Tutti i post della categoria: Rassegna stampa

«Galletti sarebbe eletto sindaco. Proprio per questo il Pd non lo candiderà»

postato il 24 Giugno 2020

I dem preferiscono rischiare di perdere con un candidato ‘targato’ che vincere con un esterno alla tradizione della casa

L’intervista di Luca Orsi pubblicata sul Resto del Carlino di Bologna

Prima si schermisce: «Sono un libero battitore, ormai fuori dai giochi». Di elezioni per il sindaco 2021 – e delle manovre più o meno sotterranee in seno al Pd, con le prime schermaglie fra aspiranti candidati – Pier Ferdinando Casini non vorrebbe parlare: «Sono un senatore della città, non entro in queste logiche. Ma… se parlo dico quello che penso, perché non debbo più fare carriera». E allora? «Il dibattito non è cominciato bene».

Senatore, cosa non le piace?
«L’analisi è autoreferenziale, tutta nel reticolo del Pd».

La vittoria alle regionali ha ridato fiducia ai dem.
«Ma c’era Stefano Bonaccini. Un governatore che poi, in piena pandemia è riuscito, come forse solo Zaia e De Luca, ma molto meglio di loro, a dare buona prova di sé in un momento drammatico».

Per Palazzo d’Accursio è tutto ancora da decidere.
«Vedo un po’ troppa tranquillità, come se fosse una sfida senza storia, da amministrare come un problema interno del Pd. Ma qui non c’è Bonaccini».

Non crede che sia possibile trovare un Bonaccini?
«Al momento mi pare che ci si stia limitando a ‘pesare’ questo o quell’assessore, a dialogare a sinistra, a verificare le Sardine… È vero che c’è il tentativo, da parte di alcuni, di correggere il tiro. E fanno bene, perché se la premessa è questa, si rischia la catastrofe». [Continua a leggere]

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«L’Europa si è svegliata e ora tocca a noi. Serve un progetto, non assistenzialismo»

postato il 28 Maggio 2020


Non si usino i fondi per il populismo dei soliti noti ma per piani di rilancio. L’opposizione adesso collabori, non è il momento della propaganda o di chiusure ideologiche.

L’intervista di Marco Ventura pubblicata sul Messaggero

«Avevamo chiesto all’Europa: se ci sei batti un colpo! Stavolta il colpo l’ha battuto. I 500 miliardi a fondo perduto contro la crisi da Covid-19, oltre a tutti gli altri provvedimenti che sono stati presi, dimostrano che il coronavirus è servito a dare una smossa a un corpaccione statico che si è risvegliato capendo che l’alternativa è tra morire e vivere». Il corpaccione, per il presidente dell’Interparlamentare italiana Pier Ferdinando Casini, è quello della Ue. Che però resta l’unica opzione, così come lo è l’appoggio agli organismi multilaterali come l’Organizzazione mondiale della Sanità, con tutti «gli errori commessi e le contraddizioni, perché da soli non vanno da nessuna parte USA e Germania, figuriamoci l’Italia!».

Che cosa deve fare l’Europa per vivere e non morire?
«Atti come quelli appena anticipati dalla presidente della Commissione Ue. Ovviamente adesso i governi dovranno semmai migliorare, certo non peggiorare, le sue proposte. C’è l’ostacolo dei Paesi cosiddetti virtuosi che in realtà sono i più furbi, in certi casi sono paradisi fiscali, non considerano che questa Europa serve a tutti e in un mondo globalizzato procedere in ordine sparso non è possibile per Berlino e Parigi, tanto meno per Austria e Olanda. Quindi mi auguro che le resistenze vengano battute e Paesi che sono anche fondatori dell’Unione capiscano quanto sia importante che l’Europa non vada a fondo». [Continua a leggere]

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Wojtyla, un Papa contro tutti i totalitarismi

postato il 17 Maggio 2020

«Combattè non solo il comunismo, ma chiunque negasse dignità e libertà»
Domani sono i 100 anni dalla nascita di di Giovanni Paolo II: l’anniversario verrà celebrato alle 7 di mattina con la Messa, celebrata davanti all’altare della tomba da Papa Francesco, in mondovisione

 L’intervista pubblicata su Quotidiano nazionale a cura di di Antonella Coppari

 

Senza dubbio è il Papa più politico che ci sia stato tra gli ultimi Pontefici. Nessuno più di Giovanni Paolo II ha legato il suo nome a una battaglia non solo religiosa ma anche ideologica contro le dittature nell’Europa dell’Est da cui pure lui, polacco, proveniva. Presidente Pier Ferdinando Casini, è difficile sfuggire alla sensazione di trovarsi di fronte all’ultimo grande Papa guerriero, quasi un condottiero che ha sconfitto il comunismo. Condivide questa lettura?
«Non il comunismo, ma il totalitarismo. Qualcosa di più. Papa Giovanni Paolo II ha sempre combattuto la connivenza con le dittature. Con coloro che negano agli uomini il valore della dignità e della libertà».

Quello di Wojtyla era un europeismo che non dimenticava le radici cristiane.
«Sì, assolutamente. Una delle grande questioni che Giovanni Paolo II ha sollevato è stato il tema dell’identità cristiana dell’Europa. Un’Europa che diventa necessariamente multiculturale e
multireligiosa, senza disperdere però la sua identità. È vero che Wojtyla ha aperto la via al dialogo interreligioso, ma nella consapevolezza che avendo un’identità cattolica forte si può parlare con tutti».

Oggi viene arruolato nella galassia sovranista.
«Figuriamoci. Non è mai stato nazionalista. È stato piuttosto uno dei grandi costruttori dell’Europa, nella grande tradizione degasperiana. Semmai è stato un sovranista europeo».

Il 14 novembre 2002 lei lo accolse nella sua veste di Presidente a Montecitorio: una visita unica nella storia. Quale fu la sua lezione politica?
«Quella visita simboleggiò il suo amore per l’Italia e gli italiani. Ci richiamò all’attenzione verso gli ultimi. Ci fece pensare ai carcerati, a coloro che soffrivano, dimenticati spesso anche dalla politica».

Eppure, già stava male.
«Infatti. Io andai da lui e lo invitai in Parlamento. Ma qualche giorno prima dell’evento vidi in tivù che faceva fatica a parlare. Chiamai il segretario, Stanislaw Dziwisz, e gli dissi: “Ma come fa
il Papa a venire? C’è parecchio da camminare dall’ingresso fino all’aula“. Le sue parole furono: “La provvidenza ci penserà. Il Papa è tranquillo. Non si preoccupi“. E in effetti, avvenne il miracolo. Tutti pendevamo dalle sue labbra».

Ma il Parlamento non ascoltò la richiesta di un provvedimento di clemenza per i detenuti.
«Non trovammo l’accordo. Però l’anno dopo, nel 2003, il Parlamento varò il cosiddetto “indultino”».

Quali sono stati i tratti salienti di Wojtyla?
«È stato un uomo capace di parlare al mondo abbattendo tutti i confini politici, ideologici e religiosi. Ha saputo rendere la Chiesa protagonista, mantenendo un’umanità senza frontiere. In
grado, come nessun altro, di comunicare con i giovani».

Su temi come la famiglia e la vita Giovanni Paolo II era il rigorista che viene dipinto?
«Credeva nei valori non negoziabili tanto da farne una pietra angolare del suo Pontificato. Ma è stato pure il Papa che ha emanato le direttive per spingere le parrocchie ad aprire al dialogo con divorziati e risposati prendendo atto della realtà. Non voleva escludere nessuno».

Anche Papa Francesco è un Pontefice “politico“. C’è continuità tra i due papati?
«Sono due personalità molto diverse perché diversa è la loro formazione. Però se penso al discorso di Wojtyla in Parlamento, al suo appello per i detenuti, al tema del dialogo interreligioso,
all’attenzione verso i deboli e gli immigrati credo che una continuità ci sia»

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«Tempo di unità nazionale»

postato il 15 Aprile 2020

L’intervista di Antonella Coppari  pubblicata su QN

Lo scenario peggiorerà, temo che il governo non regga. Appello alle opposizioni: «Più responsabilità, Salvini e Meloni sbagliano»

«Nei prossimi mesi lo scenario rischia di peggiorare, e temo che questo governo non ce la faccia», afferma Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera e oggi senatore del gruppo delle Autonomie.

E cosa può accadere? Un esecutivo di salute pubblica?
«Tutti saranno chiamati all’assunzione di responsabilità, a partire dall’opposizione». [Continua a leggere]

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«Il premier ora coinvolga l’opposizione, fase difficile: non può farcela da solo»

postato il 12 Aprile 2020

Un errore l’attacco ai capi della minoranza in televisione. Forse qualcuno teme che un accordo alto possa mettere in discussione gli attuali equilibri politici.

L’intervista di Fabrizio Nicotra pubblicata sul Messaggero

In questo momento non si può giocare, l’Italia da qui a poche settimane si troverà in una crisi economico-sociale drammatica. E non può esserci nessuno spazio per le polemiche tra governo e minoranza: sono sbagliate e dannose». Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera e oggi senatore del Gruppo delle Autonomie, ritiene un errore l’attacco di Giuseppe Conte ai leader dell’opposizione venerdì sera in diretta tv. [Continua a leggere]

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Il paese avrà bisogno di chi ha più credibilità

postato il 27 Marzo 2020

Un governo Draghi? Deciderà il capo dello Stato. Adesso il governo Conte deve essere sostenuto da tutti, poi inizierà una nuova stagione. 

L’intervista di Maria Teresa Meli pubblicata sul Corriere della Sera

Pier Ferdinando Casini, lei tifa per un governo di unità nazionale?
«C’è un tempo di guerra e c’è un tempo di pace. Ora siamo in tempo di guerra: le diserzioni non sono possibili. Adesso il governo Conte deve essere sostenuto da un’ampia maggioranza parlamentare perché una crisi oggi finirebbe per aggravare l’emergenza. Poi si farà punto a capo e inizierà una stagione nuova. Ma per l’oggi vorrei dare dei consigli ai miei colleghi».

Quali?
«Innanzitutto di leggere poco i sondaggi perché non c’è niente di più rapido della trasformazione del consenso in rabbia. L’Italia è un grande Paese dove la gente in guerra combatte con il capo, però poi, quando l’emergenza sanitaria sarà finita, rimarrà la catastrofe economica, ci saranno migliaia e migliaia di persone che perderanno il posto di lavoro e si aprirà una fase drammatica. I sondaggi di ora non varranno più». [Continua a leggere]

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«La Ue latita, deroghe al Patto di stabilità. Camere aperte, dico no al voto a distanza»

postato il 19 Marzo 2020

Pier Ferdinando Casini, senatore del Gruppo delle Autonomie ed ex presidente della Camera, che prova sta dando di sé l’Unione europea nella gestione dell’emergenza coronavirus?
«Questa crisi per l’Europa è un’opportunità straordinaria per dimostrare di esistere, ma corriamo un grave rischio: che anche i più europeisti come me, alla fine di questa emergenza, debbano constatare che l’Europa non c’è. Le risposte arrivate fino a oggi sono deludenti».

Si riferisce alla recente gaffe di Christine Lagarde che ha detto non siamo qui per ridurre lo spread?
«L’esordio della nuova leadership della Banca centrale europea (Bce) è stato devastante e ci ha fatto capire fino in fondo quanto sia stato fondamentale il ruolo di Mario Draghi in questi anni. I casi sono due: o Lagarde ha consapevolmente riportato un parere tedesco, e questo sarebbe inammissibile, oppure lo ha fatto senza rendersene conto, e allora sarebbe quasi peggio». [Continua a leggere]

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Coronavirus: «È la terza guerra mondiale. La vinceremo»

postato il 11 Marzo 2020

«Come ai tempi del terrorismo gli interventi eccezionali sono del tutto giustificati»

L’intervista di Antonella Coppari pubblicata sul Resto del Carlino

Per descrivere il momento e indicare con quale animo si debba affrontare, Pier Ferdinando Casini ricorre a una frase del leader assurto a emblema della miglior Dc: Aldo Moro. «Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a questo domani, credo che tutti accetteremmo di farlo. Ma, cari amici, non è possibile. Oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso. Si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato, con tutte le sue difficoltà».

Moro allude a periodi complicati, in cui vanno prese decisioni dolorose. Presidente Casini, ha mai vissuto una prova così drammatica?
«Questa è un’autentica terza guerra mondiale, anche se non ci sono i bombardamenti e ci è richiesto solo di stare in casa. Nulla di paragonabile al terrorismo: dopo l’11 settembre ci hanno chiesto di fare qualche piccolo sacrificio, come levare le scarpe agli aeroporti. Ora ci chiedono di cambiare radicalmente abitudini». [Continua a leggere]

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Regionali Emilia-Romagna: “Ha vinto il buon governo. Salvini sconfitto, ma non è finito”

postato il 28 Gennaio 2020

Il Capitano ha alzato i toni e gli elettori moderati si sono mobilitati contro di lui

L’intervista di Andrea Bonzi pubblicata sul Resto del Carlino

«Quella di Bonaccini è la vittoria del buon governo e del buon senso. Ha attirato tanti consensi anche da fuori dello steccato del centrosinistra, persone che non l’avevano mai votato, rappresentanti delle categorie economiche. E credo che ora ne terrà conto». Così Pier Ferdinando Casini, che ha sostenuto il governatore durante la campagna.

Senatore, ecco il primo pesante stop per Salvini e la Lega. Cosa ha sbagliato il Capitano?
«Due gli errori. Il primo è la personalizzazione eccessiva della campagna, che ha spinto molti elettori alle urne per contrastarlo. Il secondo è una campagna fuori tempo: se vent’anni fa, per Guazzaloca, poteva avere un senso parlare di liberazione, oggi è semplicemente ridicolo. Non si può più parlare di regione ‘rossa’, l’Emilia-Romagna è contendibile. È stato premiato il buon governo di Bonaccini».

Quanto hanno pesato l’insistere su Bibbiano e il blitz al Pilastro, con tanto di citofonata al presunto spacciatore?
«Esagerare è autolesionista, e questa volta Salvini ha esagerato: le sue pagliacciate sono state punite. Ma attenzione: la Lega in regione ha più del 30%, andrei piano con i de profundis. Salvini è in campo e continua ad attrarre molti voti». [Continua a leggere]

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«Bonaccini è competente, per questo vincerà»

postato il 22 Gennaio 2020

«Inutile fare previsioni, bisogna correre fino all’ultimo. La Borgonzoni fa una battaglia nazionale per Salvini»

L’intervista di Andrea Zanchi pubblicata sul Resto del Carlino

«Fare previsioni, a questo punto della campagna elettorale, non serve, e i sondaggi non contano più niente. I candidati devono correre fino all’ultimo minuto possibile, al risultato del voto ci si penserà dopo». Il senatore Pier Ferdinando Casini invita tutti, Bonaccini (che sostiene) e il centrosinistra in primis, a gettare il cuore oltre l’ostacolo nel finale di campagna elettorale per l’Emilia-Romagna.

Sotto le Due Torri c’è chi vive la sfida per viale Aldo Moro con il pensiero rivolto alla grande svolta in Comune del 1999, e i parallelismi non sembrano essere pochi.
«Ma quella tra Bonaccini e Borgonzoni è una sfida più inedita di quello che sembra. Chi stabilisce un parallelismo con Guazzaloca in queste elezioni sbaglia, perché lui rappresentava il civismo contro l’establishment politico. Oggi con tutto il rispetto verso la Borgonzoni e i suoi meriti, non credo che nemmeno lei sia in campo pensando di rappresentare il civismo, perché rappresenta Salvini, che è l’espressione legittima di una destra che oggi in Italia sta assumendo una funzione di guida. Non c’è il civismo in campo».

Quindi la scelta tra chi è?
«Tra due persone espressione di schieramenti politici: uno, Bonaccini, che è stato messo alla prova del governo regionale e che ha dimostrato di aver fatto bene – per ammissione dei suoi stessi avversari – e che ha avuto la capacità di saldarsi con la società civile, come hanno dimostrato le battaglie sul Passante che lo hanno visto unito alle associazioni di categoria. L’altra, la Borgonzoni, che sta legittimamente facendo una battaglia politica nazionale per rafforzare la voglia di Salvini di tornare al governo. Le cose stanno così». [Continua a leggere]

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