Casini, inconcepibile che Aula lavori un giorno a settimana
Signor Presidente, di qui a poco, dopo il voto sul documento di insindacabilità che riguarda il collega Ronchi, termineremo le votazioni in Aula. Voglio esprimere alla Presidenza la preoccupazione del nostro gruppo. Siamo molto preoccupati, perché la fase politica è delicata e lo scontro istituzionale che si è avuto in questi giorni ne è la prova, ma all’ordine del giorno vi è – lo comprendiamo tutti – il tema delle riforme costituzionali.
In questo momento, non mi interessa spiegare le mie idee, né sindacare quelle degli uni, piuttosto che quelle degli altri. So solo che siamo in un momento decisivo per la credibilità del Parlamento e delle istituzioni e che, probabilmente, vi è chi, in modo legittimo, anche attraverso una modifica costituzionale, ritiene che diverso debba essere il ruolo del Parlamento in un sistema democratico come il nostro. Tutto questo fa parte del dibattito politico e non mi permetto di sindacarlo, perché la sede non è questa, non è quella di un dibattito improprio in questo momento.
Onorevole Presidente, la preoccupazione che esprimo a nome del mio gruppo deriva dal fatto che questa legislatura è iniziata con il Presidente della Camera che, giustamente, ha spiegato che dovevamo lavorare di più, e lavorare in Aula. Sappiamo che il Parlamento lavora anche in Commissione e non possiamo accettare il qualunquismo di chi ritiene che si lavori solo in Aula.
Sappiamo che il ruolo del parlamentare è molto più complicato e che vi è un lavoro molto serio all’interno delle Commissioni, tuttavia, il Presidente della Camera, giustamente – aggiungo io – ha detto che dobbiamo elevare la produttività del Parlamento.
Con il conforto di tutti i gruppi, il Presidente della Camera ha pensato non solo di inserire meritoriamente il tema delle impronte digitali – su cui è stato assai bravo e risoluto, e vediamo che il sistema funziona – ma ha posto anche la questione di votare, almeno, per quattro giorni e mezzo. Non è un caso che ciò che sta capitando oggi, purtroppo, si sta ripetendo settimana dopo settimana. Se ieri i gruppi parlamentari non avessero dato il via libera ad inserire all’ordine del giorno, questa mattina, la ratifica dei Trattati internazionali, questa settimana avremmo lavorato in Aula – lo ripeto, in Aula – dalle 15,30, 16 di ieri, alle 17,30.
Ieri vi sono stati dei colleghi – che posso capire, perché l’emotività di certi dibattiti porta anche ad affermazioni un po’ fuori misura – che hanno spiegato, in base al merito di un voto – e tutti i voti andrebbero rispettati, non solo quelli di chi si ritiene politicamente corretto, ma anche quelli degli altri – che si vergognavano del Parlamento. Ebbene, cari colleghi, voglio dirvi di stare attenti, di qui a poco, a non doverci vergognare noi collettivamente rispetto ad un’opinione pubblica che difficilmente può capire, se non gliele spieghiamo, le ragioni di un voto di mezza giornata o di una giornata di un Parlamento in una settimana.