Tutti i post della categoria: Esteri

Marò: no al processo in India

postato il 19 Febbraio 2014

Non accettiamo per Massimiliano Girone e Salvatore Latorre il processo in India perche’ il sistema giudiziario indiano si e’ dimostrato incapace e inaffidabile, come hanno dimostrato i fatti di questi due anni. Un potere giudiziario che si subordina a quello del governo non puo’ che essere definito inaffidabile. Ci inchiniamo davanti ai due pescatori morti, ma in questa vicenda noi siamo le vittime: dopo due anni non c’e’ ancora un’imputazione nei confronti dei due nostri fucilieri di Marina, ma solo una presunzione di colpevolezza mai dimostrata.

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Maro’: Arbitrato internazionale e intervento immediato Onu

postato il 18 Febbraio 2014 The YouTube ID of bmkZYjDnUtQ?t=2m18s is invalid.

Chiediamo un arbitrato internazionale e un intervento immediato dell’Onu. Dobbiamo essere uniti per rispondere a quella che e’ una vera e propri provocazione. Non si e’ mai visto in un Paese civile che il potere giudiziario chieda consigli al governo sull’applicazione di una legge. Noi siamo molto preoccupati per questo nuovo vulnus che ci proviene dall’India. Il nostro Paese e’ unito e noi siamo soddisfatti dell’attenzione con cui Renzi ci ha promesso che seguira’ questa vicenda che ci brucia fortemente. Noi chiediamo un arbitrato internazionale immediato un intervento delle Nazioni unite immediato perche’ i nostri maro’ non possono essere giudicati da un sistema inaffidabile come quello indiano.

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MARO’: LETTERA PRESIDENTI COMMISSIONI BICAMERALI ESTERI E DIFESA A 162 PAESI UIP

postato il 6 Febbraio 2014

I presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa del Senato, Pier Ferdinando Casini e Nicola Latorre, e della Camera, Fabrizio Cicchitto ed Elio Vito, che recentemente hanno guidato una missione parlamentare bicamerale a Nuova Delhi per la vicenda dei marò, insieme al presidente del Gruppo italiano dell’Unione interparlamentare (UIP), Antonio Martino, hanno indirizzato, a questo riguardo, una lettera a tutti i presidenti dei 162 Paesi aderenti all’Unione Interparlamentare.
L’UIP è l’organizzazione internazionale più antica e riunisce, nella sede di Ginevra, delegazioni di tutte le assemblee legislative del mondo, tra cui l’India. Recentemente ne sono stati presidenti l’on. Pier Ferdinando Casini e prima di lui, dal 1999 al 2002, la parlamentare indiana, Najma Heptulla”.
Di seguito il testo della lettera. [Continua a leggere]

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«In missione a Delhi per sostenere i marò e far valere il diritto»

postato il 26 Gennaio 2014

L’intervista a Pier Ferdinando Casini pubblicata sul “Corriere della Sera” di Virginia Piccolillo

Da quasi due anni Salvatore Girone e Massimiliano Latorre sono sotto accusa per la morte di due pescatori del Kerala. Ancora non sanno se il 3 febbraio verrà formulata per loro un’accusa di omicidio o di terrorismo, in base al Sua Act che prevede la pena di morte. In questi giorni sui media indiani è filtrato uno scontro tra il ministro dell’Interno, accusato di aver «ignorato un determinante parere legale» e quello degli Esteri, «furioso» perché il collega intende accusare i marò dì terrorismo.

Presidente Pier Ferdinando Casini, oggi con una delegazione italiana volerà a Delhi. Andate a riprenderli?
«No. Non spetta a noi. E non vogliamo alimentare false aspettative. È però importante che una delegazione composta dalle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, con i presidenti e rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari, si presenti unita in India». [Continua a leggere]

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Quel che andiamo a fare in India per i nostri marò

postato il 24 Gennaio 2014

La lettera di Pier Ferdinando Casini al direttore di “Libero” Maurizio Belpietro

Caro direttore,
ho letto con grande interesse l’articolo che Maria Giovanna Maglie ha dedicato alla missione che una delegazione parlamentare compirà tra breve per visitare i due fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trattenuti in India da quasi due anni. E mi preme fare qualche precisazione sulle motivazioni della visita. Come tutti sanno, si tratta di una vicenda complessa e dolorosa, che ha ancora molti punti oscuri e che da parte italiana, fin dall’inizio, non è stata sicuramente gestita nel migliore dei modi. Per questo ho proposto che il Parlamento attivi una commissione d’inchiesta sulla vicenda, in modo che ciascuno, compreso chi ha sbagliato, si assuma in pieno la sua responsabilità. Ma ho precisato che questo chiarimento sarà bene avviarlo solo dopo che Latorre e Girone saranno tornati a casa, perché farlo adesso, mentre loro sono sotto processo in india, rischia solo di peggiorare le cose. [Continua a leggere]

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Marò: Riportiamoli a casa. E poi indaghi il nostro Parlamento

postato il 12 Gennaio 2014

Caro Direttore,

ho motivo per ritenere che l’esasperazione della campagna elettorale in corso in India e la crescente influenza nazionalista possano essere contrastate più efficacemente da parte nostra mettendo a punto nelle sedi competenti strategie serie che chiamino in causa autorità sovranazionali nell’ambito della giurisdizione Onu. Di qui il vertice che si è svolto ieri in sede di governo e le determinazioni che potranno avere anche un carattere riservato per evitare un gigantesco polverone che, a questo punto, può solo danneggiare ulteriormente i nostri marò. A questo orientamento si sono peraltro ispirate le Commissioni Esteri e Difesa del Parlamento italiano che in più di un’occasione hanno approfondito il tema con i ministri interessati e con il commissario straordinario, Staffan De Mistura.
Detto questo, mi preme essere chiaro e non reticente: una grande nazione come l’Italia nei momenti di difficoltà deve trovare l’unità necessaria per affrontare le avversità. Non c’è spazio per polemiche né per strumentalizzazioni che potrebbero servire a raccattare qualche voto in più, ma certo non farebbero l’interesse nazionale. D’altronde quando Danilo Taino scrive «non lasciamoli soli», penso intenda cogliere questo aspetto del problema. Ho già espresso in sede parlamentare che all’indomani della soluzione, in Italia si dovrà avviare un serio approfondimento su modalità di gestione, disfunzioni nella catena di comando e mancanza di una coerente strategia di approccio a questo incidente internazionale.
Nessuno di noi ha dimenticato l’inspiegabile rientro in porto della nostra nave, o il pericoloso ondeggiamento in ordine ad ipotesi diverse e formulate nel giro di pochi giorni circa il rientro dei nostri militari dopo le vacanze di Natale dell’anno scorso. Una commissione d’inchiesta parlamentare sarà a mio parere lo strumento più serio perché questa vicenda si concluda assegnando a ciascuno la sua precisa parte di responsabilità. Ma solo dopo il rientro dei due militari a casa, non prima.

 

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Casini: «Interessi comuni fra l’Iran e l’Occidente»

postato il 8 Gennaio 2014

Senza gli ayatollah, qualsiasi strategia regionale rischia il fallimento

«Sarebbe un errore, anzi un gravissimo errore, non portare l’Iran al tavolo per la conferenza internazionale sulla Siria. Nessuna pace potrà dirsi durevole, nell’intera area del Medio Oriente, senza il supporto e il sostegno di Teheran. Qualsiasi strategia regionale rischia il fallimento senza l’Iran». Pier Ferdinando Casini in questi giorni è nella capitale iraniana come presidente della commissione Affari esteri del Senato. Sta incontrando molti protagonisti della scena politica iraniana, incluso il ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif.

L’Italia continua a credere nel dialogo con l’Iran. Pochi giorni fa la visita del ministro Emma Bonino, primo ministro degli Esteri dell’Unione Europea a raggiungere Teheran da dieci anni a questa parte. Ora lei, Casini…

«L’Italia vanta un credito nei confronti dell’Iran. La visita del ministro Bonino, l’incontro di Enrico Letta alle Nazioni Unite col presidente iraniano Rouhani, ora noi del Parlamento… Non nascondiamoci dietro a un dito, stiamo subendo il pregiudizio negativo di non essere al tavolo di Ginevra. Nonostante questo, I’Italia è vista come un interlocutore privilegiato. In Iran abbiamo sia grandi che medie e piccole imprese italiane molto attive, tutte nei settori non colpiti dall’embargo».

Intanto l’Iran non appare nella prima lista dei Paesi convocati al tavolo di Ginevra sulla Siria. E Teheran non intende accettare comunque un «ruolo secondario».

«La verità è che l’Occidente ha un grandissimo bisogno dell’Iran per una strategia regionale convincente. In Afghanistan siamo alla vigilia del ritiro delle truppe e c’è un serio rischio di ritorno al passato, con oltretutto un preoccupante aumento della coltivazione e produzione di oppiacei e in generale delle droghe: l’aiuto dell’Iran sarà essenziale. In quanto alla stabilizzazione dell’Iraq, unico altro Paese sciita dell’area, è ovvio dover contare su Teheran: pure qui l’Iran e l’Occidente hanno un interesse comune, battere i militanti sunniti di Al Qaeda. Hezbollah è un attore ormai globale, sia per la Siria che per il Libano. E la stessa questione palestinese trova nell’Iran un interlocutore obbligato».

 Lei crede che gli Stati Uniti la pensino così? Cioè che arrivino alle sue stesse conclusioni?

«Il disgelo tra Iran e Occidente, quindi con gli Stati Uniti, non è frutto di un sentimento generico ma, appunto, di interessi comuni. E se l’Occidente ha le sue esigenze di stabilità in quel quadrante geografico, l’Iran subisce pesantemente gli effetti delle sanzioni soprattutto nei settori di alta tecnologia. In quanto agli Usa, io credo che se l’amministrazione Obama ha deciso di impegnarsi nei negoziati sul nucleare, sa che non possono fallire. E lo stesso vale per la dirigenza iraniana: e qui bisogna tenere conto che molti settori interni, soprattutto quelli più conservatori, prosperano anche economicamente proprio sulle sanzioni».

In tutto questo quadro internazionale, però, Israele appare duramente ostile verso qualsiasi accordo con l’Iran. Cosa ne pensa?

«Credo che Israele svolga ottimamente il suo ruolo e faccia bene a mettere in guardia l’Occidente da qualsiasi eccesso di ingenuità. Ma Israele sa con altrettanta chiarezza che la sua difesa è imperniata sul realismo. Una volta garantito che il processo di intesa sul nucleare è una cosa seria, anche Israele capirà. Avremo, come Italia, il nostro ruolo, in questo chiarimento: nel nostro Paese non c’è una sola forza politica che possa essere considerata in alcun modo anti-israeliana…».

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Daul assuma vicepresid​enza IDC

postato il 12 Novembre 2013

Sarà prestigioso successore di Martens
Pier Ferdinando CasiniEsprimo le più vive congratulazioni a Joseph Daul, neo presidente del Partito Popolare Europeo. Sono certo che continuerà ad assicurare la sua alta e prestigiosa collaborazione all’Internazionale democratico cristiana di cui lo invito ad assumere la vicepresidenza, sostituendo così il nostro Wilfried Martens che ha cooperato sempre, durante la sua vita politica, per rafforzare nel mondo l’impegno contro il populismo per la libertà e la pace.

Pier Ferdinando

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Aung San Suu Kyi paladina di libertà e statista

postato il 28 Ottobre 2013

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Aung San Suu Kyi non solo è una donna straordinaria, ma anche una testimone coraggiosa della nostra epoca, dei diritti umani e delle libertà democratiche.
Oggi alla paladina della libertà, chiusa in uno Stato non democratico, si sostituisce la statista che lavora per concretizzare quella transizione. Il cambiamento auspicato della Costituzione in Birmania dovrà assicurare un mutamento, volto a garantire un’autentica libertà in termini politici e religiosi.

Pier Ferdinando

 

Foto: ©2013 Archivio fotografico, Senato della Repubblica

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Far cadere il governo è pura irrazionalità politica

postato il 11 Settembre 2013

Errore politico un’azione militare in Siria

L’intervento integrale

Signor Presidente del Senato, signor Presidente del Consiglio,
dividerò in due parti il mio breve intervento, seguendo la traccia dell’informativa del presidente Letta: le prime riflessioni sono sulla dichiarazione finale del Vertice di San Pietroburgo per la crescita e l’occupazione, mentre la seconda parte affronterà il tema della Siria.
Vorrei evitare di ripetere le considerazioni che il Presidente ha svolto, poiché tutti noi abbiamo conoscenza della questione e dei termini in cui essa si presenta al Parlamento, ma vorrei riassumere il tutto con una frase: è molto difficile rialzarsi, ma è molto facile compromettere i risultati in un solo momento.
Signor Presidente del Consiglio, sappiamo che se lei si è presentato a San Pietroburgo con le carte in regola, questo è stato prima di tutto grazie al sacrificio degli italiani e poi allo strumento con cui questi sacrifici si sono realizzati: sono state le azioni conseguenti, coerenti e dolorose, che il governo Monti prima e il Governo che ella presiede oggi, coerentemente hanno messo in atto per il risanamento del bilancio pubblico e per il rilancio del nostro Paese. Tutto quello che dovesse intervenire oggi a bloccare questo lavoro, rendendo vani i sacrifici degli italiani, si configurerebbe come un atto di pura irresponsabilità politica.
Per questo, lo dico con franchezza, guardando in faccia i colleghi degli altri Gruppi politici, ci rendiamo conto che la situazione è delicata per tante ragioni, che coinvolgono personalità politiche importanti e fondamentali per alcune aree in particolare.
Ma noi riteniamo che queste incomprensioni debbano essere superate facendo leva sul rispetto delle regole dello Stato di diritto, sul rispetto che sempre si deve nutrire per i membri del Parlamento, in particolare – per chi tali li ritiene – per gli avversari politici, ma nulla può responsabilmente compromettere l’esito di questo Governo. Lo sforzo che gli italiani stanno facendo suo tramite non può essere interrotto e, soprattutto, non può essere vanificato. E voglio dire anche un’altra cosa rivolgendomi al ministro Saccomanni.
Non mi è piaciuto lo spettacolo estivo di un Ministro che viene tirato per la giacca dagli uni e dagli altri rendendogli ancora più complicato il lavoro che, responsabilmente e con spirito di servizio, sta facendo per il nostro Paese. Voglio esprimere a lei, signor Ministro, la solidarietà mia e del mio Gruppo. E’ il Governo Letta non è il secondo tempo della nostra campagna elettorale: è un Governo di compromesso politico, perché così è inevitabilmente.
Ci sono punti che stanno più a cuore al centrodestra e punti che stanno più a cuore ad altre parti politiche, ma dobbiamo dare a chi ci governa il compito di fare una sintesi perché se su ogni questione siamo all’ultima spiaggia diventa impossibile per chiunque governare e credo che nessuno, purtroppo, abbia la bacchetta magica. Questo è quasi tutto. Dopodiché siamo d’accordo sul coinvolgimento delle parti sociali, sul fatto che bisogna abbinare rigore e crescita, sulla necessità che la lotta all’evasione fiscale e alle elusioni vengano poste in essere al livello planetario perché altrimenti è impossibile che ciascun Paese possa efficacemente affrontare la questione.
In ordine all’ultima considerazione che intendo fare sul primo capitolo, siamo fortemente convinti che bisogna fare uno sforzo per abbassare le tasse sul lavoro. Sul tema del cuneo fiscale l’Italia si è impegnata. Sono importantissime sia le misure sull’IMU che il blocco dell’aumento dell’IVA, ma oggi c’è la necessità di dare un drastico segnale sul tema del cuneo fiscale e delle tasse sul lavoro.
Quanto al secondo punto, cioè la Siria, vorrei essere non diplomatico, ma – se è possibile – abbastanza brutale. La posizione italiana è ineccepibile ed è frutto della convergenza tra il Parlamento e il Governo. Se l’Italia ha potuto testimoniare in sede di G20 e in sede di ONU e di Europa una posizione coerente e lineare è stato perché il 27 agosto, nelle Commissioni congiunte affari esteri di Camera e Senato c’è stata una convergenza di tutte le parti politiche.
Non ci sono state divisioni tra maggioranza e opposizione, non dico tra destra e sinistra, ma – ripeto – tra maggioranza e opposizione. Non ci sono state diversità. Noi riteniamo che sia un errore politico di primaria grandezza un’azione militare verso la Siria. E voglio essere brutale. Qui non c’è uno Stato combattuto da democratici e liberali che vogliono sostituire al despota qualcosa di migliore. Qui c’è uno Stato terroristico combattuto da bande terroristiche.
Questo è testimoniato in modo straordinario proprio da Domenico Quirico nel suo reportage che ha fatto ieri per la stampa. Se si fosse intervenuti con preveggenza un anno è mezzo fa si sarebbero evitati i profughi, i morti, ma soprattutto si sarebbe potuta modellare l’opposizione siriana incanalandola secondo binari costruttivi. Questo non si è fatto perché c’è stata un’incertezza, una inadeguatezza, una incapacità di visione. Oggi intervenire dopo che tanti crimini sono stati perpetrati, di tutte le nature e di tutte le modalità, con armi chimiche, ma non solo, dal regime e non solo da questo, anche dalle bande terroristiche che al regime si contrappongono, significa andare a incendiare irresponsabilmente ancora di più un Paese.
Sotto voce dico ai colleghi che vorrei tanto sapere che cosa pensano gli israeliani nel proprio intimo, e non attraverso dichiarazioni pubbliche, della possibilità di avere a fianco, a qualche chilometro dai loro confini, non un nemico che conoscono molto bene, ma un Paese in cui scorazzano bande terroristiche di Al Qaeda.
Noi abbiamo fatto un percorso giusto. L’Italia, questa volta, ha finalmente assunto una posizione che non va modificata di una virgola. Capisco qualche imbarazzo che il nostro Presidente del Consiglio deve aver avuto al G20, essendo stato strattonato da una parte e dall’altra. La nostra posizione, però, è emersa cristallina perché è giusta.
Noi diciamo che, senza un coinvolgimento dell’ONU, non ci può essere una nostra presenza in alcuna azione. Ma che cosa vuol dire questo? Traduciamolo in parole povere. Vuol dire che, se la Russia e gli Stati Uniti non si mettono d’accordo, e cioè l’ONU non si pronuncia, diventa irresponsabile un’azione unilaterale. Essa, tra parentesi, scatenerebbe una sorta di guerra strisciante tra Russia e Stati Uniti sulla vicenda del Medio Oriente e noi abbiamo bisogno della Russia. Abbiamo bisogno della Russia per la Siria. Abbiamo bisogno della Russia per l’Iran. Abbiamo bisogno della Russia per governare un’area di instabilità. Le primavere arabe ci hanno consegnato una situazione in cui si è dispersa quella statualità dei singoli Stati a cui eravamo abituati a rapportarci. Questo è capitato in Libia. Diciamo la verità: le riluttanze di Berlusconi erano giuste allora e probabilmente non sono state percepite.
Alla fine oggi che cosa abbiamo? Abbiamo una instabilità ingovernabile a qualche chilometro dalle nostre coste.
Vorrei far notare ai colleghi – amo il Parlamento e il parlamentarismo – che questa volta i Parlamenti hanno battuto un colpo e mi riferisco non solo a quel poco che modestamente abbiamo potuto fare noi. Non avevamo problemi con il Governo perché la ministro Bonino è stata ineccepibile in Commissione e anche in Aula. Ma i Parlamenti hanno parlato in Gran Bretagna, nella culla del parlamentarismo, dove non capita mai che un Governo venga messo in minoranza.
Negli Stati Uniti, in quest’ultime ore, si sta ancora contrattando.
Parliamo di riforme costituzionali. In un sistema presidenziale per eccellenza il Presidente in capo, il Capo delle Forze armate, deve parlare con l’ultimo parlamentare. Ma questa non è una debolezza. È la ricchezza della democrazia e del Parlamento a cui noi tante volte non riusciamo ancora in qualche modo ad essere consapevoli. Eppure, questo è il ruolo del Parlamento.
La ringrazio, Presidente, della sua tolleranza. Termino l’intervento dicendo che Ginevra 2 è una pagina davvero giusta. Dobbiamo spingere per Ginevra 2 e dobbiamo riflettere sul grande messaggio di Papa Francesco. In quella piazza, dove erano presenti il ministro Mauro e altre personalità, si è realizzato veramente un momento di grande riflessione anche sull’esistenza e il ruolo della politica.

 

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