Tutti i post della categoria: Riceviamo e pubblichiamo

Infrastrutture: in arrivo 100 miliardi di investimenti

postato il 20 Maggio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Il governo Monti è finalmente passato alla fase 2, ovvero quella della crescita. Dopo avere preso di petto la lotta all’evasione, cominciato a tagliare le spese , avere sbloccato i pagamenti della Pubblica Amministrazione, ora il Governo punta decisamente sugli investimenti. Pochi giorni fa l’esecutivo ha iniziato il pressing sull’UE per sbloccare gli investimenti sulla banda larga e ora lancia, tramite il ministro Passera, 100 miliardi di euro in investimenti infrastrutturali.

Ciò significa investire una cifra pari a circa il 5% del PIL, ma soprattutto spendere soldi per realizzare investimenti che saranno direttamente profittevoli o che permetteranno alle aziende di vedere ridotti i costi mettendole così in grado di  reagire alla crisi attuale.

Il piano di investimenti è molto articolato e l’andamento dei lavori sarà consultabile da tutti via internet.

Passera ha dichiarato: “le opere fanno occupazione. Il nostro obiettivo è quello di crescere. Abbiamo calcolato che 27,7 miliardi di opere sbloccate produrranno circa 400mila posti di lavoro, di cui 120mila di nuovi e 280mila stabilizzati. Ora contiamo di tenere un altro Cipe corposo entro la fine di giugno”.

Ha inoltre aggiunto: “È una cifra molto importante perché rappresenta il 5-6% del Pil e può fare la differenza per la crescita del paese, tenendo conto che non si tratta solo di soldi pubblici, ma anche privati e comunitari”.

Concretamente dobbiamo considerare che alle opere cantierabili tra il 2012 e il 2013 (27,7 miliardi) si aggiungono altri 24,5 miliardi, di cui circa 6,7 miliardi ancora da reperire (che verranno trovati tramite project financing e la partecipazione di privati). Infine, per opere canteriabili tra il 2014 e il 2015, arriveranno altri 50,9 miliardi. In totale saranno investiti nelle opere infrastrutturali circa 103,1 miliardi da qui al 2015, con una media di investimenti di circa 25 miliardi l’anno.

Un sito internet seguirà lo stato di avanzamento delle opere pubbliche con un aggiornamento trimestrale, per permettere ai cittadini di vedere come i soldi verranno spesi e per garantire la massima trasparenza.

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Brindisi, l’orrore e lo sgomento.

postato il 19 Maggio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Jakob Panzeri

Ci sono momenti in cui le uniche sensazioni possono essere l’orrore e lo sgomento. Il disgusto per un male così grande, un attentato a una scuola in cui tanti giovani cercano di formare la propria mente e il proprio futuro. L’istituto professionale Falcone di Brindisi in cui Melissa, una ragazza sedicenne, ha perso la propria vita. Orrore e sgomento.

Mi piace pensare che l’uomo sia nato essenzialmente per il Bene. Me lo dice la medicina quando penso all’esistenza dei neuroni specchio della nostra empatia e a quel senso morale che pare essere scritto nella nostra corteccia prefrontale, quelle leggi “non scritte ma inalterabili ed eterne, valori assoluti” (Antigone).

Mi piace pensare che l’etica sia una cosa innata, scritta già nei nostri geni. Ma non dobbiamo dimenticare che la radice della nostra etica è qualcosa di male, di distorto. L’evoluzionismo ci parla di un progetto di selezione naturale in cui il più adatto avanza e il più debole e meno adatto soccombe in una lotta eterna e terribile. Anche la religione ci ricorda un peccato originale e il sangue versato di Abele dal proprio fratello Caino.

Ci sono momenti in cui gli uomini diventano dei mostri, non bestie (poverine) ma dei veri e propri mostri. In ognuno di noi c’è un lato oscuro, c’è un piccolo angolino nel nostro cuore in cui alberga la macchia del male, ma siamo noi a scegliere chi siamo, possiamo stimolarlo e farci trascinare da esso ma possiamo anche combatterlo se ci apriamo alla tensione alla novità, alla Bellezza, alla bontà che è dentro di noi ma troppe volte lasciamo zitta e silente.

E la politica deve essere chiamata a creare le condizioni per cui l’uomo possa avere questa libertà e creatività. Orrore e sgomento. Mi aspetto una reazione durissima ed esemplare da parte dello stato ma soprattutto dalla civiltà in ognuno di noi.

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Escludere gli investimenti sulla banda larga dal Patto di Stabilità

postato il 16 Maggio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Investire nella banda larga rappresenta una opportunità di crescita enorme per il paese, basti pensare che nel giro di due-tre anni si potrebbe avere una crescita del pil di circa 3-4% (ovvero circa 65 miliardi di euro) e generare risparmi per aziende e pubblica amministrazione pari a 40 miliardi annui.

Proprio per questo motivo ci siamo sempre battuti perché si investisse nella banda larga e abbiamo salutato con favore l’agenda digitale del governo e oggi appoggiamo in pieno l’iniziativa del governo, che intende proporre di scorporare gli investimenti per abbattere il digital divide dal Patto di Stabilità, in modo da potere sbloccare gli investimenti necessari per spingere il programma di crescita economica dell’Italia.

Ovviamente questo non significa pensionare il Patto di Stabilità, ma ammettere la possibilità di una deroga (la golden rule) per specifici casi e per investimenti necessari alla crescita economica di un paese.

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Riforme per il bene comune

postato il 15 Maggio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Roberto Dal Pan

L’intenzione anticipata dal Governo di procedere, con successivi provvedimenti, ad una rivisitazione delle modalità di riscossione coattiva da parte di Equitalia dei tributi dovuti e non pagati e contemporaneamente alla liberazione di risorse economiche da utilizzare per ridurre i debiti che la Pubblica Amministrazione purtroppo presenta nei confronti di molte imprese è una nuova tappa nel difficile percorso di uscita dalla crisi che attanaglia il nostro Paese.

Fermo restando il concetto che le imposte vanno pagate da tutti in proporzione ai loro averi, è evidente come si debba doverosamente distinguere tra chi si trova in situazione di oggettiva impossibilità ad adempiere a tale obbligo, morale ancor prima che giuridico, e chi invece cerca di fare il furbo ostacolando, eludendo o sottraendosi agli accertamenti ed alle imposizioni tributarie; a maggior ragione si dovrà avere un occhio di riguardo quando l’impedimento a pagare è determinato da una colpevole inadempienza della Pubblica Amministrazione.

Negli ultimi mesi, il governo presieduto dal prof. Monti ha dovuto necessariamente prendere alcune dolorose decisioni in materia economica al fine di arginare la situazione dei conti pubblici che rischiava di trascinare il Paese nel baratro; forse l’impatto avrebbe potuto essere meno pesante se non si fosse perso così tanto tempo nei due anni precedenti tentando soluzioni di “finanza creativa” che hanno avuto l’unico risultato di illudere l’opinione pubblica sul reale stato delle cose.

Consolidato l’argine della spesa, è ora giunto il momento di premere sull’acceleratore della crescita e contemporaneamente provare a mitigare alcuni degli effetti della crisi sulle fasce più deboli ed indifese della popolazione; il rigore nei conti pubblici e la solidarietà non sono voci antitetiche ma anzi trovano la loro fonte di giustificazione nel medesimo sentimento di giustizia sociale. Il “governo dei tecnici”, con il supporto del Parlamento, deve riuscire laddove i precedenti “governi politici” non sono riusciti: inaugurare una nuova stagione di riforme che abbia come denominatore comune non l’interesse del singolo ma il bene comune.

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Presto sbloccati i pagamenti della Pubblica amministrazione

postato il 15 Maggio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Il governo si preparerebbe a sbloccare i pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione verso le aziende creditrici.

Questa notizia è stata fornita dal sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti che ha affermato: “Presto sarà possibile per le piccole imprese compensare i crediti verso la Pubblica amministrazione con i debiti verso il fisco, i debiti del passato. Per ora si potranno compensare sicuramente i debiti del passato. In settimana faremo tre decreti ministeriali – ha spiegato – che serviranno a sbloccare i pagamenti da parte della Pubblica amministrazione, un problema patologico del nostro Paese che si trascina da almeno un decennio ed è aumentato nel corso del 2011. Tutto questo non sarà sufficiente ma sarà una boccata d’ossigeno importante”.

Al momento non sappiamo con precisione quale sarà il meccanismo con cui le aziende potranno compensare i crediti, ma è altamente probabile che le imprese potranno farsi certificare i propri crediti per poi andarli a “scontare” in banca. Nella fattispecie, il viceministro alla Finanze, Grilli ha specificato: “Sarà un meccanismo semplice basato su due moduli elettronici approntati dalla Consip. Questa certificazione unica permetterà sia lo sconto dei crediti presso le banche (per cui si sta realizzando una convenzione) ma anche la compensazione con i debiti iscritti a ruolo con il fisco”.

Questa novità permetterà due enormi ricadute positive sull’economia italiana.

La prima, come ha sottolineato De Vincenti è quella di fornire liquidità alle aziende, e si tratta di una montagna enorme di denaro perché se si va a considerare la pubblica amministrazione statale, arriviamo a circa 37 miliardi di euro ovvero circa il2,4% del PIL nazionale. Questa cifra, inoltre, aumenta se andiamo a considerare anche i rapporti che le imprese hanno con le amministrazioni locali (si dovrebbe arrivare a circa 60 miliardi di euro complessivi).

Il secondo vantaggio da sottolineare, che non è stato considerato da De Vincenti, è anche l’enorme risparmio sulla spesa pubblica, infatti le imprese private, al momento di prendere in carico lavori e forniture alla PA, considerano anche il rischio connesso alla dilazione dei pagamenti e l’onere finanziario da ciò derivante, con il risultato che vi è un aumento delle richieste finanziarie da parte dei fornitori, oltre la rinuncia da parte di molte imprese a partecipare a gare di appalto, con conseguente impoverimento della competitività delle offerte.
A quanto detto, dobbiamo anche aggiungere l’obbligo di corrispondere gli interessi di mora conseguenti al ritardato pagamento e le spese per le cause legali che i creditori attivano verso la Pubblica Amministrazione, con la conseguenza di un aumento delle risorse economiche necessarie per il conseguimento delle prestazioni oggetto di appalto (risorse che, come è intuibile, potrebbero essere diversamente e più utilmente investite). Infine, il ritardo nei pagamenti non incide solo sul contraente privato che ha l’appalto con la Pubblica Amministrazione, ma anche con le aziende dell’indotto sulle quali i ritardi vengono spesso ribaltati.

Un esempio di quanto sopra si è visto con la riduzione dei deficit delle ASL di Napoli e Salerno, dove anche grazie ad una maggiore puntualità nei pagamenti (e quindi evitare spese legali e pignoramenti) il deficit nel giro di un anno è stato dimezzato.

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Fondi per il sud: 2,3 miliardi di euro per la crescita

postato il 12 Maggio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Il governo, per rilanciare l’economia, ha deciso di iniziare a scendere in campo in prima persona per spendere meglio i Fondi Strutturali Europei (FSE) e a tal proposito ha deciso l’utilizzo di 2,3 miliardi di euro di fondi europei per finanziare investimenti in infrastrutture e per le politiche sociali da destinare al Sud.
Come saranno distribuiti i soldi? Intanto possiamo individuare alcuni “macro-capitoli”: 400 milioni di euro destinati agli asili nido per creare 18.500 nuovi posti entro il 2015;
per l’assistenza agli anziani sono destinati 330 milioni di euro che serviranno a coprire una parte della spesa dell’assistenza domiciliare agli anziani non autosufficienti. In particolare quest’ultimo punto è molto interessante, perché si tratta di un progetto pilota che potrebbe servire a modificare il piano assistenza agli anziani, considerando che l’assistenza domiciliare costa la metà rispetto all’ospedalizzazione.

Ovviamente a beneficiare di questi soldi saranno anche i giovani e le imprese: i primi con dei fondi per contrastare la dispersione scolastica (77 milioni) e per favorire le iniziative no profit (38 milioni) e l’apprendistato (50 milioni); invece per le imprese i soldi (pari a 900 milioni di euro) serviranno a rafforzare la competitività e l’innovazione.

Volendo andare nello specifico, il provvedimento preso dal governo Monti prevede i seguenti punti:

Social card. 50 milioni da destinare ai cittadini più poveri. Saranno soldi che verranno destinati caso per caso, stabilendo le graduatorie assieme agli assessori municipali del Nord e del Sud.
Efficientamento energetico. 124 milioni per favorire l’efficientamento energetico (ovvero le iniziative per il risparmio energetico e uno sfruttamento più efficiente delle risorse energetiche) e l’innovazione energetica. Questi fondi provengono dal Piano di azione del Governo per il Mezzogiorno che ha lo scopo di aumentare la percentuale di consumo energetico coperto da fonti rinnovabili, dal miglioramento delle prestazioni energetiche, e dal risparmio energetico nelle città grazie a tecnologie innovative e all’aumento delle quota di risparmio di energia coperta da microgenerazione da fonti rinnovabili e da congentamento.
Attrazione culturale. Questo stanziamento punta a migliorare la conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale del Mezzogiorno, la razionalizzazione delle condizioni di gestione e sostenibilità dei poli culturali oggetto dell’intervento, e l’adozione di nuove tecnologie e metodologie di conservazione e valorizzazione, rilancio dell’attrattività delle aree culturali oggetto dell’intervento e allo sviluppo e il rafforzamento della competitività territoriale, anche in chiave turistica, attraverso interventi integrati caratterizzati da avanzata maturità progettuale.
Cervelli in fuga. 

Stanziati Per il progetto “Angels” sono stati destinati 5,3 milioni di euro. Questo progetto riguarda ricercatori italiani impegnati al’estero (nel numero di 30-50) che illustreranno le loro esperienze in 10-15 dipartimenti universitari del Mezzogiorno per stimolare il rinnovamento intellettuale e culturale “per superare pratiche e metodi obsoleti nel lavorare, fare impresa e amministrare” come ha affermato il Ministero per la coesione territoriale, nell’ottica di aumentare la possibilità per i giovani del Sud di trovare un lavoro.

Per chi fosse interessato a sapere esattamente quello che ha affermato il governo, a questo link trovate anche i video della conferenza stampa.

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Arriva l’abbattimento degli sprechi della finanza pubblica. Si inizia con le auto blu.

postato il 11 Maggio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

La scure del Governo, che ha colpito duramente i cittadini, sta iniziando anche a tagliare i costi inutili. Dopo il lancio della iniziativa “spending review”, è notizia di queste ore che anche il parco auto sta iniziando la “cura dimagrante” per le auto blu , dando quindi conferma delle promesse fatte da Monti nel gennaio scorso in tema di primi tagli sulla spesa pubblica.

Certo siamo solo all’inizio, ma già con il taglio di 758 vetture si arriverà a risparmiare già da quest’anno ben 105 milioni di euro e il ministro Patron Griffi ha assicurato che vi saranno a breve ulteriori tagli per eliminare altre auto blu, mentre quelle rimanenti verranno gestite in maniera migliore e più efficiente, utilizzando anche la formula del leasing e del noleggio (al posto di acquistare le auto) che porterebbe a risparmi pari al 66% della spesa attuale.

Nell’ottica di una ulteriore riduzione, il ministro ha dato mandato alla Formez PA per verificare quali enti e amministrazioni non si stiano adeguando al taglio,  per evidenziare ulteriori aree in cui procedere a tagli della spesa pubblica. La Formez fa sapere che dal mese di maggio il Dipartimento della Funzione Pubblica fornirà i dati del censimento a scadenza mensile, distinti per amministrazioni centrali e regionali e con ripartizione per ciascuna regione. Entro il 15 giugno è prevista la conclusione dell’indagine sui costi delle auto di servizio.

Indubbiamente ha ragione chi, come l’Adiconsum, chiede ulteriori tagli, ma è anche vero che le promesse fatte stanno per essere mantenute e proprio per questo è necessario ribadire l’appoggio al governo Monti, soprattutto ora che si sta iniziando a procedere alla razionalizzazione e all’abbattimento degli sprechi nella finanza pubblica.

Per quanto riguarda il taglio delle auto blu, vi è un altro effetto positivo: il personale in esubero ricoprirà altre mansioni, andando a coprire i buchi di organico degli uffici pubblici e potendo dare, così, migliori servizi ai cittadini.

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Dai comuni, insieme per la casa dei moderati

postato il 11 Maggio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Stefano Barbero

Da Nord a Sud nove milioni di italiani sono stati chiamati a scegliere il loro sindaco e i loro amministratori. Un nuovo test elettorale che ha visto i partiti tradizionali soffrire e l’antipolitica esplodere: i grillini hanno eletto il loro primo sindaco, a Sarego in provincia di Vicenza (terra padana), e vanno al ballottaggio a Parma, città non esattamente marginale. Le formazioni di sempre non interpretano più i bisogni della gente e sono soprattutto i moderati a pagare il conto: per Pierferdinando Casini si trovano sotto un cumulo di macerie. Sottoscrivo.

A questo punto non si può far altro che ricostruire. Siamo italiani, sappiamo come ci si rimbocca le maniche: facciamolo noi per primi. Gli spunti per ripartire, se guardiamo ai risultati del nostro simbolo, ci sono: Agrigento, Cuneo, Genova, L’Aquila, Lucca. Sono capoluoghi dove l’UDC è riuscita a raccogliere i numeri tali da essere protagonista al ballottaggio, sono località dove l’unione con liste civiche dinamiche e vitali ha portato alla costruzione di una coalizione forte e capace di arrivare prima. Il quadro generale è sconfortante specialmente per il PDL, che si inabissa nei risultati delle amministrative: in tanti casi abbandona la doppia cifra, in tantissimi non arriva al ballottaggio. Il diretto concorrente, il PD, può sorridere timidamente: non ha aumentato i voti e in comuni da sempre roccaforti del centrosinistra è costretto ad affrontare il secondo turno. È un momento critico per la politica e chi se ne avvantaggia è il movimentismo che parte dal basso, con un leader, che più che un segretario è un guru, che mena fendenti a destra e a manca contro partiti e istituzioni.

Il popolo dei moderati oggi si trova in mezzo al guado, incerto sui passi da fare per arrivare a riva. Bisogna ripensare il nostro cammino e interrogarci se così come ci presentiamo ora siamo in grado di interpretare il bisogno di cambiamento, di rinnovamento, di rottura o di rigenerazione che dir si voglia. Il terzo polo ha espresso un’idea di collocazione geografica della nostra proposta politica, ma ha perso troppo tempo:  l’Unione di Centro ora è pronta ad aggregare uomini e donne liberi, uomini e donne di buona volontà, personalità esterne alla politica ma impegnate nel governo locale, come le tante liste civiche che ci hanno accompagnato in questa esperienza elettorale, per mettere le fondamenta per una vera casa dei moderati. E lo possiamo fare da soli, senza forni o convergenze, perché “a forza di parlare di alleanze abbiamo smesso di fare politica”.

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Il compito dei moderati: liberare le energie positive delle nostre comunità

postato il 10 Maggio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

L’immagine del cumulo di macerie utilizzata da Pier Ferdinando Casini per commentare i risultati della recente tornata elettorale è efficace e veritiera. Ma cosa c’è dopo il cumulo di macerie che ha seppellito anche i moderati? C’è solo la ricostruzione, l’apertura di un cantiere, di una officina. Non dobbiamo però pensare ai cantieri dei nostri giorni a quelli delle opere incompiute, degli incidenti sul lavoro o dell’abusivismo edilizio, la nostra mente deve correre a quanto abbiamo letto nei libri di storia, a quanto ci hanno insegnato i nostri maestri, a quel racconto che di bocca in bocca è passato dai nostri avi a noi: all’inizio del Medioevo una serie di splendide costruzioni che gareggiavano fra loro in bellezza, fascino e suggestione costellarono d’improvviso l’Europa preda di povertà, pestilenze e guerre. Sono le cattedrali, che sorsero grazie allo sforzo di intere comunità che misero a disposizione risorse economiche ed umane per queste opere stravaganti ed utopistiche, slanciate verso il cielo con una grazia inimitabile nella sua perfezione. Le cattedrali racchiudono una energia straordinaria e il loro compito era, ed è tuttora, quello di catturare, concentrare ed amplificare l’energia di una comunità, la stessa energia che fece rifiorire le città di un continente devastato. Tutto ciò successe anche nel nostro Paese dove nei centri storici dei nostri comuni sorgono ancora questi prodigi comunitari che sono le cattedrali.

Oggi i moderati devono identificarsi con quegli antichi costruttori di bellezza e devono nuovamente essere pronti al lavoro. I moderati di questo Paese devono avere nel cuore e nella mente un progetto straordinario: devono destare una comunità, affinchè ciascuno dei suoi membri si riappropri del suo destino e spenda le sue energie migliori per dare all’Italia una nuova stagione politica.

La crisi economica, la disoccupazione, il degrado e l’abbandono che quotidianamente viviamo, l’inerzia politica che sembra avere ragione delle nostre energie ci spingono al pessimismo, a credere che l’incantesimo per cui nulla mai potrà cambiare non può essere rotto.

Percorrendo le piazze e le strade delle nostre città, possiamo percepire preoccupazioni, incertezze, timori e dispiaceri. Sono sentimenti legittimi, ma sono anche nemici che lentamente ci fanno piegare verso la terra 
e diventare polvere prima della morte. Questi sentimenti sono il nostro primo avversario, il primo ostacolo al cambiamento di questo Paese e possiamo batterli solamente se riusciamo a liberare le energie positive della nostra comunità. E’ l’energia dei nostri bambini che giocano a pallone, dei commercianti che combattono la crisi, dei nostri anziani che non si arrendono alla solitudine, dei giovani che non si rassegnano a perdere la speranza.

La sfida politica dei prossimi mesi, la sfida di tutti i moderati italiani è dunque quella di liberare queste energie, di fare sì che ogni italiano torni ad essere ricettivo a tutto ciò che è bello, buono e grande. Il nostro Paese deve tornare a sfidare gli avvenimenti con la sua volontà e il suo ingegno, dobbiamo ritrovare la gioia al gioco della vita per non lasciarci immobilizzare dal pessimismo e farci corrodere dal cinismo. I moderati, superando le alchimie della politica e i giochi di palazzo, devono esclusivamente regalare all’Italia un desiderio. L’Italia deve tornare a desiderare, perché desiderio nella sua etimologia è sentire la mancanza delle stelle. L’Italia deve tornare a guardare il cielo, quel cielo stellato delle notti italiane cantate da Fossati, e l’Italia deve trovare la sua stella per avere luce e camminare sicura nella notte.

Non si tratta di fare poesia, si tratta solamente di costruire un progetto politico con un’anima, di tornare a credere che la politica non è l’attività della casta, ma il mezzo con cui liberare e convogliare le energie positive della nostra comunità civile. E’ questo il punto di partenza per i moderati italiani.

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La Sardegna passa dalle parole ai fatti e dice SI: aboliamo le province

postato il 10 Maggio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Maria Pina Cuccaru

In tempo di crisi, i costi della politica sono inevitabilemente finiti sull’occhio del ciclone. Fra il populismo e la facile demagogia di chi proclama il taglio netto di tutte le spese conseguenti alla pratica politica (senza però precisare come potrà far politica un operaio o un disoccupato senza mezzi pubblici) e l’immobilismo di una classe politica ormai irrigidita su se stessa e incapace di rispondere alla richiesta di razionalizzazione e austerità che i tempi ci impongono, il dibattito si è dilungato per parecchio tempo, senza portare a soluzioni decisive.

Non dappertutto. In Sardegna, la regione dai Consiglieri regionali pagati meglio d’Italia, con 80 consiglieri regionali e 8 province per poco più di un milione e mezzo di abitanti, il dibattito non si è fermato a parole. Si è scelto di dare la parola ai cittadini, attraverso un referendum abrogativo e consultivo che riguarda appunto temi cruciali quale il numero dei consiglieri regionali e i loro compensi, l’abolizione delle province di nuova costituzione (Olbia-Tempio Pausania, Ogliastra, Medio Campidano, Carbonia-Iglesias) ma anche di quelle “storiche” (Cagliari, Sassari, Oristano e Nuoro), la riscrittura dello statuto regionale tramite un’assemblea eletta dai cittadini sardi, l’abolizione dei consigli di amministrazione delle agenzie e degli enti controllati dalla regione sardegna e l’elezione diretta del Presidente della Regione attraverso candidati scelti attraverso primarie.

Ha stravinto il Sì, con percentuali oltre il 90% e con un quorum del 35% circa. E dal momento che i primi quattro quesiti, che riguardavano l’esistenza delle ultime province costituite, erano abrogativi, questo ha portato all’immediata riduzione delle province sarde da otto a quattro. Ora il consiglio regionale è impegnato a provvedere alle norme che vadano a riempire il vuoto legislativo creato dall’improvvisa abrogazione degli articoli oggetto di referendum e per dare attuazione alla volontà espressa dai sardi con i referendum consultivi.

La Sardegna, una delle regioni più colpite dalla crisi, con un’economia industriale e agro-pastorale in ginocchio e con vertenze fondamentali aperte da troppo tempo, ha dato una lezione all’Italia. Ha mostrato che rendere la politica meno costosa e più vicina ai cittadini si può, e lo si può fare in poco tempo. Occorre determinazione e buon senso. Che l’Italia, per una volta, prenda esempio, perché i cittadini hanno diritto a istituzioni meno onerose e più efficienti.

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