Archivio per Dicembre 2012

Berlusconi è in evidente stato confusionale

postato il 12 Dicembre 2012

Il Presidente Berlusconi è in evidente stato confusionale se manifesta la possibilità di fare l’ennesima giravolta di un passo indietro in caso di candidatura di Monti a cui la scorsa settimana ha tolto la fiducia in Parlamento.
Su una cosa però è pienamente lucido: Monti a Berlusconi ha detto no. Questo a noi basta.

Pier Ferdinando

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14 dicembre, Roma

postato il 12 Dicembre 2012

Ore 17.30  – Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Via Santa Maria in Via, 37 )

Partecipa  al convegno: “Costi dell’energia: la ripresa economica e la competitività delle imprese parte anche da qui”

 

 

 

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Le responsabilità della politica

postato il 11 Dicembre 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Gianluca

Non ho mai parlato ne scritto di politica non perché disprezzi i leader, ma perché non ho mai sopportato la forma mentis di molti “militanti” che seguono come capre il loro capi di partito anche se questi cambiano le loro scelte politiche in funzione di accordi e alleanze che non hanno nulla a che fare con le esigenze reali della collettività.

Ora però che vedo con i miei occhi la difficoltà economica del nostro Paese, delle nostre aziende e dei nostri lavoratori, comprendo quanto le decisioni di un Governo possano condizionare la ripresa, se non altro influenzando il morale, che è la molla principale su cui agire per ottenere il meglio da tutti anche nei momenti difficili.

Qualche mese fa la nostra politica ha alzato le mani rispetto ad una problematica molto più grande delle parole, degli slogan, dei contrasti in tv e di quella fedeltà caprina di cui sopra. Qualsiasi scelta per migliorare le cose sarebbe stata impopolare per ogni schieramento e forse nessuno dei leader avrebbe avuto la credibilità necessaria per richiedere i sacrifici straordinari a cui è stata chiamata la popolazione.

Per tutti, destra e sinistra, la scelta migliore è stata Monti per analizzare la situazione ed iniziare una reazione che a qualsiasi costo avrebbe dovuto portare il culo del paese lontano dai carboni ardenti di un baratro finanziario.

A tutti noi è stata chiesta fiducia incondizionata e grandi, grandi sacrifici. Oggi, la politica dormiente esce dai propri sarcofaghi per rivendicare la propria importanza vitale in un Paese democratico, e con un colpo di spugna cancella la stessa fiducia che ci è stata richiesta a gran voce solo qualche mese fa. Quello che proprio non capisco è come dovremmo interpretare questi avvenimenti, come un atto di ammissione di colpa della politica, nel aver sponsorizzato persone sbagliate? Che i sacrifici richiesti non erano dettati dalle strategie più giuste per il nostro Paese e si è ritenuto quindi necessario non dare seguito al percorso iniziato dal governo tecnico? Si? No? In ogni caso non ho sentito da nessun politico un’assunzione pubblica di responsabilità rispetto a questo presunto “madornale errore di valutazione”.

O forse questa frettolosa chiusura delle porte sul naso di Monti è solo l’ennesimo gioco di una politica orgogliosa e capricciosa che non riesce a fare a meno di incrociare le corna pubblicamente per duellare all’infinito e screditarsi a vicenda per aggiudicarsi il trofeo del “male minore”.

Io non so se Monti ha fatto bene o male, ma di una cosa sono certo che avrebbe continuato nel bene o nel male ad agire nell’interesse del Paese, se non altro per un etica professionale legata al suo ruolo “non politico”. Sarebbe stato così antidemocratico lasciarlo lavorare quantomeno per verificare il risultato del suo operato? Sarebbe stato così male per tutti noi continuare ad assaporare il piacere di una migliore considerazione politica dell’Italia in campo internazionale?

Siamo sicuri che gli stessi politici che hanno alzato le mani difronte alle difficoltà, oggi con i compromessi per le coalizioni e le promesse pre-elettorali, non rappresentino un altissimo rischio di catastrofe per il nostro Paese?

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Condivido i timori del PPE

postato il 11 Dicembre 2012

Governo Monti svolta fondamentale per l’Italia

Condividiamo la preoccupazione del Ppe e condividiamo il timore diffuso nella comunità internazionale che l’Italia torni all’inaffidabilità, all’avventurismo e all’improvvisazione del passato. Quest’anno di governo Monti ha rappresentato una svolta fondamentale, perche’ il Presidente del Consiglio ha restituito all’Italia e agli italiani la merce rara della credibilita’ e dell’affidabilita’ nell’Unione europea.

Pier Ferdinando

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Per questo, Presidente Monti, questo cammino non può essere interrotto

postato il 10 Dicembre 2012

di Giuseppe Portonera

Caro presidente Monti, sapevamo che la boccata d’ossigeno rappresentata dal suo Governo non sarebbe durata per sempre. L’avere personalità competenti, serie, responsabili (con tutti i loro limiti e difetti) nei massimi posti di comando non poteva che essere una situazione transitoria: o almeno, così si pensava, quando, un anno fa, lei e i suoi ministri giuraste fedeltà alla Costituzione davanti al Presidente Napolitano (sempre sia lodata la sua lungimiranza). Chi scrive è sempre stato abbastanza realista (altri direbbero “pessimista”): ricordo che nelle ore – tormentate, difficili – in cui il suo predecessore aveva deciso di gettare la spugna, quando in tv passavano le immagini dei cori festanti e giubilanti e sui giornali e sulla Rete si sprecavano i commenti positivi sul suo arrivo al Governo, io commentavo (un po’ in solitario): “vedrete che la maggior parte di quelli, tra qualche settimana, organizzerà le manifestazioni contro Monti”. Anziché qualche settimana, trascorse qualche mese, ma alla fine successe: la sua ondata di riforme strutturali, di provvedimenti “lacrime e sangue”, le sue bordate (venate di humour e di sano polemista da commentatore) contro il nostro sistema Paese ingessato hanno avuto il pregio di fare chiarezza, di smontare quell’aura di “tutti-bravi-e-tutti-belli” che aveva accompagnato e salutato il suo arrivo. Nel Paese, provato duramente dai provvedimenti da lei fortemente voluti, si sono create delle macroaeree politiche: da una parte chi l’ha avversato in tutti i modi e in tutte le salse, e dall’altra chi, invece, comprendeva che quelle riforme lì non le chiedevano mica fantomatici poteri forti esteri o l’austera e arcigna Germania, ma le giovani generazioni di studenti e lavoratori che altrimenti sarebbero state costrette a sopportare un costo sociale immenso. La riforma delle pensioni, per citare il provvedimento bandiera del suo Governo, ha avuto il merito di creare il sistema previdenziale più virtuoso d’Europa e di mettere in sicurezza i conti dello Stato (a chi lamenta uno “scippo delle pensioni”: lo sapete che senza la tanto vituperata riforma Fornero, le pensioni non si sarebbero potute più pagare?). Certo, non si può negare che sia stato duro da sopportare: ma ci rendiamo conto che siamo in guerra? Mentre nel resto d’Europa e del mondo si facevano le Riforme (con la R maiuscola), in Italia cosa avevamo? Le accuse ai giudici di essere politicizzati, i ministri di alcuni governi che scendevano in piazza contro i loro stessi esecutivi, il conflitto di interessi, le sensazionali leggi sulla patente a punti e contro il fumo nei locali pubblici. La nave già mostrava i primi segni di cedimento, ma a bordo l’orchestra continua a suonare allegramente.

Caro Presidente Monti, non si può tornare indietro. La famosa Agenda che porta il suo nome non è una lista di buone intenzioni: è la concretizzazione di un cambio radicale di rotta. La sobrietà, in politica, deve corrispondere alla responsabilità e alla serietà. Il PDL berlusconiano pensa che la sua sia stata solo un’esperienza racchiudibile in una parentesi; a sinistra la definiscono “di transizione” e, dopo essere stati “leali” (?), ora preparano un governo di segno assolutamente opposto (asse Fassina-Vendola-Camusso: aiuto). Solo noi abbiamo avuto il coraggio e l’onestà di dire che il lavoro non è terminato e che questo suo governo non è stato un punto di chiusura, ma di apertura di nuova fase. In un Paese di ciarliere cicale, lei ci ha ricordato cosa voglia dire essere formiche laboriose.

Per questo, Presidente Monti, le chiedo di non permettere che i sacrifici di questo anno vadano persi. Per questo, Presidente Monti, le chiedo di rendere “ordinaria” la sua esperienza “straordinaria”: fuori dai Palazzi che lei ha rappresentato con orgoglio e dignità, c’è una fetta di Italia che non vuole sprecare il proprio voto e che pensa che chi è stato parte del problema, ora non può presentarsi come sua soluzione. Quella fetta di Italia è la nostra maggioranza silenziosa: produttori, lavoratori, imprenditori, studenti che hanno sopportato il carico dei sacrifici, sapendo che questo avrebbe cambiato le cose. Quella fetta di Italia aspetta una guida, una strada da seguire.

Per questo, Presidente Monti, le chiedo di candidarsi. Di mettersi a capo di una lista che si ispiri al PPE (e che quindi sia alternativa a chi chiede più spesa pubblica, più intervento statale, meno libertà economica) e che non si professi “moderata”. Noi vogliamo essere “radicali”. Noi vogliamo dire chiaramente cosa ci candidiamo a fare: trasformare il Paese (ed è per questo che il nostro sarà un programma di lungo raggio, non solo legato all’emergenza del momento).

Per questo, Presidente Monti, le chiedo di candidarsi. Perché la speranza, il sogno, di un’Italia più moderna, produttiva, europea (in una parola: normale) possa realizzarsi anche barrando un simbolo sulla scheda elettorale. È la nostra occasione.

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Noi e loro. Perché è necessaria l’alternativa a Berlusconi

postato il 10 Dicembre 2012

di Adriano Frinchi

Gli ultimi avvenimenti politici hanno tolto definitivamente ogni dubbio sulla necessità di aggregare un’area che sia distinta e distante dalla ridotta valtellinese di Berlusconi. L’annuncio del ritorno in campo del Cavaliere e il contestuale ritiro dell’appoggio del Pdl al governo Monti non sono solo il simbolo di una totale irresponsabilità politica, ma scrivono anche la parola fine a qualunque ricostituzione dell’area popolare.

La scelta di Berlusconi non è un ritorno al passato. Nel 1994, pur con tutti i difetti e i limiti, Berlusconi riuscì a recuperare il consenso di quei moderati orfani della Dc e del Pentapartito, oggi il Cavaliere con la sua sesta discesa in campo si accinge a creare sulle ceneri del Pdl un contenitore che non ha nulla a che fare con il Partito Popolare Europeo.

Berlusconi attorniato da pasdaran e amazzoni intende, ancora una volta, polarizzare lo scontro: da una parte i comunisti dall’altra i paladini della libertà. La verità però è ben diversa.

Intorno a Berlusconi, e ai suoi interessi politici ed economici, si sta coagulando un’area antieuropea e irresponsabile che si prepara ad una campagna elettorale fatta di populismo e demagogia, che è pronta a far crescere il proprio consenso elettorale sulle paure e le difficoltà degli italiani.

Dall’altra parte non c’è il Partito Comunista Italiano. C’è un’area progressista seria e responsabile che ha il suo perno nel Pd che è stato protagonista leale dell’esperienza governativa di Mario Monti. C’è anche la leadership credibile di Pier Luigi Bersani che ha preso le distanze dal populismo di Antonio Di Pietro e che si spera saprà arginare le intemperanze di Nichi Vendola.

Resta poi un’area da organizzare, un’area politica popolare, liberaldemocratica, europeista ed atlantista che possa misurarsi, ma anche dialogare, con i progressisti e che sia fermamente alternativa ai populismi di Berlusconi e di Grillo.

Il gesto coraggioso e serio di Mario Monti ha politicamente marcato questa differenza tra noi e loro, tra coloro che credono che il bene del Paese viene prima degli interessi di personali e di partito, tra coloro che credono che l’eredità del governo Monti non vada dispersa  e coloro che pensano di poter nuovamente giocare con vita di milioni di italiani.

C’è una parte consistente del Paese che si aspetta che tutti coloro che si riconoscono nel Ppe, nell’esperienza di serietà dell’esecutivo Monti si facciano promotori di una proposta politica di alto livello, nuova nei contenuti e nei metodi che si capace di raccogliere esperienze diverse e le tradizioni politiche che hanno fatto grande questo Paese.

Quest’area aspetta un segnale, un gesto di coraggio per dire che l’alternativa è possibile, che alle prossime elezioni ci saranno loro, ma soprattutto ci saremo noi.

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Falsi miti: avere figli non è un problema

postato il 9 Dicembre 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Michele Surace

Sono un giovane papà di ventotto anni con due figli che è rimasto sbalordito dal modo in cui vengono gestite e disincentivate le nascite nel nostro Paese. E’ sufficiente guardarsi intorno per capire come la nostra società veda i bambini come un “pericolo”, un peso. Non è la carriera o l’economia che stanno disincentivando (almeno in prima persona) le coppie a fare i figli, ma sapete cosa? La Pubblicità e le “tasse sui figli”.  Prendiamo in considerazione la prima: una pubblicità “regresso” che ci riempie dalla mattina alla sera con immagini  di uomini sorridenti che vanno a prendere a scuola la bella insegnante con le facce tristi di tutti i papà che invece di prendere l’insegnante prendo i loro figli. Falso: da padre vi posso assicurare che non è mai passato giorno in cui andando a prendere a scuola mio figlio ci sia andato triste o a pensare alle belle ragazze. Quando andrete a prendere vostro figlio, ogni giorno, rinnoverete la gioia di riabbracciarlo. Altro cosa: vi ricordate la pubblicità dei due fidanzatini dove lei si ferma davanti ad una vetrina chemostra vestiti da bambino e il suo fidanzato sbianca immaginandosi chissà che cosa? Tranquilli! La ragazza poi si scoprirà che stava guardando solo le scarpe della commessa con il sospiro di sollievo del fidanzato. E infine, la cosa ancora più inquietante: la pubblicità dello strumento che legge la fertilità per le donne. Una coppia che si allarma quando lo strumento diventa “rosso” che secondo la pubblicità è un “pericolo” perché potresti avere bambini. Bambini uguale pericolo?, ma in che mondo viviamo?

Questo è il clima in cui una coppia, come quella costituita da me e mia moglie, ha deciso a 23 anni di fare il primo figlio, sposarsi e a distanza di qualche anno fare il secondo figlio. Per i malpensanti voglio subito dire una cosa: non siamo figli di papà: io sono un precario, mia moglie studia all’università e quando abbiamo preso questa decisione siamo partiti da zero. Zero lavoro (facevo l’università), zero casa, zero esperienza. Quindi non credete a tutte quelle storielle inventate dai media che dicono che senza lavoro non potete avere figli, che questi vi rovineranno la vita, che non potrete finire gli studi se vi sposate ecc. Nulla di più falso.

Questo per quanto riguarda il “clima” prima di sposarsi. Alle giovani coppie andrebbe fatto un monumento solo per aver sfidato questo conformismo terroristico da parte di chi, evidentemente, non vede nei bambini un gran business per i propri affari: le famiglie se possono spendere, spendono meno in frivolezze e più per il concreto. E questo evidentemente è un male per questi signori.

Veniamo ora al post-parto: le tasse sui figli. Delle vere e proprie tasse indirette che al pari dell’IVA colpiscono le famiglie “perché hanno un figlio”: pensate solo ai costi esorbitanti che abbiamo in Italia di asili nido (anche comunali),   pannolini – in paesi come la Spagna si trovano le stesse marche a metà prezzo –  e latte artificiale, giusto per fare degli esempi. E forse non è un caso che il Ministro della Salute  ha denunciato all’Antitrust il prezzo eccessivo di pannolini e latte in polvere in Italia.

Una volta il latte artificiale veniva passato dallo Stato alle famiglie. Oggi mediamente 900 grammi di latte in polvere costano 20 euro, e viene consumato questo quantitativo in circa 5/6 giorni, senza considerare la scorta di emergenza che ogni famiglia dovrebbe tenere. In un mese questo costo può rappresentare per una famiglia una spesa pari a  120 euro, al quale vanno aggiunte poi tutte le spese che ho citato precedentemente. Più volte le società produttrici di latte in polvere sono state multate dallo Stato (ad esempio nel 2004 furono multate in quanto accusate di un vero e proprio “cartello”), e il solo pensare che c’è gente che specula sulla nutrizione dei bambini dovrebbe far pensare molto sul tipo di società che vogliamo, proprio per i nostri figli. Non solo: sono venuto a scoprire informandomi sui giornali che le società produttrici di latte in polvere spesso fanno donazioni agli Ospedali ed organizzano corsi di formazione molto importanti, gratuiti per i responsabili dei reparti di neonatologia: tutto nobile, se non fosse che questa prassi è stata spesso criticata in quanto porta alla “fidelizzazione” da parte di queste ditte dei singoli ospedali sulla marca da dare ai bambini che hanno bisogno di questo tipo di latte. Il tutto alla faccia della concorrenza, a prescindere dal prezzo o dalla disponibilità nelle farmacie locali.

Detto questo, perdonate lo sfogo da ingenuo papà, volevo solo farvi riflettere sulla situazione dei giovani in Italia, proprio a causa della “moda” del non fare figli:  nel 2030 secondo l’Istat, e confermato dagli scenari inquietanti non però fuori dalla realtà dell’interessantissimo libro di Piero Angela “Perché dobbiamo fare più figli” , i giovani tra i 18 e i 21 anni (appena acquisito il diritto di voto) rappresenteranno solo il 3% della popolazione: questo vuol dire che i giovani conteranno sempre di meno nella società, nelle scelte politiche ed economiche di questo Paese. Ma il bello delle previsioni sulle tendenze statistiche è che si è ancora in tempo per migliorarle. Per questo occorre invertire la tendenza: credo che una seria politica di tutela della Famiglia e di incentivazione delle nascite debba essere, dopo il Lavoro, al primo posto dell’agenda di un Governo responsabile della Terza Repubblica che voglia puntare sul futuro del nostro Paese.

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