A Messina una tragedia già prevista
di Valerio Barrale
Coordinatore regionale Giovani UDC Sicilia
Di fronte al bilancio ancora provvisorio di 24 morti e 38 dispersi provocato dalla catastrofe messinese emergono dubbi ed interrogativi sulla prevedibilità della tragedia, in riferimento alla quale il continuo e reiterato rimbalzo di responsabilità da un ente all’altro sulle presunte competenze di prevenzione e di sicurezza richieste, non solo non giova alla commemorazione delle vittime senza placare il dolore delle tante famiglie coinvolte ma soprattutto fa emergere inquietanti interrogativi relative all’operato delle amministrazioni locali e centrali competenti determinando palesi responsabilità politiche sull’accaduto.
E non è il caso di tacerle!
Il movimento giovanile che mi onoro di rappresentare in Sicilia, nell’esprimere massima solidarietà e vicinanza alle famiglie delle vittime per il dolore incolmabile provocato da questa tragedia, vuole sollevare l’esistenza di un problema politico relativo alle scelte di prevenzione realizzate nel corso del tempo e soprattutto determinate dall’assenza di misure concertate che favoriscano programmi d’investimento riguardanti i principali territori a rischio idrogeologico.
Coscienti che la solidarietà fine a se stessa non basta, abbiamo già comunicato la nostra disponibilità agli organi competenti della Protezione Civile con lo scopo di essere concretamente utili sul territorio e, condividendo l’amore per la nostra isola con i nostri conterranei, siamo pronti a sostenere il popolo messinese forti dei principi di assistenza e solidarietà che ispirano il nostro operato.
Di fronte a queste gravi e dolorose tragedie non possiamo cadere nella tentazione di imitare comportamenti di strumentalizzazione delle vittime e del disastro attuati da qualcuno in nome di incomprensibili logiche e discutibili finalità. Al contrario rivendichiamo a gran voce l’esigenza immediata di una normativa chiara ed esaustiva che sia idonea a predisporre efficaci strumenti di prevenzione in base agli effettivi e attuali rischi sismici e idrogeologici del territorio. Bisognerebbe avviare una vera politica edilizia che miri a sanzionare l’abusivismo derivante da logiche speculative che prevalgono sulle vere richieste meritevoli di tutela e di protezione ma nello stesso tempo non bisogna dimenticare di sostenere le reali esigenze abitative delle giovani famiglie.
Se a ciò si aggiunge la recente filosofia dei tagli attuati dal governo nazionale e dall’errata impostazione del recente piano casa, i dubbi emergono con maggiore evidenza. Come è stato affermato, infatti, da illustri geologi la colpa non è soltanto della pioggia, perché la pioggia è un fenomeno naturale.
La colpa, va detto, è di chi ha costruito male e nei posti sbagliati, di chi non ha vigilato sugli scempi compiuti, di chi non ha saputo pianificare il proprio territorio e di chi ha poi approvato condoni edilizi per sanare tutto. La colpa è certamente di chi non ha saputo affrontare e risolvere il rischio idrogeologico del proprio territorio!
Con la recente normativa (133/2008 e la 203/2008), peraltro, il governo ha tagliato la quasi totalità dei fondi stanziati per il monitoraggio del rischio sismico e per la difesa del suolo. Tra i vari tagli operati dal governo Berlusconi, ci pare davvero scellerato quello agli interventi in materia di sicurezza del suolo, sia in Calabria che in Sicilia. Il ministro Prestigiacomo, accorsa immediatamente a dare il proprio personale cordoglio al popolo messinese e forse dimenticando che da più di un anno ricopre il ruolo di ministro dell’ambiente nel governo Belusconi, ha candidamente affermato che “il fondo nazionale è stato tagliato dell’80 per cento per il 2009 prevedendo soltanto 50 milioni di euro per la difesa del suolo, e portando a zero euro la previsione di spesa per il 2010”. Frasi preoccupanti, soprattutto se rapportate alle previsioni del sottosegretario Guido Bertolaso secondo il quale servono 25 miliardi per la messa in sicurezza delle aree a rischio di tutto il territorio Italiano.
Se la politica, dunque, dimentica questi compiti prioritari e non assolve all’adempimento degli obblighi richiesti disattende le aspettative dei cittadini e determina tragiche conseguenze per la collettività. E’ come se anticipatamente si preparasse un funerale nei minimi dettagli per poi partecipare a celebrazioni solenni che nessuno di noi vorrebbe piu rivedere.
Vogliamo una classe politica più attenta, seria e responsabile verso il Paese e verso i principali problemi esistenti!
Vogliamo che si metta mano alle politiche sulla casa con una legislazione seria e puntuale che inchiodi alle proprie responsabilità chi amministra e che permetta al comune cittadino di sapere chiaramente dove, quando e come si può e non si può costruire!
Vogliamo politiche ambientali che considerino il territorio come una risorsa da tutelare e valorizzare!
Vogliamo una classe politica che governi e non si nasconda dietro le dolorose commemorazioni, che scelga d’impegnarsi prima che gli eventi disastrosi avvengano!
Noi Giovani UDC iniziamo da oggi una profonda riflessione su questo tema impegnandoci, per quanto nelle nostre possibilità, a mantenere vivo il dibattito e siamo disposti a mettere in atto tutte le iniziative idonee affinchè non si pianga più nemmeno un solo morto.
La tragedia del messinese vista da un ex sindaco che ha gestito i terribili momenti di un evento franoso che ha interessato il suo centro storico (per fortuna senza vittime)
(5 febbraio 2005 – frana di NARO (Ag)
“Credo che chi ha vissuto – tenendo in debita considerazione le proporzioni – l’esperienza della frana non può non dire nulla.
Le immagini televisive riportano nella mia mente ricordi indelebili, ma soprattutto tanti volti bagnati di lacrime, con i segni della paura, tanti sguardi interrogativi su un futuro che appare incerto e difficile da immaginare.
Era il 5 febbraio del 2005 quando, durante la mia sindacatura, Naro veniva colpita da un evento franoso che interessava il suo centro antico producendo gravi danni sia pure senza provocare, per puro miracolo, alcuna vittima. L’allora Presidente della Camera – Pierferdinando Casini- con grande sensibilità visitò, con immediatezza luoghi e persone.
Oggi, mentre piangiamo i morti dell’ immane tragedia che ha colpito la popolazione messinese non possiamo limitarci a registrare le naturali reazioni di commozione e di rabbia, perché bisogna dire con forza che, a volte, la scelleratezza di alcuni amministratori che piuttosto che “formare” il consenso pensano a “catturarlo”, viene a ricadere su tutta la comunità sia in termini, purtroppo, di vite umane sia in termini di costi per ristori e ricostruzioni.
Oggi non è tempo di rivendicazioni ma di manifestare concretamente solidarietà, sia pure impegnandosi a non ricadere negli errori che poi scatenano eventi drammatici come questo.
E’ un miracolo che in un contesto nel quale sono tante le cose che non vanno ci sia l’opera instancabile della Protezione Civile – guidata con grande professionalità dall’ing Salvatore Cocina -e dei volontari che assicurano un’assistenza competente, coraggiosa e con profili di grandissima umanità.
Un clima di solidarietà e di fraternità che mi riporta all’evento franoso che ha colpito i miei concittadini e che mi consente tuttavia di evidenziare la grande lezione che i Naresi hanno offerto a tutti.
Un’esperienza che ho vissuto in prima persona e che mi ha confermato come sappiamo interpretare il senso della famiglia, il calore di una comunità solidale, la disponibilità verso chi è stato maggiormente danneggiato, la voglia di reagire e di ricostruire una città .
Questa esperienza che, nonostante i problemi che ha riversato sull’operare dell’ amministrazione comunale, allora mi ha reso ancora più orgogliosa di essere il primo cittadino di una nobile comunità.
Questi morti di oggi a Messina, il cui numero continua purtroppo a crescere di ora in ora, meritano non solo il nostro cordoglio e il conforto che dobbiamo ai superstiti, ma soprattutto una presa di coscienza da parte di tutte le istituzioni affinché non abbiano a ripetersi simili tragedie e affinché si apra nel Paese una fase di prevenzione e di assunzione di responsabilità.
Chi ha il dovere di controllare non si può girare dall’altra parte: il territorio va rispettato e difeso a qualunque costo.
Occorre, pertanto, fermarsi e pensare prima di tutto alla sicurezza delle scuole.
In questo particolare momento, avendo fatto la mia esperienza in una fase di grande difficoltà per la mia comunità, non posso non rivolgere il mio pensiero solidale a tutti i sindaci che si trovano in prima linea ad affrontare l’emergenza.
Uomini e donne che si trovano oggi impegnati a rappresentare l’avamposto dello Stato e a dare risposte non commisurate alle loro competenze e alle risorse amministrate.
Amministratori che meritano rispetto e, perché no, anche affetto e non solo per il tempo che dedicano alla città, ma per il fatto che nella giornata del capo di un’amministrazione comunale, non è più possibile prendere le distanze dal ruolo e ritagliarsi spazi che momentaneamente lo separano dalle obiettive responsabilità che gli competono.
Ecco, allora, che un sindaco si trova a fronteggiare eventi che richiedono sangue freddo, empatia, capacità di coordinare i primi interventi, tratti umani per superare momenti di sconforto generale, capacità di affermarsi nell’interlocuzione con gli altri livelli decisionali. La politica, per esempio, non può più ignorare quelle domande di senso che provengono, sempre più numerose, dalla collettività. Ansie e incertezze che investono i destini esistenziali, la qualità della vita, la stessa condizione umana. Su questo versante esiste oggi la necessità di restituire un’anima alla politica per dare un senso più alto alla vita pubblica.
Si tratta di questioni che si ripropongono in termini esasperati quando accadono fatti come quelli di Messina che si sarebbero potuti e dovuti prevenire, perché il consenso va cercato sulle scelte che si compiono, non preventivamente come le misure di sicurezza che si dovrebbero adottare.
Per la gente stanca ed usurata, cosa sono oggi le Istituzioni?
Rischiano di essere principalmente ed esclusivamente un sistema mediatico: parchè struttura i nostri comportamenti ed orienta le emozioni collettive..
Siamo sempre più legati al sistema delle comunicazioni, al punto da relazionarci con tutti, anche i più lontani ed in tempo reale, rischiando, a volte, di scavalcare i vicini.
La buona notizia è che, per la prima volta nella storia, l’imperativo morale e l’istinto della sopravvivenza vanno nella stessa direzione. Per millenni per seguire la morale dovevi sacrificare qualche tuo interesse.
Oggi gli obiettivi coincidono: o ci prendiamo cura della dignità di ognuno o moriremo insieme.
E, attenzione, non basta assicurare a tutti cibo e acqua: molte iniquità di ieri non sono più tollerabili, la modernità è arrivata, si è fatta conoscere in tre quarti del mondo e tante ingiustizie prima ritenute inevitabili oggi vengono avvertite come inaccettabili. Parecchi conflitti attuali non sono nati per il cibo, ma per la dignità offesa”.
Agrigento 4 ottobre ’09 on Mariagrazia Brandara
già sindaco di Naro
La tragedia di Messina come tutte” le tragedie italiane “sono quanto di più squallido si possa pensare. Servono soltanto alla speculazione politica dopo che la politica ha speculato con le concessioni edilizie in zone improponibili con gli abusivismi condonati. Continuiamo a piangere sul latte versato e soprattutto continuiamo a costruire dove è vietato e poi piangiamo sulle vittime innocenti ed il circolo si perpetua.
Ci vuole più serietà meno compromessi meno faciloneria e soprattutto più onestà….