postato il 9 Aprile 2012
Noi crediamo che la democrazia viva anche attraverso l’azione dei partiti: riformiamoli subito e rendiamo la loro vita chiara e trasparente. Pubblicizzare i contributi privati anche sotto la soglia attualmente prevista, regole interne democratiche e controllo della Corte dei Conti. Questo le nostre idee al tavolo con Alfano e Bersani.
Pier Ferdinando
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La proposta UDC depositata a Febbraio.
postato il 8 Aprile 2012
Pubblichiamo da ‘Il Messaggero’ l’intervista a Pier Ferdinando Casini
di Carlo Fusi
ROMA – Pier Ferdinando Casini scuote la testa: «La frase di Luigi Angeletti sul fatto che era meglio Berlusconi di Monti, io la capisco. E purtroppo ne traggo un giudizio molto amaro: per una parte del Paese meglio non fare nulla che fare qualcosa. Meglio vivere nello statu quo piuttosto che cercare di cambiare le cose. E questa è esattamente la ragione per cui l’Italia è andata a fondo. Perché dal governo Prodi a quello Berlusconi c’è stata una tragica continuità: si sono rinviati i problemi invece di affrontarli. Un governo come quello di Mario Monti che in quattro mesi affronta dalla riforma previdenziale alle liberalizzazioni, dalle semplificazioni alla manovra suppletiva e infine alla riforma del lavoro è un governo che rompe il continuismo, la tranquillità che c’era. Davvero c’è chi non ricordi che noi una dozzina o poco più di settimane fa noi eravamo all’anticamera della Grecia e che quella malintesa normalità proprio lì ci aveva portato?».
Presidente, adesso sul tappeto c’è la riforma del lavoro. Deve rimanere com’è o va cambiata? E come?
«Credo che la riforma del lavoro la si possa vedere come un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Però è giusto ricordare che fino a qualche mese fa era inimmaginabile che si affrontasse questa tematica. L’articolo 18 e il reintegro per motivi economici è limitato entro dei binari talmente stretti che di fatto, secondo me, al mondo industriale che si spaventa di una certa rigidità e di un contenzioso davanti al giudice, va detto che la riforma non può che essere migliorativa della situazione attuale». [Continua a leggere]
postato il 7 Aprile 2012
Pubblichiamo dal ‘Corriere della Sera’ l’intervista a Pier Ferdinando Casini
di Andrea Garibaldi
«Le forze politiche che accedono ai rimborsi devono accettare il controllo della Corte dei Conti»
ROMA — Una volta, fino a cinque anni fa, Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, aveva due alleati, Berlusconi e Bossi. Uno ha dovuto lasciare la guida del governo, l’altro si è appena dimesso da segretario. «Né l’uno né l’altro sono caduti per via giudiziaria. Berlusconi non ha fatto la rivoluzione liberale che aveva promesso. Bossi non ha saputo trasformare la protesta in proposta, ha continuato con le ampolle e le ronde padane, anziché puntare sulla rivoluzione federale».
Bossi ha detto: «Colpiscono me per colpire la Lega». Berlusconi, a proposito della Lega, parla di «giustizia a orologeria».
«Difendersi attaccando i giudici è una prova di debolezza. Tuttavia, a Bossi, che mi ha spesso coperto di insulti, concederei l’onore delle armi. Non è un ladro di polli, non ha usato la politica per arricchirsi. Ha solo perso il controllo di ciò che avveniva attorno a lui».
La Lega potrà ancora avere un ruolo politico?
«Un film è finito. Le occasioni storiche difficilmente si ripresentano». [Continua a leggere]
postato il 6 Aprile 2012
“Riceviamo e pubblichiamo” di Lorenzo Mazzei
Pierferdinando Casini è stato ospite della trasmissione di Radio1, Radio anch’io e durante la sua intervista sono stati toccati molteplici temi. Si è infatti parlato di riduzione dei parlamentari, di trasparenza dei partiti, e di altri importanti questioni ma forse, una delle cose più importanti che il leader dell’Udc ha detto è stato l’elogio del “metodo Monti”.
Alla domanda “cosa ne pensa riguardo un eventuale confronto radiofonico tra il Ministro Fornero e le parti sociali?”, Casini ha risposto senza mezzi termini che “sarebbe inutile in questo momento, in quanto sono già state fatte molte consultazioni riguardo questo argomento senza mai giungere ad una conclusione“. La differenza tra l’attuale governo e quelli che lo hanno preceduto è che stavolta, nonostante un accordo con tutte le parti sociali non lo si sia trovato, la marcia prosegue speditamente. In passato infatti numerosi governi, di destra e di sinistra, si sono arenati alle prime difficoltà riscontrate con le parti sociali mentre la vera novità introdotta da Monti è proprio la determinazione nel raggiungere uno scopo nel minor tempo possibile.
Il tempo delle consultazioni è terminato ed adesso è il tempo di decidere e di proporre una vera riforma del mercato del lavoro che possa far ripartire l’Italia.
postato il 6 Aprile 2012
Giornata densa di avvenimenti politici, quella di ieri. Sicuramente, il fatto del giorno sono state le dimissioni di Umberto Bossi (dopo 23 anni) dalla segreteria della Lega Nord, in seguito al montare dello scandalo giudiziario sull’utilizzo indebito dei rimborsi elettorali. Spazio poi alla contestata riforma del mercato del lavoro: dopo la mediazione dei partiti politici sulla proposta Monti-Fornero, gli opinionisti si spaccano su chi la ritiene l’ennesima occasione sprecata (imperdibili Boeri e Garibaldi su Repubblica e Zingales su L’espresso) o su chi pensa sia comunque un importante passo in avanti (Pezzotta su Liberal e Ferrara sul Foglio).
Berlusconi: un colpo al cuore, niente sarà più come prima (Ernesto Menicucci, Corriere)
Fini: meglio un decreto legge. Serve il via libera dei segretari (Gianfranco Fini, Corriere)
Finanziamento della politica. I primi passi dei leader (Monica Guerzoni, Corriere)
Cinguetto anch’io? No, tu no (Fabio Chiusi e Silvia Cerami, L’Espresso)
Lavoro&Cultura (Giuliano Ferrara, Il Foglio)
Governare l’articolo 18 ma anche la “fatica di vivere” (Savino Pezzotta, Liberal)
Contratti flessibili, errore grave (Alberto Alesina e Andrea Ichino, Corriere)
Aspettando un’altra legge (Tito Boeri e Pietro Garibaldi, La Repubblica)
Articolo 18, meno poteri ai giudici (Luigi Zingales, l’Espresso)
Andata e ritorno (Roberto Napoletano, Sole24Ore)
postato il 6 Aprile 2012

Mario Monti è molto importante per l’Italia, e prima di lasciarcelo scappare bisogna pensarci due volte.
E’ senatore a vita e non ha bisogno di ricandidarsi ma ha portato qualità e autorevolezza per la politica italiana.
Politici e tecnici non devono essere in compartimenti stagni diversi, devono collaborare come oggi e come potranno fare un domani nel governo.
Pier Ferdinando