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Perché abbiamo bisogno di un nuovo degasperismo

postato il 19 Agosto 2012

di Giuseppe Portonera

Il 19 agosto 1954, moriva Alcide De Gasperi, primo Presidente del Consiglio dell’Italia repubblicana e uno dei pochi statisti che la nostra storia politica e amministrativa abbia mai conosciuto. Fu una morte improvvisa: solo un anno prima, De Gasperi si era ritirato dalla scena politica, e il suo ricordo era ancora tanto vivo tra il popolo, che il trasporto della sua salma verso Roma fu rallentato più e più volte, per via delle masse che vollero tributargli un ultimo saluto.

Con oggi, sono 58 gli anni trascorsi dalla morte di De Gasperi. E in tutti questi 58 anni l’assenza di De Gasperi – o meglio, di una politica che fosse ispirata ai valori del degasperismo – è stata pesante: tanti sono stati gli uomini che hanno avuto l’ardire di professarsi eredi di De Gasperi; pochi sono stati quelli che hanno avuto la forza e il coraggio di seguire il suo esempio. Casini stesso, sul Corriere di ieri, ha scritto che “tutta la classe politica, e vorrei aggiungere anche gran parte della classe dirigente italiana, dovrebbe chiedere scusa a De Gasperi. In questi anni abbiamo pensato tutti troppo alle elezioni, agli interessi di partito, di categoria e di corporazione, e poco, o niente, alle prossime generazioni”. Il monito dello statista trentino a salvaguardare il futuro delle prossime generazioni, piuttosto che il proprio tornaconto elettorale, è stato puntualmente disatteso: faceva comodo citarlo nei comizi, ma guai a tradurlo poi in azione politica.

Nei suoi 8 anni di governo, De Gasperi riuscì a rimettere in piedi l’economia del Paese, scongiurando al contempo una sua disgregazione dopo la guerra, e una sua piena accettazione nel novero delle democrazie occidentali. De Gasperi capì, in anticipo sui tempi, che la grande polarizzazione verso cui il mondo stava andando (USA-URSS) non poteva vedere l’Italia neutrale: bisogna fare una scelta di campo, e la si doveva fare a sostegno del modello liberale e democratico incarnato dagli Stati Uniti; senza che questo, però, si traducesse in un grigio appiattimento. Fu proprio De Gasperi, infatti, insieme ad altri grandi uomini come Schuman, Adenauer e Spinelli, a capire che dall’orrore e dalle macerie della seconda guerra mondiale si usciva solo edificando la comune casa europea: lui, che era nato sotto la dominazione dell’Impero Asburgico, aveva compreso che il futuro non apparteneva agli Stati nazionali, prede di facili e pericolosi egoismi, ma a un’Unione Europea che sapesse farsi garante e interprete della nostra storia millenaria. Anche la sua azione politica appare attualissima: egli chiamò presso i dicasteri più delicati – quelli economici – gente del calibro di Einaudi, Vanoni e Pella, che seppero risollevare il Paese grazie all’apertura convinta al libero mercato, al liberismo e alla scelta di contrastare gli interessi corporativi e liquidare i residui dello Stato imprenditore fascista (operazioni queste vanificate, purtroppo, negli anni successivi alla scomparsa dello statista).

De Gasperi è stato unico e irripetibile, inutile negarlo. Ma il suo modello di leadership è quella a cui ci dovremmo ispirare: come ogni leader degno di questo nome, De Gasperi aveva ideali e convincimenti forti e un modello di società, nettamente opposto sia a quello fascista che a quello comunista, da applicare e rendere reale. Il suo impegno politico non si traduceva semplicemente nell’amministrazione d’ufficio del Paese, ma nella sua espressa volontà di riformarlo, di trasformarlo in profondità. Il suo essere cattolico impegnato non diventò quindi un limite, un tratto divisore: anzi! Proprio perché cattolico impegnato, egli si sforzò (e riuscì) ad essere quanto più inclusivo possibile, perfino quando – nel 1948 – avrebbe potuto benissimo governare l’Italia da solo e scelse invece di allearsi con altri partiti minori. E come dimenticare il suo rifiuto dell’”Operazione Sturzo”? Quando la Santa Sede voleva imporgli di allearsi perfino con i neofascisti, pur di vincere i comunisti, e lui “un povero cattolico della Valsugana” disse di no al Papa, scegliendo in autonomia la linea politica del proprio partito. Questa è la più grande lezione di laicità che un cattolico impegnato in politica dovrebbe tenere bene in mente, piuttosto che prodigarsi a ottenere il consenso di questa o di quella parte della gerarchia.

Più che di un nuovo De Gasperi, only the free can choose (come scrisse il Times), avremmo quindi bisogno di un nuovo degasperismo. Che poi, altro non è che l’espressione più autentica e vera della buona politica. Della Politica che ci serve.

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La Windjet affonda. Cosa succede nei cieli italiani?

postato il 16 Agosto 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

L’estate è divenuta improvvisamente molto amara per tutti i viaggiatori che avevano scelto la Windjet come compagnia aerea. A questi problemi, dobbiamo aggiungere da un lato i rischi professionali per gli 800 dipendenti che adesso vedono per loro un futuro molto nero e dall’altro i tanti interrogativi che solleva una vicenda che si presenta alquanto intricata, tanto che il Segretario regionale dell’Udc Gianpiero D’Alia afferma: “è vicenda molto grave e dai contorni oscuri. Bisogna fare subito chiarezza sul perché Alitalia rompe la trattativa alla vigilia di ferragosto e su quali sono le reali condizioni economiche di Windjet e se ci sono responsabilità dell’attuale management”.

E aggiunge: “esprimiamo totale solidarietà ai lavoratori Windjet. Non si può pensare di fare una trattativa al ribasso sulla pelle di 800 lavoratori. Auspichiamo che il tavolo convocato dal ministro Passera possa produrre risultati e sollecitiamo tutte le parti in causa ad adoperarsi con senso di responsabilità perché la Sicilia e l’Italia non possono permettersi un ennesimo fallimento”.

Recentemente un articolo de Linkiesta a firma di Marco Giovanniello ha lanciato l’ipotesi di “licenziare” Riggio, presidente dell’ENAC, perché non avrebbe vietato alla compagnia aerea catanese di vendere biglietti aerei, oltre che avere impedito a Lufthansa di insediarsi a Malpensa.

Duole dirlo, ma la vicenda è più complicata di così.

Chiariamo alcuni punti, dicendo alcuni fatti certi (ma, mi rendo conto, noti solo a pochi) e poi avanzerò alcune considerazioni:

1) che windjet fosse in via di fallimento, si sapeva da mesi. E per mesi intendo almeno 12-18 mesi;

2) non sta all’ENAC stabilire se una compagnia è finanziariamente solida. Questo spetta ai giudici (in caso di fallimento e/o truffa), o ai proprietari. In ogni caso ricordo che ci sono organi preposti al controllo e verifica dei bilanci, ma non si tratta dell’ENAC, che deve solo verificare il rispetto delle norme di sicurezza e all’assegnazione degli slot (ovvero le finestre di atterraggio e decollo), assieme all’Antitrust, sugli aeroporti italiani.

3) Lufthansa decise di non investire su Malpensa, non certo per i capricci dell’Enac, ma perchè si ritrovò una situazione “pesante”: stiamo parlando del 2008, ovvero del piano di salvataggio Alitalia. All’epoca il governo decise: A) di tutelare Alitalia-Cai, mantenendo e rafforzando il monopolio su Roma (i vincoli che bloccavano l’antitrust sono caduti solo in questi mesi e l’antitrust sta già imponendo a Cai di lasciare alcuni slot); B) di non aiutare l’altro hub, Malpensa, che ha sempre avuto il problema di una fortissima concorrenza con Linate (e anche Bergamo-Orio al Serio) che, unito ai collegamenti non proprio ottimali, ha sempre reso problematica lo scalo di Malpensa (per inciso, ha problemi anche come scalo merci, visto che la tav latita ancora).

4) Windjet, è posseduta da una finanziaria chiamata Finaria (posseduta a sua volta da Pulvirenti), la quale è finanziariamente solidissima (secondo Pulvirenti ha un giro di affari di 400 milioni a fronte di un indebitamento di 20 milioni), semplicemente non vuole più operare in perdita e non si vogliono fare travasi di risorse dalla suddetta finanziaria a Windjet.

5) chiudendo windjet, gli slot saranno liberi, ma non credo che, per motivi di antitrust, Cai possa prenderseli (se non quelli in fasce secondarie). Più probabile Meridiana (che attualmente li sta occupando) o Ryan Air o altri operatori.

Questi sono i fatti, certi e acclarati.

Passiamo ad altri fatti e alcune considerazioni.

La trattativa per l’acquisizione di Windjet, da parte di Alitalia Cai, va avanti da mesi (per inciso pare che vi sia anche una trattativa sotterranea tra Cai e Meridiana; la trattativa in questione è stata chiusa e riaperta varie volte a seconda delle disponibilità degli Emiri arabi e di Cai), ma solo recentemente si era giunti alla stretta finale. In base all’acquisizione, Alitalia doveva (per imposizione dell’antitrust) cedere alcuni slot altrimenti avrebbe operato in posizione di monopolio assoluto. A questo punto, Alitalia Cai fece una offerta che Pulvirenti giudicò irricevibile e la rispedì al mittente (fine giugno 2012) e quindi la compagnia guidata da Ragnetti decise di alzarsi dal tavolo non proseguendo più con le trattative (per inciso, Cai non si siederà al tavolo convocato da Passera e ha chiarito che non intende in alcun modo proseguire la discussione con Windjet mentre Pulvirenti fa sapere di stare trattando con altri vettori e di volere proseguire le trattative in solitario.

Detto quanto sopra, facciamo un esercizio di ipotesi (ed ecco le famose considerazioni).

Probabilmente, stiamo assistendo ad un gioco delle parti.

Avendo chiuso la partita con la vecchia Alitalia che verrà liquidata definitivamente (quando si chiuderà la CIG straordinaria per i dipendenti rimasti e non inseriti in CAI, la vecchia società potrà chiudere definitivamente i battenti, anche perché gli asset venduti e vendibili non bastano a rimborsare tutti i creditori integralmente), Alitalia Cai ha interesse a cercare di sopravvivere (ha i bilanci in perdita) fino al Gennaio 2013 e presentarsi a quella data con una certa “consistenza” in termini di slot, aerei, traffico. Perchè? Perchè (altro fatto noto e acclarato e lo trovate negli accordi del 2008) nel 2013 vi sono due scadenze importanti: nel gennaio 2013 scade la prima clausola di Lock-up per gli azionisti, ovvero il divieto di vendere la propria quota, e quindi gli azionisti potranno vendere agli altri azionisti (tra cui figura Air France) la propria quota. Si sa per certo che molti azionisti non vedono l’ora di liquidare , anche in perdita, la propria quota (per inciso hanno provveduto, Autostrade, Marcegaglia e Benetton in primis a svalutare in bilancio la quota Alitalia di loro pertinenza). Si pensava che Air France si sarebbe fatta avanti, ma anche AF ha i suoi problemi di bilancio e per un paio di anni non credo se ne parli dell’acquisto di Alitalia (almeno stando alle dichiarazioni ufficiali dell’Amministratore Delegato di Air France). La seconda scadenza è settembre 2013, in cui scade la seconda clausola di lock-up, alla scadenza della quale gli azionisti potranno vendere a chi vogliono la loro quota.

Quindi, da gennaio a settembre 2013, potranno vendere la loro quota solo agli altri azionisti, da settembre 2013 potranno venderla a chiunque si presenti alla loro porta.

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Caro Grillo, sordo e grigio ci sarai tu

postato il 14 Agosto 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

Non c’è che dire, Beppe Grillo sa sempre come catturare l’attenzione. Sa sempre cosa bisognerebbe non dire, pur di aumentare la propria visibilità. Sa fare rumore, sa urlare, sa strepitare. Per questo andrebbe ignorato, lasciato solo nei suoi deliri, come un albero che cade in una foresta disabitata. Da parte mia, mi sforzo di fare sempre così, rifiutando di appassionarmi ai dibattiti che scoppiano dopo ogni dichiarazione grillina. Oggi, però, non ce l’ho fatto. È stato quando ho letto queste parole: «Deputati e senatori servono solo a prendere lo stipendio e a obbedire agli ordini di partito votando sì a qualunque porcata. Bisogna prenderne atto e licenziarli, approfittarne mentre trascorrono un agosto dorato. Chiudete il Parlamento, sgombrate i loro uffici. Camera e Senato sono ormai ridotti peggio dell’aula sorda e grigia evocata da Mussolini. I parlamentari a larve di democrazia ben pagate». Le ha pubblicate Grillo in un editoriale sul suo blog. Sono a dir poco scandalose: perché sono false, violente e pericolose. Sono false, perché i deputati votano in coscienza, in maniera condivisibile o meno, ma sempre legittima; sono violente, perché espressioni come “licenziarli, approfittarne mentre trascorrono un agosto dorato”, “chiudete il Parlamento, sgombrate i loro uffici” sono degne di una dittatura; sono pericolose, perché rievocano – in maniera esplicita, senza infingimenti – Mussolini, da cui viene addirittura mutuata l’espressione dell’aula sorda e grigia.

Non è accettabile che gli attacchi, perversi e sistematici, di Grillo alle istituzioni (lo Stato peggio della Mafia, il Presidente della Repubblica da tagliare, ora il Parlamento) vengano tollerati, inseriti in un’aria da campagna elettorale. Sono solo boutade di un ex comico? Nient’affatto. Sono affermazioni politiche di un leader politico – questo sì, sordo e grigio. Affermazioni legittime? Dal mio punto di vista sicuramente no. Ma certo prendo atto che i grillini sono pronti ad arruolare anche Mussolini nella loro eterna crociata contro la Casta. E ci complimentiamo con loro, vivissimi prolungati e reiterati applausi!

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Il sostegno a Monti segno di una linea politica seria

postato il 10 Agosto 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Attilio Biancalana

Oggi si richiede ad una forza politica, ad un leader politico abilità, coerenza d’intenti, generosità, coraggio e…. autentiche relazioni internazionali. Il tempo dei giochini di prestigio, quelli per cui entri da una parte ed esci dall’altra, quelli per cui ci sei o non ci sei è impossibile.

L’Udc ha una linea politica seria, persegue una linea politica originale, autonoma, non subalterna ma frutto di una grandissima tradizione politica italiana ed europea. Tradizione che coniuga l’identità e l’autonomia del proprio pensiero con il bene comune.

Perché non riconoscerlo? E’ evidente. Basta guardare i fatti. L’Udc non solo ha resistito alla “vile” tenaglia del maggioritario ed alla “mignottocrazia” ma è stato protagonista propositivo di questa stagione politica. Sostenendo senza se e senza ma il governo Monti, reso precario dalla ristrosia e dai “distinguo” del Pd e del Pdl, il Presidente Casini ha scelto il bene dell’Italia, della gente comune. Personalmente sono orgoglioso di poter contribuire, anche se in minima parte, a questo disegno in questa drammatica stagione politica.

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Prima i programmi, dopo le alleanze

postato il 10 Agosto 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Raffaele Reina

Ogni tanto vale la pena ricordarsi perchè abbiamo come simbolo l’insegna dello Scudocrociato. Significa battaglie di libertà combattute a favore dei più deboli, perchè potessero riconciliarsi anch’essi con la Patria, nel post-fascismo e nel dopoguerra.

La conquista di un tetto, di un lavoro, di un salario rappresentavano per la DC la via per rafforzare la democrazia e per far crescere la libertà nella coscienza degli italiani. Da qui le decise conquiste economiche e sociali di una Nazione libera che si proiettava in una Europa libera. Se tutto ciò non va riconosciuto al partito di De Gasperi si commette il più grave e imperdonabile peccato di omissione.

In ossequio a questa lezione,proprio perchè attraverso lo Scudocrociato ci riteniamo suoi legittimi “discepoli”(non che altri,avendo vissuto la medesima esperienza politica, non lo siano), dobbiamo prima definire il nostro “ubi consistam” da cui far scaturire programmi e linea politica, e poi confrontarci con gli altri partiti per eventuali alleanze.

In tale prospettiva,senza superbie e senza tanti timori,con chi accetta i nostri programmi finalizzati alla crescita del Paese, non solo dal punto di vista economico, quindi, al bene comune, noi possiamo stringere alleanze in ogni direzione, senza per questo scandalizzare, opportunisti e demagoghi in particolare.

Tutto il resto appartiene al vaniloquio gossipparo.

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Il buio della disinformazione

postato il 10 Agosto 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Francesco Scavone (lettera inoltrata alla redazione del Tg1)

Egregi giornalisti e redattori del Tg1,

più volte nel nostro Paese si torna a discutere (e a dividersi) sulla libertà e l’obiettività dell’informazione. Un tema senza dubbio cruciale, che non dovrebbe di norma presentarsi nella vita di un paese civile. Soprattutto se le riflessioni nascono in riferimento al telegiornale di punta del servizio pubblico.

Parlo di me e della mia esperienza personale. Credevo finita l’era Minzolini, l’era di telegiornali sfacciatamente di parte, con servizi monocolore ed editoriali da far accapponare la pelle (perdonate la sincerità). Ma, forse e purtroppo, mi sbagliavo. E ne ho avuto la triste prova negli ultimi giorni, quando il dibattito politico – seguendo la scia delle temperature agostane – si è fatto più rovente ed infuocato. Dibattito che ha visto il Popolo della Libertà accanirsi su Casini, reo di aver dichiarato di essere disponibile nel 2013 ad una convergenza con i riformisti, per dare continuità al lavoro iniziato da Monti. Non sono intenzionato ad entrare nel merito del dibattito, pur riservandomi di notare con stupore l’esagerata rabbia che ha contornato tutte le dichiarazioni degli esponenti del Pdl (cito emblematicamente Lupi “Chiederemo sua espulsione dal PPE” ). Rabbia a cui sono state contrapposte risposte nel merito, ultima fra tutte la lettera di Casini al Corriere della Sera .

Peccato che spesso i media siano ciechi, non si sa per quale ragione, di fronte a questi scambi di battute, preferendo riportare notizie monche e distorte. E’ il caso dell’edizione del TG1 di ieri sera, nella quale è apparso un servizio sull’argomento. Guardandolo, ho notato un evidentissimo sbilanciamento dalla parte delle dichiarazioni degli esponenti Pdl, riservando a Cesa una misera e non conclusiva replica. Proporre al telespettatore un servizio incompleto nell’edizione principale, quella delle ore 20, è già discutibile. Ma è ancor più deprecabile che ciò si ripeta nelle edizioni successive, dimostrando che quell’incompletezza d’informazione era voluta e non derivante da fretta o ritardo nell’aggiornamento.

Allora ho ritenuto tanto doveroso quanto spontaneo scrivere ai vertici del partito, non tanto per portarli a conoscenza dell’accaduto, bensì per sentire il loro parere a riguardo. La risposta del capo della segreteria politica, Antonio de Poli, è stata chiara e precisa. “È chiaro che in un momento delicato per la politica e per l’informazione ci sarebbe bisogno di credibilità e professionalità.

Rivolgo a voi questa breve riflessione, unitamente alla mia disapprovazione. Monti pochi giorni fa ha parlato di una luce che si incomincia a vedere in fondo al tunnel della crisi. Il Paese  ha bisogno di quella luce, non offuschiamola o danneggiamola con il buio della disinformazione.

Cordialmente,

Francesco Scavone

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Blandire e punire, la strategia (perdente) del Pdl

postato il 6 Agosto 2012

di Adriano Frinchi

Il rapporto tra Pdl e Udc non è mai stato facile, soprattutto perché la nascita del primo ha segnato il definitivo allontanamento dell’Udc dal centrodestra berlusconiano: il discorso del predellino rappresentava un percorso politico totalmente contrario alla tradizione politica dei democratici cristiani, e il rapporto veniva reso sempre più ostico dalla volontà manifesta di voler inglobare l’Udc nel Pdl. Il no a Berlusconi e in generale al sistema bipartitico che il Cavaliere voleva instaurare con la sponda di Veltroni hanno fatto guadagnare a Pier Ferdinando Casini il ruolo di “nemico pubblico numero uno” per il Pdl.

Berlusconi contro l’insubordinazione di Casini schierò tutta la sua potenza di fuoco, che nel 2008 non era indifferente: una campagna di denigrazione e una massiccia campagna acquisti avevano l’obiettivo dichiarato di cancellare i centristi dal Parlamento in nome del voto utile. Nonostante l’offensiva berlusconiana l’Udc riuscì a superare lo sbarramento del 5% e portò  in Parlamento i suoi rappresentati.

La sopravvivenza politica dell’Udc e il suo essere determinante in alcuni passaggi politici fondamentali come le dimissioni di Berlusconi  hanno determinato un cambiamento di strategia nel Pdl, o almeno tra i fedelissimi del Cavaliere. Già perché nel Pdl una parte consistente, fatta di persone serie come Frattini e Pisanu, non ha nessuna intenzione di assumere il ruolo dell’amante respinta così ben interpretato dai fondamentalisti berlusconiani.

L’amante respinta è colei che alterna schizofrenicamente parole d’amore e minacce, e questa è l’icona perfetta del rapporto tra Pdl e Udc, con il primo nei panni dell’amante respinta. Il partito del Cavaliere, terrorizzato dai sondaggi, piuttosto che pensare a riformulare la propria proposta politica, passa il tempo a consumarsi nell’amore-odio per l’Udc. Così un giorno sui giornali ci sono le dichiarazioni d’amore di Maria Stella Gelmini mentre un’altro giorno si assiste ad una vera e propria spedizione punitiva, con tanto di complicità in Rai e in certa stampa, contro l’Udc. Accade poi che si esageri con l’olio di ricino e che Maurizio Lupi arrivi a chiedere l’espulsione dell’Udc dal Ppe.

Blandire e punire, questo è lo strabismo che vive il Pdl nei confronti dell’Udc. Una strategia perdente che oltre a far scadere il livello del dibattito politico paralizza la riorganizzazione del campo dei moderati. Ma forse non siamo davanti ad una strategia sbagliata, siamo solamente davanti al tentativo di riproporre uno schema fallimentare che veda ancora Berlusconi dominus dell’area moderata. Si accorgeranno tristemente che ancora una volta aveva ragione l’Udc.

 

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Psicoterapia europea

postato il 6 Agosto 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Anna Giunchi

Le parole di Mario Monti, riguardanti una possibile disgregazione psicologica dell’Europa, devono far riflettere tutti quei governi che ragionano in un’ottica strettamente individualista, preoccupati e disgregati nelle proprie politiche interne. Il premier ha infatti espresso il pericolo di una vera e propria perdita di identità europea, pericolo che potrebbe presentarsi qualora l’euro possa rappresentare elemento di divisione tra i paesi dell’Eurozona. In questo caso, infatti, si distruggerebbero le fondamenta di un serio e auspicabile progetto europeo.

Gli interventi “terapeutici” di Mario Draghi, pronti quanto prima a risolvere con urgenza questi conflitti, sono stati accolti favorevolmente dal Premier. Draghi, infatti, dal board della Bce, ha garantito sostegno unanime attraverso pianificate azioni complesse che agiranno in tempi diversi. L’Italia, che è il Terzo stato piu’ importante dell’ Unione Europea, non può permettersi di “retrocedere” uscendo dall’Euro.  Il lavoro della Bce ha messo in campo gli strumenti adeguati per fronteggiare una crisi recessiva, fronteggiando la speculazione e ricercando una stabilità fiscale.

Rimane il difficile compito di recuperare una perfetta mobilita’ del lavoro utilizzando politiche fiscali compensative e non restrittive. Perché tutto questo sia possibile ci vuole, da parte degli stati membri, il riconoscimento di una identità comune: quella degli Stati Uniti d’Europa.

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I tecnici sono un’opportunità da non perdere

postato il 3 Agosto 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Patrizia

I tecnici di questo governo devono avere un futuro. Gli italiani tutti ne hanno le tasche piene della politica, i tecnici sono un opportunità, non se li faccia scappare.Quello che credo sia fondamentale è restare il più lontano possibile da berlusconi e dal Pdl nelle prossime chiamate alle urne, i governi del pdl sono stati governi ad esclusivo interesse personale, ora voltiamo pagina. Buon lavoro Presidente

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Ecco il “Percorso famiglia” del governo

postato il 3 Agosto 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Il governo Monti prosegue la sua attività e ha lanciato il progetto “Percorso Famiglia” con lo scopo di lanciare una serie di misure urgenti per sostenere i nuclei in difficoltà, e associa misure strutturali e misure di emergenza.

Questo progetto, presentato lo scorso 31 luglio dal Ministro della Cooperazione Internazionale e dell’Integrazione, con delega alla Famiglia, Andrea Riccardi, dal Presidente dell’ABI, Giuseppe Mussari e da alcune associazioni dei consumatori firmatarie dell’accordo (Acu, Adiconsum, Adoc, Asso-Consum, Assoutenti, Casa del consumatore, Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Unione Nazionale Consumatori), è stato quasi totalmente ignorato dai grandi media, pur presentando delle misure molto importanti per le famiglie. Questo progetto è la risposta a quanti accusano questo governo di inerzia verso i problemi delle famiglie.

Sostanzialmente cosa prevede questo “Percorso Famiglia”?

Prima di tutto un sostegno per l’acquisto dell’abitazione, tramite la modifica del Fondo Per la Casa, un fondo consente alle giovani coppie di ottenere un mutuo agevolato per l’acquisto della prima casa anche se sono precari. Le modifiche renderanno l’accesso più semplice e renderà i tassi maggiormente in linea con il mercato attuale, abbassando il tasso di interesse. Concretamente, le associazioni prevedono di sbloccare 1 miliardo di euro di mutui per le giovani coppie italiane (in cui uno dei due componenti ha un contratto precario).

Il punto successivo è la proroga triennale (proroga che è stabilità dall’articolo 12 della legge di stabilità 2012) del Fondo di credito per i nuovi nati. Il fondo risale al 2009 e nacque con lo scopo di permettere, ai genitori di figli nati tra il 2009 e il 2014, di richiedere prestiti a tasso agevolato fino ad un massimo di 5mila euro. Per inciso, la domanda deve essere presentata entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello di nascita o di adozione del figlio per cui si richiede il prestito (quindi fino a giugno 2015), indipendentemente dal reddito e dalle motivazioni alla base della richiesta.
Dal 1 gennaio 2010 al 30 giugno 2012, le banche hanno confermato 25.986 garanzie e sono stati erogati finanziamenti per 127.266.226,70 euro, concessi da 141 banche in tutte e 20 le regioni.
Oltre che sul sito del fondo (di cui abbiamo riportato il link) maggiori informazioni si possono avere al numero verde 803-164.

Il progetto prevede altri due punti denominati “crescita della famiglia” e “maturità della famiglia”.

Il primo prevede un sostegno per lo studio dei figli facilitando l’erogazione dei finanziamenti del Fondo Studenti (sbloccando finanziamenti per 400 milioni di euro).

Il secondo, invece, prevede la proroga della sospensione dei mutui per le famiglie con difficoltà a pagare le rate. La sospensione ha validità per un anno e si può attivare in caso di perdita del posto di lavoro, cessazione del contratto a termine, morte, grave infortunio, entrata in cassa integrazione. Su invito del governo, inoltre, le associazioni di categoria e l’ABI si sono formalmente impegnate a trovare misure aggiuntive a sostegno delle famiglie che, scaduto l’anno di moratoria, abbiano ancora problemi con le rate e tale impegno ha prodotto dei risultati concreti fin da subito, infatti, hanno determinato che:

– le domande possono essere presentate entro il 31 gennaio 2013
– la scadenza entro cui si devono verificare gli eventi che determinano l’avvio della sospensione, è prorogata al 31 dicembre 2012
– sulla base delle disposizioni di vigilanza per le banche, per l’accesso alla misura di sospensione, l’arco temporale per la definizione di ritardo nel pagamento delle rate è rimodulata a 90 giorni;
– alla sospensione delle rate dei mutui potranno essere ammesse soltanto le operazioni che non ne abbiano già fruito.

Secondo i dati forniti, al 31 marzo 2012 i mutui sospesi dalle banche sono circa 68.000 (8 miliardi di debito residuo). Questo ha garantito alle famiglie interessate una liquidità aggiuntiva di circa 7mila euro a nucleo, 513 milioni di euro in totale.

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