8 marzo, festa della donna. Alcune premesse
Oggi assistiamo ad un degradare della piazza a luogo di scontro anziché di incontro. La Contrapposizione ci sta divorando, non siamo più capaci di capire che tutto può essere opinabile, quindi tutto può essere condivisibile oppure no, ma che ogni cosa fa parte del tutto, che in qualche modo ci appartiene: solo chi è in malafede può continuare a sostenere, e sperare di inculcarci, che bisogna sempre schierarsi e dividersi possibilmente in fazioni che sperano quotidianamente solo di disintegrarsi a vicenda. E’ per questa ragione che non ho condiviso la Piazza del 13 febbraio, poiché a mio avviso , come tutto ormai nel nostro Paese, essa è finita con l’essere strumentalizzata. Ne condividevo i princìpi nobili per cui in molte l’hanno voluta, ossia gridare ciò che Lorella Zanardo ha sapientemente riassunto ne Il corpo delle donne, urlare cioè che “non siamo solo un corpo”, o meglio che non siamo solo quello. Ecco perché ho apprezzato di più ciò che molte donne UDC e non, ma in ogni caso fuori dalla Piazza, hanno fatto il 13 febbraio: sono andate direttamente a chiederlo alle “donne interessate” i perché riguardo la scelta del corpo, magari anche sul marciapiede, ma senza nessun presunto sentimento di superiorità, che ci tiene sempre distanti anni luce dalla verità delle cose e delle situazioni. Il 13 febbraio abbiamo semplicemente assistito alla ennesima protesta contro il Governo, sprecando così una occasione ( a meno che veramente non si voglia scendere nel ridicolo, additando il Premier come unico o maggior responsabile della “questione femminile”) e poi perché dal 14 febbraio non mi è sembrato proprio di vedere e sentire in giro quella tanto agognata solidarietà in rosa. Mi capita spesso invece di osservare il contrario: tanta miseria Femminile, fatta di invidia, gelosia, menzogna ed inganno, gioco sporco e mancanza di lealtà, puntualmente a discapito di altre donne, se c’è di mezzo un uomo o una promozione sul posto di lavoro da contendersi, o anche solo per famelica volontà di sopraffazione da soddisfare. E così siamo solo di fatto passate dalle nostre beghe e contrapposizioni quotidiane alla contrapposizione in grande stile, tra donne di sinistra e donne di destra, che, come era ovvio che fosse, rispondono con la loro piazza pro Premier.
Quando saremo capaci di essere unite invece solo ed esclusivamente dalla parola “donne”, a prescindere da tutto il resto? E soprattutto, quando saremo tutte unite al di là degli interessi maschili? Non dovremmo dimostrare di essere realmente noi, donne e madri capaci di partorire la Vita e l’Amore non solo con le chiacchere, ma con i fatti? Quando dimostreremo di essere madri non solo dal punto di vista biologico, se poi di fatto non perdiamo occasione per trasformarci immediatamente in streghe a caccia della Biancaneve di turno? Quando la smetteranno alcune donne, che non riescono ad ammettere che il Ministro Carfagna sia un buon Ministro, solo perché vorrebbero analizzare con la lente d’ingrandimento il suo passato di “ donna “( come se esso avesse a che fare con il giudizio sul suo operato di Ministro della Repubblica), ma che poi con senso materno assolvono le “ poveri minorenni”, come se quest’ultime fossero sempre incapaci di intendere e di volere? Questo atteggiamento non rivela altro che un subdolo sentimento di razzismo e di invidia, potrei dire “atavico” in molte, troppe donne ancora, purtroppo. L’invidia ovviamente verrà riservata, con annesse maldicenze, ad una donna come Mara Carfagna, bella, capace, stimata da donne e uomini; il razzismo subdolo invece sarà per quelle che, solo apparentemente , suscitano pietà, quelle” povere”, appunto, tali solo perché le donne che le assolvono lo fanno esclusivamente per la loro presunta (solo nella loro testa) sciocca superiorità rispetto ad una tipologia di donna ben precisa. Ma le Donne, le Madri vere non uccidono la dignità di donna in entrambi i casi: né Ministro donna-bella, né giovane donna che ha abbracciato un percorso di vita poco raccomandabile o condivisibile dalla maggior parte delle persone. Questi mezzucci così miseri e bassi, che nulla hanno a che fare con le peculiarità della donna, dovrebbero essere le alte qualità morali che distinguono il gentil sesso dalla presunta volgarità maschile? E la presunta parità donna-uomo è da esprimere facendo solo quello che i maschi hanno fatto fino ad ora, come la partecipazione ad uno spogliarello azzurro o le molestie sessuali che “finalmente” possiamo fare anche noi sul posto di lavoro per la carriera? Nulla da dire su chi fa lo spogliarello e su chi assiste ( visto che Parigi insegna che anche questo può essere trasformato in qualcosa di bello e artistico addirittura!), ma erano solo questi i traguardi importanti da conquistare? Mi piacerebbe se la superiorità biologica della maternità si esplicasse nella proposta di fare una super piazza di richieste condivise da tutte le donne. Madri, sorelle, figlie, che si riuniscono in una mega piazza magari per aiutare concretamente donne e uomini in difficoltà: una piazza per esempio per ed insieme ai malati di Sla, o di qualsiasi altra malattia rara, che priva le persone dell’ autosufficienza necessaria per vivere dignitosamente ogni istante della propria giornata. Una piazza per loro e con loro per chiedere quell’adeguata assistenza e fondi economici che ancora mancano. Se non ora quando? L’ otto marzo, nuovamente in piazza con la sfida di rappresentare e comunicare la dignità della donna, di ogni donna.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Elisabetta Pontrelli
Buongiorno
Anche lei, come le donne che sono scese in piazza contro l’abuso che gli uomini ancora usano fare sui loro corpi, discrimina… discrimina proprio tutte quelle che erano in piazza! E sono proprio queste nostre femminili discriminazioni il punto debole sul quale gli uomini fanno leva per non darci spazi. Questo battere e ribattere sulla nostra maternità, questo battere e ribattere su quella che per troppo lungo tempo fu definita “l’angelo del focolare”, questa battere e ribattere sulla nostra tolleranza anche verso quelle “povere donne” che vendono il proprio corpo a clienti avidi di dominio (non biasimo le “donne da marciapiede”, ma lei mi permetterà di biasimare le cortigiane!), insomma questo battere e ribattere sui “distinguo” fanno sì che il ruolo delle donne resti ancora e sempre quello di “seconde” rispetto ad un predominio maschile che le vuole solo asservite. Mi dispiace dover dire che piuttosto che avere la puzza al naso contro coloro che hanno il coraggio di scendere in piazza per rivendicare la propria dignità, occorreva scendere in piazza con loro ed organizzare altre manifestazioni da lei indicate. Solo così si dà prova di unità. Lei discrimina così come hanno discriminato le donne scese in piazza contro le cortigiane. Una citoyenne