Tutti i post della categoria: Esteri

Stop divisioni, Santa Alleanza con russi e arabi contro il terrore

postato il 4 Marzo 2016

L’Italia rafforzi il ruolo Ue. Missione solo su richiesta di Tripoli

Casini Zuccari
L’intervista di di Nando Santonastaso a Pier Ferdinando Casini pubblicata su Il Mattino

Niente isterismi, vietato cedere al terrorismo. Ma, avverte Pierferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato, «è arrivato il momento di costruire una vera e propria Santa Alleanza contro le forze del male che veda insieme l’Europa, la Russia, gli Stati Uniti e anche quei Paesi arabi che dopo avere giocato con l’Isis (e forse anche finanziato) si sono resi conto che è il Califfato la vera minaccia ai loro equilibri».

L’uccisione dei due ostaggi italiani può accelerare questo processo, a partire dalla definizione di regole certe per la coalizione da impiegare in Libia?
«Intanto quanto accaduto a Sabrata dimostra che era un’illusione pensare che l’Italia fosse fuori da questa sorta di cataclisma generale. Non è così e bisogna alzare la guardia tenendo ben presente che facciamo parte a pieno titolo della comunità europea e che siamo sempre una delle prime otto potenze del mondo».
Vuol dire che l’Italia non ne è consapevole fino in fondo?
«Voglio dire che se si rivendica a più riprese il ruolo di Paese leader della coalizione internazionale per la pace in Libia, bisogna poi assumere responsabilità più forti e conseguenti. Gli aerei, per essere chiari, non li possono mettere solo gli altri».
Lei pensa anche alla presenza di forze di terra italiane? Con quali compiti?
«Intanto io penso che l’Italia debba evitare gli errori che sono stati commessi per abbattere il regime di Gheddafi. Per carità, c’erano le migliori intenzioni anche allora per liberare un Paese dalla dittatura ma la storia conferma che di buone intenzioni sono spesso lastricate le strade dell’inferno».
Fuor di metafora?
«George W. Bush non cedette agli appelli dei suoi connazionali che volevano le truppe Usa arrivare a Baghdad dopo avere liberato il Kuwait. Sapeva a quali rischi avrebbe esposto il suo Paese. Il figlio non ebbe lo stesso sangue freddo. E lo stesso è accaduto con l’operazione franco-inglese contro Gheddafi. Quegli errori non si devono più ripetere».
Ma la Libia oggi è tutto fuorché un Paese dall’assetto politico-istituzionale chiaro e solido: con chi dovrebbe schierarsi oggi l’Italia e la coalizione che dovrebbe guidare?
«Che sia un Paese allo sbando è fuori discussione. La tragica vicenda dei nostri connazionali uccisi da una delle milizie impegnate in questa assurda guerra interna lo dimostra. Oltre tutto il loro assassinio smentisce in maniera crudele il qualunquismo di quelli che parlano di tecnici superpagati per andare a lavorare in quei posti: ecco la verità, due vite spezzate e tante altre in pericolo. Per questo l’impegno italiano e della coalizione internazionale deve avvenire su basi certe: è il governo libico che deve chiedere questo intervento, altro che pericoli di nuovi colonialismi».
Ma di quale Libia stiamo parlando? Quando il governo riconosciuto dall’Onu sarà il governo dell’intero Paese?
«È il punto centrale. Il governo di Tripoli dev’essere riconosciuto al più presto anche da Tobruk dove pure esiste una maggioranza in Parlamento favorevole. Non possiamo attendere all’infinito che questa pronuncia si manifesti. Bisogna porre un limite. Purtroppo sappiamo che anche fisicamente questa decisione viene di fatto impedita. Ci sono a mio giudizio responsabilità precise del plenipotenziario dell’Egitto in Libia, il generale Aftar».
L’Egitto ha responsabilità non solo per il caso Regeni, insomma?
«Esatto. L’Egitto ostacola l’insediamento del nuovo governo riconosciuto dall’Onu ignorando anche in questo caso le pressioni della comunità internazionale e in particolare dell’Italia che ha pagato e continua a pagare un prezzo altissimo al caos libico: basti pensare all’afflusso ininterrotto sulle nostre coste di migranti e rifugiati provenienti da quel Paese. Certo, anche l’atteggiamento egiziano sul caso Regeni purtroppo è contraddittorio: notizie a rate, spesso contraddittorie, evidente la volontà di non collaborare alla ricerca della verità. Da un Paese amico con il quale abbiamo un fortissimo scambio commerciale non ce l’aspettavamo».
Torniamo all’eventualità dell’impiego di forze di terra dall’Italia.
«Le modalità di questa decisione verranno definite nelle sedi opportune ma una volta che il governo libico legittimamente riconosciuto dalla comunità internazionale si sarà insediato, e non vedo altra città se non a Tripoli, è evidente che bisognerà garantirgli la necessaria protezione. Quindi anche con forze di terra. L’importante è che la coalizione sia compatta e non si proceda in ordine sparso come sta accadendo per l’accoglienza dei rifugiati in Europa. Se a parole siamo tutti per l’abolizione delle frontiere e poi l’Ungheria alza i muri lungo i suoi confini è evidente che c’è qualcosa che non va».
Intanto nessun Consiglio europeo sembra riuscire a riportare unità nell’Ue, anzi aumenta il numero dei Paesi che sul fronte migranti fanno da sé.
«Vero ma rinunciare a Schengen vuol dire far morire l’Europa. Italia, Francia e Germania, i Paesi più importanti dell’Ue, devono procedere insieme perchè è in gioco il futuro stesso della Comunità europea».
Il governo Renzi per la verità ha aperto un fronte dialettico molto forte con le istituzioni comunitarie…
«Io credo che un governo forte come quello guidato d Matteo Renzi debba piuttosto favorire la stabilizzazione dell’Ue. Lo ripeto, senza Europa non ci sarà alcuna risposta ai nostri problemi. Naturalmente questo non vuol dire negare le responsabilità dell’Unione in materia geopolitica».
A cosa si riferisce esattamente?
«Al fatto che per troppi anni si è pensato al problema dei migranti e dei rifugiati politici come ad un problema che riguardasse solo l’Italia. L’Europa non ha capito che il centro delle questioni da affrontare era e rimane il Mediterraneo: ha preferito concentrare la politica di buon vicinato con l’Ucraina e la Georgia, peraltro con risultati non proprio eccezionali e ignorare che il Mediterraneo è il crocevia della sicurezza e della stabilizzazione anche dell’Unione. Solo da poco quest’atteggiamento sta iniziando a cambiare ma la strada non sarà breve»

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Iran: in una società giovane la democrazia è travolgente

postato il 29 Febbraio 2016

Trump apprendista stregone, sarebbe come Grillo premier
Pier Ferdinando CasiniL’intervista di Umberto De Giovannanegli pubblicata su L’Unità

La speranza iraniana, le incognite nella corsa alla Casa Bianca. L’Unità ne discute con Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato.
«Per quanto mi riguarda – annota l’ex Presidente della Camera – ritengo da tempo che l’Iran sia un partner essenziale per stabilizzare il Medio Oriente e il risultato di domenica può rafforzare in questo senso le aperture di Rohani».Quanto all’altro tema di stretta attualità, la primarie negli Usa, Casini taglia corto su Donai Trump: «Lo considero un apprendista stregone» e dà un consiglio all’«amico Renzi»: «Anche un rottamatore come lui stavolta deve fare il tifo per un “usato sicuro” come Hillary Clinton».

Presidente Casini, qual è a suo avviso la valenza politica complessiva del voto in Iran?
La mia valutazione è che il processo di apertura della società iraniana pur tra mille contraddizioni stia andando avanti. La forza della democrazia su una società giovane può diventare addirittura travolgente.

Proiettato sullo scacchiere internazionale, in particolare sull’infuocato scenario mediorientale, che impatto può avere il successo del presidente Rohani?
Il successo dei cosiddetti “riformisti”, che pure hanno subito veti di ogni tipo sui loro candidati, dimostra che la scommessa di Obama è giusta e che se noi vogliamo guardare al futuro, dobbiamo puntare decisamente sulla forza dei nostri valori. È ovvio che non è tutto così semplice e che il fronte conservatore in Iran gode di strumenti coercitivi fortissimi, ma da tempo abbiamo segnali dell’esistenza di una doppia società… [Continua a leggere]

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Caso Regeni: Gli italiani chiedono la verità

postato il 29 Febbraio 2016

Ospite di Omnibus, spazio di approfondimento politico di La7 condotto da Gaia Tortora
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Caso Regeni e Libia: ospite a SkyTG24

postato il 28 Febbraio 2016

Nello spazio di approfondimento condotto da Massimo Leoni

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Regeni: Verità dal Cairo o richiamiamo nostro ambasciatore

postato il 28 Febbraio 2016

Pier Ferdinando CasiniL’intervista di Paolo Valentino a Pier Ferdinando Casini pubblicata sul Corriere della Sera

«Io non penso affatto che ci sia stato un ordine politico di far fuori Giulio Regeni. Se lo pensassi dovremmo rivedere drasticamente tutti i nostri rapporti con l’Egitto. Credo invece che in un Paese che si sente ed è obiettivo primario del terrorismo, ci siano apparati militari e di sicurezza che hanno mano libera. Nessuno di noi può addentrarsi a capire le loro logiche interne. Però è indubbio che siano loro i responsabili della morte di Regeni: l’autopsia ha mostrato che le torture inflitte a quel povero ragazzo possono essere motivate solo da un gigantesco fraintendimento di chi ha ritenuto che avesse collegamenti con aree che cospiravano contro la sicurezza nazionale. Ma questa è una palese sciocchezza. Regeni non era una spia, era uno studioso attento che agiva in un versante di società civile naturalmente scottante».
Pier Ferdinando Casini chiede la verità sul caso Regeni, «non solo per la sua famiglia, colpita in modo indelebile», ma anche «in nome del decoro e della nostra dignità nazionale».
Il presidente della Commissione Esteri del Senato rivendica i rapporti di amicizia e di alleanza dell’Italia con l’Egitto, dimostrati in questi anni da una cooperazione a tutto campo e in continua crescita: «Grazie all’Eni e al contratto già firmato per sfruttare il giacimento di Zohr l’Egitto potrà passare da Paese importatore a Paese esportatore di gas». Ma proprio per questo, «chiediamo la verità per Giulio Regeni con la determinazione di chi è realmente amico e da un amico non è disposto ad accettare bugie o verità di comodo».

Purtroppo, in un mese, si sono viste solo quelle.
«È così: dall’incidente automobilistico delle ore successive al ritrovamento, alla versione contraffatta che collegava Giulio alla droga, alla cosiddetta manovra per danneggiare al-Sisi. Finora abbiamo avuto dichiarazioni pasticciate e nessuna risposta vera. Il nostro team investigativo ha chiesto inutilmente i filmati della videosorveglianza alla metropolitana e i tabulati delle telefonate. Solo l’autopsia, quella fatta in Italia, ci ha garantito contro possibili depistaggi come quello della tossicodipendenza».

Di fronte a questo muro di gomma, qual è il modo giusto di agire?
«O arrivano entro pochi giorni risposte vere oppure il governo, che pure si è mosso con grande saggezza, per dare valore alle parole inequivocabili del presidente del Consiglio, deve considerare alcuni gesti simbolici forti».

Sta pensando al richiamo in Italia del nostro ambasciatore al Cairo?
«Esattamente. A quel punto dovremmo far capire la gravità della vicenda e che noi non scherziamo».

Non sarebbe anche il caso di bloccare i contratti per la fornitura di tecnologie per la sorveglianza, che aziende italiane hanno con gli apparati di sicurezza egiziani?
«Le modalità pratiche deve deciderle il governo e non possono essere oggetto di dibattito pubblico. Però è chiaro che l’Italia debba mostrare una capacità di reazione. Dopo un mese, o ci sono dei fatti o non possiamo rimanere fermi».

Lei ha parlato di un Paese obiettivo del terrorismo, esiste un pericolo di destabilizzazione dell’Egitto?
«Esiste ed è chiaro che significherebbe far definitivamente esplodere l’intero Mediterraneo, con conseguenze devastanti per l’Europa. La miopia della politica europea, che per anni ha privilegiato la frontiera orientale investendo tutte le sue energie sui Baltici, la Bielorussia, la Georgia, l’Ucraina, senza capire che il tema di fondo era ed è il Mediterraneo, è evidente di fronte alla tragedia di milioni di migranti, problema europeo che rischia di peggiorare nei prossimi mesi, anche e in primo luogo per l’Italia. Ma questo non giustifica affatto quello che è successo. Il cinismo della politica si ferma davanti a un principio: la dignità e il rispetto della persona umana. Per quanto riguarda l’Italia, il rispetto dei propri concittadini».

Qual è il punto di equilibro nei rapporti tra gli Stati, tra le pressioni per far rispettare i diritti umani e la salvaguardia degli interessi strategici ed economici?
«È un equilibrio difficile ed è il tema vero dei prossimi anni nel Mediterraneo. Non sono un ingenuo, la politica estera non si fa solo tra anime pure. Abbiamo visto come la rimozione di un dittatore pericoloso come Gheddafi abbia prodotto la moltiplicazione dei suoi cloni, una sanguinosa guerra civile, la fine della Libia come entità statale. Detto questo, un Paese democratico pone dei limiti invalicabili. In questo caso è la nostra sovranità nazionale, che ha il nome e il volto».

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Col Ministro degli Esteri della Croazia Miro Kovac

postato il 24 Febbraio 2016

All’incontro avvenuto a Palazzo Giustiniani erano presenti i parlamentari Aldo Di Biagio, Presidente del Gruppo interparlamentare di amicizia Italia-Croazia; Lodovico Sonego, membro dell’Assemblea parlamentare dell’INCE (Iniziativa Centro Europea); Alessandro Maran, Carlo Pegorer, Francesco Scalia, oltre all’Ambasciatore della Croazia in Italia, Damir Grubiša.
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Caso Regeni: Ospite di Porta a Porta

postato il 24 Febbraio 2016

Nello spazio di approfondimento politico di Rai 1, condotto da Bruno Vespa, il punto sulle indagini sul giovane ricercatore ucciso in Egitto e sulla vicenda Wikileaks
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Adozioni, stop ai furbi è tempo di un accordo

postato il 21 Febbraio 2016

«Asticella troppo su: stralciare la stepchild non stravolgerebbe il ddl»
Pier Ferdinando Casini
L’intervista di Marco Ventura al Presidente della Commissione Affari esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, pubblicata sul Messaggero

Troppa confusione sulle unioni civili? «Si è fatto di tutto per trasformare una vicenda chiara e limpida in un gigantesco far west per motivi elettorali o multiple rese dei conti: tra Grillo e Pd, tra minoranza del Pd e Renzi…». Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato, attribuisce una «responsabilità anche alla maggioranza del Pd. Renzi aveva garantito la libertà di coscienza su punti scottanti come la stepchild adoption, poi è stato presentato un maxi-canguro che di fatto impedisce l’espressione di quella libertà».

Come battere l’ostruzionismo senza canguro?
«Nei regolamenti e nella prassi parlamentare, il Presidente ha la possibilità di difendersi dall’ostruzionismo senza ricorrere a un artifizio che di fatto umilia il Parlamento: si possono ridurre drasticamente emendamenti e votazioni, si possono raggruppare in base ad argomenti omogenei, e poi la Lega ha già rinunciato a 4500 emendamenti. Se invece il problema è che non si vuole far esprimere l’Aula, altro che canguri, ci vorrebbero dei gorilla… L’articolo 102, comma 4 del Regolamento del Senato, per esempio, dice che il Presidente ha facoltà di modificare l’ordine delle votazioni quando lo reputi opportuno ai fini dell’economia e della chiarezza delle votazioni». [Continua a leggere]

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Regeni: la verità è l’unico antidoto

postato il 15 Febbraio 2016

L’intervista a Rainews24

Può darsi che nella comunità internazionale ci sia chi non ha il desiderio che noi continuiamo a essere amici dell’Egitto, con cui ci legano rapporti di collaborazione reciproca così importanti, ma proprio perché l’Egitto è un paese amico, è bene dirsi la verità. Occorre essere chiari e limpidi per evitare che possa prevalere chi vuole ostruire questo canale tradizionale di amicizia.
L’Egitto è un paese minacciato dall’Isis ed impegnato in prima fila contro lo jihadismo: ci può essere anche un nervosismo degli apparati di sicurezza tale che porti a vedere ombre, dove ombre non ci sono; può capitare anche che ci siano apparati di prevenzione e sicurezza, che si muovono ai confini tra la legalità e l’illegalità, che sono incorsi in un drammatico equivoco. Ma che questo nostro giovane ricercatore, impegnato, serio fosse una spia è cosa assurda, da respingere al mittente.
In questa vicenda c’è un solo antidoto: la verità. Verità per rendere credibile il processo democratico egiziano; verità perché non ci siano ombre sul nostro rapporto bilaterale con l’Egitto; verità perché sia restituita alla famiglia di Giulio Regeni, ai suoi amici, alla sua comunità e all’Italia un quadro limpido e chiaro che collochi il drammatico sacrificio di un nostro connazionale per quello che è stato.

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«In gioco la nostra dignità, facciamoci rispettare»

postato il 15 Febbraio 2016

Siamo paesi amici, non possiamo tollerare finzioni da loro
Pier Ferdinando CasiniL’intervista di Matteo Massi al Presidente della Commissione Affari esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, pubblicata su QN

«Dall’Egitto non sta arrivando la verità». Usa parole forti il presidente della commissione Esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini

Che idea si è fatto sull’omicidio di Giulio Regeni?
«Che se vogliamo mantenere il nostro decoro nazionale e il nostro ruolo nel Mediterraneo dobbiamo pretendere la verità – dice Casini -. Ricordo il Craxi di Sigonella che in poche ore, decise, andando contro gli americani, di imboccare la strada della difesa della dignità nazionale. Ora su Craxi si possono, avere visioni diverse, ma quella fu una delle pagine più importanti della nostra politica estera. Mi auguro che Renzi non si accontenti delle verità di comodo».

L’estrema cautela non cela la paura dell’Italia di perdere un partner economico privilegiato?
«Il fatto che ci sia un rapporto speciale tra noi e l’Egitto non ci rende più deboli ma ci deve rendere forti e non può far dubitare l’Egitto su di noi. L’ho detto all’ambasciatore egiziano, che è in una posizione molto delicata, che la nostra amicizia con l’Egitto non può essere messa in discussione e l’abbiamo dimostrato. Ma proprio perché siamo amici, dagli amici non accettiamo le finzioni». [Continua a leggere]

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