Banda larga, un’altra promessa tradita
La bozza della manovra prevede di affossare definitivamente il progetto di sviluppo della banda larga in Italia rendendo impossibile colmare il gap che ci separa dagli altri paesi.
Il progetto relativo allo sviluppo della banda larga è “in piedi” da un paio di anni ed è stato elaborato dal ministro Romani, ma nel corso del tempo questo progetto ha visto ritardi, risorse sottratte, e tagli ai finanziamenti anche già stanziati.
Il progetto nel suo complesso prevedeva un investimento di circa 1,4 miliardi di euro che avrebbe portato ad una crescita di 2 miliardi di euro nel PIL .
In pratica un investimento realizzato dallo Stato che avrebbe abbattuto le barriere tecnologiche e sarebbe stato un’arma in più per le nostre imprese, con il risultato che il ritorno economico sarebbe stato superiore a quanto si sarebbe speso.
Il finanziamento era così organizzato: 800 milioni provenienti dal CIPE, 250 milioni provenienti da Infratel Italia (società sorta nel 1999 su iniziativa del Ministero per lo Sviluppo Economico), 100 milioni dai fondi Fas e 250 milioni li avrebbero dovuto mettere i privati.
Ebbene, prima i fondi provenienti dal CIPE sono stati congelati fino alla fine della crisi, poi ne sono stati sbloccati 100.
Con 700 milioni già decurtati, la mancata partecipazione dei privati, restavano i soldi dei fondi FAS (quelli di Infratel sono già stati spesi), che però sono spariti in seguito ai tagli ai ministeri proposti nell’ultima manovra.
Il progetto di sviluppo della banda larga senza fondi è, purtroppo, destinato a restare lettera morta, e va ad aggiungersi alla collezione governativa delle tante buone intenzioni troppo spesso tradite.
Riceviamo e pubblichiamo Mario Pezzati