Tutti i post della categoria: In evidenza

Legge elettorale, venga garantito il “diritto di tribuna”

postato il 10 Aprile 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Luisella

Scusate se puntualizzo una cosa: non voglio che i partiti “estremi”, a meno che incitino alla violenza, vengano messi a tacere. In alcuni casi sono gli unici che parlano ancora a favore delle minoranze ( Rom, immigrati, disoccupati, ecc..) e danno voce a chi non ce l’ha più. Inoltre chiedono, con forza, più giustizia e più onestà. Sono anche quelli che non si vergognano a manifestare in piazza o sulle gru. Noi benpensanti spesso non lo facciamo!!

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Caro Casini, sull’articolo 18 giusto così: nessuno ha più alibi

postato il 9 Aprile 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Pasqualino Filoni

On. Casini è un suo elettore che le parla, siamo ad una svolta storica per la crescita dell’Italia. Ora le aziende non hanno più alibi per non investire nel nostro gran bel Paese. La ringrazio per la giusta intesa raggiunta sulla riforma del lavoro e più specificatamente sull’articolo 18, ristabilendo il giusto equilibrio tra imprese e lavoratori, ma è chiaro che non possono essere accettate altre modifiche al ribasso sull’articolo 18. E’ un giusto compromesso tra aziende e parti sociali, simile a molte altre realtà in Europa se non addirittura migliore. Un’intesa c’è stata e si deve rispettare per il bene del paese, quindi bisogna andare avanti, è scaduto il tempo delle consultazioni ed è giunto quello delle decisioni. On. Casini auguri di buona Pasqua a lei e alla sua famiglia.

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Il tempo delle consultazioni e quello delle decisioni

postato il 6 Aprile 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Lorenzo Mazzei

Pierferdinando Casini è stato ospite della trasmissione di Radio1, Radio anch’io e durante la sua intervista sono stati toccati molteplici temi. Si è infatti parlato di riduzione dei parlamentari, di trasparenza dei partiti, e di altri importanti questioni ma forse, una delle cose più importanti che il leader dell’Udc ha detto è stato l’elogio del “metodo Monti”.

Alla domanda “cosa ne pensa riguardo un eventuale confronto radiofonico tra il Ministro Fornero e le parti sociali?”, Casini ha risposto senza mezzi termini che “sarebbe inutile in questo momento, in quanto sono già state fatte molte consultazioni riguardo questo argomento senza mai giungere ad una conclusione“. La differenza tra l’attuale governo e quelli che lo hanno preceduto è che stavolta, nonostante un accordo con tutte le parti sociali non lo si sia trovato, la marcia prosegue speditamente. In passato infatti numerosi governi, di destra e di sinistra, si sono arenati alle prime difficoltà riscontrate con le parti sociali mentre la vera novità introdotta da Monti è proprio la determinazione nel raggiungere uno scopo nel minor tempo possibile.

Il tempo delle consultazioni è terminato ed adesso è il tempo di decidere e di proporre una vera riforma del mercato del lavoro che possa far ripartire l’Italia.

 

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La siccità mette in ginocchio il Nordest

postato il 5 Aprile 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Maurizio Isma

Mentre parte del Paese era alle prese con straordinarie nevicate il Nordest ed in principal modo la provincia di Belluno si apprestava a vivere l’emergenza siccità più lunga dell’ultimo mezzo secolo.

Il perdurare delle anomale condizioni meteorologiche, 79 mm di pioggia negli ultimi quattro mesi contro i 409 dello stesso periodo dell’anni precedente (fonte Castionmeteo.it), hanno determinato una situazione di grave insufficienza nei bacini idrici dei corsi d’acqua ed hanno spinto, dopo numerose richieste, il presidente Luca Zaia con propria ordinanza a dichiarare lo stato di crisi idrica su tutto il territorio veneto.

Quella di Zaia non è però l’unica iniziativa, da tempo ormai la regione ha vietato l’accensione di fuochi liberi e molti comuni sono corsi ai ripari con ordinanze contro gli sprechi d’acqua che non sempre vengono però rispettate.

Ma questa è solo la punta dell’iceberg in quanto già da settimane in alcuni comuni montani  l’acqua arriva con le autobotti a causa  della siccità, ma anche della rete idrica che spesso presenta perdite dovute al fatto che, come affermato dal sindaco di Sovramonte Federico Dalla Torre, “col disgelo il terreno si muove, e condotte vecchie di decine d’anni si rompono”.

Se le utenze domestiche sono a rischio bisogna anche ricordare che l’acqua dei fiumi e dei laghi di montagna, ormai a secco, serve per l’irrigazione delle colture in pianura oltre che per la produzione di energia elettrica con le decine di centraline sparse per il territorio, infatti l’Enel ha comunicato che la siccità in Veneto ha comportato da inizio anno una riduzione della produzione da fonte idroelettrica di circa il 40% rispetto alla media del periodo. Inoltre i laghi sono un’attrattiva per i numerosi turisti che vogliono godere della bellezza delle Dolomiti patrimonio dell’umanità e il vederli vuoti oltre al problema non secondario della moria della fauna ittica, rivoluziona il paesaggio danneggiando ulteriormente questo settore già messo a dura prova dalla scarsità delle nevicate invernali che hanno reso difficile l’innevamento delle piste da sci.

Quella che perciò può sembrare un’emergenza circoscritta a pochi comuni è invece una situazione che coinvolge milioni di cittadini con ripercussioni oltre i confini regionali.

Al fattore meteorologico sul quale l’uomo, oltre a cercare di rispettare di più l’ambiente, non può far nulla ( nonostante il servizio wheathercontrol di Google) si aggiungono gli immancabili piromani che si divertono ad appiccare incendi, che per essere spenti necessitano di ulteriore acqua che va a ridurre le portate delle falde e di conseguenza ad acuire l’emergenza.

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Avanti così Pier, questo bipolarismo non ci ha dato nulla di buono

postato il 3 Aprile 2012

Caro Presidente,
noto con piacere, che finalmente, almeno lei, ha maturato la convinzione che non è possibile portare avanti una politica che, anche nel lungo termine, abbia come obiettivo principe il bene del Paese e degli italiani tutti, se per cercare di vincere le lezioni, con 2 coalizioni contrapposte, la politica è costretta a raccattare di tutto, ed il contrario di tutto, politicamente parlando. Mi dispiace, che per ora non tutti abbiano compreso la portata di questa svolta, e le sue implicazioni positive, a quel che leggo, tanto da farla passare per un comico. Nonostante tutto, proprio grazie alla capacità della politica, di superare le forti contrapposizioni dei partiti, stiamo riconquistando la fiducia e la stima non solo dei mercati finanziari, ma anche di tutto il mondo politico e civile.
Stiamo dimostrando che se siamo uniti e non ci impantaniamo in lotte politiche esasperate, riusciamo a tirar fuori quanto di meglio hanno gli italiani. Pensate che solo pochi mesi fà eravamo considerati una macchietta dal mondo intero.
Vada avanti così, ormai le differenze tra centro destra e centro sinistra, sono molto meno di quelle che esisterebbero entro le due coalizioni costrette a comprendere anche gli estremismi di destra e di sinistra.

Francesco Lauria

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C’è chi aspetta la rivoluzione e chi la fa

postato il 3 Aprile 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

“Aspettando la rivoluzione” è l’ultimo testo di Antonio Ghirelli, galantuomo e maestro di giornalismo, che volle mettere nero su bianco cento anni di storia del socialismo italiano. Mi è capitato spontaneamente di accostare il titolo di questo straordinario saggio di Ghirelli alle reazioni piuttosto piccate di Luciano Violante e Fausto Bertinotti alla rinuncia da parte di Pier Ferdinando Casini ai benefit di ex Presidente della Camera.

Violante e Bertinotti,  come uomini di sinistra anche se non assimilabili totalmente alla storia del socialismo italiano, hanno passato gran parte della loro vita ad attendere la rivoluzione. Una rivoluzione, più precisamente la trasformazione della società e la conquista dell’eguaglianza e della libertà, sempre aspettata e sempre rinviata. Purtroppo i rinvii nella sinistra italiana non si contano e la rivoluzione , anche quella più semplice dei comportamenti, diventa difficile se non impossibile. Non stupiscono allora i mugugni e  le accuse di ipocrisia da parte di Violante e Bertinotti alla lettera di rinuncia dei benefit di Casini: forse fanno parte di quella endemica, e per certi versi deleteria, dinamica dell’attesa/rinvio della rivoluzione.

C’è un però in questa storia: la rivoluzione questa volta la sta facendo Pier Ferdinando Casini, uno di quelli che una volta i giovani Violante e Bertinotti avrebbero chiamato reazionario, e che oggi invece si distingue per un rivoluzionario buonsenso che corre veloce come un tweet. Le rivoluzioni in fondo sono così, partono da piccoli gesti e si propagano velocemente sorprendendo i difensori dello status quo e anche coloro che hanno atteso e rinviato per troppo tempo.

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Esodati, Casini: “meno battute e più fatti”

postato il 2 Aprile 2012

Sulla questione degli “esodati”, di cui avevamo già scritto, è tornato oggi Pier Ferdinando Casini. Questa mattina il leader dell’Udc ad Agorà, RaiTre, ha precisato: “Bisogna parlare con una voce sola e le idee chiare. Una soluzione ancora non c’è ma c’è la volonta’ dei partiti che sostengono governo e del governo stesso di trovare una soluzione. Non facciamo una caccia al tesoro con indiscrezioni giornalistiche che possono solo danneggiare gli interessati. Bisogna definire e rassicurare coloro che sono in questa situazione ed evitare gli abusi”. Poi da Cuneo, per un appuntamento a sostegno della candidatura a sindaco di Federico Bornia, Casini è stato ancora più netto:  “Occorre fare meno battute e più fatti”. Il tema è all’attenzione del Governo ed invito tutti ad evitare di fare battute o anticipare mirabolanti soluzioni. Le soluzioni sono difficili, ha concluso Casini, e comportano soldi per le casse dello Stato ma vanno trovate”.

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Viaggio tra gli “esodati”

postato il 31 Marzo 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

In questi giorni gli italiani hanno fatto l’orecchio con un neologismo: “esodati”. Chi sono questi esodati? In realtà non si sa con certezza, c’è chi parla di 50.000 persone, chi di 350.000, mentre alcuni parlano di 1 milione di lavoratori. Come mai questa confusione? Sostanzialmente gli “esodati” sono i lavoratori che, in base ad accordi collettivi tra azienda e sindacati, hanno accettato il “prepensionamento” o quanto meno una sorta di “scivolo” (in pratica hanno preso soldi) e hanno anticipato la loro uscita dal mondo del lavoro perché vicini all’età della pensione. Il problema è sorto con la riforma delle pensioni operata da Monti, perché spostando in là la soglia di età della pensione, queste persone si sono trovate “scoperte”. Molte dimissioni erano state date perché l’azienda era in crisi o voleva disfarsi di lavoratori giudicati non più utili e quindi premeva per pre-pensionamenti di fatto. Purtroppo chi è stato spinto a lasciare il lavoro in questo modo e per questi motivi oggi si trova senza stipendio e se prima pensava che la pensione sarebbe arrivata in 2-3 anni e poteva tirare avanti con quanto l’azienda aveva pagato, ora si trova a dovere rifare i conti perché i tempi si sono molto dilatati e rischia di vedere la pensione tra 6-7 anni.

Altri “esodi” sono stati frutto di calcolo, l’azienda non era in crisi, ma intavolava una libera trattativa con il dipendente che sollecitava uno “scivolo” ben oliato verso la condizione di pensionato vista come imminente. Anche questi lavoratori vivono un grosso problema, quantunque questo problema sia stato originato dalla fretta di andare in pensione e dalla voglia di cogliere un’opportunità retribuita, insomma di fare un “affare”.

E vi sono tante altre fattispecie, da qui il problema dell’INPS di dare una risposta univoca su quanti siano: il numero dipende a seconda di quali saranno le decisioni del governo per determinare le caratteristica degli esodati.

D’altronde se il numero fosse davvero di 350.000 persone, avremmo un numero enorme: in Italia i pensionati sono circa 19 milioni e gli assegni pensionistici un po’ più di 22 milioni (alcuni infatti percepiscono doppio assegno). Trecentocinquantamila sono circa il due per cento di tutti i pensionati in essere e sono, all’incirca, quanti vanno in pensione in due anni. Se fossero davvero queste le cifre, non si tratterebbe di una eccezione, ma di una modifica sostanziale al piano pensionistico varato dalla Fornero che anzi, di fatto, sarebbe congelato per i prossimi due anni, se si seguissero le prime proposte di modifica che stanno comparendo sui media.

Ma il punto è che qualcosa non torna: due giorni fa, quando il problema prese le prime pagine dei giornali, si parlò di 65mila esodati. Appena ci si mostrò possibilisti verso una riforma del sistema pensionistico, subito, gli esodati sono diventati 350.000 (o addirittura 1 milione secondo alcune stime), ma passare da 65mila a 350mila non è una bazzecola, non è assolutamente un errore di calcolo e anzi mette ko le previsioni del governo: trecentomila persone a cui consentire di andare in pensione con le vecchie regole, sono un costo di molti miliardi che vanno sottratti al risparmio di spesa previdenziale stimato e messo in bilancio. Forse è giusto e inevitabile perché gli “esodati” non possono essere condannati alla fame e liquidati con un “ci dispiace”. Però, in questo caso va detto chiaramente che tutta la collettività dovrà farsi carico di pagare questo prezzo; se invece si procederà a valutare caso per caso, allora questa cifra è destinata a ridursi, non senza polemiche. In ogni caso, la vicenda si presenta molto ingarbugliata.

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Un impegno concreto per il nostro avvenire, protagonisti del nostro futuro

postato il 30 Marzo 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Andrea Gallorini

In queste settimane stiamo ascoltando ripetutamente, con l’insistenza di una vecchia canzone, un consumato ritornello che più o meno suona così: “Dopo Monti nulla sarà come prima. La politica italiana, dopo l’esperienza del Governo tecnico, sarà radicalmente trasformata”. Sebbene condivida un simile ragionamento, anzi lo auspico profondamente, mi chiedo sostanzialmente quale siano le azioni e le intenzioni promosse da tutti noi, affinché il tanto desiderato cambio di passo nella politica nostrale diventi realtà e non una mera illusione.
Per quanto sia entusiasmante, non basta chiudere il nostro partito, l’Udc, crearne uno nuovo e magari ornarlo con qualche faccia nuova. Le operazioni di restyling funzionano sempre poco, particolarmente in politica. Quindi chi crede che basti cambiare il nome e magari anche il simbolo, aimè, si sbaglia di grosso.
La cosiddetta seconda repubblica, se è mai esistita in quanto tale, o diversamente è stata solo la propaggine di un lungo periodo di “transizione”, si è consumata come un laboratorio d’indiscriminati esperimenti genetici, che a seconda delle combinazioni hanno prodotto composizioni e scomposizioni di partiti invertebrati.
Se vogliamo davvero chiudere con il passato, se non vogliamo creare l’ennesimo partito di plastica di cui nessuno sente il bisogno, se davvero vogliamo offrire agli Italiani un nuovo strumento per fare politica, non possiamo che rimboccarci le maniche e costruire fisicamente un vero partito.
Per fare ciò bisogna tornare a discutere fra di noi, elaborare progetti, nuove idee in grado di dare una scossa al sistema politico italiano, e allora si, poter ereditare la novità innescata dal Governo Monti.
In vista del Congresso Nazionale dunque, spero vivamente che si intraprendano dibattiti in tutti gli organismi del partito, in modo tale da prepararci a celebrare il Congresso in maniera attiva e partecipata. Approfittiamo di questa occasione per delineare il partito che vogliamo, diamo vita nei fatti, ad una sana costituente programmatica.
Se vogliamo essere protagonisti del nostro futuro bisogna predisporci a lavorare con passione, in particolare noi giovani. La porta del rinnovamento è più che mai prossima e se saremo capaci di aprirla per primi, potremo davvero ricostruire questo Paese. Non c’è più tempo, e soprattutto, non possiamo permetterci il lusso di stare alla finestra a guardare. Siamo i portatori di una cultura politica che ha offerto tanto alla nostra Nazione e che ancora oggi ha molto da dare.
Dunque abbiamo una filosofia da seguire, in parte suggerita da Benigno Zaccagnini, storico e indimenticato leader della Democrazia Cristiana, in uno dei suoi tanti discorsi ai giovani dc, allora impegnati in uno stretto confronto con le forze comuniste: “se essi studiano, – riferendosi ai comunisti – noi dobbiamo studiare di più; se essi lavorano, noi dobbiamo lavorare di più; se essi sono seri, noi dobbiamo essere più seri; se essi hanno fede, noi dobbiamo avere più fede e certezza nelle nostre idee di quanta ne abbiano loro”.
Facciamo nostre queste parole, animiamoci d’impegno, in modo da creare assieme un Grande partito; perché come sappiamo, la storia la scrivono i Grandi e non i grossi partiti.

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Il Governo vara la sua Agenda Digitale. Un primo, importante passo

postato il 28 Marzo 2012

di Giuseppe Portonera

Il Governo sta lavorando al piano dell’Agenda Digitale. Roberto Rao, ieri, con due tweet ci ha informato dell’esito della riunione avuta con i rappresentanti del Governo: entro giugno si dovrebbe esaminare la proposta targata Profumo e approvarne quindi il testo unico.

Nella bozza della proposta, si ritrova l’impegno dell’esecutivo a colmare il digital divide italiano entro il 2013, assicurando a tutti gli italiani di poter accedere a una linea a banda larga di base, e a rispettare gli impegni dell’Agenda Digitale Europea, offrendo dunque entro il 2020 a tutti i cittadini de Belpaese la Banda Larga Veloce pari o superiore a 30 Mbit, aggiungendo inoltre che sempre entro il 2020, il 50% dei cittadini italiani dovrà poter disporre di connessioni a Banda Larga Ultraveloce (NGN) sino a 100Mbit (per cui, però, ad oggi, mancano i fondi). Tutto questo perché si intende incentivare la diffusione dell’E-commerce con alcune strategie ad hoc con la defiscalizzazione per incentivare domanda e offerta. Spazio, poi, all’alfabetizzazione informatica, che è uno dei principali problemi italiani, incentivando corsi e la didattica digitale e all’e-Gov e Open Data, cioè a una maggiore diffusione di servizi pubblici per il cittadino di cui usufruire via Internet, con un maggiore spazio al cloud computing. Il Governo vuole puoi investire sul progetto delle “smart communities”, vere e proprie “comunità intelligenti”, realizzando servizi avanzati per la sicurezza come il telecontrollo del territorio o reti per la gestione del traffico.

La proposta dell’esecutivo è sicuramente un primo, importante passo in avanti: per la prima volta il problema del digital divide viene affrontato in modo organico e completo, anche se non del tutto soddisfacente. Nella nostra proposta di legge, targata Gentiloni-Rao, alcuni punti dell’Agenda Digitale infatti venivano trattati in modo più sistematico (a partire dai tempi dello switch off per la pubblica amministrazione o dall’adozione di programmi di alfabetizzazione informatica e di educazione ai nuovi media); si prevedeva la riduzione dell’Iva, con un’aliquota privilegiata per favorire il commercio elettronico; si introducevano contributi una tantum per le famiglie meno abbienti che vorranno accedere a una connessione a Internet, come primo incentivo all’alfabetizzazione digitale, e agevolazioni ai giovani imprenditori che creano e sviluppano nel settore delle nuove tecnologie.

C’è quindi spazio per lavorare a nuove e condivise modifiche per ampliare il raggio d’azione del testo del Governo sull’Agenda Digitale, perché – ma questo vale per tutte le riforme di questi tempi, credo – non possiamo più permetterci di avere solo dei “buoni punti di partenza”. Ci servono soddisfacenti punti di arrivo, come in questo caso.

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