue. La classe politica deve tanto a Mario Monti, a partire da quel piccolo dettaglio, che però dice tanto, dell’attenzione che Monti riserva agli interventi di tutti i parlamentari. E tutti noi sappiamo che spesso in Parlamento non parlano statisti.

 


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Rassegna stampa, 8 dicembre 2011

postato il 8 Dicembre 2011
Continua il difficile e serrato confronto intorno alla manovra del Governo Monti. Casini e l’Udc continuano a perorare la causa del coordinamento parlamentare, per presentare modifiche condivise più largamente possibile, mentre il Premier Monti rilancia, con decisione, la sua disponibilità a sopportare “no impopolari”. A Marsiglia, poi, al congresso del PPE, va in scena una nuova divisione profonda tra noi e il Pdl: avevamo spronato il segretario Alfano a un gesto di rottura e discontinuità e invece abbiamo ricevuto, in tutta risposta, insulti e tanta, tanta confusione; ce ne dispiaciamo, ma tanto ormai ci siamo abituati. Date poi una lettura a due pezzi che abbiamo selezionato per voi sulla questione Ici e Imu per gli edifici ecclesiastici (che Casini, sull’Unità, bolla come “finta polemica”) e a un interessantissimo pezzo del Prof. Sandro Brusco sulla questione dell’acquisto di nuovi cacciabombardieri: ci vi dice che non comprandoli si sarebbe potuta fare una contromanovra, salvando le “pensioni” addirittura, beh, mente spudoratamente.

Casini, su Imu finta polemica (Unità)

Ma Monti blinda i saldi: “Pronto a no impopolari” (Marco Conti, Il Messaggero)

Pdl-Pd-Terzo Polo vincini all’intesa sulle correzioni (Barbara Fiammeri, Sole24Ore)

Lite Pdl-Udc. C’è Berlusconi, Casini diserta (Lorenzo Fuccaro, Corriere)

La delusione del Pdl, a Marsiglia da Peones (La Repubblica)

Un segnale necessario per puntellare il fronte interno (Massimo Franco, Corriere)

Storia simbolo per il Governo (Roberto Saviano, la Repubblica)

Gli edifici della Chiesa, le regole sull’Ici (Maria Antonietta Calabrò, Corriere)

Ici alla Chiesa, chi ha l’onere della prova? (Giovanni Cocconi, Europa)

Dov’è finita la lotta al debito? (Oscar Giannino, Panorama)

Cinque effetti speciali per capire quest’Italia (Beppe Severgnini, Corriere)

A proposito della Giustizia (Antonio Macaluso, Corriere)

Una domanda all’on. Donadi (Sandro Brusco, noiseFromeAmeriKa.it)

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La manovra incentiva l’assunzione di donne e giovani

postato il 8 Dicembre 2011

Giovanni Villino racconta, a modo suo, le novità presenti nella manovra:

Se mi assumete potete dedurre 15.200 euro

Il testo ufficiale della manovra varata dal governo Monti fa emergere piacevoli novità. Una di queste è contenuta nell’articolo due che potete leggere qui. Cari datori di lavoro, non lasciatevi sfuggire questa occasione:

Le imprese che assumeranno donne e giovani sotto i 35 anni a tempo indeterminato avranno la possibilità di dedurre 10.600 euro per ogni donna e giovane sotto i 35 anni assunto a tempo indeterminato. Lo sconto sale a 15.200 nelle regioni del Sud. Le imprese interessate allo sconto maggiorato, a 15.200 euro, sono quelle che assumeranno giovani a tempo indeterminato sotto i 35 anni o donne in Sicilia.

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Manovra, alzare soglia indicizzazione delle pensioni

postato il 7 Dicembre 2011

Le correzioni alla manovra assumeranno la forma di un maxiemendamento? Per noi è indifferente la forma, conta la sostanza: che ci sia un comune sentire tra governo e Parlamento, e che il governo non voglia prescindere dall’aiuto del Parlamento.
Per esempio, in queste ore siamo tutti impegnati a collaborare per ipotizzare coperture e alzare di tre volte la soglia per l’indicizzazione delle pensioni, una proposta condivisa da Pd, Pdl, Udc e Fli, perché c’è la comune preoccupazione di dare una salvaguardia minimale a chi non puo’ fare più sacrifici di quelli che sta già facendo.

Pier Ferdinando

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07 dicembre, Roma

postato il 7 Dicembre 2011

Ore 17.00 – Camera dei Deputati – Gruppo UDC – Sala Alcide De Gasperi

Conferenza stampa

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