postato il 21 Febbraio 2021
L’interista al Corriere della Sera
Pierferdinando Casini è ritornato a casa ieri dopo nove giorni di ricovero per Covid all’ospedale Spallanzani. L’ex presidente della Camera è ancora positivo ma si dice «risollevato» mentre rimette piede nella sua abitazione.
Presidente Casini, innanzitutto come sta?
«Sono molto stanco. Ho appena fatto una doccia, ho disfatto la valigia. L’isolamento domiciliare è comunque meglio. Mi faccia dire una cosa».
Prego.
«Desidero ringraziare chi si è preso cura di me, i fantastici operatori sanitari e anche i tanti che si sono preoccupati e mi hanno mandato messaggi di affetto».
Ha ricevuto tante telefonate?
«Sì, ma ho cercato di ridurle al minimo per non affaticarmi. Nel frattempo anche mio figlio è diventato positivo. Ormai in famiglia siamo un team Covid. Dopodiché se le cose vanno bene bisogna solo ringraziare il Signore».
Come ha trascorso i giorni?
«Leggevo, guardavo la televisione. Ho seguito tutto il dibattito parlamentare, anche l’ultimo degli interventi. Devo ammettere di non essere stato così attento. E poi dovreste saperlo, sono un fanatico del calcio. Dalle sette di sera in poi solo partite. Ormai ad ogni ora c’è un match. Che meraviglia!».
A proposito del voto di fiducia. Qual è il suo giudizio sull’intervento di Draghi in Parlamento?
«È stato ineccepibile ed essenziale. Mi sembra che si sia innamorato della sua essenzialità. È un fuoriclasse. Il grande rammarico resta di non essere stato presente».
Un’ultima domanda: ha sentito sua madre?
«Certo, è la prima cosa che ho fatto. È straordinaria. Ieri ha fatto il vaccino e mi ha subito detto: “Ora che siamo entrambi immuni possiamo andare in Argentina a trovare tua figlia…”».
postato il 21 Febbraio 2021
L’intervista pubblicata su Il Messaggero
«Tutto sommato, a parte il comprensibile psicodramma complessivo dei cinquestelle, questa è stata una settimana in cui la politica ha dato una bella immagine di sé». Per la prima volta dopo tanti anni, Pier Ferdinando Casini non ha vissuto da protagonista la nascita di un nuovo governo. Negli ultimi 8 giorni infatti, Casini è rimasto ricoverato allo Spallanzani dopo aver contratto la Covid-19. Ora che è tornato a casa e fortunatamente sta bene, «sono solo un po’ affaticato» ammette, non si sottrae ad una prima impressione su Draghi e soprattutto smentisce i retroscena circolati nei giorni scorsi che hanno fatto notare come il suo appoggio sarebbe praticamente l’unica strada che consentirebbe ai 5stelle espulsi dai gruppi parlamentari di formarne uno nuovo. «È una questione che non esiste» dice però, liquidando la pratica.
Onorevole Casini, come sta innanzitutto?
«Dopo 8 giorni sono uscito, sono contento. Quando si entra in questo tunnel, la cosa migliore è uscirne presto. Mi sento ancora un po’ stanco, ma pare normale per questo tipo di decorso».
Il Coronavirus non le ha permesso di essere in Aula per votare la fiducia al governo Draghi, peraltro la presidente del Senato Casellati le ha anche augurato una pronta guarigione prima del voto.
Ma ha sentito qualcuno del nuovo esecutivo?
«Certo, ho sentito molti ministri. Mi hanno telefonato per farmi gli auguri, alcuni sono amici come Franceschini, con altri ho condiviso il lavoro parlamentare. Con Brunetta ad esempio abbiamo fatto assieme la commissione di inchiesta sulle banche».
A differenza di altre volte ha visto dall’esterno la nascita del nuovo governo. Che settimana è stata?
«Tutto sommato a parte il comprensibile psicodramma complessivo dei cinquestelle è stata una settimana in cui la politica ha dato una bella immagine di sé. Anche il dibattito parlamentare tra tutti i partiti, compresi coloro che hanno votato contro come Fratelli d’Italia, è stato sempre costruttivo. Mi pare che l’appello del Capo dello Stato abbia funzionato. Ora si vedranno i fatti, ma se il buongiorno si vede dal mattino, direi che abbiamo iniziato bene».
E il premier Draghi? Come l’ha visto?
«Draghi l’ho visto Draghi. È un uomo essenziale che non ha delle ritualità particolari, che riduce al minimo la comunicazione. E già questo è un indizio importante, anche non comunicare è una scelta. Non l’ho visto impacciato. Uno che è stato presidente della Bce o che ha guidato Bankitalia non è che si impressiona per presentarsi in Parlamento. Credo abbia detto una piccola bugia quando ha detto di essere emozionato, probabilmente ha voluto fare una concessione di cortesia alla platea. L’ho visto come un uomo solido che sa il fatto suo».
Onorevole c’è chi ha ipotizzato un suo sostegno ai ribelli 5s per consentirgli di formare un nuovo gruppo parlamentare.
«È una questione che non esiste, puramente regolamentare. Sono distante anni luce dal tema né intendo avvicinarmene. Rispetto il loro travaglio, ma non è un mio problema».
Perché?
«Questi ribelli 5s sono gli stessi che volevano mettere sotto accusa Draghi quando io ero alla Commissione banche. Che ora siano a disagio a votarlo li capisco, ma non mi riguarda. Tra i cinquestelle hanno fatto bene Grillo e Di Maio, che hanno dato una prova di realismo brutale. Il M5s non può riprendere la strada del partito rivoluzionario come se nulla fosse successo negli ultimi 5 anni. Hanno governato con Salvini, il PD e appoggiano Draghi. Lei capisce che i propositi rivoluzionari con questa esperienza sono un pochino ridicoli».
postato il 13 Febbraio 2021
Il racconto a «L’aria che tira» su La7: «Ho tranquillizzato mia mamma, l’erba cattiva non muore mai»

L’intervista di Giuseppe Alberto Falci pubblicata sul Corriere della Sera
«Mi affido a Dio, mi dispiace che non potrò votare per Mario Draghi». Da ieri sera Pier Ferdinando Casini, uno dei protagonisti della storia democristiana, un intramontabile del Parlamento, già presidente della Camera e senatore oggi di “Per le Autonomie”, ha scoperto di avere il Covid. Casini lo ha confessato ai microfoni di La7, nel corso della trasmissione L’Aria che Tira, condotta da Myrta Merlino. A sera si reca alla Spallanzani per un approfondimento. Ma tiene a specificare: «Nulla di grave». Quando risponde la voce è quella di sempre, con quell’accento bolognese inconfondibile.
Presidente, come sta? Cosa è successo?
«Prima di tutto vorrei dire una cosa».
Prego.
«Sto bene. La mente è ancora lucida. Sono sereno, il gusto l’ho mantenuto integro». [Continua a leggere]
postato il 13 Febbraio 2021
«Dispiace non esserci, ho una tosse fastidiosa. Serve responsabilità, questo male è subdolo»
L’intervista di Paolo Rosato pubblicata sul Resto del Carlino di Bologna
«Pronto? Sì, buongiorno. Come sto? Abbiamo visto dei giorni migliori. Mi dispiace solo di non poter votare il governo Draghi». Non perde mai la voglia di sdrammatizzare Pier Ferdinando Casini, uno che di burrasche in politica ne ha viste davvero tante. E se pure la bonaccia di speranza portata dall’arrivo del governo Draghi è stata increspata dal toc-toc del Covid, il senatore riesce a scherzarci su rammaricandosi di non poter partecipare personalmente a un passaggio storico per la Repubblica. «Vede, l’influsso del governo Draghi può essere solo positivo, mi dispiace solo che non potrò votarlo», continua Casini, in isolamento a casa. Lo stesso ex presidente delle Camera e attuale esponente dei ’Centristi per l’Europa’ era stato indicato dai rumors di palazzo come uno dei volti possibili per la prossima (manca un anno) scelta del nuovo inquilino del Quirinale. Per ora, però, servirà riposo. «Adesso mi attengo al protocollo e a quello che mi dicono i medici. Siamo nelle mani di Dio, bisogna aggredire e non sottovalutare, avere rispetto del male. Guai a quelli che sfottono gli avversari, anche nella vita politica. Io non li ho mai sfottuti, figuriamoci se lo faccio sulla malattia». [Continua a leggere]
postato il 29 Gennaio 2021
Conte ha fatto un grave peccato a inseguire i “responsabili”. Pnrr insufficiente per i giovani. Una lista Conte? Inutili i partiti personali. Non si accostino nuovi gruppi alla storia Dc.

L’intervista di Marco Iasevoli pubblicata su Avvenire
Quindici giorni fa, sostiene il senatore, il problema era Renzi, ora invece è il premier. «Si sono perse due settimane a cercare i “responsabili”. Ma i segnali di difficoltà della maggioranza c’erano da tempo. Conte, per fare un terzo go verno deve mettersi nelle mani di Renzi, cioè nella bocca del leone».
Pier Ferdinando Casini, senatore, leader storico dei centristi ed ex presidente della Camera, al giro di boa delle consultazioni ci sono le condizioni per un incarico a Conte?
Questo lo valuterà il capo dello Stato. Ma una cosa è molto importante e va detta: adesso i giochini sono finiti. Quando la crisi arriva nelle mani del capo dello Stato, le parole pesano come pietre. Se qualcuno continua a giocare lo fa a proprio rischio e pericolo. Per “rischio e pericolo” intendo le elezioni.
Chi è che gioca?
Tutti. Anche quelli che hanno perso 15 giorni a cercare dei fantomatici “responsabili”. Si è perso tempo molto gravemente. Anche prima delle dimissioni delle ministre: i segnali di difficoltà della maggioranza c’erano da tempo. Non si può far finta di non sentire gli scricchiolii, va a finire che ti cade la casa in testa.
Ce l’ha con Conte?
Se il premier avesse lasciato il giorno dopo le dimissioni delle due ministre di Italia Viva avrebbe guadagnato tempo e credibilità, e avrebbe portato un punto a casa. Il peccato enorme sono stati questi 15 giorni a cercare qualcosa che non c’è, specie dopo la “blindatura” del centrodestra. Un peccato enorme, dicevo, aggravato dal fatto che lo scopo non è stato nemmeno raggiunto. Il risultato è che se 15 giorni fa il problema era Renzi, ora il problema è Conte. [Continua a leggere]
postato il 27 Gennaio 2021
Conte ha sbagliato tutto, teatrino imbarazzante. Conosco Berlusconi, non spaccherà il centrodestra. Anche Craxi e De Mita dicevano mai più insieme, ma poi sapevano ricucire.

Sensazione diffusa: per Giuseppe Conte s’è messa in salita. Mezzogiorno, alla tivù immagini del Quirinale in dissolvenza. Bisogna cercare qualcuno di rango che interpreti, spieghi, uno che sappia orientarci nel buio fitto di una crisi come questa. In redazione parte il solito giro di sguardi.
Quello no, quello è bollito. Quell’altro nemmeno: sempre troppo reticente. Quello giusto è Pier Ferdinando Casini.
Ha visto ogni intrigo possibile. E talvolta vi ha partecipato (eravamo ancora nel Novecento e lui, finto vecchio, già imparava il mestiere sempre un passo dietro ad Arnaldo Forlani, galantuomo gommoso e temutissimo, il coniglio mannaro della Dc). Per questo adesso bisognerà andarlo a cercare nella Prima Repubblica, intesa come dimensione politica astratta, luogo dell’anima dove Casini è un po’ rimasto — per stile, sostanza, e forse anche per un filo di nostalgia canaglia — sebbene sia senatore del centrosinistra e per giorni, ogni sciagurata mattina, tutti lo abbiamo osservato attraversare il Salone Garibaldi di Palazzo Madama diretto alla buvette, fendendo con aria disgustata l’osceno mercato dove trafficanti di voti — in frenetico contatto con Palazzo Chigi — offrivano inutilmente ministeri e candidature certe, e Dio solo sa cos’altro.
Oggi però Casini qui alla buvette non si è visto (pure lui, ogni tanto, se può rinuncia al rito sadico di quella ciofeca nera che fanno pagare come un caffè). Forse allora è in ufficio.
Guide rosse e arazzi alle pareti, lampadari tutti accesi, un magnifico parquet consumato dai passi del potere: essendo stato anche Presidente della Camera, a Casini hanno assegnato due stanze a Palazzo Giustiniani, luogo di sublime bellezza e stordente suggestione, anche perché, queste due sue stanze, sono a lungo appartenute a Giulio Andreotti. [Continua a leggere]
postato il 27 Gennaio 2021
L’intervista pubblicata su la Stampa
L’avvocato stia attento: ho imparato che nessuno è insostituibile. Dopo di lui non c’è il diluvio. Andreotti e Fanfani si odiavano eppure hanno fatto dei governi insieme. Romani, Carfagna e Quagliariello non potevano prestarsi a un’operazione così. Conte ormai si è delegittimato, l’aritmetica non è la politica.
Conte ha sbagliato. E, se persevera, rischia di non tornare a palazzo Chigi. Pier Ferdinando Casini aveva suggerito al premier di dimettersi subito, «il giorno dopo l’uscita dal governo delle ministre di Italia Viva: a quel punto il responsabile unico della crisi sarebbe stato Renzi», spiega l’ex presidente della Camera, oggi senatore di maggioranza (gruppo Per le Autonomie). «Ora, invece, anche lui è parte del problema, ha perso credibilità, deve smetterla di cincischiare».
Ha preso tempo per cercare “responsabili” in Parlamento, con scarso successo…
«Una ricerca improbabile, più continua a insistere e più rischia di non fare un altro go-verno. Ha buttato via 15 giorni, facendo un errore enorme, con una caccia ai voti degradante e, per giunta, fallita. Si è delegittimato agli occhi dell’opinione pubblica, le sue ragioni non sono emerse, perché l’aritmetica non è mai politica».
Ora, per restare in sella, cosa deve fare?
«Se riceverà l’incarico dal presidente della Repubblica, si adoperi per recuperare il rap-porto con Renzi, che è poi l’unico modo per allargare decorosamente la maggioranza. Dico decorosamente perché i nomi e le storie politiche han-no la loro importanza: ad esempio, persone come Ro-mani, Quagliariello o Carfagna non potevano accettare di prestarsi a un’operazione politica di questo tipo». [Continua a leggere]
postato il 24 Gennaio 2021
«Troppi abusi sulle intercettazioni. È sicuro che non si andrà alle urne, il Paese non lo capirebbe»

L’intervista di Francesco Ghidetti pubblicata sul Resto del Carlino
«No. La gente non ha capito e non capisce». Scuote la testa Pier Ferdinando Casini dal suo studio nella casa di Bologna. Il suo tavolo è ingombro di carte e di penne. Il senatore scarabocchia un foglio.
Presidente Casini, che fa, conta i favorevoli e contrari all’esecutivo Conte?
(sorride appena). «C’è poco da scherzare. Ma come si fa a pensare che i cittadini siano sereni con una crisi di governo quando i problemi sono ben altri? La pandemia, il lavoro… e l’elenco potrebbe essere ancor più lungo».
Ma se dovesse incontrare un amico e dovesse spiegargli…
«La fermo subito. Non gli racconterei che cosa è successo ora, ma del futuro del nostro Paese».
Mica facile.
«Le idee di Alcide De Gasperi sono una buona base di partenza. Cito le prime tre: sovranismo europeo; multilateralismo; scelta atlantica. E ora che alla Casa Bianca c’è Joe Biden possiamo sperare nel meglio. Certo, sono idee da aggiornare. Ma restano i fondamenti del nostro sviluppo democratico». [Continua a leggere]
postato il 20 Gennaio 2021
Il conflitto è stato aspro, il tema è se vogliamo restare prigionieri della contesa o invece andare avanti

L’intervista di Francesco Malfetano pubblicata sul Messaggero
Presidente Casini, in aula ha chiesto a Conte e Renzi di recuperare un «filo comune per andare avanti assieme». Ha cioè dettato in Aula una lezione della vecchia Dc, impartendola a chi oggi basa la politica sugli ultimatum.
«Io non sono convinto che le ragioni dell’aritmetica coincidano con quelle della politica. Ed è per questo che non mi interessa quanti saranno i voti della coalizione. So solo che usciamo dalla crisi più deboli di quando ci siamo entrati in un momento in cui tutta Europa cerca di ampliare al massimo la condivisione, noi la restringiamo. E questo mi preoccupa più delle questioni di principio che pure ci sono».
Si riferisce al fatto che una maggioranza raccogliticcia non sia in grado di dare vera forza all’esecutivo?
«Io non biasimo i parlamentari che sostengono il governo, li rispetto. Non mi piace il doppiopesismo, considerando che al governo c’era chi li riteneva voltagabbana pericolosi per la democrazia. Bisogna usare lo stesso metro sempre. Io dico che un conto è una forza politica organizzata di un ex presidente del Consiglio, un conto sono parlamentari in ordine sparso». [Continua a leggere]
postato il 19 Gennaio 2021
Signor Presidente del Consiglio,
senatori e senatrici colleghi, anzitutto vorrei, nell’annunciare il mio voto favorevole al Governo, esprimere il rispetto per lei, signor Presidente, per i Ministri e per tutti i componenti dell’Esecutivo per gli sforzi, che io definisco onesti e leali, che avete messo in campo nell’affrontare la pandemia. Credo che abbiate fatto un buon lavoro, soprattutto nella prima fase, e credo comunque che le sue parole siano state parole di verità, ammettendo che alcune cose probabilmente potevano essere fatte in modo diverso e migliore, ma questo è stato ciò che avete potuto fare. Credo che nessuno, come hanno dimostrato gli altri governi nel mondo, possa avere il pregio dell’infallibilità davanti a una vicenda drammatica come questa.
Signor Presidente, dopo queste parole e dopo l’annuncio del mio voto di fiducia, queste rimarranno per lei le considerazioni più gradevoli del mio intervento, perché sono molto preoccupato e ho il dovere di esprimere la mia preoccupazione in questa sede del Senato della Repubblica. Sono preoccupato, perché non condivido in alcun modo il trionfalismo di chi si accontenta del pallottoliere e dimentica le ragioni della politica. Questa crisi è stata aperta da Italia Viva: riportiamo le cose nella giusta dimensione. Non mi piace sentir parlare di alcuni esponenti di Italia Viva; per me Italia Viva ha un segretario ed è un partito. [Continua a leggere]