Tutti i post della categoria: Giovani

Se i modelli sono questi…

postato il 12 Agosto 2010

“Riceviamo e pubblichiamo” di Chiara Cudini.

Di fronte al crescente numero di scandali che coinvolgono la politica nasce spontanea una riflessione. Se si guarda l’intero sistema in cui la politica si inserisce, la società, si nota che la questione moralità colpisce molto altro, allo sport, al mondo dello spettacolo… praticamente tutte le organizzazioni sociali e le istituzioni in vista ad un certo punto danno motivo di parlare di sé.

Prendiamo quindi il recente “caso Belen”, coinvolta nell’inchiesta che ha fatto chiudere due famose discoteche di Milano, l’Hollywood e The Club, per spaccio di droga. La testimonianza di Belen Rodriguez (“Ho fatto uso di cocaina insieme a Francesca Lodo, a casa sua, solo due volte nei primi giorni di gennaio 2007”), insieme a quella di altre due donne, era stata raccolta nell’ambito dell’inchiesta “Vallettopoli” del 2007 e ha suscitato ora lo scandalo. A febbraio un parlamentare è risultato positivo al test antidroga a cui si sono sottoposti volontariamente 232 parlamentari. Nello stesso mese il famoso personaggio dello spettacolo Morgan dichiara: “Io non uso la cocaina per lo sballo, a me lo sballo non interessa. Lo uso come antidepressivo. Gli psichiatri mi hanno sempre prescritto medicine potenti, che mi facevano star male. Avercene invece di antidepressivi come la cocaina. Fa bene. E Freud la prescriveva. Io la fumo in basi perché non ho voglia di tirare su l’intonaco dalle narici. Me ne faccio di meno, ma almeno è pura”.

Questi sono esempi recenti del comportamento di alcune persone in vista, alle quali si richiede una certa attenzione nel condurre la loro vita, visto che vengono facilmente prese come esempi e modelli di riferimento specie dalle generazioni più giovani. Ma la lista di questi fatti potrebbe andare ben oltre.

Ora, bisogna riconoscere che l’“alta società” è fatta di uomini comuni, che non sono estranei a dubbi, a errori, a indecisioni, e che se agiscono in modo sbagliato spesso è perché loro ritenevano fosse quello giusto o più appropriato. Mi spiego. Ognuno nella vita di tutti i giorni ha davanti delle scelte, che vengono prese in base a ciò che uno ritiene il “bene” per se stesso e che alle volte può non essere il bene comune (es: per poter godere di una vita serena e senza problemi finanziari, scelgo di arricchirmi in tutti i modi, anche illegali). Altre volte capita che una persona agisca in un determinato modo pensando di fare del bene per una certa persona, in realtà finisce però per danneggiarla (es: la madre, iperprotettiva verso il figlio, non gli lascia i suoi spazi, le sue responsabilità e le sue libertà). Detto con le parole di Hegel, noto filosofo tedesco (1770-1831): “La coscienza che propone la legge del suo cuore avverte dunque la resistenza da parte di altri, perché essa contraddice alle leggi altrettanto singole del cuore loro” (Fenomenologia, vol.1).

Ammesso quindi che persone comuni, come noi, possono sbagliare, non si può comunque non stupirsi di fronte agli scandali che di giorno in giorno vengono sollevati: corruzione, droga, pedofilia, risse in parlamento e via dicendo. Infatti, resta il fatto che certi errori non danneggiano solo la reputazione di una persona, ma sono sbagli che si riflettono sulla massa. Come possiamo infatti noi “spettatori” reagire di fronte a tutto ciò? Molti saranno portati a pensare “se possono farlo loro, lo posso fare anche io”, prendendo a modello queste persone; altri perderanno ogni fiducia; altri ancora impareranno l’indifferenza per non procurarsi più tanti dispiaceri e delusioni, rifiutandosi quindi di andare a votare, di accendere la tv, di andare in Chiesa… di credere in qualcosa. Personalmente, penso che ogni mestiere, ogni ruolo abbia una sua importanza e comporti le sue responsabilità. Ad un medico viene richiesta la cura fisica, ma dovrebbe impegnarsi nel curare anche l’anima delle persone sofferenti.

Ad una maestra viene richiesta una buona preparazione, ma sarebbe bene che sapesse rapportarsi in modo costruttivo con i bambini. Ad un politico vengono richieste delle capacità nel gestire lo Stato, ma si sa che prima di tutto dovrebbe occuparsi delle persone. Ad una showgirl e alle persone molto seguite in tv viene richiesto un buon spettacolo, ma dovrebbero stare attente anche al messaggio che trasmettono. In generale, ognuno, indipendentemente dal ruolo che riveste all’interno della società, nella sua vita dovrebbe mantenere una visione generale, tenendo presente di non essere solo ma di vivere circondato da persone con le quali deve convivere, crescere, rapportarsi. Dalle quali riceve qualcosa e alle quali magari offre qualcosa (non mi riferisco all’aspetto materiale).

Ritornando ad Hegel, la soluzione all’antitesi che nasce dalla contrapposizione fra i vari progetti di ogni individuo di realizzare il proprio ideale di vero e di bene, sembra essere proprio quella di uscire dalla propria individualità, giungendo alla consapevolezza di far parte di un’universalità e conferendo quindi alla legge il compito di indicare il vero e il bene universali, riconoscendo a ciascuno tanta libertà quanta questi è disposto a riconoscerne agli altri. Egli era quindi convinto che per una rigenerazione politica, fosse necessaria prima una rigenerazione morale dell’uomo. Ecco allora, che ognuno ridimensionerebbe alcune delle proprie convinzioni, prestando attenzione agli altri e scegliendo che tipo di persona essere. Quest’ultima, a questo punto, può anche diventare modello per qualcun altro.

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La scuola vista da una “maturata”

postato il 18 Luglio 2010

di Chiara Cudini

Ebbene, è “ormai” passata più di una settimana dalla conclusione del mio percorso scolastico. Posso iniziare a vedere con lucidità e senza rancori (qualche nervoso per un determinato professore, per un voto ecc. penso lo si ricordi comunque per lungo tempo) la scuola, la sua organizzazione e la preparazione che essa offre.

Innanzitutto, mi sono diplomata in un liceo scientifico con risultati soddisfacenti, per sottolineare il fatto che alcune critiche che solleverò non sono dettate dall’insoddisfazione personale, anche perché non mi limiterò ad analizzare solo il mio percorso ma anche di miei conoscenti, di quello che so riguardo ad altre scuole, ad alcuni casi di professori, perciò la mia è una visione generale.

Guardandomi indietro, non posso che sentirmi un po’ preoccupata. Mi spiego. Non posso dire di essere contenta riguardo a quello che la scuola offre oggi (ripeto, non necessariamente a livello personale), per due motivi in particolare: l’impreparazione di alcuni insegnanti, non a livello di conoscenze (questo è un altro punto) ma soprattutto a livello pedagogico, in quanto trovo abbiano alcune difficoltà a trasmettere il loro sapere;  le difficoltà crescenti delle scuole per la mancanza di fondi.

Ammetto che fare l’insegnante dev’essere difficile quasi quanto fare il genitore, se pensiamo al ruolo di educatore che dovrebbe avere, e per questo motivo penso che per fare un mestiere del genere si debba possedere una certa passione, una certa dose di pazienza e una preparazione su come affrontare i bambini, gli adolescenti, i “nascenti” adulti. Ho notato, invece, che fare questo mestiere è diventato oggi un ripiego per chi, laureato, non trova lavoro. E non ho nulla da rimproverare a queste persone, se non trovano lavoro un motivo c’è, ma pretenderei comunque da loro un impegno adeguato, che permettesse agli studenti di apprendere ciò che loro sanno, senza imporre loro la loro frustrazione, la loro ideologia. Quest’ultima, in particolare, mi preoccupa. Infatti, esistono ancora casi un cui lo studente, che la pensa diversamente dal professore, deve pagarne le conseguenze e subire una sua valutazione ingiustamente negativa (si sa, gli insegnanti hanno il coltello dalla parte del manico). E non lo trovo affatto giusto per un semplice motivo: la scuola, appunto, ha un ruolo educativo, per il fatto che lo studente, studiando il passato, le ideologie di grandi pensatori, le proposte per il progresso futuro, deve, negli anni in cui inizia a pensare con la sua testa, essere in grado di formare un SUO pensiero, un SUO credo, una SUA ideologia. Se essa si rivelerà sbagliata nel tempo non è un problema, ogni convinzione può cambiare nel corso degli anni. Ma cosa succede se lo studente, evidentemente più maturo, ha già una propria personalità e ideologia? Che non segue semplicemente la massa o non è influenzato da chi lo circonda? Ad alcuni insegnanti non sta bene, perché la pensano diversamente, perché sentono una competizione, perché preferisono avere a che fare con una moltitudine uguale, piatta, più facilmente gestibile, piuttosto che con persone, individui diversi che si stanno formando e che rappresentano il loro futuro.

Inoltre, se alcuni professori si trovano a fare questo mestiere non per passione ma per necessità, lo studente sente un certo rifiuto per questa materia. Si sa, se una cosa non la si fa con passione, si rischia di farla male. Il loro compito dovrebbe essere, invece, quello di coinvolgere direttamente gli studenti, trasmettere l’interesse, puntare sulla curiosità, e, soprattutto, farli entrare nell’ottica dell’epoca, nella testa di quel filosofo piuttosto che di quello scrittore, farli riflettere e pensare.

Ho esposto le critiche agli insegnanti, ma bisogna ovviamente tenere in considerazione la buona fetta di responsabilità degli studenti, i loro atteggiamenti, il loro comportamento, la loro crescente svogliatezza e il loro disimpegno, sarà che ormai gli stimoli sono pochi?

Un altro problema è, appunto, la mancanza di fondi. In tempo di crisi, si sa, bisogna fare delle rinunce, dei tagli ecc., ma non trovo che tagliare sull’istruzione sia di giovamento, proprio perché in futuro, sarà determinante la preparazione e la formazione di quelli che adesso sono “solo” giovani studenti. Insomma, si sta parlando di tagli sul progresso della nazione. A questo proposito mi ha colpito la decisione, in Germania, di fornire uno stipendio mensile di 300 euro agli studenti più meritevoli, sulla base dei voti e non del reddito dei genitori, andando a colpire l’8% della popolazione universitaria per una spesa di 300 milioni di euro all’anno. Infatti, Angelo Bolaffi (direttore dell’Istituto italiano di cultura a Berlino) dichiara che “il ministero dell’Istruzione è l’unico a non aver subito tagli, anzi ad aver beneficiato di aumenti […] tutta l’azione del governo si basa sul presupposto che scuola e ricerca non si toccano, sono settori strategici per chiunque voglia competere nella globalità”. Mi pare un discorso sensato, se si pensa che in Italia c’è la più bassa percentuale di borse di studio (0,12% del Pil contro lo 0,25% della media Ocse) e che quando da noi si assegnano 100.000 borse, in Francia se ne garantiscono 400.000 (dati forniti da Claudio Gentili ne Il corriere della sera). La decisione tedesca ha ovviamente suscitato un dibattito su cosa, fra egualitarismo e meritocrazia, debba prevalere. Ad esempio Roger Abravanel (autore di “Meritocrazia”) appoggia la ministra dell’Istruzione tedesca Annette Schavan, sostenendo che “al centro dell’interesse non c’è più un gruppo sociale (chi ha un basso reddito) ma il singolo individuo col suo valore, sganciato dal proprio contesto economico di origine”, mentre si oppone ad esempio Giovanni Floris (autore di “Mal di merito”) che pensa che “l’aiuto ai meno ricchi serve per sfondare le troppe porte chiuse”.

Al di là del dibattito, fa riflettere come in altri Paesi si punti (con vari mezzi) sull’Istruzione. Quando da noi, si fa sempre più fatica a trovare i fondi per i corsi di recupero, per attivare altre attività o semplicemente per il materiale necessario in una scuola. Queste difficoltà vengono espresse bene da una lettera aperta al ministro Gelmini da parte del dirigente scolastico Antonio Panazzione del liceo scientifico statale di Roma, che solleva il problema di un possibile 6 politico a tutti o di una bocciatura di massa, data l’impossibilità di attivare corsi integrativi. Ed è una difficoltà che riscontra la maggior parte della scuole italiane.

Insomma, non chiedo di avere come insegante un John Keating, protagonista de “L’attimo fuggente” interpretato da Robin Williams, sarebbe pretendere troppo, ma richiederei l’attenzione sull’importanza di avere un insegante valido e umano, soprattutto, con il quale si possa avere un rapporto di stima e rispetto (chi non ha nel cuore un insegante speciale che ricorderà con piacere tutta la vita?). E chiedo attenzione sul delicato problema che il mondo dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sta affrontando, quello della mancanza di soldi, per giungere alla consapevolezza che il progresso e il risollevamento di una nazione parte prorio da qui.

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Ddl intercettazioni: il pensiero di un giovane blogger

postato il 9 Luglio 2010

di Daniele Urciuolo

Oggi, venerdì 9 luglio 2010 è una giornata storica. Per lo sciopero dei mezzi di trasporto pubblico? E che sarà mai? Vorrà dire che andrò alla posta e al supermercato a piedi o, come faceva mio nonno, con la bicicletta. Tanto fa caldo, siamo entrati a pieno regine nella stagione estiva e non dovrebbe piovere. Ma no, oggi c’è un altro sciopero, non so se più importante, ma certamente rilevante: quello dell’informazione. Uno sciopero in cui i giornali non sono stati stampati, i telegiornali non sono andati in onda, o al massimo sono andati in onda ma senza servizi, e i giornali on-line non sono stati aggiornati. Ed è proprio on-line il luogo dove ha inizio la vera battaglia virtuale. Finalmente i blogger come me, anche se non giornalisti, possono diventare protagonisti. Una categoria lavorativa non riconosciuta e non ancora annoverata tra quelle professionali, senza alcuna disciplina, che attraverso un canale di comunicazione non convenzionale, alternativo, fatto di blog, web tv, social network come Facebook e Twitter, si confronta a viso aperto con le Istituzioni del nostro Bel Paese. E senza gridare, senza scendere in piazza a manifestare con bandiere e striscioni, bensì col silenzio intendiamo esprimere il nostro dissenso per un disegno di legge che limita la libertà di informazione. Con le manette alle mani, non saremo in grado, per 24 ore, di digitare sulle tastiere QWERTY dei nostri personal computer nessuna parola, nessun pensiero compiuto, né di caricare immagini o video. Questo è l’unico post anti-post di questa giornata sul mio blog, che è necessario per spiegare agli amici, agli utenti del web, ai naviganti dell’internet-spazio, che il ddl del Governo che vieta la pubblicazione di atti giudiziari e intercettazioni, anche se per qualcuno è considerato “sacrosanto” perché protegge la privacy, non apporta nessuna tutela sul diritto altrettanto sacrosanto dei cittadini a conoscere le cose, e limita l’attività di diffusione delle notizie di giornali, radio, televisioni e blog.

Dal comunicato FNSI (Federazione nazionale della stampa italiana) si legge: “Una giornata di silenzio per protestare contro il disegno di legge Alfano che limita pesantemente la libertà di stampa e prevede pesanti sanzioni contro editori e giornalisti che danno conto di fatti di cronaca giudiziaria ed indagini investigative”.

Dal sito del Corriere.it si legge: “Una giornata di silenzio che in realtà serve a parlare. Una giornata senza radio, televisioni, giornali e siti Internet per far sì che siano i cittadini a rivendicare il proprio diritto a essere informati. Perché la protesta indetta dalla Federazione nazionale della stampa non è la difesa corporativa dei giornalisti, ma il grido di allarme di chi si preoccupa per gli effetti che avrà la nuova legge sulle intercettazioni: limiti forti alla possibilità di diffondere notizie; di fare informazione”.

E ancora: “Si parla di intercettazioni, ma quello che riguarda le conversazioni telefoniche e ambientali è soltanto uno dei tanti divieti di pubblicazione. Nessun colloquio registrato potrà mai più essere reso noto fino alla celebrazione del processo, così come gli atti di indagine anche non più segreti, perché ormai conosciuti dalle parti. «Bisogna salvaguardare la privacy dei cittadini», ripetono i sostenitori della legge. Principio sacrosanto, è vero, ma che va salvaguardato senza intaccare il diritto-dovere dell’informazione. La scelta di imporre ai giornalisti di poter soltanto riassumere le carte processuali in realtà aumenta il pericolo che il contenuto di ogni documento possa essere riportato in termini lacunosi o strumentali. E priva persino gli indagati o gli arrestati della possibilità di utilizzare, per far valere le proprie ragioni, quanto affermato dal giudice o dalla pubblica accusa. Almeno fino al dibattimento. In quella sede la privacy evidentemente non si deve più tutelare, visto che anche le intercettazioni potranno comunque diventare pubbliche”.

Il timore è quello di perdere la libertà di raccontare l’attualità politica, economica e sociale dell’Italia, il rischio è quello di non trovare più articoli, inchieste, commenti, critiche, pareri su determinati argomenti, e si finirà a parlare solo di cani abbandonati, torte di mele e calcio-mercato, dimenticandosi dei veri problemi. Sotto l’ombrellone, mentre alla Camera e al Senato passeranno provvedimenti legislativi, gli italiani dovranno trovarsi un altro svago alternativo alla lettura del giornale, come ad esempio una bella partita a burraco o a bocce.

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Meridionali, arrabbiamoci! Riflessione sui limiti e sulle promesse di riscatto del nostro Sud

postato il 6 Luglio 2010

di Giuseppe Portonera

Tremonti è uno di quei politici che parla poco, ma che quando parla sa sempre il fatto suo. Lo abbiamo conosciuto negli anni sempre intento a far di conto, a gestire questo o quel problema finanziario, molto preciso e puntiglioso. Ultimamente, sarà la febbre da successione nel Pdl, è diventato molto più loquace ed ha sempre una parolina per tutto: ormai, le sue pubbliche uscite a conferenze o incontri con le parti sociali sono davvero imperdibili. Anche perché, di solito, sono sempre vespaio di polemiche. Il nostro ministro non s’è smentito nemmeno qualche giorno fa, quando, intervenendo all’assemblea della Coldiretti, non ha risparmiato critiche alla gestione delle risorse economiche al Sud. “Più il Sud declinava, più i fondi salivano: questa cosa è di una gravità inaccettabile”, ha evidenziato Tremonti, secondo cui la colpa di questo “scandaloso percorso” non è dell’Unione Europea né dei governi nazionali, di destra o sinistra che siano. “È colpa della cialtroneria di chi prende i soldi e non li spende: e siccome i soldi per il Sud saranno di più e non di meno nei prossimi anni, allora non si può continuare con questa gente che sa solo protestare ma non sa fare gli interessi dei cittadini”. Sono parole durissime che, come prevedibile, hanno mandato in bestia i governatori del meridione, che hanno corrisposto pan per focaccia alle critiche ministeriali.

Ma se Tremonti avesse ragione? Insomma, questi fondi esistono (anche quando qualcuno tenta di scipparli) e sono pure belli cospicui. Eppure qui al Sud le cose non vanno per nulla bene: ci sono grandi opere pubbliche che restano incompiute, una sanità che non funziona, scuole o ospedali messi male. Nell’ambito del programma 2007-2013, infatti, il Ministro ha assicurato che c’è stato per il Sud uno stanziamento di fondi europei pari a 44 miliardi, ma – dice – ne sono stati spesi solo 3,6: come mai la maggior parte di questi soldi finisce inutilizzata? Scorrendo velocemente le statistiche ci si rende conto che la Calabria, per esempio, ha utilizzato solo il 12% dei 1.868 milioni di euro assegnati, “perdendone” 1.643,84; seguono la Puglia (16,22%, spreco 2.740,44 milioni), la Sicilia (18,99%, 3.493,96), la Campania (20,8%, 3.251.16). Perché, maledizione? Perché non si usano fino all’ultimo centesimo questi benedetti fondi? Certo, se il nostro ministro è davvero convinto che la colpa sia dei governatori, questi non la pensano proprio come lui e fanno notare che grazie alle Tabelle del Rapporto Strategico 2009 redatto dal Dipartimento Politiche di Sviluppo, si può verificare che sul totale dei Fondi comunitari gestiti dai ministeri (PON), che ammonta a circa 11 miliardi, i ministeri interessati (Sviluppo Economico, Ricerca, Ambiente, Interni, Infrastrutture) hanno speso poco più di 732 milioni di euro, pari al 6,7 % della dotazione disponibile. È ovvio, insomma, che parlando di spreco di soldi, si giocherà a puntare il dito l’uno contro l’altro. Ma io, amici miei, non ci sto. Non voglio cadere nella retorica provata dello scarica-barile, ne fare polemiche autonomiste contro Roma (anche perché sapete bene come la penso su questo punto). Vorrei solo poter vivere in una terra finalmente capace di poter riscoprire l’orgoglio che l’ha sempre contraddistinta e che possa diventare treno motore, anziché vagone al rimorchio. A me piacerebbe che il tutto partisse dal basso, dalla gente comune che non ne può proprio più dei dinosauri della politica che l’hanno solo soffocata per tutto questo tempo; dai nostri laureati e dai nostri geni, che invece di dover emigrare (o meglio, fuggire) potrebbero diventare la leva con cui risollevare la nostra situazione; dai nostri lavoratori, che non possono sempre pagare per primi, vedendosi chiudere la fabbrica in cui hanno lavorato per una vita; da tutti noi, insomma, da chi il Sud lo vive per com’è davvero e non come certi tizi lo vorrebbero fare apparire. Meridionali, arrabbiamoci: ormai ce n’è proprio di bisogno! Per fare capire a chi ci comanda, che non si può spuntare a tempo di elezione e poi sparire nel nulla. Il Sud è attualmente più arretrato del Nord e la questione meridionale tiene banco da 150 anni, ok. Ma chi l’ha detto che le cose non possono cambiare? Chi l’ha detto che le nostre potenziali sono minori di quelle della Padania? Il cammino è lungo e faticoso, ma sono convito che non si possa più permettere che a decidere la strada siano sempre i soliti spreconi che ci hanno governato: favoriamo il ricambio generazionale, lanciamo la rivoluzione della buona politica proprio da qui, dal “malfamato, mafioso e sprecone” Sud. Le potenzialità non mancano, ma servono molta, molta buona volontà e tanta caparbietà. Perché il nostro futuro sia migliore del nostro passato.

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Emendamento Udc alla Manovra: Agevolazioni per le assunzioni di giovani fino a 30 anni

postato il 3 Luglio 2010

di Marta Romano

Sono stati presentati oggi, da parte dell’UDC, alcuni emendamenti alla manovra finanziaria che si appresta ad essere discussa in Senato. Tra le varie proposte, tutte molto valide e facilmente comprensibili, vorrei riflettere su una in particolare: Agevolazioni per le assunzioni di giovani fino a 30 anni.

Ormai il tempo della campagna elettorale è finito, è finito il tempo degli spot e delle trovate pubblicitarie: è giunta l’ora delle proposte concrete. Questo emendamento propone una seria opportunità di sviluppo per l’Italia e per il settore delle imprese, senza sottovalutare le ottime reazioni che l’approvazione di questo emendamento potrebbe provocare nell’ambito del giovane impiego.

Non si parla di belle parole, di quelle che si sprecano in politica, di quelle che illudono i ragazzi che però, nonostante le rassicurazioni della campagna elettorale, usciti da scuola, o dall’università, non riescono a trovare alcuna possibilità d’impiego o, nel migliore dei casi, vi è l’assunzione per un tempo determinato, al termine del quale ci si ritrova con un pugno di mosche in mano, senza alcuna certezza del futuro.

E’ la dura legge del precariato.

E allora,  perché non invertire questa tendenza, con una proposta seria e concreta, come quella portata avanti dall’UDC? Analizziamola con maggiore attenzione.

Innanzitutto, nell’emendamento è proposto un credito d’imposta, triennale (2010-2011-2012), pari a 500 euro, per ogni giovane assunto a tempo indeterminato nell’impresa. In questo modo, si ridurrebbe il grande problema della disoccupazione giovanile, e ciò non peserebbe sulle imprese, già in grosse difficoltà a causa della crisi che ha colpito recentemente i mercati.

Altra brillante proposta, è quella di sgravi contributivi del 50% dei contributi dovuti all’INPS per le imprese che assumono giovani a tempo indeterminato. Anche questa proposta avrebbe valore triennale, e rimetterebbe in moto quel meccanismo alla base dello sviluppo, inceppatosi negli ultimi anni.

In questo modo, dunque, è possibile incentivare le imprese ad assumere, a puntare su giovani e, allo stesso tempo, si pone un freno al triste problema dell’emigrazione, che vede protagonisti molti giovani, costretti a lasciare la propria Regione, o addirittura il proprio Paese, per un’opportunità lavorativa.

Forse, in questo modo, Politica e Giovani non saranno più parole distanti e distinte. Forse queste due parole possano incontrarsi su un sentiero comune: quello dello Sviluppo.

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Maturità 2010: troppe insufficienze nei temi di italiano

postato il 2 Luglio 2010

di Marta Romano

E’ apparso stamattina sul Corriere della Sera un articolo che mi ha fatto ragionare a lungo sulla scuola italiana: Maturità, che fatica scrivere in italiano.
Purtroppo, secondo gli esperti dell’INVALSI, nei licei un tema su tre è insufficiente, mentre negli istituti professionali il dato sale vertiginosamente, con otto temi insufficienti su dieci. Dati preoccupanti, che mettono in luce un triste calo della qualità dello studio, che sono l’espressione di un’evidente bocciatura del sistema scuola.
D’altronde, non c’è nulla di cui meravigliarsi, poiché questi dati rispecchiano ciò che siamo abituati a vedere ogni giorno. La repentina invasione degli sms ha portato i ragazzi a dimenticare anche le semplici basi della nostra lingua, già di per sé sottovalutate fin dalle scuole elementari. Il problema, infatti, ha origine, secondo me, nelle scuole primarie. Una maggiore insistenza sulle fondamenta della nostra lingua, sulla grammatica, sulla comprensione testuale, potrebbe far sì che si erga su di esse una buona cultura.
Inoltre, un’altra importante causa di questo progressivo peggioramento degli alunni, credo sia da ricercarsi nella prepotente affermazione di internet. Purtroppo, per causa della tecnologia, non si legge più come prima, né quotidiani, né libri. I ragazzi sono attratti molto di più da uno schermo di pc, piuttosto che da un buon libro. Ma tutto ciò non è del tutto negativo!

Sono convinta che la tecnologia sia un’arma a doppio taglio: se da un lato può distogliere i ragazzi, sempre meno interessati all’attualità, dalla vita circostante, ma dall’altro può ampliare la comunicazione, spronare ad interessarsi e ad informarsi oltre ogni barriera. Perciò, determinare se la tecnologia rappresenti un’innovazione positiva o negativa è molto difficile, poiché questo giudizio è vincolato all’uso che se ne fa di essa.
Infatti, sono convinta che il web possa diventare luogo di crescita culturale. Sarebbe bello scrivere di più, riempire gli schermi dei computer con idee e pensieri, e non spendere le nostre energie giovanili in passatempi che, seppur divertenti, non devono essere altro che passatempi.
D’altronde, durante la mia carriera scolastica, ho incontrato una professoressa che era solita ripetere questa frase: “La crescita e il perfezionamento delle tecniche narrative possono esserci soltanto per mezzo della pratica”. E perché non far sì che la palestra della nostra passione diventi proprio il web?

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In calo il consumo di droga?

postato il 23 Giugno 2010

cocaina4di Adriano Frinchi

Come ogni anno è stata presentata la Relazione annuale al Parlamento sull’uso di sostanze stupefacenti e sullo stato delle tossicodipendenze e un gongolante sottosegretario Carlo Giovanardi, esattamente quello che aveva definito il povero Stefano Cucchi “anoressico, drogato e sieropositivo”, ha annunciato uno stupefacente (è il caso di dirlo) calo nel consumo di droghe ascrivendone il merito all’azione del Governo ed anche alla crisi economica che a quanto pare non è poi così solo psicologica come sostiene il Presidente del Consiglio.

La poderosa relazione governativa, si tratta infatti di ben 487 pagine di dati e commenti, annuncia che i consumatori di sostanze stupefacenti sono passati da 3.934.450 a 2.924.500: un milione di consumatori in meno (-25,7%). Il dato sbandierato dal governo e oggetto di un’intensa peana giornalistica desta però qualche perplessità soprattutto per quanto riguarda la natura dell’indagine: nulla viene detto della metodologia d’indagine e inoltre si citano in maniera vaga le fonti che vengono solamente classificate come “diverse ed indipendenti fonti informative“.

eroina

Ci si potrebbe legittimamente domandare perché una indagine di questo tipo non sia stata affidata all’Istat che è il principale produttore di statistica ufficiale a supporto dei cittadini e dei decisori pubblici. E’ pertanto auspicabile che nei prossimi giorni ci sia da parte del governo qualche chiarimento relativo all’indagine ed è bene che esperti, in particolare di statistica, studino il rapporto governativo per verificarne la bontà dei dati.

In attesa di risposte e di ulteriori analisi dei dati c’è il riscontro degli “addetti ai lavori” che davanti alle trionfalistiche dichiarazioni di Berlusconi e Giovanardi hanno raffreddato gli entusiasmi e hanno snocciolato i loro dati: Fausto D’Egidio, segretario nazionale di Federserd e direttore del Sert di Pescara, non riscontra alcuna diminuzione di richieste di cura e denuncia: «attualmente nel mio Sert ho circa 650 persone in carico, ma ho dovuto introdurre il numero chiuso perche’ sommersi dalle richieste. C’è tanta gente in mezzo alla strada senza cure perche’ mancano risorse e personale. Non ce la facciamo»; dubbi sull’indagine vengono anche da Achille Saletti, presidente dell’associazione Saman, che dalle sue dieci comunità diffuse sul territorio nazionale rileva invece un aumento sia delle droghe legali che di quelle illegali: «In Lombardia ad esempio la domanda di cura non e’ affatto diminuita ma e’ aumentata, e ora arrivano anche i consumatori che abusano san-patrignanodi psicofarmaci e di alcol». Un giudizio duro arriva anche da San Patrignano, comunità apprezzata e portata a modello da Berlusconi e dal centrodestra, per bocca di Andrea Muccioli che parlando di “fantomatici dati” chiede conto al governo di capire sistemi e metodologie di indagine del rapporto 2010. Muccioli non si limita a mettere in dubbio i dati del governo ma lancia un allarme per quanto riguarda “l’espansione del disagio”, secondo il responsabile di San Patrignano l’aumento di coloro che fuggono dalla realtà non è accompagnato da un progressivo aumento dell’aiuto, inoltre le comunità sono profondamente in crisi e purtroppo si configurano come discariche sociali in cui vengono mandate persone in regime di mantenimento farmacologico, non per cambiare ma per sopravvivere. Il figlio di Vincenzo Muccioli ha infine ricordato che negli ultimi 15 anni hanno chiuso oltre 300 comunità e che il numero delle persone che vi risiedono si è dimezzato negli ultimi 10 anni, così come si sono ridotti gli invii in comunità dal carcere.

Il trionfalismo di Giovanardi e Berlusconi stona con la dura realtà riportata da chi ogni giorno si misura col problema droga e con tante, diverse e drammatiche storie di persone, particolarmente giovani, che hanno bisogno di un aiuto concreto e non di una sterile quanto inopportuna campagna propagandistica.

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Prima prova dell’Esame di Maturità 2010

postato il 22 Giugno 2010

di Marta Romano

Solidale con gli amici che stamattina hanno dovuto affrontare la prima prova dell’esame di maturità, ho provato ad immaginarmi nei loro panni. Nei panni dei  ragazzi che oggi, in ogni parte d’Italia, si sono trovati ad affrontare le proprie paure e le proprie emozioni, per compiere  quel passo che segna la fine di un’esperienza e l’inizio di un nuovo tipo di prova: la vita.
 

 

Ore 8.00 del mattino, tutti i banchi allineati, ben distanziati tra di loro. Seduta ad un banco, nelle file  centrali, di poco a destra, ci sono io. Abiti sportivi e comodi, una goccia di sudore, sicuramente non dovuta al calore, mi scorre sulla tempia, mentre le mie mani agitate giocherellano con un braccialetto, ignara vittima della mia ansia. Vorrei parlare, scambiare qualche parola con i miei amici, i miei compagni di classe, che hanno condiviso con me tutti gli eventi, belli o brutti che siano, legati alla mia vita scolastica. Vorrei parlare, ma non ci riesco, un groppo in gola mi blocca, mi impedisce di pronunciare qualsiasi parola. E’ forse un’implicita vendetta del mio corpo per tutte le parole spese durante le ore di lezione.

Fisso il vuoto e incrocio le dita, sperando che le tracce mi piacciano e che il tutto finisca prima che il mio cuore possa scoppiare. Sento i battiti del mio cuore, mi sembra che stia bussando sul petto, per supplicarmi di porre fine a questa incredibile ansia. Incontrollabile e implacabile ansia.

Un uomo, camicia azzurra, pantaloni di colore scuro e occhiali da sole, sorpassa il mio banco. E’ il presidente della commissione ed ha in mano una busta gialla, nella quale è racchiuso il verdetto del Ministero dell’Istruzione. Mi sistemo sulla sedia, mi avvicino al banco e aspetto le tracce, sempre persa nel mio invalicabile silenzio di terrore.

Sono ormai le 08.30 quando vengono rese note le vere tracce della “Maturità 2010”. Non è valso a nulla vagare su internet, alla ricerca di un aiuto, di un’indiscrezione sulle possibili tracce della prima prova. Così, seduta nel banco, immobile e silenziosa come mai, mi ritrovo a leggere di argomenti che mai avrei potuto immaginare : gli UFO, la loro possibile esistenza, o il ruolo della musica.

La mia attenzione, però, si sofferma su due tracce in particolare, quella inerente ai giovani e la politica, dato che ne sono interessata in prima persona, e la traccia su un argomento tanto delicato quanto interessante e problematico come quello delle foibe. Rifletto a lungo su quest’ultimo tema, generalmente sottovalutato dall’attenzione pubblica, che troppo spesso non ha dato tanta importanza quanta ne meritano le migliaia di vittime della follia umana.

Essere dimenticati è come morire due volte: quanti Italiani sanno veramente cosa sono le foibe? Sui libri di storia la questione è liquidata in due righe. E’ un becero tentativo per alleggerire la coscienza umana, che però rischia di trasformare degli episodi così tragici in eventi banali. Come se il male fosse banale!

Il tempo però scorre ancora, e mi accorgo che questa riflessione mi ha bloccata e, mentre guardo ancora con indecisione le due tracce che mi stanno tormentando, molti miei compagni sono già chini con la testa sul foglio, penna in mano e tanta concentrazione sul volto. Nel frattempo, quella goccia di sudore, è scesa fin sul collo, riportandomi alla realtà, a quel foglio bianco che attende ancora il tratto nero della mia Bic. Allora mi rendo conto di non poter tergiversare, e di dover scegliere, e la mia mente mi spinge ad optare per la traccia sui giovani e la politica, mia grande passione e stabile pensiero nella mia mente. Grandi nomi e grandi leader che affrontano questo tema nei loro discorsi mi spingono a desiderare ardentemente di scrivere la mia esperienza, i miei dubbi, le mie paure e le mie gioie legate al mondo della Politica.

Giovani & Politica: due parole difficilmente conciliabili al giorno d’oggi, dato che i ragazzi , miei coetanei, non vedono nella politica nulla di buono, ma qualcosa di sporco e vecchio.

Il malcontento fra i ragazzi dilaga, e cresce il disagio. Ma è troppo facile lamentarsi di questo mondo, osservarlo mentre lentamente cade in un abisso troppo profondo. E’ facile, ma poco utile. Troppa indifferenza e sfiducia in noi stessi, sono le prime cause della grave questione morale che viviamo noi italiani. Una disaffezione crescente e preoccupante per coloro i quali dovrebbero essere il futuro del Paese, ma che preferiscono non utilizzare le proprie mani, pulite, per risanare ciò che è stato sporcato e logorato dal tempo e dagli uomini. Ma chi, se non i giovani, può prendere sulle proprie spalle il cambiamento, e così capovolgere questa pessima condizione, questo degrado politico e morale? Chi più di noi ragazzi può credere ancora nei valori della legalità, della giustizia e della lealtà

D’altronde, il cambiamento può esserci soltanto se i primi a cambiare siamo NOI: mettendoci la faccia, la passione, rischiando in prima persona, proponendo soluzioni concrete ai problemi.
Noi giovani, siamo il futuro di quest’Italia, dobbiamo soltanto crederci un po’ di più e lottare per le nostre idee. Siamo la classe dirigente del domani, la speranza per il giorno che verrà.
Il cambiamento può passare attraverso le nostre mani e, come diceva Don Lorenzo Milani “A cosa sarà servito avere le mani pulite, se le avremo tenute in tasca?”

Il dibattito in rete, sulla prima prova dell’esame di maturità:

StudentVille

UnDueTre Blog

Squeezer magazine

Avvenire

laRepubblica

Corriere della Sera

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Casini incontra gli studenti della Rui

postato il 4 Giugno 2010

Casini al Rui“La politica deve rinnovarsi e avere il coraggio di scelte impopolari”

Rinnovamento della classe dirigente, legge elettorale, riforme istituzionali, disegno di legge sulle intercettazioni, manovra economica. E ancora, giovani, lavoro, riforma della scuola e dell’università. Sono alcuni dei temi affrontati da Pier Ferdinando Casini nell’incontro con gli studenti della Rui, la residenza universitaria internazionale di Roma in via Sierra Nevada, nel quartiere Eur.

Ad accogliere il leader dell’Udc una cinquantina di studenti di diverse facoltà. Prima un pranzo nella mensa della residenza, poi un colloquio informale nel soggiorno, dove gli studenti hanno potuto porre i loro interrogativi su temi di strettissima attualità.

I giovani. “Abbiamo tanti giovani che fanno cose straordinarie, che sono impegnati ad esempio nel volontariato, nella ricerca. Ne abbiamo pochi in politica. Il problema è la selezione: dobbiamo innestare criteri di meritocrazia nella selezione della classe politica”. La perdita di peso del Parlamento è anche figlia del meccanismo di selezione attuale perché, spiega Casini, “quando non bisogna più cercare il consenso della gente, ma di un leader, si è di fronte a una distorsione”. Di qui la necessità di un ritorno alle preferenze, in mancanza delle quali sono preferibili i collegi uninominali. [Continua a leggere]

5 Commenti

La crisi pesa sui giovani: “bamboccioni” triplicati dal 1983. E le famiglie arrancano

postato il 25 Maggio 2010

Tensione sotto i piedi, album di RiccioÈ l’immagine di un Paese ripiegato su se stesso quella dipinta dal nuovo rapporto Istat, presentato oggi alla Camera dei deputati. L’Italia detiene il record dei giovani che non lavorano né studiano. Il 15% delle famiglie si trova inoltre in condizioni di disagio economico e la pressione fiscale è salita. [Continua a leggere]

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