Tutti i post della categoria: Giustizia

Il processo breve è l’ennesima legge ad personam

postato il 30 Marzo 2011

Il ministro della Giustizia si era impegnato a togliere di mezzo provvedimenti minimali e ad personam in cambio di un dialogo sulle riforme e invece ecco spuntare come funghi, nel giro di una settimana, proprio quei provvedimenti che servono solo a placare le ossessioni giudiziarie del premier. E’ davvero una vergogna, soprattutto per chi, come noi, ritiene che la riforma della giustizia deve essere fatta.

Pier Ferdinando

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Sulla giustizia dialogo se il governo non segue le ossessioni del premier

postato il 29 Marzo 2011

Il governo deve decidere che strada prendere: riformare la giustizia o seguire le ossessioni giudiziarie di Berlusconi. Se c’è spazio per le cose serie, ci sediamo al tavolo, se si tratta di fare colpi intimidatori nei confronti della magistratura non siamo disponibili. Noi non vogliamo dare alibi a nessuno per dire che l’opposizione non è disponibile al confronto quindi facciamo finta di non sentire il 90% delle cose che dice Berlusconi.

Pier Ferdinando

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Giustizia: dal governo solo forzature

postato il 26 Marzo 2011

Chiediamo al governo di mantenere fede alle sue parole. Hanno detto di voler fare la riforma della giustizia con l’opposizione e noi abbiamo risposto affermativamente, ma tutti i giorni c’è una forzatura.
Le ossessioni giudiziarie di Berlusconi non portano alla riforma giudiziaria che interessa i cittadini. Così non si può andare avanti. Non è una cosa seria la responsabilità civile per i magistrati e non lo è il provvedimento sulla legge comunitaria, così come non è una cosa seria il processo breve. Noi siamo interessati alla riforma per i cittadini, non ad inseguire ossessioni giudiziarie.

Pier Ferdinando

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Riforma giustizia, no all’Aventino ma governo eviti furbate

postato il 20 Marzo 2011

Sulla riforma della giustizia il segretario dell’Anm Cascini si è lasciato andare ad affermazioni demenziali, a tal punto che il ministro Alfano si è augurato che continuasse con parole dello stesso tenore. Quando la magistratura è impegnata in una critica alla proposta di riforma del governo, certe frasi sono favorevoli a chi dice che bisogna tagliare le unghie ai magistrati.
Quanto al nostro atteggiamento sulla riforma, ribadiamo che devono essere eliminate le leggi ad personam. La separazione delle carriere e la responsabilità dei magistrati sono temi da affrontare, nessuno si puo’ ritirare sull’Aventino. Ma al primo passaggio in cui dovessimo assistere a tentativi furbeschi della maggioranza diremo no, perché l’intero pacchetto risulterebbe inficiato.

Pier Ferdinando

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Processo breve, bene eliminazione norma transitoria

postato il 15 Marzo 2011

La decisione del centrodestra di eliminare la norma transitoria dal processo breve può essere un buon segnale, un gesto positivo e coerente con l’impegno di fare una vera riforma e di abbandonare le leggi ad personam, come noi avevamo chiesto. Ma bisognerà verificare. Non vorremmo che, tolto questo emendamento, ne arrivi qualche altro sotto mentite spoglie.

Pier Ferdinando

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Inquietanti le parole di Berlusconi su Tangentopoli

postato il 10 Marzo 2011

Unita' ItaliaLa Costituzione non è un tabù, può essere rivista e modificata. Certo che è inquietante sentire Berlusconi che dice che con questa riforma della giustizia Tangentopoli non ci sarebbe stata. Che cosa vuol dire? Che non ci sarebbero stati i ladri o che non sarebbero stati scoperti?

Pier Ferdinando

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Giustizia, sì al confronto ma via leggi ad personam

postato il 8 Marzo 2011

Chi propone una riforma complessiva della giustizia capisca che deve liberare il campo dall’impiccio delle leggi ad personam.
Noi del Nuovo Polo siamo orientati ad una precisa assunzione di responsabilità: siamo disponibili a discutere della riforma se la priorità è l’interesse del cittadino, ma se vogliamo discutere seriamente bisogna spazzare via dal tavolo le leggi ad personam. Se invece restano è chiaro che ostruiranno il confronto.

Pier Ferdinando

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Berlusconi fa leggi per sé e poi accusa giudici e Colle

postato il 28 Febbraio 2011

Berlusconi prova a fare una riforma della giustizia inseguito dai suoi processi e con provvedimenti ad personam e poi se la prende con i magistrati e Napolitano.
Anche gli studenti in giurisprudenza sanno che chi vince le elezioni non e’ il padrone. Le leggi, per essere e diventare tali, devono avere in se’ i requisiti della legittimità.
Berlusconi sta a Palazzo Chigi ma tutti sanno che non sta governando. Da una parte parla dei gay, poi contro la scuola pubblica, fa propaganda come se fosse il leader dell’opposizione.
Lui dovrebbe risolvere i problemi, non fare spot su cose che egli stesso avrebbe dovuto fare. Questo piazzismo di ritorno e’ inutile per il Paese.

Pier Ferdinando

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Per la riforma della giustizia serve un progetto politico

postato il 26 Febbraio 2011

Non si riforma correndo dietro ai propri processi
Sono ormai venti anni che parliamo di riforma della giustizia, sono vent’anni che non riusciamo a farla, che non riusciamo a definire la separazione delle funzioni dei magistrati. Abbiamo perso il treno e oggi qualunque provvedimento preso dal Parlamento verrebbe visto come una decisione ad personam di Berlusconi. Chi ha il dovere di legiferare non può farlo correndo dietro ai suoi processi, ma nell’ottica di un progetto politico: questo lo renderebbe credibile anche rispetto alle presunte persecuzioni giudiziarie.

Pier Ferdinando

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La triste maschera del processo breve

postato il 8 Febbraio 2011

Vedere Silvio Berlusconi e il suo governo occuparsi della riforma della giustizia è come stare a guardare un bracconiere che riforma la legislazione sulla caccia o affidare al peggiore capitalista di questo mondo la riforma del diritto del lavoro. E’ mai possibile che in Italia si debba occupare di riformare il processo penale un signore che passa gran parte delle sue giornate a confabulare con i suoi avvocati per evitare i processi e dunque allungarli all’inverosimile fino all’agognata prescrizione? Si aggiunga a questo paradosso l’assenza di un progetto nuovo di riforma, magari scritto come ha sottolineato il vicepresidente del Csm Michele Vietti, e l’idea di catapultare Marco Pannella al Ministero della Giustizia per compiere la “grande riforma”. In realtà non esiste nessuna grande riforma, ma esiste solo l’esigenza di salvaguardare il Premier dai suoi guai giudiziari. Così dopo che la Corte costituzionale ha azzoppato il “legittimo impedimento”, creatura dell’avvocato Ghedini, l’entourage del Presidente del Consiglio ha ritirato fuori dal cilindro il mitico “Processo breve”.

Peccato che in questa riforma di breve ci sia solo il tempo per azzerare i processi, non solo quelli del Premier. Effettivamente se uno ci pensa bene l’idea è geniale: visto che non possiamo eliminare i processi (eppure gli piacerebbe tanto) li rendiamo monchi, li priviamo della decisione. Togliendo anche un po’ di risorse economiche a forze dell’ordine e magistrati il gioco è fatto: il Cavaliere può dormire sogni tranquilli e con lui tutti i potenti che hanno guai seri con la giustizia. Il processo breve sarebbe infatti una vera e propria manna dal cielo per gli imputati di altri grandi processi in corso (casi di Eternit, ThyssenKrupp, Cirio, Parmalat e diversi casi di malasanità) che vedrebbero in breve tempo estinguersi i loro processi. Ciò che è sconcertante non è solamente il fatto che per risolvere i suoi problemi personali con la giustizia il Presidente del Consiglio metta a rischio prescrizione  il 50% dei procedimenti pendenti a Roma, Bologna e Torino; il 20-30% a Firenze, Napoli e Palermo, ma che disegni una giustizia dove giungano a termine solo i processi dei poveracci che rubano nei supermercati e che non hanno l’avvocato Ghedini, mentre tutti gli altri processi, anche quelli per i reati più gravi, la cui linea di confine con i reati di mafia è assai sottile, andranno in fumo.

Nel governo non c’è nessuna volontà di riformare la giustizia, c’è solo un’azione coordinata su più campi per tentare di mantenere a galla un Premier che rischia di andare a fondo per il suo immobilismo e per i suoi problemi personali. In questa strategia di sopravvivenza il “Processo breve” è solo un bel nome, una maschera d’oro che parla di riforma epocale del rapporto tra cittadino e giustizia, ma che in realtà nasconde il triste volto di un uomo, attaccato al potere e che non vuole, come tutti i comuni mortali, rispondere delle proprie azioni alla giustizia.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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