L’Italia non diventi l’anello più debole del nostro Occidente

postato il 28 Luglio 2022

I governi Ue anti-Putin cadono, in politica estera serve continuità con la linea Draghi

La mia intervista a Il Messaggero a cura di Mario Ajello 

Presidente Casini, è cominciata la campagna elettorale e tra meno di due mesi si vota. Che cosa accadrà?
«Anzitutto, la classe politica italiana dovrebbe chiedersi se è consapevole del momento storico che stiamo vivendo. E non solo per la crisi economica e sociale, ma perché siamo dentro a una rivoluzione geopolitica che ci coinvolge sotto il profilo militare, sotto quello energetico e sotto quello alimentare».
E la classe politica italiana non le sembra consapevole di tutto questo ma solo intenta a guardarsi l’ombelico o a combattersi tra battutine e battutacce?
«Quando negli anni passati Papa Francesco ha parlato di una terza guerra mondiale combattuta a pezzettini, nessuno ha inteso pienamente che cosa significava quel monito. Oggi almeno i più avvertiti dovrebbero aprire gli occhi. Chi è chiamato in causa drammaticamente è l’Occidente. Un Occidente disarmato e non tanto sul piano militare, ma sotto il profilo morale e ideale. Abbiamo davanti una doppia sfida: all’esterno chi, in nome di un revanscismo zarista, ci vuole piegare e all’interno nemici non meno temibili».
Quinte colonne di Putin anche nei partiti italiani?
«Sono coloro che ritengono che la democrazia sia un meccanismo non più adatto a rispondere alle sfide dei nostri tempi: la democrazia con le procedure legislative, decisionali e anche burocratiche è lenta, incompatibile con le necessità di un mondo globalizzato. Pertanto – secondo questa corrente di pensiero – c’è bisogno dell’uomo forte anche qui. Non a caso, in termini culturali, si comincia a parlare della cosiddetta democratura: ossia, appunto, la democrazia dell’uomo forte. Ovviamente i due concetti sono antitetici e incompatibili».
Quali sono le avvisaglie di questa situazione tremenda?
«Scusi, le sembra normale che un ex presidente degli Stati Uniti, una nazione che è il tempio della democrazia, giustifichi l’attacco a Capitol Hill? Le sembra normale che nel giro di qualche settimana cadano tutti i principali governi europei, da quello di Johnson a quello di Draghi, Macron in Francia sia senza una maggioranza parlamentare e il governo tedesco post Merkel intimidito quotidianamente dal partito filo russo del gas?».
C’è lo zampino di Putin in tutto questo?
«Non lo so. Ma che ci sia il suo zampino o solo una coincidenza, mi sembra in ogni caso molto pericoloso. E non mi meraviglierei, come già il Copasir ha avvertito, che gli hacker russi si mobilitassero durante la nostra campagna elettorale appena cominciata».
Ma Putin oggi, a causa della guerra, non è assai indebolito e in altre faccende affaccendato?
«Sarei molto cauto a dire che sia indebolito. In realtà certi ottimismi in politica estera sono espressioni di analisi molto superficiali. Putin ha indebolito l’Occidente economicamente. Gioca con il fattore tempo perché sa che per le democrazie il tempo è un punto fragile in quanto i cittadini sono disabituati ai sacrifici e una volta esaurita l’ondata emotiva per l’attacco all’Ucraina si possono stancare. Fa accordi sul grano con il governo di Zelensky e il giorno dopo bombarda Odessa. Fa i vertici con Turchia e Iran e cerca di realizzare nuove convergenze con i Paesi non allineati. Insomma, siamo ancora in campo aperto. E l’Italia rischia di essere l’anello fragile di un Occidente debole».
Questo rischio Italia si può verificare chiunque vinca le elezioni del 25 settembre? [Continua a leggere]

Commenti disabilitati su L’Italia non diventi l’anello più debole del nostro Occidente

Basta con i personalismi, un’area da Letta a Calenda per le riforme dell’agenda Draghi

postato il 23 Luglio 2022

«Conte? Guida una forza che in 4 anni ha perso tre quarti dei consensi»

La mia intervista al Corriere della Sera a cura di Marco Galluzzo

 

Roma «Credo che dopo questa esperienza di Draghi nulla sarà più come prima, indipendentemente dai risultati delle prossime elezioni. È stata un’esperienza sofferta, si è conclusa in un modo molto amaro, e certamente con una perdita di credibilità per l’Italia. Ma io spero che tutti abbiano tratto una lezione da questi 18 mesi, sia chi ha sostenuto Draghi sino all’ultima curva, sia coloro che inopinatamente lo hanno abbandonato».

Pier Ferdinando Casini ci ha provato sino all’ultimo, con una mozione parlamentare che si proponeva di fare un miracolo politico, ridare forza ad un governo che l’aveva persa, irrimediabilmente. Eppure crede ancora che le dinamiche delle ultime ore possano servire da bussola per le prossime tappe politiche: «Non siamo all’anno zero, se posso permettermi una riflessione indirizzata ai protagonisti della politica di oggi io vorrei ricordare che il governo è caduto, ma esiste un’area politica omogena che fino all’ultimo si è riconosciuta nella sua agenda programmatica».

Sta pensando ad un’alleanza per riportare Draghi a Palazzo Chigi?

«Qui non si tratta di strumentalizzare Draghi, né di fare partiti pro Draghi, con o senza di lui, sono tutte alchimie che hanno avuto poco successo in passato. Ma le forze che si sono riconosciute nel programma del premier ritengo che oggi siano chiamate a superare i loro personalismi e a creare un’area ampia di riformismo che vada da Letta a Renzi, da Speranza a Calenda, perché l’emergenza in cui ci troveremo nei prossimi mesi si affronta solo così, mettendo al centro gli obiettivi dell’Italia in una coalizione che non so se possa vincere, ma che certamente può dare prova di serietà».

Interpretazione di una crisi: Conte e Salvini vanno sempre più giù nei sondaggi e per questo staccano la spina?

«Non lo so, se è stato così è gigantescamente sbagliato. Per quanto riguarda Conte non mi azzardo in un pronostico, certo l’area dell’antipolitica partita da Bologna con Grillo portato in canotto in piazza Maggiore può ancora avere un appeal, ma siamo di fronte al primo esempio di una forza politica che in 4 anni ha perso i tre quarti dei suoi consensi».

E Salvini?

«Non nutro sentimenti di antipatia, anzi, ma lui e Berlusconi hanno fatto un gigantesco favore alla Meloni, che il giorno delle elezioni avrà ancora più consenso. Nessuno le può imputare nulla, non è andata al governo e non lo ha fatto cadere: ho già sentito tanta parte del popolo di centrodestra pronto a votarla».

Berlusconi?

«Lo ritengo molto sorprendente, non dico altro. La puerile scusa che Draghi fosse stanco… lasciamo perdere…».

In altri Paesi la stabilità è un valore, da noi no, perché?

«Guardando in giro rischiamo di essere in buona compagnia, Johnson con un grande consenso alle spalle sta per sloggiare, Macron è messo male in Parlamento, il nuovo Cancelliere non mi pare molto forte».

Crede ci siano state influenze di Mosca?

«Certo non credo che i protagonisti massimi della politica abbiano subito interferenze dirette, mi sento di escluderlo da uomo delle istituzioni. Ma che i russi si stiano sfregando le mani, che preferiscano che la postura internazionale di Draghi sia sostituita da una più ambigua, questo è certo. E qui lo dico ai partiti che si presenteranno: non ci possono essere ambiguità di fronte agli elettori, chi deve governare deve spiegare bene da che parte vuole andare. Eravamo considerati tradizionalmente l’anello debole dell’Occidente, sia per la preminenza di forze politiche vicine alla Russia e alla Cina, sia per una qualche tiepidezza. Ora il grande merito di Draghi è stato quello di aver scelto la parte giusta con nettezza. Sono orgoglioso del suo viaggio fatto a Kiev con Macron e Scholz, del ruolo di leadership che l’Italia ha esercitato sull’adesione di Kiev alla Ue».

Esiste la possibilità di un nuovo governo Draghi?

«Abbiamo appena seppellito un governo, per buon gusto non parliamo dei prossimi, lo decideranno gli elettori. Se c’è uno che credo abbia propensione zero per un impegno diretto in politica è proprio Draghi. Il problema è un altro, è l’agenda di un esecutivo che sino all’ultimo è stato sostenuto da un insieme di forze omogenee che oggi hanno un’occasione irrepetibile».

Cosa dovrebbero fare?

«Una grande area politica che si riconosca in un’agenda programmatica che non è cambiata. Davanti a questo sfacelo alzare le proprie bandierine farebbe solo ridere».

Potrebbe avere un ruolo la diaspora in atto in Forza Italia?

«Certo, dipende da loro, da quanto vorranno impegnarsi».

Monti cadde anche sui taxi, la storia in parte si ripete: siamo un Paese irriformabile?

«Se pensiamo di governare l’Italia accettando queste proteste di piazza allacciamoci le cinture di sicurezza».

Che errori ha fatto Draghi?

«Io credo che errori gravi non ne abbia fatti, semmai ha fatto l’impossibile su una formula, tenere insieme Lega e Cinque stelle, che era emergenziale. A sei mesi dalle elezioni le smanie e le frenesie elettorali hanno avuto il sopravvento. Era anche prevedibile, se vogliamo».

Commenti disabilitati su Basta con i personalismi, un’area da Letta a Calenda per le riforme dell’agenda Draghi

Ius scholae: Vedo una regressione, la cittadinanza amplia gli spazi di legalità

postato il 4 Luglio 2022

«Vent’anni fa parlavo di ius soli e dal centrodestra non ci furono polemiche, oggi vedo una preoccupante involuzione. Dare la cittadinanza a ragazzi che studiano non solo è giusto, ma riguarda il nostro comune destino»

L’intervista pubblicata sul Corriere della Sera a cura di Fabrizio Caccia

Senatore Pier Ferdinando Casini, lo ius scholae divide il Parlamento.

«E allora vi dico una cosa. Vent’anni fa ero presidente della Camera, eletto da una maggioranza di centrodestra. E in più occasioni feci delle dichiarazioni a favore dello ius soli, ma non ricordo nessuna polemica contro di me, neppure da parte di quello che allora si chiamava Polo delle Libertà…».

Era il centrodestra dell’epoca. Oggi invece Lega e Fratelli d’Italia sembrano pronti ad alzare le barricate in Aula.

« Vent’anni dopo stiamo parlando di ius scholae e rispetto ad allora trovo persino più giusto che la cittadinanza oggi venga data a dei ragazzi che abbiano completato almeno un ciclo di studi. Ma tutte queste polemiche sono terribili, un segno di preoccupante regressione, d’involuzione. Oh attenzione, io sono un moderato. E non voglio essere provocatorio, non mi permetto di criticare. Però mi chiedo perché Giorgia Meloni, che si sta preparando a governare il Paese, non faccia uno sforzo di comprensione su questo punto. Lei ritiene, giustamente, il suo essere di destra più importante rispetto al dichiarare qualcosa politically correct . Ma questo non è politically correct , lo ius scholae riguarda milioni di persone in carne e ossa e il nostro comune destino».

Matteo Salvini dice che con lo ius scholae si finirà per dare la cittadinanza alle baby gang di immigrati.

«É un finto problema, non si può fare una campagna elettorale sulle spalle degli immigrati. Nessuno vuol dare cittadinanza alle baby gang, qui non stiamo parlando di spacciatori delle periferie, ma di ragazzi fantastici che a scuola superano tutti gli esami e prendono voti migliori di quelli dei nostri figli. Ho letto alcuni dei 1.500 emendamenti presentati dal Carroccio: non si può legare la cittadinanza alla conoscenza delle sagre. Io sono di Bologna, bolognese fino al midollo. E magari è possibile che i figli degli immigrati non sappiano nulla della festa della Madonna dell’Acero di Monte Acuto. Ma credo che la ignorino anche molti dei nostri figli. Invece sono convinto, per esempio, che la Madonna di San Luca la conoscono bene anche loro, perché ormai sono più bolognesi di me, alcuni con la “s” addirittura più accentuata della mia. Lo ius scholae non restringe gli spazi di legalità, piuttosto li amplia».

Che vuol dire?

«L’equazione clandestinità uguale illegalità non l’ha creata la destra, come vorrebbe da sempre una certa sinistra ideologica, ma l’ha creata la disperazione. Se arrivi in Italia e anziché venire accolto vieni respinto, è inevitabile poi cadere nella rete di gente senza scrupoli che ti sfrutta ovunque: nelle case, nei campi. E molti di quelli che li sfruttano sono proprio italiani. Italiani di cui vergognarsi».

E allora?

«É tempo di costruire assieme un destino, noi e questi ragazzi che sono ormai italiani, anche se hanno la pelle di un colore diverso. Non si tratta di essere per forza filantropici, basta essere intelligenti: noi abbiamo bisogno di loro. Mio nonno Romeo a 2 anni partì per l’America col resto della famiglia, poi lui tornò ma metà dei suoi fratelli rimasero e vissero là per sempre. Gli Stati Uniti sono un grande Paese anche per questo: perché hanno saputo creare un sistema, anche duro, rigido, ma alla fine accogliente».

Commenti disabilitati su Ius scholae: Vedo una regressione, la cittadinanza amplia gli spazi di legalità

«I propositi di Salvini sono buoni, ma non diventi un burattino nelle mani del presidente russo»

postato il 29 Maggio 2022

In certe circostanze è bene lasciare l’azione al governo. Siamo nella Nato e nell’Europa, non possiamo essere artefici in solitudine del nostro destino.
L’intervista di Fabrizio Caccia pubblicata sul Corriere della Sera

Presidente Casini, venerdì era a Nusco al funerale di Ciriaco De Mita. Ha pensato a cosa avrebbe fatto lui oggi in questi tempi di guerra?
«Sì, ci ho pensato. E credo che non solo lui, ma i nostri padri della Prima Repubblica, oggi si sarebbero fatti guidare prima di tutto dal senso del limite, una cosa che in politica è bene non perdere mai».

Sarebbe?
«Capire che siamo un Paese incardinato nella Nato e nell’Europa e che non possiamo essere artefici in solitudine del nostro destino. Perciò De Mita e gli altri oggi avrebbero lavorato per la pace, ma senza indebolire l’Alleanza atlantica e non prestandosi al rischio di essere strumentalizzati da Putin. E mi riferisco a Matteo Salvini…». [Continua a leggere]

Commenti disabilitati su «I propositi di Salvini sono buoni, ma non diventi un burattino nelle mani del presidente russo»

Nuova spinta per il ruolo dei cattolici, Zuppi con la politica non farà da spettatore

postato il 25 Maggio 2022

L’intervista pubblicata su Il Messaggero a cura di Alberto Gentili


Pier Ferdinando Casini risponde al telefono dal treno che lo sta portando a Bologna. «Voglio essere presente, domani pomeriggio, alla processione in piazza con la Madonna di San Luca e il nuovo presidente dei vescovi italiani. Un’occasione assolutamente da non mancare».
Sembra entusiasta della scelta di Papa Bergoglio di puntare su Zuppi.
«Lo sono. Con la nomina di Zuppi si è saldata la volontà del Pontefice e dei vescovi italiani. Nella figura di Zuppi si realizza una sintesi: non c’è un’imposizione da parte del Papa, ma la condivisione di una personalità che per il suo equilibrio può veramente dare una spinta alla Conferenza episcopale italiana».
La Cei aveva bisogno di questa spinta?
«Direi proprio di sì. Non c’è dubbio che dall’epoca della presidenza Ruini si è registrato un certo calo di attenzione, una certa afonia della Cei. Oggi invece c’è bisogno di rilanciare il ruolo dei cattolici italiani. E Zuppi è la persona giusta».
Perché?
«Conosco Zuppi dai tempi di Sant’Egidio, ma era una frequentazione superficiale. Poi, da quando è diventato arcivescovo di Bologna, l’ho conosciuto meglio e l’ho studiato di più. La cosa che mi ha colpito è che ha idee radicate: è molto impegnato sui temi dell’accoglienza e del dialogo inter religioso e allo stesso tempo è un uomo che abbraccia tutti, rispetta profondamente le idee di tutti e non prevarica nessuno. Ma c’è una cosa in assoluto che mi colpisce di più».
Quale?
«La capacità di Zuppi di ascoltare tutti. Non c’è dubbio che Papa Bergoglio abbia un grande carisma, un grande prestigio, però in alcuni momenti appare anche un po’ divisivo. Tant’è, che ci sono alcune componenti del mondo cattolico che, pur rispettando profondamente il Pontefice, non ne sono entusiaste. Ebbene Zuppi, che chiaramente è molto aderente al messaggio di Bergoglio, sa rivolgersi e coinvolgere tutti. E’ decisamente molto inclusivo. Un merito grandissimo che gli permetterà di parlare ai cattolici italiani a 360° e di rilanciare la Chiesa italiana accettando i contributi di tutti. Ciò è molto importante perché un pastore deve portarsi dietro tutto il suo gregge, non solo una parte. Inoltre in un momento di necessario rilancio, Zuppi ha la caratteristica di un ecumenismo non proclamato, ma vissuto».
Come cambierà la Cei?
«Zuppi è un presenzialista, uno che c’è e si fa sentire. E’ una personalità dinamica. Inevitabilmente tutto ciò porterà maggiore impulso alla Conferenza episcopale che tornerà a farsi sentire e avrà un nuovo protagonismo, anche grazie a un’interlocuzione più serrata con la politica. Naturalmente sempre nell’ambito delle proprie competenze e responsabilità, Zuppi non si sottrarrà neppure a un’interlocuzione sui singoli provvedimenti legislativi. Non si tornerà di certo ai temi eticamente sensibili che sono stati la priorità in altre stagioni della vita della Chiesa italiana, ma Zuppi non sarà uno spettatore nel rapporto con la politica. Credetemi. Si siederà al centro del villaggio, non certo sugli spalti».
Il nuovo presidente della Cei è descritto come un prete di strada, un sacerdote vicino agli emarginati e ai poveri. Condivide questo identikit?
«Fino a un certo punto. A mio giudizio questa descrizione è limitativa: il prete di strada di solito si considera sensibile a certe tematiche, ma estraneo ad altre. Non è il profilo di Zuppi che è un prete di strada nel senso che è una persona semplice, non è formale e sa bene che la priorità della Chiesa sono i poveri e gli emarginati. Ma, allo stesso tempo, Zuppi sa benissimo che la Chiesa non è una grande Ong ma una costruzione basata su una precisa scelta di fede: non basta per essere cattolici aiutare i più deboli e compiere opere di solidarietà, ci sono valori ben definiti. Inoltre Zuppi è un uomo raffinato, intelligente e dotato di furbizia politica. Il che non guasta per la guida della Cei».
C’è chi dice che Zuppi sappia conquistare i cuori alla fede. E’ così?
«Sì. L’ho visto accanto ai fedeli e ho assistito a come ha accompagnato con grande amore alcune persone fino alla fine. Zuppi è molto buono, il che non vuole dire che sia un sempliciotto. Anzi. E sono certo che alla guida della Cei non avrà un messaggio monocorde di semplice attenzione agli ultimi. Sarebbe banale. Ma saprà affrontare temi alti ed eticamente sensibili mostrando capacità anche di negoziatore, come fece in Mozambico».
Per Delrio, emiliano come lei, Zuppi rappresenta una Chiesa rispettosa delle diversità. Condivide?
«Totalmente. Rispettoso delle diversità significa che Zuppi non ci proporrà una minestra precotta, ma che la cucinerà assieme ai cattolici italiani. E una delle peculiarità sarà l’attenzione al dialogo inter religioso: cosa non da poco in una fase di guerra».

Commenti disabilitati su Nuova spinta per il ruolo dei cattolici, Zuppi con la politica non farà da spettatore

Da Draghi posizione solida. Come la migliore Prima Repubblica

postato il 20 Maggio 2022

Il partito antiamericano, mai dormiente, dimentica che questa guerra rilancia la Nato

L’intervista di Marco Galluzzo pubblicata sul Corriere della Sera

Presidente Pier Ferdinando Casini, lei in Parlamento ha fatto un lungo elenco delle presunte mistificazioni del dibattito politico italiano sulla guerra. A chi si riferisce?
«In Italia abbiamo il girone degli ingenui e quello della malafede. E non si sa, in politica, cosa sia più pericoloso. Il primo annovera coloro che proclamano principi giusti e ritengono che questo sia sufficiente per realizzarli, insomma si appellano al mondo dei sogni, ma sono lontani dai dati di realtà. Qualcuno vuole tornare allo spirito di Pratica di Mare e alla collaborazione fra Putin e la Nato, altri dicono che il Muro di Berlino non si deve riedificare, che la Guerra Fredda non deve ripetersi. Tutti siamo d’accordo su queste affermazioni ma sono, in sostanza, ovvie, se non banali».

E il girone della malafede? Chi ci mette?
«Quelli che utilizzano questa ingenuità per un’operazione speculativa, per innestare delle domande maliziose sulla vicenda dell’Ucraina: “In fondo è Kiev che ha provocato Mosca…”, “la Nato si è allargata troppo…”, “noi non dovremmo armare gli ucraini visto che è meglio che la guerra finisca prima possibile…”. Ma in realtà non c’è una persona dotata di un minimo di senno che non capisca che il conflitto oggi è fra dittature e democrazia, con qualcuno al nostro interno, che ha cominciato a parlare di democratura». [Continua a leggere]

Commenti disabilitati su Da Draghi posizione solida. Come la migliore Prima Repubblica

Ucraina: Italia con postura di decoro e dignità

postato il 19 Maggio 2022

Il mio intervento dopo l’informativa del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, sul conflitto tra Russia e Ucraina


La sfida è tra le dittature e democrazia, quello che Putin non può tollerare ai suoi confini

Signor Presidente, vogliamo la pace. Siamo contrari all’escalation militare.
Vogliamo tornare a una partnership NATO-Russia. Non vogliamo rialzare il muro di Berlino. Non vogliamo il ritorno alla guerra fredda. Il riarmo è pericoloso. Io credo che queste affermazioni a livello di principio ci trovino tutti uniti in quest’Aula, dal presidente Draghi all’ultimo dei nostri senatori. Questa opinione è indisponibile, cioè è un’opinione fondante, che si fonda sulle nostre regole di convivenza civile e anche sulla Carta costituzionale. Tutti dunque siamo d’accordo su queste affermazioni, ma cominciamo ad avere qualche dubbio quando queste affermazioni sono prodromiche ad altre affermazioni, che avanzano nell’opinione pubblica e che vengono in qualche modo sollecitate da forze politiche e anche da espressioni della cultura italiana.
Allora facciamo il passo successivo. La Russia in fondo – dicono questi – è stata un po’ provocata dalla NATO. E ancora: gli USA fanno i conti con l’Ucraina spingendola alla guerra con la Russia, vogliono che la guerra continui e tutto questo mette noi in contraddizione e in antagonismo con gli Stati Uniti. In fondo questa spinta degli Stati Uniti all’Ucraina è una mezza spinta anche contro l’Europa, perché chi è in difficoltà più di altri è l’Europa (questo è innegabile). E poi altre affermazioni: in fondo questa guerra conviene solo agli americani.
Quanto alla diversificazione delle fonti energetiche, presidente Draghi, il nostro ministro Di Maio è andato in giro, però non è che questi Paesi da cui prendete il petrolio e il gas siano più affidabili di altri. E poi, quanto ai prezzi, non siamo mica più sicuri che siano così competitivi con quelli russi.
Inoltre, perché lei ha detto che la Finlandia e la Svezia devono entrare nella NATO? In fondo, andiamo ad ampliare ancora la NATO, portandola ai confini russi. Ecco, colleghi, la prima parte teorica delle considerazioni per alcuni legittima questa seconda parte di considerazioni, che sono, né più né meno, mistificazioni.
Tutti noi, infatti, sappiamo bene che queste affermazioni o sono fondate su ingenuità, o sono fondate su malafede. In certe circostanze, nella politica e nelle istituzioni – colleghi, consentitemi una battuta – non si sa se sia più pericolosa la malafede o l’ingenuità, perché si fa fatica a capire. L’ingenuità è molto pericolosa per uomini di governo e delle istituzioni e la malafede ovviamente non può essere tollerata. L’Italia deve al governo Draghi e al Presidente della Repubblica una postura di decoro e di dignità sulla tradizione della politica italiana, dal dopoguerra degasperiano in poi, che ha trovato nella scelta europea e nella scelta atlantica una connessione inscindibile, perché non avremmo avuto l’Europa senza la scelta atlantica.
L’espansione della NATO è solo un alibi – come ci ha detto spesso il nostro Ministro della difesa – perché in realtà, se volevamo vedere, avevamo gli occhi per vedere. Avevamo gli occhi per vedere, nella vicenda georgiana del 2008; anche in Georgia c’è una prima modalità che si ripete: la creazione di un finto Stato, l’Ossezia del Sud. Poi vediamo che in Moldavia c’è la Transnistria. C’è una modalità di azione ripetitiva, perché rispondente alla strategia di destabilizzazione dei Paesi. Abbiamo visto l’occupazione della Crimea, poi abbiamo visto il Donbass. Qualcuno addirittura, così convinto che il ritorno della Crimea alla Russia fosse dovuto, è andato in gita in Crimea.
Colleghi, questi erano segnali che avrebbero dovuto aprire gli occhi dell’Occidente e oggi dobbiamo guardare alla realtà della cosa che va oltre il discorso puntuale del nostro Presidente del Consiglio. Qui la sfida – questo è un problema molto serio per noi – è tra le dittature e la democrazia. Quello che Putin non può tollerare è una democrazia ai suoi confini. D’altronde, dovevamo anche qui avere dei segnali che ci consentivano di capire. Vi ricordate quando una serie di intellettuali nei mesi scorsi parlavano di “democratura”? Che cosa sono le “democrature”? Da che cosa nasce questo concetto? È un concetto semplice, che nasce dall’interno del mondo occidentale.
In fondo, diciamo la verità, questa democrazia è piena di inefficienze. La burocrazia e la democrazia sono qualcosa di connesso, per cui il presidente Draghi non ha mica tempestività. Tanti dicevano che si sta Palazzo Chigi, ma non ci sono i comandi; lì non c’è nessuna sala con i comandi. Lui deve fare tante cose: i pellegrinaggi, poi ci sono le forze politiche; basti guardare cosa è successo ieri. La democrazia però, per guidare i processi di globalizzazione e modernizzazione, non è che vada tanto bene. Forse è meglio una “democratura”, con l’uomo forte.
Allora, colleghi, noi abbiamo una doppia sfida: la sfida alla democrazia che viene dalla dittatura e la sfida di chi dall’interno, ad esempio dell’Europa, cerca di minare l’idea stessa di democrazia e si colloca, con l’evocazione dell’uomo forte, in una sorta di limbo, che è la premessa per cadere dove molti stanno cadendo.
Dunque, colleghi, credo che l’Occidente sia chiamato a riscoprire la sua identità. Il sovranismo è indispensabile, ma a livello europeo. Se oggi possiamo parlare di pace, è solo perché non siamo venuti meno al dovere di armare chi veniva offeso sul suo terreno. Ho letto anche le indiscrezioni che però credo siano corrispondenti a un’oggettiva volontà del Governo di avviare un piano di iniziative, di negoziazioni e quant’altro. Ma se oggi l’Italia ha voce in capitolo e se noi oggi possiamo essere in grado di negoziare – e ha ragione nel dire che bisogna tenere i rapporti anche con la Russia, nonostante tutte le incomprensioni che ci sono -, questo è per quello che il Presidente del Consiglio – e mi è piaciuta l’espressione – ha definito la solidità della posizione italiana. Dunque, questa volta siamo stati solidi, non abbiamo cominciato a ondeggiare e c’è qualcuno che ha ancorato a una solidità la posizione italiana.
Credo che, per questo, il Gruppo per le Autonomie che ho l’onore di rappresentare dà un consenso al Governo, che non è formale ma mai come in questo momento sostanziale e convinto.

Commenti disabilitati su Ucraina: Italia con postura di decoro e dignità

Ucraina: Il M5s ha votato per le armi, poi ha cambiato idea in 15 giorni

postato il 7 Maggio 2022

Tutto quello che è stato fatto dal governo ha ricevuto uno specifico mandato dal Parlamento. Il processo decisionale è stato totalmente trasparente.

L’intervista a cura di Marianna Rizzini pubblicata su Il Foglio

Roma, 7 mag. – “Che cosa si risponde a chi (vedi l’ex premier e vertice a Cinque Stelle Giuseppe Conte) vuole un voto sulle armi inviate alla resistenza ucraina? Il senatore ed ex presidente della Camera Pierferdinando Casini ricorda che “tutto quello che è stato fatto dal governo ha ricevuto “uno specifico mandato dal Parlamento, e che il documento votato in Parlamento è la copertura istituzionale di cui dispone Mario Draghi. Il processo decisionale è stato totalmente trasparente. Non solo: il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha portato l’elenco delle armi al Comitato parlamentare dei servizi, in questo assicurando la trasparenza della procedura”.
Non sembra però che tutti siano dello stesso avviso, se è vero che il Movimento Cinque stelle sta preparando un documento che chiede “lo stop all’escalation”. “Ma allora il problema è un altro”, dice Casini: “Non è certo del governo che, ripeto, è stato trasparente, ma delle forze politiche che hanno cambiato opinione rispetto al conferimento del mandato al governo sulla questione delle armi alla resistenza Ucraina”.“E se una forza politica ha cambiato idea”, dice Casini, “deve farlo presente, anche se mi pare singolare che si cambi idea dopo quindici giorni, sulla base dell’emotività”.
Penso Giuseppe Conte sia troppo intelligente per non capire che non si poteva risolvere il problema in venti giorni. E non siamo di fronte a una guerra in Ucraina, ma a una guerra all’Ucraina: Vladimir Putin ha invaso uno stato sovrano; noi abbiamo deciso di reagire, anche se non direttamente”. L’Italia, dice l’ex presidente della Camera, “sta aiutando dall’esterno l’aggredito sulla base di un importante principio, che io da cattolico colgo nel profondo”. Casini cita Giovanni Paolo II “che aveva sottolineato più volte come un pacifismo che sempre e comunque si rifugi in un’impossibile neutralità rischia di essere senza testa e senza cuore. Non solo. Di fronte alla guerra nell’ex Jugoslavia Giovanni Paolo II pensava che gli stati europei e non europei avessero il dovere e il diritto di intervenire, per disarmare chi voleva distruggere e uccidere. La situazione oggi non è molto diversa. O vogliamo far finta di credere alle follie di chi dà la colpa all’atteggiamento della Nato?”. Putin “sapeva benissimo che la Nato non intendeva minacciarlo ed è evidente infatti che qui il problema è la democrazia. Alla caduta del Muro ci siamo illusi che il metodo democratico occidentale facesse proseliti anche nei paesi di diversa impostazione ideologica. E sembrava fosse così, vista anche la timida comparsa di un pluripartitismo in Russia. Putin a un certo punto aveva anche di fatto lasciato l’incarico per fare il presidente del Consiglio, mantenendo una formale aderenza alle regole”. Poi un lento precipitare nel buio. “Non abbiamo voluto vedere, eppure ci sono stati gli omicidi dei giornalisti, e l’avvelenamento di Alexei Navalny, e l’intervento delle truppe russe in Bielorussia e Kazakistan”. Si è pensato che l’appeasement potesse funzionare? “Ci siamo illusi. Che cosa facciamo, lasciamo che Putin prenda l’Ucraina? Detto questo, è chiaro che bisognerà ipotizzare una exit strategy, ma non si possono aprire tavoli diplomatici mentre Putin avanza sul terreno.”

Commenti disabilitati su Ucraina: Il M5s ha votato per le armi, poi ha cambiato idea in 15 giorni

Enrico non ha sbagliato, nella sua posizione ritrovo la vera politica

postato il 26 Aprile 2022

La Russia non manifesta volontà di pace, per cui non c’è ragione di cambiare linea. Ho commemorato il valore nazionale del 25 aprile a Piombino con un sindaco di Fdi e l’Anpi.

L’intervista di Carlo Bertini a Pier Ferdinando Casini pubblicata sulla Stampa

Sposa in pieno le parole del capo dello Stato Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera. E difende a spada tratta Enrico Letta, che “non ha sbagliato nulla in questa vicenda Ucraina, il suo posizionamento è ineccepibile. E le dico una cosa in più”.

Prego.
“Le contestazioni in piazza a Milano sono di gruppi sporadici e nulla hanno a che vedere col sentimento collettivo. Letta si è assunto la responsabilità di una scelta difficile, in cui ritrovo il valore della politica: che non è quello di seguire le pulsioni dell’opinione pubblica, ma di cercare di guidarla, senza subalternità”.

Come giudica il silenzio imbarazzato della destra sul 25 Aprile, lei che lo ha celebrato come patrimonio di valori comuni di tutti i cittadini?
“Ho scelto di commemorarlo a Piombino, dove il sindaco è di Fratelli d’Italia e la giunta è di destra. Ho chiesto di invitare a parlare assieme a me il presidente dell’Anpi di Piombino, figura storica della sinistra. Questo è il 25 aprile che piace a me. Una destra che sa rinnovarsi e ritrova il valore nazionale del 25 Aprile e un mondo che rispetta il volere del popolo che ha scelto il sindaco di destra. Lo stare assieme su quel palco è il senso compiuto il 25 aprile. E attenzione, c’è un fattore importante”. [Continua a leggere]

Commenti disabilitati su Enrico non ha sbagliato, nella sua posizione ritrovo la vera politica

Buon 25 aprile!

postato il 25 Aprile 2022

L’intervento in occasione delle celebrazioni del 25 Aprile a Piombino con il sindaco della città Francesco Ferrari (Fdi) e il Presidente dell’ANPI di Piombino Mario Giannullo. 

Sono particolarmente lieto di celebrare la ricorrenza del 25 aprile qui con voi. Nei borghi di questa terra, così come in tante altre parti d’Italia, si è combattuto per realizzare un mondo di uomini liberi e per affermare il primato della dignità della persona umana contro la logica della violenza e della sopraffazione.
Ogni anno, in questo giorno, non possiamo che inchinarci con umiltà e commozione davanti al generoso sacrificio che ha accomunato tanti, giovani e non, del nostro Paese.

Ma oggi è anche un giorno di festa, in cui si celebra la rinascita della nostra Patria su basi nuove, il suo risveglio alla libertà, alla democrazia e alla pace.
I lunghi mesi tra il ’44 ed il ’45 costituirono per tutti gli italiani una prova durissima. Eppure, proprio allora, nelle loro coscienze si fece strada progressivamente un imperativo inderogabile: reagire all’umiliazione dell’occupazione nazifascista, dare nuova dignità all’Italia, trovarsi uniti nella lotta per la libertà e la democrazia.
Oggi festeggiamo questa rinascita civile e morale, da cui ha avuto inizio il processo che ha condotto alla Costituzione repubblicana. Una rinascita alimentata da valori che rappresentano ancora oggi un patrimonio comune di tutti i cittadini e fanno parte a pieno titolo del codice genetico dell’intera comunità nazionale.

Forse mai come quest’anno, alla luce dei drammatici avvenimenti in Ucraina, le celebrazioni del 25 aprile assumono un significato del tutto particolare. Ci offrono infatti la preziosa opportunità di riflettere su temi e ideali, quanto mai urgenti e attuali, da ricordare e trasmettere alle nuove generazioni. [Continua a leggere]

Commenti disabilitati su Buon 25 aprile!


Twitter


Connect

Facebook Fans

Hai già cliccato su “Mi piace”?

Instagram