21 settembre, Roma
postato il 19 Settembre 2012Ore 15.00 – Aula dei Gruppi Parlamentari (via Campo Marzio 74 )
Riunione dei leader dell’Internazionale Democratica di Centro (Idc-Cdi)
Riunione dei leader dell’Internazionale Democratica di Centro (Idc-Cdi)
“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati
Se dico “Liberi Tutti” pensate al gioco del nascondino. Sbagliato. Se pensiamo che l’Italia è in crisi, diciamo “non ci sono investimenti pubblici”. Sbagliato. Cosa hanno in comune i due punti sopra riportati? Tutto. Perché “Liberi Tutti” è un progetto finanziato con soldi pubblici nel comune di Cortemilia (comune che ha finanziato anche il progetto definito “alla Rinsfusa”, nessun errore è proprio così) in provincia di Cuneo con lo scopo di “sviluppare politiche e servizi per l’anticipazione e gestione dei cambiamenti, promuovere la competitività e l’imprenditorialità”.
Ma non è finita qui. Il giornalista Marco Esposito, in un suo lungo articolo intitolato “Bici e orchestre, l’Italia dei Bonus” pubblicato sul mensile Linus, ci fornisce un interessante visuale sui progetti finanziati con fondi pubblici, dopo avere spulciato tutti i numeri, che sono ufficiali e resi pubblici dal ministro Barca sul sito: http://opencoesione.gov.it/.
E così ho saputo che la Scuola agraria del Parco di Monza ha ottenuto fondi per il verde pensile.
Siete stupiti?
Non stupitevi, perché Esposito ci informa con puntualità che: un paesello in provincia di Genova, chiamato Rondandina, che ha 78 abitanti, ha procurato 90.000 euro per abitante tramite finanziamenti pubblici spesi quasi tutti per la ristrutturazione della villa Sauli Podestà del Parco del Basilico. Siete stupiti? Coraggio, ora si ride. Come possiamo prendere la notizia che le tecniche di tatuaggio artistico sono state finanziate con fondi pubblici? Sono costate 1483 euro alla UE, 1953 euro allo stato italiano e 498 euro al Friuli Venezia Giulia. Io ho appreso questa notizia con una risata.
In provincia di Verona, nel comune di Dolcè hanno costruito una pista ciclabile per collegare i percorsi ciclabili già esistenti tra Dolcè e Avio. Costo del progetto? Uno sproposito, più di un milione di euro, suddivisi così: 622.000 euro di soldi UE, 650.000 euro di soldi dello stato e 80.000 euro di soldi della regione veneta
La motivazione? Qui siamo al Nobel della fantasia: “aumento della collaborazione, della condivisione e della cooperazione tra gli enti locali al fine di armonizzare le aspettative di sviluppo e di eliminare i fenomeni di disgregazione sociale”.
Tutto questo per dire “facciamo una pista ciclabile”.
L’obiezione è: ma i lavori non sono stati appaltati con una gara? Certo. Il punto, però, è che questi progetti che impatto hanno sul PIL? Nullo.
Che impatto ha un progetto sui tatuaggi artistici? Cosa produrrà in seguito questo progetto?
Un progetto, per impattare sull’economia, deve dare vita ad una attività che perduri autonomamente nel tempo; il finanziamento pubblico deve agevolare o fungere da avvio, ma poi ci uvole un progetto che vada avanti da solo: una start up; una azienda, una strada che agevoli il commercio.
Inoltre, molti di questi progetti hanno un importo talmente basso che sfuggono ai controlli della Corte dei Conti e così abbiamo “lo studio personale in funzione dell’esecusione orchestrale”, che è costato 4.839 di fondi ue, più 8070 di fondi nazionali, più 80 euro della regione liguria e 3000 euro di un soggetto privato. Totale 16.000 euro, dati per un progetto iniziato il 27 dicembre 2011 e finito il 31 dicembre 2011, ovvero 4 giorni, per 16.000 euro.
E a Caino, in provincia di brescia, hanno finanziato con 9675 euro il “tirocinio di un individuo”. Che tirocinio era? Chi lo ha fatto? E dopo è stato assunto? Non si sa. Intanto a Bologna hanno creato un progetto (30 milioni dei quali 11 della UE e 19 dello stato), per erogare assegni formativi e nell’operoso Trentino gli assegni formativi sono erogati per “lavori di abbellimento” a Storo e Briolo. Tutti questi progetti sono stati finanziati con i fondi UE stanziati per il periodo che va dal 2007 al 2013. Siamo quasi alla fine di questo periodo, e io vorrei sapere, quante attività produttive che hanno un impatto sull’economia sono state finanziate e quanti sono i progetti inutili. Il totale dei progetti finanziati è astronomico: 467.257 progetti, di cui 339.167 sono tutti nel Nord Italia. Il bello è che questi fondi dovevano servire per le politiche europee di coesione e dovevano riguardare soprattutto il Sud e le aree svantaggiate dell’Italia. Invece, contrariamente a quello che hano affermato i leghisti per anni, chi se ne è avvantaggiato e se ne avvantaggia è prorpio il nord che mette in campo progetti “ridicoli”. La Lombardia è la regione con il maggior umero di progetti finanziati. Voi pensate all’operosità lombarda, vero? Sbagliato. Perch+è tra il 2007 e il 2013, la Lombardia ha messo in campo 194.420 progetti per un importo medio di meno di 5000 euro. Quale attività produttiva fai con 5000 euro? Allora ammettiamolo. I fondi ci sono, ma noi italiani siamo malati di assistenzialismo, preferiamo chiedere pochi soldi per un progettino con una motivazione ridicola, prendere poche migliaia di euro sapendo che non avremo controlli, visto l’importo e stop. Non pensiamo a chiedere magari più soldi per realizzare progetti che creino davvero economia e lavoro.
Di contro, esiste anche una realtà di italiani che scelgono di impegnarsi: a Mussomeli, paesino quasi al centro della Sicilia, sono fiorite moltissime attività produttive come aziende produttrici di pannelli fotovoltaici e di energie verdi; a Brolo sono sorte molte piccole realtà dell’agroalimentare; Napoli finanzia per metà con i propri fondi, la metropolitana di prossima costruzione (importo totale 1,4 miliardi di euro) e solo in minima parte con fondi UE e statali.
E altri esempi troviamo anche nel Nord Italia e nel centro. Questo per dire che forse la realtà italiana è più complessa di quello che certi slogan semplicistici vorrebbero farci credere, e che, se vogliamo uscire dalla crisi, la prima cosa da fare è che noi italiani ci impegniamo per primi, senza aspettare interventi dall’alto o scorciatoie.
Indipendentemente da quello che farà la giunta per il Regolamento della Camera, il gruppo dell’Udc incaricherà una società di certificazione esterna per certificare i propri rendiconti: per tagliare l’erba a qualsiasi possibile polemica futura. Credo che non ne abbiamo bisogno, ma se il regolamento prescriverà la possibilità per i gruppi di certificare esternamente, taglieremo sul nascere qualsiasi polemica che sarà pagata dalla politica e da tutti noi. Cosi’ le chiacchiere staranno a zero.
Pier Ferdinando
Questione di fiducia. (Massimo Gramellini, La Stampa)
Chi favorisce l’antipolitica. (Francesco Paolo Casavola, il Messaggero)
Gli scandali quotidiani e l’Europa come garanzia di serietà. (Stefano Folli, il Sole 24 Ore)
I quattro doveri della politica verso i cittadini. (Sergio Fabbrini, il Sole 24 Ore)
Lazio sprecone, ma non solo. Ecco gli scandali delle Regioni. (Paolo Baroni, La Stampa)
Se le primarie diventano una fiera delle vanità. (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera)
Casini: dal mio partito nessun opportunismo. (Pier Ferdinando Casini, Corriere della Sera)
Marchionne: La Fiat resterà in italia. (Ezio Mauro, la Repubblica)
Il surfista e il centravanti. (Massimo Gramellini, La Stampa)
Imu, strategie e propaganda. (Luca Ricolfi, La Stampa)
Sondaggio del Tg La7: in una gara a tre con Bersani e Berlusconi vincerebbe Monti. (il Messaggero)
Università. Cambiare i concorsi senza merito. (Giorgio Israel, il Messaggero)
AAA. Buona politica cercasi. (Osvaldo Baldacci, Liberal)
Pubblichiamo la lettera al Corriere della sera
di Pier Ferdinando Casini
Caro direttore,
confesso che sono stato molto esitante a decidere a scriverle in risposta al fondo «Il partito galleggiante» di Galli della Loggia. In realtà esso mi pareva intriso più di pregiudizi che di critiche, con corredo finale di una sbrigativa liquidazione per quelle personalità che sono venute a Chianciano ad esprimere le loro opinioni senza furberie o tatticismi. Ma alla fine scelgo di rispondere, in primo luogo per la stima che ho nei confronti di una personalità come l’autore dell’articolo e in secondo luogo perché sono consapevole che il ruolo dell’intellettuale è principalmente quello di incalzare la politica e di non fare sconti a nessuno. Veniamo al merito. La festa di Chianciano è stata un’occasione molto significativa per fare alcuni rilevanti passi in avanti: aver tolto dal simbolo il mio nome ed aver spalancato le porte ad esponenti della società civile e a persone che non provengono dalla storia dell’Udc, è indicazione precisa per il futuro che ha destato interesse e curiosità. «Dopo Monti, Monti» è uno slogan, questo è evidente. Ma è un esercizio troppo superficiale ridurre un intervento politico al solo titolo che i giornalisti hanno scelto per sintetizzarlo. I contenuti, le proposte, il programma del nostro partito sono state il 95% del mio intervento e i lettori del «Corriere della Sera» possono consultarlo sul sito del partito.
Per stare agli esempi citati dal prof. Galli della Loggia, mi sono soffermato a lungo sul nostro rapporto con l’Europa, sui doveri che ne conseguono, e sulla necessità di procedere verso la federazione degli Stati uniti d’Europa. Abbiamo criticato la revisione del Titolo V della Costituzione e i provvedimenti sul federalismo adottati dal governo Berlusconi che hanno prodotto solo appesantimento burocratico e confusione istituzionale. Ricordo che in Parlamento, mentre tanti osservatori applaudivano il federalismo per come si stava concretizzando, fummo gli unici a spiegare i rischi che puntualmente si sono verificati. E potrei citare tante altre battaglie di contenuto su cui siamo stati isolati e inascoltati: abbiamo contestato l’abolizione dell’Ici per non finire sul baratro, ed ora c’è l’Imu, un’Ici raddoppiata; ci siamo battuti per il quoziente familiare, proponendo una attenuazione graduale dell’Irpef a partire dalle famiglie numerose; abbiamo sostenuto che era giunto il momento di rivedere il sistema delle pensioni quando tutti dicevano che non ve n’era bisogno; abbiamo chiesto inascoltati l’immediata abolizione delle Province e potrei continuare su tanti altri ambiti. Le proposte dunque ci sono sempre state, come documentano gli interventi del nostro Gruppo parlamentare. [Continua a leggere]
Interviene alla presentazione del libro “L’onestà al potere. La rivoluzione del buon governo”
Una nebbia fitta fuori stagione. (Giovanni Sartori, Corriere della Sera)
Le regioni e la crisi morale. (Michele Brambilla, La Stampa)
Il Centro e la lunga lista dei (quasi) candidati. (Alessandro Trocino, Corriere della Sera)
Cosa chiediamo a Pd e Udc. (Andrea Olivero, l’Unità)
Leggenda digitale? (Corriere delle Comunicazioni)
Rao: E’ cruciale detassare l’nnovazione. (Corriere delle Comunicazioni)
Riceviamo e Pubblichiamo, di Attilio Biancalana
Ho letto l’articolo del dr.Sofri su un giornale online della mia città e così l’ho brevemente commentato:
“Luca Sofri un intellettuale disinformato e velleitario!
Luca Sofri deve aver alzato il gomito per fare simili affermazioni. E di brutto anche perché non conosce la recente storia d’Italia. Il gruppo dirigente dell’Udc è notevole e non è secondo a nessuno. Si parla di intellettuali come i professori Buttiglione ed Adornato, sindacalisti come Pezzotta, giuristi come Vietti (vicepresidente del Csm), figure storiche come De Mita, costituzionalisti come D’onofrio, figure espressione del mondo cattolico come la Binetti, la Santolini, Marconi ed altri ancora. Dire che Pd o Pdl o lega od Idv o Grillo hanno una identità culturale e politica ben definita è dire una sciocchezza mentre al contrario l’Udc fa parte del PPE e dell’Internazionale democratica cristiana di cui l’on Casini è presidente.”
“Riceviamo e pubblichiamo”, di Gattestro
Buonasera Presidente, concordo con lei. La legge elettorale, dal mio punto di vista, è assolutamente prioritaria, in quanto è l’unico strumento concreto per costringere i partiti a fare un passo indietro. Solo così quando i partiti formeranno le liste dovranno tener conto della loro credibilità e presentabilità agli elettori. Solo così potremo finalmente riavere un Parlamento abitato da meno “nominati” e più “eletti”. Solo così si potrà finalmente ricostruire un legame vero e diretto tra gli elettori di una circoscrizione e i propri rappresentanti inviati in Parlamento.
La legge attuale (non certo da me) definita “porcellum”, al contrario, ha consentito ai vertici dei partiti di mettere sul seggiolone chi volevano loro. Con tutto quello che ciò ha comportato.
Francamente non capisco come non si riesca a vedere una cosa così evidente.