Tutti i post della categoria: Esteri

Spagna e antipolitica: ospite di Otto e mezzo

postato il 22 Dicembre 2015

Nello spazio di approdondimento politico di La7 condotto da Lilli Gruber si parla delle ultime elezioni iberiche e dei fenomeni di antipolitica in Europa

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Ue: La battaglia italiana è giusta ma Angela è un osso duro

postato il 20 Dicembre 2015

Renzi ha le sue buone ragioni: il Paese paga le disattenzioni del passato, è difficile rimontare la situazione

Pier Ferdinando Casini

L’intervista di Umberto De Giovannangeli a Pier Ferdinando Casini pubblicata su L’Unità

Nella disputa con la cancelliera Merkel, «Matteo Renzi ha le sue buone ragioni, alcune addirittura clamorose, come quella del raddoppio del gasdotto North Stream. Ma una cosa va detta: le posizioni polemiche in Europa o sono sorrette da una strategia di lungo periodo o rischiano di essere solo il segno di una frustrazione». A sostenerlo è Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione Esteri del Senato. Quanto alla politica estera portata avanti dal Governo, l’ex Presidente della Carnea sei Deputati, rimarca: «Renzi è stato intelligente ed ha evitato protagonismi fuori misura. A cosa sarebbero serviti due o tre aerei italiani impegnati nei bombardamenti? Praticamente a nulla, se non ad una vuota esibizione muscolare»…

Presidente Casini, come valuta il confronto serrato tra il premier italiano Matteo Renzi e la cancelliera tedesca Angela Merkel che ha caratterizzato il Consiglio Europeo di Bruxelles?
«L’Italia, e dunque Renzi che ne è oggi il premier, paga i prezzi di pesanti disattenzioni del passato, ad esempio per quanto riguarda il sistema bancario. Ed è sempre difficile rimontare una situazione parzialmente compromessa. E poi, né la politica estera né quella europea sono un pranzo di gala. Ciascuno difende il proprio interesse e si sono allontanate nel tempo personalità come quella di Helmut Kohl che aveva un anelito europeista capace di fargli compiere, da cancelliere tedesco, scelte impopolari».

La politica, soprattutto quella estera, è anche confronto-scontro di personalità. Un passo indietro nel tempo. È la fine dell’estate del 2012 e nel Pd inizia la “rottamazione” e la campagna delle primarie vinte da Pier Luigi Bersani. La battuta più gettonata fu la sua, presidente Casini: “Fa ridere immaginare che al vertice con la Merkel l’Italia mandi Renzi. E finché rido io non c’è problema, ma se si comincia a ridere in giro per l’Europa altroché se il problema c’è…”. Renzi le rispose così: “A parte che far ridere la Merkel sarebbe già un bel risultato. Pier sa che se un giorno dovesse accadere, lì non ci sarebbe Matteo Renzi, ma l’Italia…”. La Merkel “ride” davvero?
«La Merkel è un osso duro, molto duro. Ha visione politica, ha un grande e strutturato Paese alle spalle, ha una egemonia nella politica europea che viene da lontano e cede poco a mozioni degli affetti e dei sentimenti. Detto questo, non è certamente la “crocerossina dell’Europa” e non c’è dubbio che per lei spesso si attua a Bruxelles una politica di due pesi e due misure. Renzi ha le sue buone ragioni, alcune addirittura clamorose come quella del raddoppio del North Stream. Ma una cosa va detta: le posizioni polemiche in Europa o sono sorrette da una strategia di lungo periodo o rischiano di essere solo il segno di una frustrazione».

Anche alla luce di quanto è avvenuto al Consiglio europeo, come valuta la politica estera perseguita dall’Italia?
«L’Italia e il Governo Renzi hanno assunto una posizione in politica estera corretta e saggia. Abbiamo affermato la nostra centralità sul dossier libico, che risponde a precisi interessi geopolitici, e abbiamo seguito una linea razionale nella lotta contro l’Isis. Stiamo formando i quadri dell’esercito curdo, li stiamo aiutando, probabilmente proteggeremo la Diga di Mosul…».

Ma qualcuno dice e scrive che Renzi è stato timido, reticente, rispetto alla chiamata alla guerra contro lo Stato islamico lanciata dal presidente francese Francois Hollande all’indomani delle stragi di Parigi del 13 Novembre.
«Renzi è stato intelligente ed ha evitato protagonismi fuori misura. A cosa sarebbero serviti due o tre aerei italiani impegnati nei bombardamenti? Praticamente a nulla, se non ad una vuota esibizione muscolare. La coalizione c’è già, da tempo, ma se il Daesh è ancora vivo e vegeto lo si deve alla confusione e alla eterogeneità dei fini che caratterizzano ciascun protagonista. Mi viene il più che fondato sospetto che il primo a volere un Califfato islamico ben vitale, sia lo stesso presidente siriano, Bashar al Assad, che da questo trae una insperata legittimazione politica».

Per concludere, vorrei che tornassimo al Vecchio Continente. Quale immagine di sé sta dando l’Europa in uno scenario internazionale così perturbato?
«Dopo più di sessant’anni, l’Europa oggi è costretta a tornare a De Gasperi. Mi spiego: capiamo oggi che economia e finanza se non sono sorrette da una politica estera e di difesa comune, rischiano di condurci a una rinazionalizzazione e alla fine dell’Europa. Questo problema è ineludibile. Avremo la forza per affrontarlo? I dubbi sono più che legittimi, ma l’alternativa è la completa subalternità di tutti i Paesi europei, Germania inclusa, nei nuovi equilibri geopolitici mondiali»

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«L’Isis si avvicina troppo all’Italia. È un’atomica alle nostre porte»

postato il 1 Dicembre 2015

Aumenta il rischio di infiltrazioni terroristiche tra i rifugiati
Pier Ferdinando CasiniL’intervista di Luca Bolognini a Pier Ferdinando Casini pubblicata su QN

«Per l’Italia il trasferimento in Libia del Califfato sarebbe come avere una bomba atomica innescata a pochi chilometri da casa». Per Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato e docente di Geopolitica del Mediterraneo all’università Lumsa di Roma, il rischio che lo Stato Islamico si sposti da Siria e Iraq per stabilirsi nel Nord Africa è concreto. «Ci sono segnali che vanno in questo senso. La concezione statuale dell’Isis non si basa sul territorio, ma su dove si trovano i suoi adepti. La Libia è un territorio vergine. Cosa c’è di meglio che ripararsi in una realtà così ospitale, dove non esiste uno Stato e non ci sono pressioni internazionali?»

Per il nostro Paese quali sarebbero i pericoli?
«I rischi sarebbero enormi: saremmo esposti alla criminalità più minacciosa. Nessun terrorista dell’Isis, se decidesse di raggiungere l’Italia, arriverebbe sui barconi, ma il pericolo di infiltrazioni c’è. Una Libia stabile è quello per cui stiamo lavorando in queste ore». [Continua a leggere]

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«Giusta la linea del premier rimettiamo in gioco Mosca»

postato il 1 Dicembre 2015

11370467404_f60a564cea_oL’intervista di Gerardo Pelosi a Pier Ferdinando Casini pubblicata sul Sole 24 Ore

Sostiene con convinzione la linea prudente di Matteo Renzi e del suo Governo nella coalizione anti Isis, insiste sulla necessità di avere chiari gli obiettivi per il dopo raid e guarda con attenzione a una futura posizione di leadership dell’Italia nella stabilizzazione della Libia. Ma è soprattutto sulla necessità di rimettere in gioco Mosca (riducendo le sanzioni) e di stringere un patto vero tra Ue e Usa che manifesta grande sintonia con il presidente del Consiglio, Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato e docente di geopolitica del Mediterraneo all’Università Lumsa dopo una lunga carriera politica che lo ha visto alla presidenza della Camera e leader dell’Udc.

Qualcuno dice che Eni e Casa Bianca sono ormai diventati i riferimenti del “renzismo mediterraneo”. E’ proprio così?
Non so se si può semplificare in questo modo. Ma una cosa è certa: i fatti stanno dando ragione alla linea del Governo italiano ed è questa la politica di un Paese che ha senso di responsabilità. In politica estera è bene mettere i puntini sulle “i” ed io non comprendo davvero in cosa sbaglierebbe Renzi. Abbiamo espresso la nostra indisponibilità ai bombardamenti perché siamo impegnati in altri scacchieri e in Irak stiamo addestrando i peshmerga curdi. Abbiamo detto – e secondo me abbiamo fatto bene – che senza un chiarimento sulle strategie si può bombardare quanto si vuole ma non si risolve il problema perché occorre capire cosa accadrà dopo. [Continua a leggere]

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Ospite a diMartedì: la priorità ora è la lotta all’Isis

postato il 25 Novembre 2015

Nello spazio di approfondimento politico di La7, condotto da Giovanni Floris

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Decisivo il ruolo di Putin, adesso l’Europa deve svegliarsi

postato il 22 Novembre 2015

Serve un’intelligence comune per poterci difendere
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L’intervista di Antonio Galdo al Presidente della Commissione Affari esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, pubblicata sul Mattino

«L’Europa è a un bivio, e non può continuare a restare nell’immobilismo. Dopo gli attacchi dell’Isis, o la nostra integrazione fa un salto in avanti, oppure ci assumeremo la responsabilità di diventare irrilevanti»: Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato e docente di Geopolitica del Mediterraneo all’università Lumsa di Roma, prova a fare il punto sui tre fronti del conflitto esploso in questi giorni a Parigi e nel Mali. Militare, diplomatico e culturale.

Intanto la Francia è stata lasciata sola a combattere, proprio dall’Europa.
«La Francia ha deciso, in modo unilaterale, di partecipare ai bombardamenti in Iraq e in Siria, anche perché finora è il paese europeo che ha pagato il prezzo più alto in termini di vite umane. Ma l’Italia sta facendo la sua parte in diversi punti dello scacchiere di guerra, e abbiamo un ruolo fondamentale nella stabilizzazione della Libia».

Un obiettivo importante, ma ancora lontano.
«C’è una novità che ci fa ben sperare: il nuovo mediatore tedesco lunedì prossimo partirà proprio da Roma per sbloccare il nuovo governo nazionale che potrebbe nascere entro la settimana. I libici devono arrivarci, e presto, se non vogliono diventare la pattumiera del mondo». [Continua a leggere]

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Non possiamo che essere amici della Russia

postato il 18 Novembre 2015

Il mio intervento su Il Foglio

La Russia è un obiettivo dei terroristi esattamente come l’Europa e gli Stati Uniti. Per capirlo non serve nemmeno far riferimento all’ultimo attentato che ha abbattuto l’aereo russo in terra egiziana; basta vedere quello che capita a Kunduz, in Afghanistan, dove i talebani sono affiancati da molti foreign fighters ceceni e originari delle repubbliche caucasiche. Putin sa che il terrorismo jihadista si rivolge contro di lui non meno che contro di noi. Il presidente russo ha constatato inoltre un vuoto americano sull’asse Siria-Iraq. L’America manca di una strategia chiara, e con il suo intervento in Siria Putin ha ottenuto tre importati obiettivi. Ha messo in sicurezza l’unico accesso al mar Mediterraneo che i russi hanno a Tartous, ha rafforzato il suo alleato Bashar el Assad, e soprattutto ha obbligato l’occidente a fare i conti con la Russia per la soluzione siriana “nonostante l’Ucraina”. Oggi si conferma così la validità della linea italiana: noi non possiamo combattere lo jihadismo senza avere la Russia strettamente alleata e non possiamo credibilmente parlare di exit strategy per Assad senza la garanzia russa.

Non possiamo che essere amici della Russia. L’occidente e gli Stati Uniti devono recuperare lo spirito di Pratica di Mare e capire che Putin è parte della soluzione e non il problema. Per questo arrivare a una Yalta contro lo Stato islamico è l’unica soluzione. Se non si prende questa strada e se ognuno non contribuisce a questa coalizione amplissima sebbene disordinata il califfo non sarà mai sconfitto. La linea italiana si è dimostrata nei fatti la più coerente rispetto a certe opinioni un po’ dissennate che abbiamo sentito in Europa da parte di alcuni nostalgici della Guerra fredda che si preoccupano soprattutto di escogitare delle strategie antirusse.

Sul campo, contro lo Stato islamico, esiste già un coordinamento di fatto, ed è necessario che una coalizione contro il Califfato tagli immediatamente le unghie alla tacita accettazione dei traffici dello Stato islamico, che si finanzia grazie ai proventi del petrolio, ma anche del traffico di droga e dei reperti archeologici- e i compratori non sono solo i paesi sunniti. I “boots on the ground”, invece, sono un errore. Su questo ha ragione Obama: è esattamente quello che vogliono i terroristi dello Stato islamico. Un intervento di terra non serve, lo Stato islamico si vince con molto meno. Ma bisogna iniziare la battaglia, finora nessuno l’ha ancora fatto.

Pier Ferdinando Casini
docente di Geopolitica del Mediterraneo all’Università Lumsa e Presidente della Commissione Affari esteri del Senato

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Contro Isis serve cambio strategia

postato il 9 Ottobre 2015

Ospite di Agorà, rispondo alle domande di Gerardo Greco

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«L’Isis in Iraq non si batte con le bandiere della pace»

postato il 8 Ottobre 2015

«Su eventuali raid l’Italia deciderà con gli alleati in sede Nato. Ha ragione Renzi, serve una strategia globale»
casiniL’intervista di Umberto De Giovannangeli a Pier Ferdinando Casini pubblicata su L’Unità

«Nessun mistero, nessuno scavalco del Parlamento. Ma se qualcuno pensa che la politica del nostro governo e della maggioranza del Parlamento, sia quella di combattere l’Isis sventolando le bandiere della pace, è un irresponsabile e nella migliore delle ipotesi un pericoloso utopista. A sostenerlo è Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato.

Presidente Casini, il fatto del giorno è l’ipotesi che l’Italia bombardi lo Stato islamico in Iraq. Al di là dell’obbligato passaggio parlamentare, come valuta questa eventualità?
«Prima di tutti va detto siamo in un sistema di alleanze e non ne siamo pentiti, e già in Iraq siamo presenti, ai curdi abbiamo fornito armi, il tutto alla luce del sole e con il beneplacito del Parlamento. Per cui non c’è nessuno scandalo, e quello che sta succedendo si può sintetizzare così: gli americani chiedono agli alleati, tutti, un maggiore impegno in Afghanistan e in Iraq. Noi, rispetto agli altri, abbiamo già l’onere della presenza in Libano, con la missione Unifil 2, e in Afghanistan siamo presenti con forze rilevanti. In più, dietro l’angolo, c’è il problema, per noi rilevante, della Libia». [Continua a leggere]

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Papa Francesco a Cuba e negli Usa

postato il 23 Settembre 2015

A Uno Mattina si parla anche della situazione in Siria e di Isis

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