L’intervento al Congresso Regionale Udc Veneto
postato il 15 Aprile 2012L’intervento di Pier Ferdinando Casini al Congresso Regionale Udc
L’intervento di Pier Ferdinando Casini al Congresso Regionale Udc
Casini chiude l’Udc e lancia il Partito della nazione. (Amedeo La Mattina, La Stampa)
Come cambierà l’Italia nel 2013? (La Stampa)
Fornero: O passa la riforma o il governo va a casa. (Alessandro Trocino, Corriere della Sera)
La vera posta in gioco. (Claudio Sardo, l’Unità)
Ora il governo cancelli l’ultima ferita. (Mario Calabresi, La Stampa)
Basta cacciare farfalle sotto l’Arco di Tito. (Guido Rossi, il Sole 24 Ore)
No a partiti di lotta e di governo
Penso che la riforma del mercato del lavoro si possa migliorare in tema di flessibilità in entrata, ma ai colleghi di maggioranza dico che il Paese oggi ha bisogno di serietà, non dei giochini della vecchia politica: nessuno puo’ pensare di tornare alle vecchie abitudini di farsi la campagna elettorale sulle spalle del governo e di questa situazione politica. Fare i partiti di lotta e di governo riporta a un’epoca che e’ la causa dei guai che stiamo passando.
Pier Ferdinando
Mettere insieme politici, tecnici, imprenditori illuminati
Non credo che i soggetti politici di oggi siano quelli che troveremo alle prossime elezioni politiche. Lo tsunami nella politica italiana è già in atto, non importa aspettare le amministrative. Credo che agli italiani serva un soggetto politico nuovo che parli il linguaggio della serietà, delle scelte impopolari, del rigore, che metta assieme tecnici e uomini politici, sindacalisti intelligenti e imprenditori illuminati. C’è bisogno, certamente, che la maggioranza silenziosa e laboriosa degli italiani trovi nelle urne qualcosa che possa rappresentarla.
Pier Ferdinando
Casini: mantenere l’equilibrio. (l’Unità)
Centristi state attenti, non confondetevi con tutti gli altri. (Enrico Cisnetto, Liberal)
Concussione, la scommessa della Severino. (Carlo Federico Grosso, La Stampa)
D’Alia (Udc): Chi dice no all’urgenza non ha bilanci trasparenti. (Roberta D’Angelo, Avvenire)
Ri-conoscere la famiglia – Il soggetto economico dimenticato. (Angelo Scola, il Sole 24 Ore)
Dobbiamo remare tutti nella stessa direzione
L’impalcatura del provvedimento sul lavoro e’ buona, va mantenuta e non puo’ essere smantellata, mentre sul tema della flessibilita’ in entrata ci sono margini di miglioramento: ci si deve lavorare con serieta’, senza ultimatum. E’ un momento delicato per il nostro Paese, dobbiamo remare tutti nella stessa direzione evitando di essere un equipaggio che rema scompostamente ognuno da una parte diversa.
Pier Ferdinando
Martedì con il Presidente del Consiglio parleremo di crescita, perché la recessione è un pericolo mortale per questo Paese. Ci sono aziende che chiudono, la pubblica amministrazione deve cominciare a pagare e non l’ha ancora fatto, molti giovani e precari perdono il lavoro. Oggi la vertenza da affrontare in Europa e in Italia e’ proprio quella della crescita.
Pier Ferdinando
«Cambiamo la governance del Paese». (Riccardo Paradisi, Liberal)
Il sogno svanito del federalismo. (Luca Ricolfi, La Stampa)
Tutti giù dal Carroccio. (Paolo Natale, Europa)
I dubbi del «censimento» – Non giochiamo con i numeri. (Salvatore Padula, il Sole 24 Ore)
“Riceviamo e pubblichiamo” di Vittorio Olivati
Come per altri casi di innovazione in Italia, anche contro le fonti rinnovabili si è scatenata un’opposizione furiosa ed irrazionale, invece di un più moderato approccio alla correzione degli errori, che indubbiamente sono stati commessi, ed al contenimento di eccessivi entusiasmi. Perfino un bravo analista economico come Massimo Mucchetti si lascia travolgere dall’impeto ideologico ed infila ben tre gravi errori in poche righe del suo intervento sul “Corriere della Sera” del 14 marzo scorso pur di dimostrare la tesi precostituita che con il fotovoltaico “i prezzi salgono sempre. Di giorno e di notte”.
Eppure Mucchetti parte da un fatto vero: poiché il fotovoltaico è intermittente (meglio sarebbe dire “imprevedibile”, perché l’intermittenza di un fenomeno non ne esclude la prevedibilità e quindi l’esatta programmazione di rimedi, ma purtroppo non è il caso del fotovoltaico), occorre tenere in riserva centrali a gas e idroelettriche in quanto, in caso di improvviso “default” della generazione da fotovoltaico, sono in grado di compensarlo aumentando in tempo reale la loro potenza. E’ vero quindi che il fotovoltaico, almeno in linea di principio, obbliga a tenere accese “al minimo” delle centrali a gas, che potrebbero essere altrimenti spente, perché siano pronte ad erogare potenza elettrica immediatamente, e ciò causa un consumo di fonti fossili (anche se molto minore di quello necessario a fornire tutta l’energia elettrica solo con esse); è invece completamente sbagliato scrivere, come ha fatto Mucchetti, che “la sua estensione richiede più centrali a gas”. Il lettore è indotto a pensare, erroneamente, che per l’aumento di energia elettrica generata da impianti fotovoltaici si debbano costruire nuove centrali a gas: no, perché per ogni aumento di energia elettrica generata da impianti fotovoltaici il consumo di fonti fossili da parte delle centrali a gas diminuisce o al più, ma solo in certi momenti, resta come prima, in quanto devono restare al minimo o al più ritornare temporaneamente ai regimi di produzione anteriori a quegli impianti, e quindi non serve costruirne altre, come invece lascia intendere, in maniera alquanto truffaldina, la frase in questione.
Anche il secondo errore di Mucchetti parte da un fatto vero, che “L’ energia prodotta da fonti rinnovabili ha priorità di vendita rispetto a quella da fonti fossili”, ma ad esso ne segue uno falso: “Ne deriva che le centrali a gas vengono spente o fatte girare a regime ridotto nelle ore di piena luce”: non le centrali a gas, ma solo alcune, quelle meno competitive che, per un problema di costi o di strategia commerciale sbagliata, propongono un prezzo più alto della soglia (stabilita dalla curva del “merit order”), che è abbassata dal fotovoltaico.
Nel terzo errore, poi, Mucchetti dimentica perfino un principio di base dell’economia, la legge della domanda e dell’offerta, scrivendo “quando il fotovoltaico cessa, gli altri recuperano aumentando i prezzi nelle ore serali”: i prezzi sono determinati dal mercato, quindi un operatore della generazione di energia elettrica non può pretendere di imporre un prezzo nelle ore serali tale da fargli recuperare la riduzione degli introiti nelle ore di luce a causa della concorrenza del fotovoltaico: rischierebbe di uscire dalla soglia del “merit order” notturno, ossia di ottenere zero per avere preteso troppo. Non c’è quindi alcun nesso fra il fotovoltaico ed i prezzi dell’energia elettrica di notte, al contrario di quanto Mucchetti vorrebbe farci credere.
Se anche uno stimato esperto come Massimo Mucchetti mette a repentaglio la sua credibilità applicando i dettami della disinformazione più astuta, che mescola dati corretti a considerazioni insensate (ma che per essere smascherate richiedono di scendere ad un dettaglio tecnico afferrabile ad una fascia ristretta di lettori), che cosa sta succedendo in Italia? E’ possibile che ci si debba sempre dividere fra guelfi e ghibellini? Non si può negare che le fonti rinnovabili introducano effetti collaterali: oltre all’imprevedibilità, di cui si è parlato qui sopra, lo sbilanciamento sulle reti, di cui si sta occupando l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas e l’eccessivo valore della tariffa incentivante, che ha permesso fenomeni di speculazione in Italia e all’estero, distorcendo il mercato e gli stessi obiettivi di diffusione delle fonti rinnovabili. Il confine fra legittimo sostegno e degenerazione speculativa è tuttavia labile nel groviglio di fenomeni ed interessi che riguardano l’energia e comunque ci si muova si rischia di fare dei danni. Un esempio negativo è stato dato un anno fa col decreto “ammazza-rinnovabili” voluto dall’allora Min. Tremonti dopo mesi di disinteresse da parte del Governo, quando per bloccare la speculazione si è finito per bloccare l’intera filiera delle fonti rinnovabili in Italia, fra l’altro aumentando la disoccupazione e la chiusura di imprese. Invece di simili bruschi “colpi di ariete” occorre quindi muoversi con molta attenzione e preparazione; per ricercare un delicato equilibrio serve appunto equilibrio e non “parole in libertà” da parte di opinionisti che sfruttano indebitamente la loro notorietà.
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