Tutti i post della categoria: Media e tecnologia

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postato il 1 Agosto 2011

I social network accorciano le distanze fra i cittadini e gli eletti nelle istituzioni. Per ricevere i vostri suggerimenti, confrontarci ed informarvi sulla mia attività, da qualche giorno sono anche su Google+. Seguitemi.

Pier Ferdinando

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Rai, l’ultimo spenga la luce e chiuda la porta.

postato il 1 Luglio 2011

Non c’è neanche più gusto a commentare i clamorosi autogol della Rai che, giorno dopo giorno, perde pezzi come un vecchio rottame. Dopo i polemici addii del duo Fazio-Saviano e di Michele Santoro a Viale Mazzini arrivano le dimissioni di Lucia Annunziata che dopo sette anni ha visto cancellato, senza preavviso, dai palinsesti il suo “In ½ ora”.  In Rai si stanno attrezzando anche per eliminare “Report” di Milena Gabanelli con un espediente notevole: sospendere la copertura legale al programma. Come se non bastasse anche Simona Ventura, di cui in tanti non sentiranno la mancanza, ha preferito mollare Rai Due per la ben più generosa Sky.

Mentre è in corso questo esodo biblico dalla Tv di Stato i suoi dirigenti si cimentano in scuse fantasiose come l’errore di stampa del direttore di Rai Tre Paolo Ruffini o incredibili piagnistei come quello del direttore di Rai due Marco Liofredi. In un paese normale una dirigenza come questa che inanella insuccessi uno dopo l’altro verrebbe mandata a casa nello spazio di qualche giorno, ma purtroppo siamo in Italia e questa situazione, con evidente soddisfazione di qualcuno, probabilmente si protrarrà a lungo magari fino a quando non se ne andranno anche i pietrificati abbonati Rai in prima fila. Cortesemente, l’ultimo spenga la luce e chiuda la porta.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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Giovani e web, la politica passa da qui

postato il 14 Giugno 2011

Stamattina, spulciando nel web, ho trovato una frase che mi ha colpita davvero: “I giovani devono essere il nostro presente.”

Troppo spesso, infatti, la politica in particolar modo, cade nell’errore di affermare, con poca convinzione, che i giovani siano il futuro, il domani. Intendiamoci, io lo credo fermamente, sono speranzosa che presto chi di dovere possa capirlo. Tuttavia, ho iniziato a capire che questa è spesso una scusa utilizzata da chi, in realtà, non ha intenzione di lasciare il proprio potere e lascia ai giovani la speranza di tante belle parole, di tante promesse, che aspettano ancora che un domani possano diventare realtà.

Come diceva Claudio Baglioni, però, “La Vita è Adesso”. E, come me, molti ragazzi cercano di farlo capire a chi, con una scusa al giorno, temporeggia e, alla fine, eccedendo nelle belle promesse,  rende quei ragazzi dei giovani-vecchi. Non si è più giovani dentro, non si ha più quell’entusiasmo, quell’ansia di fare tanto e di farlo bene. Quando qualcosa arriva, troppi ragazzi sono già spenti dentro, l’entusiasmo si è affievolito o l’ambiente circostante, la società, li ha già abituati a ciò a cui nessuno dovrebbe mai abituarsi: ai vizi della mala politica. Nella mia esperienza, ne ho conosciuti molti di ragazzi così, ma non mi sono abbattuta, né abituata. Per me la Politica è ancora quella con la P maiuscola e, con un po’ di coraggio, molti ragazzi si avvicineranno ad essa. L’esperienza del Referendum è stata illuminante. Forse, se coloro che oggi gestiscono la politica italiana se ne renderanno conto e si lasceranno illuminare da questi risultati, probabilmente il nostro sarà un futuro radioso.

Non c’è più la politica lontana, inarrivabile, che dialoga con i cittadini attraverso il tubo catodico, attraverso le tv di parte. Questo modello è fallito. Stavolta la politica si è mossa in un altro modo, diverso: il movimento di idee, lo scambio di opinioni c’è stato nel web – nei blog, su facebook, twitter. La politica sta cambiando, e sta cambiando il modo di esprimersi. Il web è forte per questo motivo: perché dà l’opportunità a tutti di esprimersi e dire la propria, anche ai giovani, troppo spesso esclusi da questo mondo. Ho visto molti ragazzi lasciarsi trasportare dall’emozione di dire la propria su temi di importanza rilevante, vitale.

Ecco, la politica dovrebbe ripartire proprio da qui. Deve capire che la Politica è Partecipazione, e la Partecipazione comprende, in sé, le parole Web e Giovani. Non si può prescindere più, ormai, da questa considerazione: bisogna iniziare a cambiare, cambiare davvero. Ho iniziato da qui, è non ho intendo smettere di rompere le scatole.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Marta Romano

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Santoro via dalla Rai, tra lui e Lei paghiamo noi

postato il 7 Giugno 2011

Per anni la Rai è stata il campo di battaglia di una guerra senza esclusione di colpi tra le varie dirigenze e Michele Santoro. I dirigenti Rai che si sono succeduti nel tempo hanno sempre cercato di esaudire il desiderio di Silvio Berlusconi di mettere a tacere la fastidiosissima compagnia di Michele Santoro, che, a detta del Premier, a colpi di inchieste e di trasmissioni “costruite” sottraeva voti preziosi al centrodestra; dall’altra, Michele Santoro che con l’ausilio di Travaglio, Ruotolo, Vauro e il resto della sua redazione ha condotto la sua personalissima guerra al Premier dagli schermi del servizio pubblico, in una sorta di piccolo Vietnam televisivo dove spesso è riuscito ad impantanare le soverchianti forze governative.

Accade poi che “i governativi” e la resistenza santoriana firmano uno strano armistizio che pone fine alla guerra e dichiara un inaspettato liberi tutti.  La risoluzione consensuale, questo il nome tecnico dell’inaspettato armistizio, arriva all’improvviso, senza passare per il consiglio d’amministrazione, quasi gestita segretamente tra lui, Michele Santoro, e Lei, nel senso del direttore generale Lorenza Lei. Ma tra lui e Lei chi ci rimette siamo noi, perché a pagare questa strana operazione saranno senza dubbio i cittadini poiché a conti fatti il divorzio da Michele Santoro sarà un vero salasso per la Rai: sei milioni di ricavi in pubblicità, il 20% di share e 600mila euro di compensi al conduttore, più la liquidazione da due, senza contare l’inevitabile tracollo di Raidue che non avrà «X Factor», forse nemmeno «L’isola dei famosi» e ora perde la cassaforte degli ascolti «Annozero» (le due più recenti puntate hanno registrato share record del 22-23% che hanno alzato tutta la media di rete). Legittime a questo punto sono le domande poste da Carlo Verna, segretario nazionale dell’UsigRai: “sono stati dati dei soldi per cancellare ‘transattivamente’ una trasmissione di successo? Che partita ha giocato il nuovo direttore generale? Che gioco ha fatto Michele Santoro?”. “Non saremo fra coloro che brinderanno per l’uscita di Santoro dalla Rai”, rincara l’on. Roberto Rao, ma “per rispetto degli italiani che ancora pagano il canone, la Rai deve rendere pubblici tutti i particolari dell’accordo transattivo, per permettere a quanti finanziano l’azienda di sapere chi ha guadagnato e chi ha perso in questa operazione”. E mentre Michele Santoro sembra sempre più vicino ad un approdo a La7, in Rai si cominciano a mettere in discussione anche i contratti di Milena Gabanelli, Giovanni Floris e Serena Dandini. L’unica certezza in questa Rai delle svendite resta il famoso cavallo morente in bronzo patinato che sorge davanti alla direzione generale di Viale Mazzini, e che sembra sempre di più una metafora concreta della situazione della Televisione di Stato.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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eG8, quando si parte già male.

postato il 29 Maggio 2011

Pochi giorni fa aprendo il forum “eG8” di Deauville ,che puntava a far incontrare i “Grandi” della rete con i “Grandi” della terra, Sarkozy ha aperto la conferenza con queste parole :

“Non voglio cercare di controllare la Rete, ma piuttosto aprire un dialogo proficuo tra governi e gli attori di Internet”.

Se però si è ideatori del sistema censorio più famoso del mondo,l’ HADOPI, che dopo tre violazioni (uso di programmi p2p per il download illegale), disconnette automaticamente dalla rete il cittadino francese, ed ancora, se si è il presidente di una nazione dove il copyright è talmente severo che soffoca la creatività e crea casi internazionali, viene il dubbio che i propositi del presidente francese siano solo uno specchietto per le allodole, e che invece nascondano quella che lui stesso definisce opera di “civilizzazione della Rete”, che poi non è altro che un controllo del web, che conferirebbe ai governi una autorità su contenuti, informazioni e dati, mai vista prima.

Il vertice, criticabile per certi versi, positivo per altri, ha messo in luce dei dati importanti su internet e il suo indotto , si parla di 8mila miliardi di euro di commercio online, cioè il 3,4% del Pil in 13 Paesi (quelli del G8 più Brasile, Cina, India, Corea del Sud, Svezia), il 10% della loro crescita negli ultimi cinque anni.
L’Italia tra tutti i paesi industralizzati è quello in cui Internet ha contribuito di meno alla crescita economica: solo il 12% del Pil tra il 2004 e il 2009, rispetto al 33% della Svezia, il 24% della Germania o il 23% del Regno Unito. Altro dato di rilievo è che per ogni posto convenzionale perso, internet ne produce 2,5.
Questi dati in contrapposizione all’ostilità dilagante di alcune governi mondali , su internet e la Net neutrality ,rendono chiara la lontananza tra questi due mondi che in realtà si sovrappongono.
Alla conferenza erano presenti molti nomi noti come Jimmy Wales di Wikipedia e Eric Schmidt di Google, Zuckerberg (interessantissima una sua intervista sul rapporto fra fb e potere), Rupert Murdoch, il CEO di eBay John Donahoe e Neelie Kroes per l’agende digitale europea e tra i pochi italiani Franco Bernabè AD di Telecom Italia.
Nell’infografica cosa hanno detto:

Tanti ancora i protagonisti assenti, come hanno fatto notare sul web gli utenti e molta la distanza tra i presenti , sia per barriere culturali, ideologiche e per divergenze di interessi .
Proprio per queste divergenze di interessi tra i players di internet e i governi, l’eG8 è risultato fallimentare, senza dare vere risposte o conclusioni di rilevo,un tentativo nato all’insegna di una conquista dello spazio virtuale che con molta probabilità verrà presto riposta nel dimenticatoio da internauti e cittadini comuni.
Pare chiaro che la formula proposta non sia quindi quella giusta per un confronto proficuo sul futuro della rete, le distanze tra gli attori principali, ma sopratutto tra i governi, i loro cittadini e internet sono il freno a mano che non permette ad internet di essere il traino della rivoluzione auspicata, e che la sicurezza della rete e della protezione dei diritti vada pari passo con la libertà e la neutralità della rete stessa.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Michele Nocetti

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La “relazione complicata” tra internet e la politica

postato il 27 Maggio 2011

Questa aspra campagna elettorale verrà sicuramente ricordata non solo per gli innumerevoli, e spesso incredibili, spunti di cronaca ma perché segna il definitivo ingresso di internet nelle competizioni elettorali. Internet è diventata sempre più mezzo di comunicazione e propaganda elettorale, ma anche, a dir la verità ancora troppo poco, parte dei programmi elettorali dei candidati. Bisognerebbe parlare però, per usare un linguaggio caro agli utenti di Facebook, di una “relazione complicata” tra politica e internet:  non sembra, infatti, che candidati, e politici in generale, abbiano compreso le potenzialità del nuovo mezzo di comunicazione. Anzi, questi  troppo spesso si rapportano alla rete come schemi comunicativi desueti che potevano andare bene per una campagna elettorale degli anni ’50.  Paradigmatica in questo senso è stata la campagna elettorale di Letizia Moratti, che proprio in rete ha commesso delle gaffes clamorose che indubbiamente hanno influito, e probabilmente influiranno, sul suo risultato elettorale. La “moschea di Sucate”le calunnie diffuse su Pisapia e il meccanismo truffa per gonfiare la pagina Facebook della Moratti, sono i risultati di una ignoranza abissale del mondo della rete e di un goffo tentativo di saldare nuovi mezzi e vecchi messaggi, Achille Lauro e Twitter. L’errore di certi “strateghi” della comunicazione politica sta proprio nel riportare in rete messaggi vecchi e demagogici o, peggio, ispirandosi al principio della propaganda di Goebbels, credere che una bugia ripetuta migliaia di volte diventi una verità: se nella vita di tutti i giorni, nei mercati rionali o sull’autobus, queste tecniche possono ancora aiutare a pescare qualche voto, in rete possono invece rivelarsi un boomerang letale e scatenare l’ironia e i lazzi nei blog e nei social network.

Per evitare clamorose brutte figure sarebbe utile allora capire che messaggi tradizionali e meccanismi demagogici mal si addicono alla rete, soprattutto perché gli utenti, e quindi i destinatari dei messaggi, non sono assimilabili, con qualche eccezione su Facebook, a elettori sicuri o bambini di cinque anni. Questa poca dimestichezza con la rete dei candidati si rispecchia anche nei programmi elettorali: si trovano, senza distinzione di colore politico, solo pochi e vaghi riferimenti ad internet e più in generale al digitale, ricorrente è il tema del wi-fi libero e lo sfruttamento della rete internet per snellire le elefantiache burocrazie comunali, ma nessuno sembra avere chiara una strategia innovatrice, una vera e propria agenda che segni le tappe della rivoluzione digitale nei comuni. Perché questo scarso interesse? Perché non coinvolgere esperti del settore ed evitare di parlare in maniera inadeguata di cose che non si conoscono? Per rispondere a queste domande è sufficiente guardare l’età media dei candidati a sindaco, e accorgersi che in molti casi sono i protagonisti di tante campagne elettorali del passato. Uomini vecchi con idee vecchie. Ma questo è un altro problema.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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Proposta di agenda digitale dell’Unione di Centro

postato il 9 Maggio 2011

L’art. 21 della nostra Costituzione al primo comma recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

Oggi garantire questo diritto significa anche consentire a tutti i cittadini l’accesso alla Rete internet e alle nuove tecnologie digitali. Condividiamo perciò la proposta del costituzionalista Stefano Rodotà di un articolo 21-bis della Costituzione: “Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale”.

Siamo consapevoli del fatto che non possiamo fare a meno del più grande mezzo di comunicazione della storia. Ma non basta che ciascuno di noi sia consapevole, occorre che l’intero Paese percepisca l’importanza di questo strumento e cominci a pensare ad un futuro che veda internet e il digitale come indispensabile strumento di progresso e di civiltà. In questa prospettiva è necessario che la classe dirigente di questo Paese sia attenta ai “segni dei tempi”, che significa mettersi nelle condizioni di riuscire a leggere le indicazioni e le sollecitazioni che provengono dal tessuto sociale, nazionale ed internazionale, e dall’economia. [Continua a leggere]

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Sky e il principio del terzo escluso

postato il 6 Maggio 2011

A Sky sembra aver trionfato l’aristotelismo. Dopo anni di battaglie contro il duopolio Rai-Mediaset  e per l’affermazione del terzo polo televisivo, nella televisione di Rupert Murdoch sembrano aver cambiato opinione ed essersi convertiti ad una rigida interpretazione del IV libro della Metafisica di Aristotele che sancisce il cosiddetto principio del terzo escluso. Peccato che in questo caso il terzo escluso non sia Sky ma i candidati del Terzo Polo alle amministrative. A pochi giorni dal voto, infatti,  SkyTG24 ha deciso di dare il via ai faccia a faccia televisivi tra i candidati alla poltrona di sindaco delle quattro maggiori città interessate dal voto amministrativo (Milano, Torino, Napoli e Bologna), limitando però il dibattito a quelli che la direzione di Sky ritiene i “candidati principali” e cioè i candidati di Pdl e Pd. Nulla da fare per i candidati del Terzo Polo, Alberto Musy (Torino), Raimondo Pasquino (Napoli) e Stefano Aldovrandi (Bologna) che come il candidato milanese Manfredi Palmeri dovranno accontentarsi di inseguire con una sedia vuota i loro contendenti per dare la possibilità ai cittadini di un confronto pubblico tra i candidati.

Vana la protesta di Roberto Rao (Udc) che ha visto in questa scelta di Sky una palese violazione del regolamento dell’Agcom e della par condicio. Questa vicenda ha però prodotto un documento notevole che spiega l’applicazione del principio del terzo escluso: si tratta della lettera con cui il neoaristotelico direttore di SkyTG24 Emilio Carelli ha risposto alle critiche mosse dall’onorevole Rao. In questa lettera Carelli spiega che  il criterio giornalistico seguito da Sky “è stato quello di invitare nel programma a rispondere alle proprie domande coloro che, nella valutazione autonoma della testata, hanno una maggiore probabilità di vincere la competizione elettorale. Circostanza che potrebbe rivelarsi non confermata dall’esito del risultato elettorale, ma sempre nel convincimento che una discussione così strutturata sia di maggiore utilità ed interesse per lo stesso telespettatore”.  Da queste parole si evince una singolare sostituzione dell’elettore con il telespettatore per cui è assolutamente comprensibile che l’interesse non sia più quello di conoscere le proposte per il governo della città da parte dei candidati sindaco: il telespettatore, secondo il direttore di SkyTG24, è interessato ad una “discussione” che è più simile ad un incontro di pugilato dove due pesi massimi se le danno di santa ragione. Indubbiamente un match di boxe è più esaltante di una tribuna politica, ma non è certo un servizio all’elettore-telespettatore. Sempre nella sua lettera a Rao, Carelli spiega che la scelta della sua testata è mossa dalla volontà di “consentire lo svolgimento di programmi televisivi chiari ed efficaci”. Secondo il direttore di SkyTG24 la chiarezza in televisione è data dalla riduzione del numero di candidati che possono paralare, la stessa logica del bipartitismo inseguito dal duo Veltroni-Berlusconi nel 2008 che per “semplificare” il sistema politico prevedeva la morte del pluralismo politico.

Sono però noti a tutti  i risultati di quella “semplificazione”. Ma essendo sicuri della buona fede del direttore Carelli e della sua volontà di rendere chiara ed efficace l’informazione, si potrebbe suggerire una modesta proposta: in nome della chiarezza e dell’efficacia SkyTG24 potrebbe dare la parola esclusivamente a quel candidato che, ad insindacabile giudizio della testata, sarà il vincitore delle elezioni. In questo modo la tv di Murdoch non solo potrebbe fare sfoggio di notevoli capacità divinatorie, magari si potrebbe invitare il mago Otelma, ma darebbe un contributo significativo alla chiarezza: i telespettatori non perderebbero una sillaba dei programmi di Letizia Moratti o di Piero Fassino che non sarebbero interrotti dai loro insulsi rivali. Qualcuno però segnala che la rivoluzione neoaristotelica di SkyTG24 è incompleta perché, a quanto pare, nel confronto dedicato alla città di Napoli il confronto sarà a tre. Tranquilli il terzo incomodo non sarà il candidato del Terzo polo, per cui  il principio è salvo: tertium non datur.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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Informati ai tempi di Google

postato il 22 Aprile 2011

L’informazione in questi anni ha cambiato volto, sempre più rete e meno carta stampata, tanto che sembra quasi anacronistico pensare di andare ogni mattina a comprare il quotidiano in edicola o farselo prestare dal collega di lavoro.

Bisogna però notare che l’informazione che i mass media offrono, spesso discosta dalle necessità e curiosità degli italiani. Nella giungla di blog , riviste, quotidiani ed aggregatori di news , che si offrono come l’alternativa alla vecchia informazione, vogliamo cercare di portare un po’ di ordine e dare qualche dritta per capire meglio il web e l’informazione.

Il primo dato di fatto è che ormai tutte le grandi testate hanno un proprio sito web, più o meno visitato, più o meno interattivo. La Repubblica (il sito di informazione più visitato in Italia ), La Stampa, Il Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, hanno tutti il loro sito internet e tutti o quasi hanno una loro versione per iPad, smartphone e simili.

Ma la rete offre tanto altro ancora: tra le tante realtà italiane troviamo alcune “perle” spesso sconosciute ai “non addetti ai lavori”.

Il Post: Quello che è a tutti gli effetti l’Huffington Post italiano, diretto da Luca Sofri, è un ibrido tra quotidiano online , aggregatore di news e blog . Fornisce,ogni giorno informazioni di attualità, economia, politica ma sopratutto si occupa di internet, tecnologia e scienza ,ponendosi l’obiettivo di diventare il faro dell’informazione di qualità su internet sostenuta solamente dalla pubblicità.

Liquida: Aggregatore multi tematico di notizie provenienti da tutto il web , appartenente al gruppo Banzai, con oltre 7 milioni di post aggregati da più di 40 mila blog è di fatto l’aggregatore di news più grande d’Italia, con un pizzico di social che non guasta mai.

Wired: Nota rivista statunitense conosciuta come “La Bibbia di Internet”, è stata fondata dal giornalista Louis Rossetto e da Nicholas Negroponte nel 1993 a San Francisco. Dal 2009 è entrata nel panorama italiano portando una ventata di aria fresca con articoli interessanti su Internet , new media , new tech e innovazione.

Se poi si è interessati al mondo del web , delle nuove tecnologie e della comunicazione ci sono ancora alcuni siti da segnalare :

Punto Informatico” : è una testata online gratuita italiana, specializzata in nuove tecnologie, internet e comunicazione, fondata nel 1995 da Andrea De Andreis, con una media di 1,3 milioni di visitatori unici al mese è oggi la testata del settore più visitata in Italia.

HdBlog”: sito specializzato in nuove tecnologie, sopratutto nel campo mobile e pc, si basa sul modello di blog che ricorda vagamente siti internazionali come gizmondo o mashable, dove tutti gli argomenti sono suddivisi in diversi sottoblog specifici.

Hardware Upgrade”: Nasce nel 1997 per mano di Paolo Corsini come pagina personale dedicata al mondo dei personal computer, è poi cresciuto fino a diventare uno dei più conosciuti ed apprezzati portali tematici riguardati pc, hardware, internet e telefonia.

Il Corriere Delle Comunicazioni”: Quotidiano Online e cartaceo con il chiodo fisso per le Telecomunicazioni e ciò che gira attorno alle nuove tecnologie, fornisce informazioni sulla situazione attuale italiana dello sviluppo della rete ,sulla net neutrality , sul digital divide e molte altre news ogni giorno.

In questa lunga carrellata non può mancare ciò che sta rivoluzionando il mondo delle news online: Twitter, il famoso social network che spopola in tutto il mondo (un po’ meno da noi) e che pare essere perfino la scintilla degli ultimi moti rivoluzionari nel nord Africa. Ciò che stupisce è come l’immediatezza dell’informazione su Twitter , la lucidità delle news contenute in soli 140 caratteri, la sua flessibilità d’uso stiano cambiando il modo di informare, informarsi, e di fare opinione. Twitter si sta affermando, in maniera consapevole o no, come un vero e proprio strumento di potere.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Michele Nocetti

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Media e libertà: siamo una democrazia “fortissimi”

postato il 29 Marzo 2011

“Una democrazia è forte quando ha media liberi” così si legge, accanto al faccione sorridente del Presidente del Consiglio,  nella nuova campagna pubblicitaria ideata dall’agenzia Serviceplan e lanciata dalle emittenti pubbliche tedesche ARD e ZDF. Ma i tedeschi non sono i soli a pensare che i media italiani siano poco liberi, a loro si aggiunge il quotidiano spagnolo El Mundo che commentando la campagna pubblicitaria tedesca dice senza remore che l’Italia berlusconiana è “l’antitesi della libertà e dell’indipendenza dei media”. Un attacco durissimo che non colpisce solo il Premier ma anche l’immagine del Paese. Tedeschi e spagnoli avrebbero potuto facilmente ricredersi vedendo una puntata di Forum dove una semplice cittadina ha potuto ringraziare il governo per avere ricostruito L’Aquila dopo il terremoto, ma probabilmente anche in questo caso si sarebbero attaccati al fatto che questa signora non è proprio aquilana, e forse neanche terremotata, però in compenso è stata pagata bene.

Sicuramente poi i detrattori europei non sanno che il governo e la maggioranza stanno facendo di tutto per rendere davvero democratico il servizio pubblico: in vista delle elezioni amministrative gli esponenti di Pdl, Lega e Responsabili hanno presentato un emendamento in commissione di Vigilanza Rai per equiparare i talk show alle tribune politiche, una bella estensione della “par condicio” che consentirà a tutti i candidati a sindaco e presidente di provincia di poter spiegare le proprie ragioni in prima serata, magari ad Annozero di Michele Santoro. Poco importa se Santoro, Floris e Vespa non sono in grado di far parlare tutti, possono anche spegnere i loro microfoni ma una vera democrazia deve consentire ai candidati a sindaco di Pozzo d’Adda di potersi confrontare a Porta a Porta o a Ballarò. Checco Zalone direbbe che siamo veramente una democrazia “fortissimi”. A questo punto la domanda su media e democrazia dovrebbe ribaltarsi: sono democrazie forti quelle dove i capi di governo non possiedono nemmeno il giornalino della parrocchia? Sono paesi con media liberi quelli che non fanno parlare in tv e in prima serata i candidati a sindaco di un paesino sperduto dell’Extremadura o della Baviera? Dall’alto (o dal basso considerata la statura del Cavaliere) della nostra libertà possiamo dire: meno male che Silvio c’è.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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