Tutti i post della categoria: Esteri

Colombia, l’Idc condanna con fermezza attentato a Londono

postato il 16 Maggio 2012

Esprimo a nome dell’Internazionale Democratico Cristiana la più ferma condanna verso il violento attentato di Bogotà contro l’ex ministro dell’Interno e della Giustizia colombiano Fernando Londono, che ha portato alla morte di due persone e al ferimento di altre trentotto. Serve uno sforzo comune perché in Colombia il terrorismo non metta a repentaglio gli ideali di pace e democrazia.

Pier Ferdinando

 

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Speriamo che l’Occidente si svegli

postato il 30 Aprile 2012

Agli Europei di calcio non giri lo sguardo

Bisogna pensare seriamente alla possibilità di boicottare, nelle forme e nei modi che si riterranno opportuni, gli Europei di calcio. Non e’ possibile che un Paese come l’Ucraina pensi a costruirsi una vetrina e lasci in galera gli oppositori politici. Un Occidente che ancora una volta si voltasse dall’altra parte darebbe una pessima idea di sé.  Speriamo che si svegli!

Pier Ferdinando

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Ungheria, un altro punto di vista

postato il 18 Aprile 2012

Le vicende ungheresi sono da tempo seguite con attenzione dalla comunità internazionale e non hanno mancato di destare  anche qualche preoccupazione. Per completezza di informazione e in nome del pluralismo pubblichiamo l’opinione di un nostro volontario che recentemente si è recato in Ungheria, nella speranza di alimentare un dibattito positivo per far crescere l’Europa e l’Ungheria.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Umberto Velletri

È da svariati mesi, che il governo ungherese, ed in primis il Primo Ministro Viktor Orban,  sono sotto l’attacco di tutta una schiera di giornali e giornalisti faziosi che hanno montato, e continuano a farlo, una farsa contro le istituzioni magiare.

Ho passato le ultime settimane in Ungheria, ed ho potuto vedere con i miei occhi, e soprattutto sentire l’opinione di quanti vivono lì e difendono con orgoglio gli interessi di tutta la nazione.

Tanti giovani, e non, mi hanno raccontato del buon operato di questo governo, e di quanto nella persone di Orban vi sia l’interesse per risollevare le sorti di un popolo, che per troppi anni non è stato libero di scegliere nemmeno un prodotto rispetto ad un altro, di un popolo che ha fatto file giornaliere per un po’ di pane, di un popolo che è stanco di vedere al potere le solite figure che, come i loro predecessori del periodo comunista, continuano a mentire (ad esempio l’ex primo ministro Ferenc Gyurcsàny).

Ovviamente, come in una buona democrazia che si rispetti, anche in Ungheria vi sono gli oppositori e vi sono tanti liberi cittadini che non si rivedono nella politica di Orban, che magari agli occhi di tutti sembrerebbe un po’ autoritaria.

Ed è proprio questo ciò che distingue il governo magiaro: poche parole e molti fatti, molta serietà e poca ridicolizzazione di quel 55% di popolo che ha scelto di voltare pagina.

La situazione sociale interna non è delle più semplici, le divisioni sono molteplici, come molteplici sono i problemi che si hanno tra gli ungheresi e le etnie rom residenti nel territorio, ed è questo uno dei primi punti sulla quale il governo sta lavorando.

Un governo che, inoltre, sta ridando le chiavi dell’economia agli ungheresi dopo anni di sfruttamenti economico di imprese straniere.

Un governo che ha cambiato, finalmente, una costituzione che è stata figlia dell’occupazione comunista post seconda guerra mondiale, e che per tutto il periodo della dittatura ha fatto incetta di incarcerazioni ed esecuzioni.

Un governo scomodo sia agli oppositori che a quanti in Europa stessa pensano di sfruttare la dignità e l’orgoglio di quei 15 milioni di ungheresi che, figli di una storia bellissima, da più di 1000 anni, grazie all’edificazione da parte di Santo Stefano, sono legati alla loro nazione: l’Ungheria.

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L’arresto dei marò italiani viola il diritto internazionale

postato il 17 Marzo 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Vincenzo Massimo Pezzuto

Nella vicenda che coinvolge i marò italiani un dato fondamentale non può essere tralasciato: la violazione da parte dell’India delle norme vigenti del diritto internazionale. L’India sembra aver dimenticato che nel diritto internazionale consuetudinario vige il principio dell’immunità funzionale, una regola antichissima in quanto risalente al lontano ’700. I due marò hanno agito nell’ambito di una funzione ufficiale per conto dello Stato italiano, adempiendo la missione anti-pirateria prevista dalla legge italiana e autorizzata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Pertanto gli atti di un organo dello Stato connessi all’esercizio delle funzioni vanno imputati allo Stato e non alle persone che li hanno commessi.

Quindi un eventuale illecito va direttamente imputato all’Italia nell’ambito del diritto internazionale e non al soldato nell’ambito del diritto penale indiano. A questo punto è auspicabile che l’Italia adotti delle contromisure atte a salvaguardare oltre che i nostri due valorosi connazionali, anche l’incisività e l’efficacia della lotta anti-pirateria, missione che rischia subire un duro colpo a seguito di tale vicenda.
Diverse sono le soluzioni attuabili: l’interruzione dei rapporti diplomatici, la richiesta di apertura di una commissione di inchiesta o di arbitrato, il ricorso al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Non è ammissibile quanto sta accadendo, soprattutto perchè l’Italia ha sempre applicato correttamente il diritto internazionale, malgrado ciò abbia spesso comportato dure reazione da parte dell’opinione pubblica. Un esempio è costituito dalla vicenda Calipari e dal caccia americano in volo a bassa quota che fece precipitare la funivia del Cermis.

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Siria, si fermi la mano di Assad

postato il 4 Febbraio 2012

Le ultime immagini che da internet giungono dalla capitale della rivolta siriana Homs sono terribili: le forze di Bashar al Assad hanno bersagliato con colpi di mortaio diversi quartieri della città situata nel centro del Paese, roccaforte della rivolta: una carneficina, hanno raccontato attivisti dell’Osservatorio siriano per i Diritti umani. Ci sarebbero anche centinaia di feriti. Sembra dunque necessaria ed urgente una presa di posizione delle Nazioni Unite che dovrebbe arrivare entro 48 ore considerato che c’è già una bozza di risoluzione arabo-occidentale che condanna la repressione compiuta in Siria dal regime di Bashar al Assad  in “blu” cioè che si potrà votare in tempi strettissimi. Fondati però si sono dimostrati i timori di Pier Ferdinando Casini che già il 27 gennaio su twitter esprimeva preoccupazione per la reazione russa:

Fino a poche ore fa, infatti il vice ministro  degli Esteri russo, Ghennady Gatilov, aveva dichiarato di non poter appoggiare la risoluzione, nonostante le modifiche apportate, perché non presi in sufficiente considerazione i paletti posti dal suo governo. Ma Gatilov aveva comunque evitato di minacciare espressamente un eventuale ricorso russo al diritto di veto, come per contro aveva fatto in precedenza il suo ambasciatore al Palazzo di Vetro, Vitaly Churkin.

La versione emendata del testo, secondo le ultime notizie, sembra però aver ridotto le preoccupazioni russe. La sempre attenta e informata Claudia Vago, Tigella per gli utenti di Twitter, ci insinua però un dubbio:

Non resta che aspettare la votazione delle Nazione Unite, sperando che la previsione di Claudia Vago non sia esatta.

La Redazione

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Ricordare impegno di Tremaglia su voto italiani all’estero

postato il 1 Febbraio 2012


Pier Ferdinando Casini ricorda Mirko Tremaglia: ha amato l’Italia, la sua storia, la sua identità. Ha amato gli italiani, in patria e all’estero. Ha avuto un’ostinazione incredibile nel rivendicare il voto degli italiani all’estero. Oggi c’è la necessità di far sentire a tanti che nascono e studiano in Italia un comune destino, coinvolgerli in una comune identità di appartenenza al nostro Paese.

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Ungheria, una prova per l’Ue

postato il 5 Gennaio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

Quanto sta accadendo in Ungheria è assai preoccupante. Il locale governo di centrodestra ha, cavalcando l’onda lunga della crisi economica, scelto di imboccare una via autoritaria, procedendo a una revisione profonda della Costituzione nazionale e minando il principio liberale della separazione tra i poteri (trasformando, di fatto, in enti subordinati la Corte suprema e la Banca Centrale). Il protagonista assoluto di questa manovra è il Premier Viktor Orbán, leader del partito di maggioranza Fidesz, che ha deciso, da una parte, di sbattere in faccia la porta all’Ue e al FMI – sostenendo che «non c’è nessuno al mondo che possa dire ai deputati eletti dal popolo ungherese quali leggi possono o non possono votare» – e, dall’altra, di rilanciare la demagogia del nazionalismo, tornando ad agitare il sogno di una Grande Ungheria.

Pugno duro, quindi, contro l’Unione Europea, rea di voler “commissariare la democrazia nel Paese” (e dire che io una cosa del genere l’ho sentita pure qui in Italia, eh). Certo, ora che senza aiuti internazionali, la situazione economica ungherese è arrivata sull’orlo del collasso (Iva al 27%, tassi di debito oltre il 10 per cento, valore del fiorino crollato), il premier Orbán pare stia riconsiderando la sua posizione: ma il punto della discussione resta un altro. E cioè questo: come è possibile che l’Ue non abbia reagito, fin da subito, di fronte all’involuzione autoritaria del governo di Budapest? Come è possibile che i nostri organi comunitari non abbiano alzato fin da subito la voce, stroncando sul nascere le velleità di Orbán? Vladimiro Zagrebelsky, su La Stampa di oggi, ha ragionato in modo approfondito su questo punto, spiegando che è “in Europa le vicende interne agli Stati membri, siano esse economiche o relative alla democrazia e alle libertà civili, riguardano tutti, istituzioni europee e cittadini”. Il rispetto dei principi liberali e dei diritti civili in ogni Stato membro non è un affare nazionale, ma una responsabilità comune: e se uno degli Stati, come nel caso dell’Ungheria, decide di mettersi fuori dal rispetto delle basilari regole di convivenza civile, la soluzione non può certo essere il “congelamento” della sua adesione, o in caso estremo, la sua “espulsione”, dall’UE. Lo ha spiegato bene Le Monde, ieri, scrivendo che l’Europa “non può rimanere indifferente: una comunità di valori democratici condivisi ha l’obbligo di intervenire per tutelarli”.

In Ungheria è in gioco il rispetto della Democrazia. L’Unione Europea ha il dovere di intervenire per riportare l’ordine e ricordare che la nostra Unione non è solo un fatto giuridico.

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In ricordo di Vaclav Havel

postato il 19 Dicembre 2011

Vaclav Havel fu eroe ma soprattutto maestro di libertà e democrazia. Non dimenticherò mai la sua lezione politica e il sorriso di uomo libero.

Pier Ferdinando

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Chiediamo la libertà per il Tibet

postato il 13 Dicembre 2011

Dialogare con la Cina ma i nostri valori sono indisponibili

Non c’e’ pace senza libertà e in Tibet non c’e’ libertà. Si tratta di accettare diverse opzioni culturali, religiose, etniche che possono convivere in un grande Paese. Noi dobbiamo dialogare con le autorità cinesi perché la Cina è un grande Paese, ma i nostri valori sono indisponibili: nel dialogo non ci può essere cedimento alle ragioni altrui, ci deve essere anche la rivendicazione di diritti che vanno rispettati, primo fra tutti la difesa dei diritti umani.

Pier Ferdinando

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