Tutti i post della categoria: Rassegna stampa

Referendum: chi dice no vuole solo colpire Renzi

postato il 9 Ottobre 2016

catturaoL’intervista di Gerardo Marrone pubblicata su Il Giornale di Sicilia

«È in corso un processo di manipolazione: si vuole colpire il governo Renzi usando il referendum. Le questioni di merito, quindi, non interessano più a nessuno e si uniscono le tesi di persone che hanno visioni politiche contrapposte. Così, si ritrovano a braccetto Brunetta con Zagrebelsky e Grillo con Salvini».
Ieri a Taranto, stamattina alle «Ciminiere» di Catania, Pierferdinando Casini è impegnato a sostenere le ragioni dei «Centristi per il Sì», ma soprattutto un’idea di fondo: «Serve un disegno “per” e, invece, vedo – afferma il presidente della commissione Esteri al Senato – troppi disegni “contro”. E non va bene».

I sondaggi non danno certezze sull’esito del referendum confermativo, ma un’indicazione la forniscono: gli indecisi sono tantissimi, almeno il 40 per cento. Forse, è il caso di spiegare meglio la riforma. Vuol provarci lei?
«È una riforma semplicissima che, innanzitutto, consente di superare il bicameralismo perfetto. In nessun Paese occidentale esistono due Camere che hanno esattamente le stesse competenze, le stesse attribuzioni, come in Italia. Inoltre, si mette ordine nel rapporto tra Stato centrale e Regioni in modo da evitare che, ad esempio su dossier importantissimi come quelli energetici, una Regione possa bloccare le scelte del governo. Non è finita…».
 Altro?
«Si abolisce il Cnel, il Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro. Nessuno ha capito cosa fa, tranne appaltare un po’ di studi che magari sono interessanti ma per i quali non serve certo un organo costituzionale».  Doppio incarico per consiglieri regionali e sindaci che saranno chiamati a far parte del nuovo Senato. Non è un po’ troppo? «Un po’ troppo, solo se si guarda con la lente di oggi. Il prossimo Senato non sarà paragonabile a quello attuale, perchè potrà lavorare in tempi ben più limitati».
 Anche lei come Renzi ritiene che, senza la riforma Boschi, il Paese non si salva?
«Io sono sempre meno drastico di Renzi, ma dico che un successo del “no” sarebbe un pessimo segnale dopo trent’anni di tentativi abortiti di riforme istituzionali. Grave se l’Italia dimostrasse di essere un Paese irriformabile».
Il giurista Massimo Villone ha affermato in un’intervista al Giornale di Sicilia che, in caso di vittoria del sì, «l’esecutivo avrà il controllo pieno dell’Assemblea e del procedimento legislativo». Sbaglia?
«Sì, sbaglia. È un’altra delle mistificazioni che si stanno facendo, cioè mettere sullo stesso piano due cose diverse: la riforma costituzionale e la legge elettorale. Il dibattito sulla legge elettorale procede in parallelo, sicuramente “Italicum” sarà cambiato. In ogni caso, non credo che questa provocherebbe una deriva autoritaria. A me, poi, viene da sorridere sentendo parlare di deriva autoritaria per attaccare Renzi, come si faceva contro Berlusconi. Dire che correva il rischio di essere un dittatore, mi sembra una cosa ridicola».
 A proposito. Il premier ha recentemente affermato che «il Cav usa il referendum per ritornare in campo». Ma davvero Berlusconi le sembra così «in campo»?
«In primo luogo, ricordo che i sondaggi rivelano come la metà degli elettori di Forza Italia si dichiari a favore della riforma. Questo perchè, se passasse il no, sarebbe la vittoria di gente come Grillo e non certo di Berlusconi che, in effetti, non mi sembra così in campo. Il solo fatto di consentire che trapelino le simpatie per il sì di uomini a lui così vicini, come Fedele Confalonieri e Gianni Letta, ciò vuol dire che Berlusconi è più intelligente di tanti suoi sostenitori».
 Altra obiezione alla legge di revisione costituzionale: i tagli ai costi della politica saranno modesti, 48 milioni l’anno – stando alla Ragioneria dello Stato – e non i 500 di cui parla il presidente del Consiglio. Propaganda?
«Non è un argomento che mi ha mai appassionato. E, quando io parlo di referendum, non ho mai usato il tema dei costi della politica anche perchè la democrazia costa. Questo è un argomento che usa Renzi e che è molto pericoloso!».  C’è chi dice no, tra questi D’Alema e Bersani. Sorpreso? «Di Bersani, un po’ sì. Nessuna sorpresa da D’Alema, invece. In questa fase, lui privilegia la sua ostilità verso Renzi. Una battaglia personale: di politico c’è molto poco».
 C’era una volta il centrodestra che vinceva le elezioni, anche grazie a Pierferdinando Casini. E adesso?
«Molto difficile che lei possa vedermi nello stesso schieramento con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. In questa fase così difficile per il Paese, dunque, credo che la collaborazione con Renzi vada confermata pure per la prossima legislatura».
 In Sicilia si andrà alle urne tra un anno per le Regionali. Crocetta vuole ricandidarsi. Voi lo sosterrete?
«Questa è una domanda che dovete fare a Gianpiero D’Alia. Io non intervengo sulle questioni siciliane. E se un consiglio devo dare, lo faccio in privato e non certo sui giornali».
 Lei è il presidente della commissione Esteri a Palazzo Madama. Sulle quote-migranti, l’Unione Europea ha ormai perso la faccia?
«L’Unione Europea ha perso la faccia nel Mediterraneo e la sta perdendo anche sul punto della ripartizione dei migranti. Voglio aggiungere, però, una cosa: ai tanti che in Italia vorrebbero rialzare i muri, dico di stare bene attenti. Guardate a cosa sta capitando ai nostri connazionali oggi in Gran Bretagna e ai transfrontalieri in Svizzera. Se si rialzano i muri, non ce n’è per nessuno».

2 Commenti

Referendum: «Il Sì è la sfida al populismo. Poi popolari e sinistra alleati»

postato il 4 Ottobre 2016

Meglio togliere il ballottaggio, crea troppi rischi
Pier Ferdinando CasiniL’intervista di Paola Di Caro pubblicata sul Corriere della Sera  

Se è tornato in campo nell’agone politico nazionale con tutte le sue energie — nel weekend terrà manifestazioni per il Sì al referendum a Taranto e a Catania, e molto altro è previsto — è perché Pier Ferdinando Casini crede che questa sia la battaglia campale tra due modelli alternativi: «La sfida oggi non è più tra destra e sinistra, e nemmeno fra tre poli. È invece tra un populismo becero, anti-politico e sfascista alla Grillo e il riformismo e la serietà». Per questo, è il momento di fare appello agli elettori e ai politici «moderati, che come i sondaggi indicano, decideranno chi vincerà».

In pratica, chiede ai moderati di schierarsi con Renzi?
«Chiamo ad una scelta di campo, sì, pur sapendo che la riforma dovrà essere perfezionata, e nonostante Renzi abbia commesso errori nella gestione del referendum».

Ma nel fronte del No c’è anche Berlusconi
«Vero, ma l’equivoco dal quale i moderati devono uscire è che se vince il No vince Berlusconi. Non è vero: vincerebbero Grillo, Il Fatto, Zagrebelsky, persone pur rispettabili ma che non hanno nulla a che fare con i valori della destra moderata e responsabile. Vincerebbe proprio quel fronte che per anni ha accusato Berlusconi di “deriva autoritaria” e che oggi usa gli stessi argomenti contro Renzi, ridicoli in entrambi i casi al di là dei limiti che pure i due hanno». [Continua a leggere]

Commenti disabilitati su Referendum: «Il Sì è la sfida al populismo. Poi popolari e sinistra alleati»

Referendum: se non passa il Sì, Italia giudicata irriformabile

postato il 18 Settembre 2016

Parole Parisi di buon senso, ma senza novità
Pier Ferdinando CasiniL’intervista di Angelo Picariello pubblicata su Avvenire

Al di là di quanto sostiene l’ambasciatore americano, se non passasse il referendum in tutto il mondo si dirà che l’Italia è definitivamente irriformabile, con gravi danni per l’immagine e la credibilità del nostro Paese». Pier Ferdinando Casini mette in campo i “centristi per il sì”, e per il futuro, «con questo centrodestra», ritiene inevitabile continuare il sostegno al governo Renzi.

Parisi l’ha convinta?
Nelle sue parole ho trovato un condensato di buon senso, ma non vedo atti di coraggio o vere novità. È una persona seria, ha messo in fila le questioni. È un’occasione persa, i veri problemi del centrodestra li ha elusi.
Meglio collaborare al progetto riformatore di Renzi?
Non ho dubbi che il nostro compito sia quello di continuare a sostenere questa maggioranza. Se le prospettive sono queste non vedo come il centrodestra possa costituire un’alternativa credibile a Renzi.
Voi votaste anche la riforma, poi bocciata, del centrodestra. C’è chi dice che non era poi così diversa.
Lo penso anch’io, e non mi spiego come mai, a parte singole personalità come Pera e Urbani, nessun altro nel centrodestra lo dica. C’è un aspetto in cui esse differiscono, il recupero di centralità delle scelte su alcune materie. Ma l’equilibrio energetico del Paese, ad esempio, non può esser messo a repentaglio dall’ultimo Comune italiano. E questo, insieme al superamento del bicameralismo perfetto, l’abolizione del Cnel, ci induce al sì convinto.
Forza Italia insiste per il no.
Ne fa una scelta contro Renzi. O forse c’è la riserva mentale di sostituirsi, in caso di vittoria del no, all’area centrista. Ma non ce ne sarà bisogno, quest’area è solida, ampia e contribuirà a dare stabilità alla legislatura.
C’è dolore per la scelta diversa dell’Udc?
Il dolore è una categoria dell’animo, non la scomoderei. Ognuno fa le sue scelte, va dove lo porta il cuore.
L’Italicum non può creare problemi nel combinato disposto con la riforma?
 Dopo aver parlato di rischio di deriva autoritaria per Berlusconi, ora la cosa si ripete con Renzi. Ma non era vero ieri e non è vero oggi. La legge elettorale si può cambiare con legge ordinaria, e credo verrà cambiata per alcuni aspetti (penso al ballottaggio, al premio alla coalizione) ma se anche rimanesse così non ci sarebbe da spaventarsi. Anzi, visto che i parlamentari della maggioranza verranno eletti quasi tutti con le preferenze, è sbagliato pensare che Renzi riuscirà a tenerli a bada facilmente, altro che deriva autoritaria. D’altronde se tutti sono sempre stati favorevoli a dare più poteri al premier, questo è un capitolo che manca nella riforma, e questa legge elettorale sarebbe in grado di completalo.

Commenti disabilitati su Referendum: se non passa il Sì, Italia giudicata irriformabile

Ciampi: ha ridato al Paese l’orgoglio di essere italiani

postato il 18 Settembre 2016

ciampi_casiniL’intervista di Marco Ventura pubblicata su Il Messaggero

Fu con Ciampi al Quirinale che entrò nel gergo della politica l’espressione «bipartisan»? Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri al Senato e all’epoca presidente della Camera, invita a «capire il contesto in cui Ciampi fu eletto nel 1999: si veniva da una presidenza Scalfaro in alcuni passaggi molto divisiva, il clima politico era incandescente. C’era l’esigenza di un voto ampio per evitare la solita bagarre dei franchi tiratori e delle votazioni interminabili».

Non c’era la candidatura del popolare Franco Marini?
«Veltroni virò immediatamente sul nome di Ciampi e attorno a quella scelta costruì un consenso ampio. Il centrodestra non vedeva l’ora di votare un candidato non solo super partes, ma che apparisse anche tale. Il partito della sinistra non portò popolari al voto, e dietro la spinta di Veltroni propose senza esitazione Ciampi».
Cinque dei suoi 7 anni furono poi segnati dalla coabitazione con Berlusconi.
«Non furono anni facili e al netto della cortesia, Ciampi non ha mai amato Berlusconi. Però lo ha sempre rispettato, rispettando con lui il risultato delle urne. Chi ha lavorato molto, e molto bene, per smussare gli angoli, è stato Gianni Letta, nel quale Ciampi aveva una fiducia totale. È stato un gioco di pesi e contrappesi, di moral suasion esercitata con intelligenza dal Presidente».
Momenti di maggior disaccordo e, invece, condivisione?
«Il cammino della legge Gasparri fu costellato da una sorveglianza stretta del capo dello Stato che non ne condivideva l’impianto. Fu un continuo lavoro di correzione, esercitato in modo morbido. In realtà quella legge respinta per alcuni articoli alle Camere era stata già molto emendata dall’operato sottotraccia di Ciampi. I presidenti della Repubblica non hanno il compito di farsi applaudire ma di incidere. Ciampi lo ha fatto con determinazione. Se non ci fosse stato questo lavoro, non ci sarebbero stati neanche i momenti di unità fondamentali che ci consentirono di affrontare quei tempi».
Per esempio?
«Ricordo il suo straordinario spessore umano la notte in cui rientrarono i caduti di Nassiriya. Dalle famiglie era visto come un nonno che non li lasciava soli. Ciampi si schierò subito per l’unità nazionale e non diede spazio ad alcuna possibile polemica. Per questo subì contestazioni dalla sinistra, che lo accusava di non essere sufficientemente assertivo contro Berlusconi. Il che dice quanto il suo atteggiamento sia stato equilibrato e ispirato al senso dello Stato». [Continua a leggere]

Commenti disabilitati su Ciampi: ha ridato al Paese l’orgoglio di essere italiani

Rassegna stampa, 6 giugno ’13

postato il 6 Giugno 2013

Pier Ferdinando Casini – Parlamento chiamato a un attento esame (IlSole24Ore)

Commenti disabilitati su Rassegna stampa, 6 giugno ’13

Rassegna stampa, 4 giugno ’13

postato il 4 Giugno 2013

D’Alia: «Meglio eleggere il premier, il Colle resti garanzia» (Dino Martirano, Corriere della Sera)

Commenti disabilitati su Rassegna stampa, 4 giugno ’13

Rassegna stampa, 20 aprile ’13

postato il 20 Aprile 2013

Casini: Ho visto Silvio ma non torno con lui (Tommaso Ciriaco, La Repubblica)

Commenti disabilitati su Rassegna stampa, 20 aprile ’13


Twitter


Connect

Facebook Fans

Hai già cliccato su “Mi piace”?

Instagram