Archivio per Dicembre 2012

Politica seria risponda a chi non vuole più populismo

postato il 9 Dicembre 2012

Non sono autorizzato a interpretare Monti, sarà lui a esprimere la propria opinione. Certamente credo una cosa: c’è una politica seria, che per quattro anni ha fatto opposizione costruttiva ma ferma a Berlusconi, che ha voluto il governo Monti e lo ha sostenuto sempre. E c’è una società civile che non vuole rassegnarsi al populismo di marca berlusconiana. A questa noi dobbiamo dare una risposta.
Non si possono scaricare su Monti responsabilità che sono di chi lo ha preceduto, di chi per quattro anni ha fatto perdere tempo all’Italia aggravando la crisi. Monti ci ha salvato da un disastro annunciato sui mercati, e non poteva accettare questa falsificazione della realtà. Per questo il suo gesto è stato sereno e serio.

Pier Ferdinando

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Se la spending review si può fare grazie ad Internet

postato il 8 Dicembre 2012

di Giuseppe Portonera

La spending review dovrebbe essere un metodo permanente dell’azione di governo e il taglio dei costi, collegato all’aumento dell’efficienza e della velocità dei servizi offerti, andrebbe programmato annualmente. Grazie al Governo Monti questa strada sembra essere stata intrapresa: i ministri Giarda e Patroni Griffi, che hanno combattuto una battaglia dura contro gli immensi sprechi che si nascondono nei meandri della Pubblica Amministrazione, si sono dovuti scontrare con un moloch pesante e da più parti inattaccabile, finendo con l’incidere tagli col bisturi, anziché con l’accetta, come sarebbe servito. Questo per una molteplicità di motivi: ma quello che più mi sembra primario, è il non aver usato i giusti strumenti operativi. Il Governo Monti è il Governo dell’Agenda Digitale, che più di altro può rappresentare uno stimolo alla crescita: perché, allora, in sede di programmazione della spending review non si è pensato a tagliare i costi delle PA puntando sulla trasformazione digitale? Cosa può avere più successo della smaterializzazione delle procedure, dei documenti, dei tempi d’attesa, in materia di riduzione dei costi burocratici e maggiore efficienza del servizio?

Del resto, le idee in campo non mancano. Specie da parte nostra. Sulla scia di quanto proposto da Stefano Quintarelli, per esempio, noi pensiamo sia necessario imporre, per legge: alle PA, che qualsiasi atto o procedura non digitale sia vietato a patto che non si dimostri essere più conveniente del digitale; ai ministeri, di produrre annualmente un piano di innovazione tecnologica. È un diritto per il cittadino-utente ricevere notifiche e certificati via mail; mentre per lo Stato investire su sanità elettronica e giustizia digitale significherebbe un risparmio notevole (pensate ai faldoni di carta che occupano spazio e che per essere trasportati da un ufficio a un altro succhiano via moltissime risorse). Già in questi campi si possono attivare iniziative a costo zero: con lo switch-off nelle PA, il lavoro di trenta camminatori siciliani, per dire, sarebbe svolto da una, massimo due persone (con un risparmio di soldi pubblici e una notevole riduzione dei tempi di attesa). Una trasformazione digitale, poi, non gioverebbe solo sul fronte economico, ma anche e soprattutto su quello della trasparenza delle PA: bisogna puntare, infatti, sull’OpenData e sul FOIA. Ogni atto delle pubbliche amministrazioni (dal governo ai comuni, alle istituzioni tutte) appartiene alla comunità e deve essere conosciuto dalla comunità. Il cittadino deve poter conoscere, in ogni momento, l’attività dei suoi rappresentanti politici o amministrativi (quindi leggi, bandi, bilanci per chi gode di finanziamenti pubblici). In questo modo l’efficienza delle PA sarebbe evidente e conoscibile a tutti, e questo obbligherebbe la burocrazia a conformarsi a standard molto più elevati, rispetto a quelli di oggi. Più trasparenza, infatti, vuol dire prima di tutto meno corruzione (e quindi meno costi). Secondo la Corte dei Conti, la corruzione costa all’Italia circa 60 miliardi all’anno: negli Stati Uniti, dove la legge sul diritto all’informazione è utilizzatissima dai cittadini, il costo totale annuale per l’applicazione della legge è di circa $ 416 milioni annui, cioè di meno di $1,4 per ogni cittadino. Mentre a noi italiani la corruzione pubblico-privata costa 1.000 euro a testa all’anno. Anche una piccola diminuzione della corruzione ripagherebbe ampiamente i costi di applicazione della legge: e questa sì che sarebbe spending review!

Al prossimo governo spetta quindi questa eredità: capire che la riduzione (necessaria, profonda) dei costi della PA deve passare soprattutto attraverso l’innovazione digitale. Ecco perché sul progetto di un’Italia più trasparente, efficiente e always connected incentreremo la nostra campagna elettorale.

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E’ Berlusconi il responsabile delle difficoltà degli italiani

postato il 8 Dicembre 2012

Gli italiani si stanno sacrificando seriamente da un anno per cercare di evitare il baratro della Grecia. Oggi riemerge Berlusconi che vuole portarci indietro di 5 anni. Se c’e’ un responsabile e’ lui ed e’ veramente infantile ribaltare le accuse su Monti che ha ridato un minimo di credibilita’ all’Italia.

Pier Ferdinando

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Costi politica: chi non vota Fiducia è per status quo

postato il 7 Dicembre 2012


Stiamo discutendo di un provvedimento per limitare i costi della politica. Sono scoppiati scandali, pensiamo qui a Roma, ma anche in giro per l’Italia ci sono stati fatti disdicevoli. Questo provvedimento prevede il taglio del 30% dei membri delle giunte e dei Consigli, la riduzione dei compensi, mai più finanziamenti milionari e la riduzione dei vitalizi. Chi vota la Fiducia al governo vota questi provvedimenti, chi non lo fa non li vota. È un fatto di chiarezza.
Questo governo dopo molti anni ha detto la verità agli italiani, ha fatto scelte impopolari, e non può diventare il parafulmine di giochi irresponsabili fatti sulla pelle degli italiani.

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Chi paga, veramente, l’Imu?

postato il 6 Dicembre 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

In questi gironi i giornali titolano “stangata IMU”, e si lanciano in calcoli apocalittici affermando che “la città più cara sarà Roma con picchi di 470 euro. Il valore della tassa per la seconda casa, invece, sarà mediamente di 372 euro ma potrà arrivare fino ai 1.200 euro nelle grandi città. Mediamente quindi tra acconto e saldo, l’importo complessivo sarà di 278 euro per la prima casa e 745 euro per la seconda”.

E non solo, altri affermano ancora calcoli peggiori, perché infatti scrivono che “per le seconde case, l’Imu peserà mediamente 745 euro, con punte di 1.885 euro a Roma; di 1.793 euro a Milano; di 1.747 euro a Bologna; di 1.526 euro a Firenze”. Altri affermano che le “grandi città del Centro-Nord che dovrebbero far registrare un aumento complessivo fino a circa 700 euro rispetto al 2011, e in quelle del Sud intorno ai 250 euro”.

Numeri apocalittici, completati con la,ormai consueta, affermazione che le tredicesime serviranno per pagare l’IMU. E’ giustificato questo allarme o si tratta di terrorismo psicologico supportato da dati “grezzi”? Scopriamolo insieme.

Intanto specifico subito che, se le stime saranno rispettate, il gettito IMU sarà di 23 miliardi di euro, di cui 15 destinati ai comuni, mentre solo 8 miliardi andranno allo Stato. Ma al di là di questa precisazione, osserviamo che l’IMU è una tassa meno ingiusta e meno esosa di quanto affermano certi giornalisti che riportano sempre cifre medie. IN pratica prendono l’introito stimato e lo dividono per il numero di contribuenti, con il risultato che, nei loro calcoli dozzinali, ricchi e poveri pagano la stessa cifra. Ma non è così. Infatti se si va a studiare meglio i dati, si scopre che rispetto all’Ici che esisteva sulle prime case, l’Imu ha un profilo più progressivo, colpisce cioè più duramente chi guadagna di più. E in moltissimi casi la nuova imposta si rivela, grazie anche al gioco delle detrazioni, più leggera. Fatti i calcoli con le aliquote standard (il 4 per mille per l’Imu, il 5 per l’Ici), e considerate le relative detrazioni, secondo il ministero dell’Economia la nuova Ici è più leggera, rispetto alla vecchia Ici, per tutte le unità immobiliari che hanno una rendita catastale inferiore ai 660 euro. Che sono il 74% di tutte le abitazioni censite, e rappresentano il 50% in termini di rendita complessiva. Ma la vera sorpresa è scoprire chi paga davvero l’IMU. Ovvero chi è più ricco paga, giustamente, molto di più di chi ha poco.

Infatti, considerando solo le proprietà delle persone fisiche, il 10% delle unità con le rendite catastali più elevate paga il 44,7% dell’Imu complessiva, con un importo medio di 2.693 euro, mentre il 10% dei contribuenti i cui immobili sono caratterizzati dalle rendite più basse versa appena il 2,8% del totale.

Prendendo come parametro la ricchezza personale, e non il valore dell’abitazione, il discorso non cambia moltissimo. Si scopre, infatti, che il 10% dei contribuenti con i redditi maggiori (tutti quelli che dichiarano oltre 55 mila euro annui lordi), pagano circa il 20% dell’Imu complessiva. Mentre il 50% dei redditi più bassi arriva al 10% dell’imposta complessiva.

Dai dati sopra riportati, si vede che l’IMU è una tassa molto meno ingiusta e molto meno invasiva di quello che si può pensare e che anzi fa pagare di più chi ha di più, dando vita ad un effetto redistributivo.

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E’ il momento della dignità, chiediamo ai moderati di farsi sentire

postato il 6 Dicembre 2012

In queste ore stanno accadendo cose molto gravi. Questa mattina il gruppo del Pdl nell’aula del Senato ha tolto la fiducia al governo e su questo ogni commento sarebbe superfluo. Molti parlamentari si sono piegati ai diktat del presidente Berlusconi. Le ragioni di questo volta faccia non mi sono chiare, poco importa se si sia voluta affossare la riforma della legge elettorale o solo lanciato un messaggio al governo sul tema dell’incandidabilità dei condannati. Oggi è il momento della dignità e chiediamo ai moderati di farsi sentire, da parte di Berlusconi siamo ai soliti giochi di prestigio.

Pier Ferdinando

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07 dicembre, Roma

postato il 6 Dicembre 2012

Ore 10.00 – Istituto Luigi Sturzo (Via delle Coppelle, 35 )

Partecipa al convegno dedicato all’esperienza dell’Internazionale DC

 

 

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